Breve ricordo di Nino Ferrer vero mito della musica dagli anni 60 agli anni 80.
E' stato un grande artista e non solo un cantante
dal carattere forte ma anche tormentato.
Genova 15 agosto 1934 – Montcuq 13 agosto 1998
Nino Ferrer, all’anagrafe Agostino Arturo Maria Ferrari, nasce a Genova da padre italiano e madre francese.
Dopo aver trascorso l'infanzia nella Nuova Caledonia
torna a Genova con la famiglia
che però poi, dopo la guerra, si trasferisce a Parigi.
Qui si laurea alla Sorbona in Lettere e filosofia.
Dopo una prima esperienza nel disegno
s'innamora della musica cimentandosi prima come contrabbassista
e poi come cantante.
La sua voce, calda e profonda,
simile a quella dei mitici cantanti neri americani ben presto lo fa conoscere ed a apprezzare
prima nell'ambiente musicale parigino e poi in tutto il mondo ma soprattutto in Italia e Francia.
I temi della sue canzoni sono spesso molto impegnati come “La pelle nera” contro il razzismo,
o come “Il Re d’Inghilterra” contro la guerra o “Il baccalà” contro lo stress della vita moderna etc… ma anche leggeri come “Donna Rosa”, “Io, Agata e Tu” etc..
I suoi successi italiani e francesi lo rendono un idolo amatissimo.
Dopo una breve ma intensa storia d'amore con Brigitte Bardot torna dalla sua fidanzata storica che sposerà e da cui avrà 2 figli.
Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti e si è esibito con bravura anche come attore in alcuni film.
Il successo pian piano scema
e lui decide allora di ritirarsi nella campagna francese lontano dai rumori e fastidi mondani.
Non tradì mai la sua italianità
affermando anzi di essere un emigrante.
Nel 1998 a causa di una profonda depressione
acuita dalla morte della madre si sparò con un fucile 2 giorni prima del suo 64° compleanno.
Riascoltiamo infine la sua famosissima “Pelle nera”
Non sono necessarie molte presentazioni per chi è conosciuto come il padre della fotografia e ha fermato nei suoi scatti quasi un secolo di eventi.
Henri Cartier-Bresson, è nato il 22 agosto 1908 a Chanteloup (Francia), 30 chilometri ad est di Parigi, da una famiglia alto borghese amica delle arti.
Inizialmente si interessa solo di pittura (grazie soprattutto all'influenza di suo zio, artista affermato, che all'epoca considerava un po' come un padre spirituale), e diventa allievo di Jaques-Emile Blanche e di André Lhote, frequenta i surrealisti e Triade, il grande editore.
Dagli inizi degli anni '30 sceglie definitivamente di sposare la fotografia.
Nel 1931 infatti, a soli 23 anni, ritornato in Francia dopo un anno in Costa d'Avorio, Henri Cartier-Bresson scopre la gioia di fotografare, compra una Leica e parte per un viaggio che lo porta nel sud della Francia, in Spagna, in Italia e in Messico.
La Leica con la sua maneggevolezza e la pellicola 24×36 inaugurano un modo nuovo di rapportarsi al reale, sono strumenti flessibili che si adattano straordinariamente all'occhio sempre mobile e sensibile del fotografo.
L'ansia che rode Cartier-Bresson in questo suo viaggio fra le immagini del mondo lo porta ad una curiosità insaziabile, incompatibile con l'ambiente borghese che lo circonda, di cui non tollera l'immobilismo e la chiusura, la piccolezza degli orizzonti.
Nel 1935 negli USA inizia a lavorare per il cinema con Paul Strand e tiene nel 1932 la sua prima mostra nella galleria Julien Levy.
Tornato in Francia continua per qualche tempo a lavorare nel cinema con Jean Renoir e Jaques Becker, ma nel 1933 un viaggio in Spagna gli offre l'occasione per realizzare le sue prime grandi fotografie di reportage.
Ed è soprattutto nel reportage che Cartier-Bresson mette in pratica tutta la sua abilità e ha modo di applicare la sua filosofia del “momento decisivo“.
