Virna Lisi (vero nome Virna Pieralisi) – Ancona 8 settembre
(ometto l'anno volutamente… è una signora…)
Virna Lisi, donna dal volto angelico, dagli occhi azzurri dal dolce sorriso, dalla naturale eleganza e dalle notevoli capacità recitative, è tra le attrici italiane più note .
ed è stata unanimemente considerata
una delle donne più belle mai apparse sullo schermo.
Col tempo, oltre a mantenere un fascino immenso,
ha anche raggiunto vette di bravura e di classe sempre più alte…
Fu scoperta ed avviata nel mondo della recitazione dal cantante ed attore Giacomo Rondinella.
Iniziò a lavorare per il cinema nel 1953 con “La corda d'acciaio” di Carlo Borghesio…. ma il successo le arrise per la prima volta con La donna del giorno (1956) di Francesco Maselli.
Ma la notorietà nazionale le giunse dalla partecipazione ad un mitico spot di Carosello in cui lei era la… bocca della verità…
veniva rivolta la frase “Con quella bocca può dire ciò che vuole“ che divenne un vero e proprio tormentone nazionale.
La crescente fama le consentì d'esser prescelta da grandi registi come Maselli, Monicelli e Lizzani e di lavorar con grandi attori come Alain Delon, Jack Lemmon e Frank Sinatra Totò, Tognazzi, Gassmann etc.
In anni più recenti è stata soprattutto interprete di film televisivi
ma nel 2002 ha lavorato di nuovo per il cinema con
Cristina Comencini in “Il giorno più bello della mia vita“.
Tra i tanti premi ricevuti nel corso della sua carriera ricordiamo la Palma d'Oro nel 1994 (come miglior attrice) il David di Donatello alla carriera nel 1996 la Grolla d'Oro alla carriera nel 2001. ed il Nastro d'argento per “Il più bel giorno della mia vita” nel 2002.
Autostrada deserta al confine del mare sento il cuore più forte di questo motore Sigarette mai spente sulla radio che parla io che guido seguendo le luci dell'alba Lo so lo sai la mente vola fuori dal tempo e si ritrova sola senza più corpo né prigioniera nasce l'aurora Tu sei dentro di me come l'alta marea che scompare e riappare portandoti via Sei il mistero profondo, la passione, l'idea sei l'immensa paura che tu non sia mia. Lo so lo sai il tempo vola ma quanta strada per rivederti ancora per uno sguardo per il mio orgoglio quanto ti voglio Tu sei dentro di me come l'alta marea che scompare e riappare portandoti via Sei il mistero profondo, la passione, l'idea sei l'immensa paura che tu non sia mia. Lo so lo sai il tempo vola ma quanta strada per rivederti ancora per uno sguardo per il mio orgoglio quanto ti voglio …….per dirti quanto ti voglio …….per dirti quanto ti voglio …per dirti quanto ti voglio
Ogni uomo ricomincia la storia del mondo, ogni uomo la chiude. Achim von Arnim
Arthur Hacker – L'innocenza
DOVE SEI TU, LUCE, E' IL MATTINO
Cesare Pavese
Tu eri la vita e le cose. In te desti respiravamo sotto il cielo che ancora è in noi. Non pena non febbre allora, non quest’ombra greve del giorno affollato e diverso. O luce, chiarezza lontana, respiro affannoso, rivolgi gli occhi immobili e chiari su noi. è buio il mattino che passa senza la luce dei tuoi occhi.
QUESTA STORIA E' VENUTA ALLA LUCE UNA VENTINA D'ANNI FA
MA SOLO DA POCO, GRAZIE AL LIBRO DEL FIGLIO,
E' DIVENUTA NOTA IN TUTTO IL MONDO
.
.
ALEX KURZEM
IL BIMBO EBREO CHE DIVENNE LA MASCOTTE DEI NAZISTI
Quest’incredibile e documentata vicenda è assolutamente vera…. e da essa…, dalla rivelazione del bambino diventato ormai anziano al figlio…, è nato un libro divenuto best seller in tutto il mondo…, con il titolo IL BAMBINO SENZA NOME.
Ma andiamo con ordine…
LA STORIA
.
.