Una strada che lo porterà ad essere facilmente riconoscibile, un marchio di fabbrica che lo distanzia mille miglia dalle confezioni di immagini celebri e costruite.
Ormai è diventato un fotografo importante.
Catturato nel 1940 dai tedeschi, dopo 35 mesi di prigionia e due tentate fughe, riesce a evadere dal campo e fa ritorno in Francia nel 1943, a Parigi, dove ne fotografa la liberazione.
Qui entra a far parte dell'MNPGD, un movimento clandestino che si occupa di organizzare l'assistenza per prigionieri di guerra evasi e ricercati.
Finita la guerra ritorna al cinema e dirige il film “Le Retour”.
Negli anni 1946-47 è negli Stati Uniti, dove fotografa soprattutto per Harper's Bazaar.
Nel 1947 al Museum of Modern Art di New York viene allestita, a sua insaputa, una mostra “postuma”; si era infatti diffusa la notizia che fosse morto durante la guerra.
Nel 1947 insieme ai suoi amici Robert Capa, David “Chim” Seymour, George Rodger e William Vandivert (un manipolo di “avventurieri mossi da un'etica”, come amava definirli), fonda la Magnum Photos, cooperativa di fotografi destinata a diventare la più importante agenzia fotografica del mondo.
Dal 1948 al 1950 è in Estremo Oriente.
Nel 1952 pubblica “Images à la sauvette”, una raccolta di sue foto (con copertina, nientemeno, che di Matisse), che ha un'immediata e vastissima eco internazionale.
Nel 1954 fu il primo fotografo occidentale a poter visitare l'allora URSS.
Nel 1955 viene inaugurata la sua prima grande retrospettiva, che farà poi il giro del mondo, al Musée des Arts Décoratifs di Parigi.
Dopo una serie di viaggi (Cuba, Messico, India e Giappone), dal 1966 si dedica progressivamente sempre più al disegno.
Innumerevoli, in questi anni, sono i riconoscimenti ricevuti, così come le esposizioni organizzate e le pubblicazioni che in tutto il mondo hanno reso omaggio alla sua straordinaria produzione di fotografo e di pittore.
Dal 1988 il Centre National de la Photographie di Parigi ha istituito il Gran Premio Internazionale di Fotografia, intitolandolo a lui.
Oltre ad essere universalmente riconosciuto tra i più grandi fotografi del secolo, Henri Cartier-Bresson ha avuto un ruolo fondamentale nella teorizzazione dell'atto del fotografare, tradotto tra l'altro nella già ricordata e celebre definizione del “momento decisivo“.
L'occhio magico della sua macchina fotografica ha praticamente catturato le immagini di un secolo in ogni parte del mondo…
Poco prima di raggiungere i 96 anni, morì a Parigi il 2 agosto 2004.
La notizia commosse e fece il giro del mondo… ma le sue opere gli sopravvivono come affascinanti, emozionanti ed insuperabili documenti sia storici che artistici.
Testo da Biografieonline.it con mini modifiche ed impaginazione t.k.
Chi desideri vedere un'ulteriore carrellata di sue fotografie… ecco un video che ne raccoglie parecchie…
Rallegrati sempre della felicità degli altri, affinché essi si rallegrino della tua. Claude Rael
Charles Courtney Curran –Riposo pomeridiano1894.
TI HO INCONTRATA Mario Vecchione
Ti ho incontrata lungo la vita che suonavi le corde del vento e cantavi canzoni di sole canzoni d’amore io pifferaio senza topi tu in cerca dell’ultimo fiore siam caduti nell’argento dei rimpianti; ti ho incontrata lungo la vita che scrivevi su foglie di gelso e parlavi di storie di stelle di storie d’amore io don chisciotte senza mulini tu violinista senza un archetto siam caduti nel buco nero dell’amore; e adesso che siamo vicini pure lontani come due poli non indosso più gilè grigio scuri la tua mano nella mia come un messaggio planetario con il nettare di dio nei nostri cuori.
L'amore è lama? è fuoco? Più quietamente – perché tanta enfasi? – è dolore che è conosciuto come gli occhi conoscono il palmo della mano come le labbra sanno del proprio figlio il nome.
William Vincent Cahill – Pensieri guardando il mare