Siamo in uno sperduto villaggio tra i boschi della Bielorussia (purtroppo non si è riusciti a scoprire quale) nel mezzo della seconda guerra mondiale…
Il ragazzo vive lì con la sua umile famiglia di origini ebree.
Tutto inizia la sera in cui sua madre dice, “Domani saremo tutti morti”.
Ma lui – come si chiamava allora? non lo sa, non lo ricorda proprio – si era alzato ed era uscito di casa nella notte, era salito sulla collina e da lì, la mattina seguente, aveva visto uno spettacolo di tremendo orrore per chiunque, immaginarsi per un bambino di – forse – cinque anni.
Aveva solo capito che doveva fuggire e nascondersi nella foresta… dormendo sugli alberi di notte.
Ma dopo aver vagato per mesi da solo nei boschi tra la neve ed i lupi viene catturato da un’unità lettone filonazista.
Eccolo ora davanti al plotone di esecuzione ma lì, le spalle contro il muro della scuola, rivolge al sottufficiale che sta per premere il grilletto una strana, ma perfetta domanda da bambino:
“Puoi darmi un pezzo di pane, prima di spararmi?”.
Questa domanda gli salva la vita.
Le SS decidono infatti di prendere quel bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato bambino da utilizzare per la propaganda.
Da questo momento incomincia la vita ‘costruita’ su misura per lui, proprio come le divise – fatte della sua taglia – che gli fanno indossare per trasformarlo nella mascotte dei soldati.
Gli vengono dati un nome, Uldis Kurzemnieks, e una data di nascita;
gli si dice che è russo; gli si insegna a ripetere la storia (alterata) del suo ritrovamento;
viene perfino modificata la data in cui era stato salvato.
LA STORIA RECENTE
Nel 1995 Alex Kurzem ha sessant’anni(almeno, pensa di avere sessant’anni, perché gli è stata attribuita una data di nascita, proprio come gli è stato attribuito un nome) e ha sempre taciuto a tutti e perfino ai suoi familiari il suo passato avvolto nella nebbia di ricordi imprecisi e della volontà di rimozione.
Vive con la sua famiglia in Australia ma ecco che, inventando una scusa per la moglie, lascia Melbourne e si reca dal figlio Mark, a Oxford.
Stringe tra le mani la valigetta che Mark e i suoi fratelli gli hanno sempre visto custodire gelosamente, senza che nessuno di loro potesse mai sbirciarci dentro.
In quella valigetta sono conservate le foto e vari documenti del suo passato di mascotte dei nazisti.
Alex ora vuole ricordare, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato tre figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli diedero su un foglio di via.
Chiede quindi al figlio di aiutarlo.
–
.
.
I L L I B R O
.
.
L'AIUTO DEL FIGLIO MARK
Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare.
I brandelli di quel segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e ossessionanti che per quasi settant’anni suo padre ha cercato di seppellire nell’oblio.
Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l’epopea di un bambino bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della sua famiglia e del suo villaggio.
UNA RECENSIONE DEL LIBRO
Non si esce indenni dalla lettura di questo libro.
Perché non solo vi ritroviamo le descrizioni delle carneficine compiute dai nazisti, ma a questi crimini se ne aggiungono altri, che non grondano sangue ma che sono più sottilmente crudeli.
Che non annientano la vita ma la manipolano, che non distruggono ma rubano l’identità di un individuo, privando della sua eredità culturale lui e i suoi figli e i figli dei figli.
Non possiamo non essere pervasi pure noi dall’angoscia duplice dell’uomo che si domanda chi sia (o chi fosse prima di diventare quello che è ora) e se debba giudicarsi colpevole per quello che ha fatto, che gli hanno fatto fare, che non sa se ha fatto.
Un bambino di sei, sette, otto anni, distingue tra bene e male?
E, se un bambino è (lo diceva Rousseau) per sua natura buono e innocente, quanto maggiormente colpevole è chi lo mette sulla strada del male?
Avrebbe dovuto, lui, avrebbe potuto sottrarsi, fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto?
Questa è la copertina ed il titolo del libro pubblicato in Italia dove sarà possibile leggere tutta la storia in modo molto più ampio ed approfondito.
Notizie e informazioni dal Web liberamente adattate ed impaginate da T. K.