che accanto alla sua attività teatrale e cinematografica
di grande attore comico e non solo…
ha lasciato un segno indelebile
anche nel campo della musica e della poesia…
Totò e Pasolini
Ecco allora una sua poesia…
che ci parla di sé in modo sorprendente…
e che rivela l'acuto contrasto
della sua maschera… sorridente
con la sua realtà intima spesso triste…
e che penso possa farci riflettere un attimo…
ricordandoci che dietro la maschera del clown…
c'è una persona con i nostri stessi problemi…
Ma ora leggiamola…
ascoltando, se ci va, prima una musica da clown
e poi guardando il video in cui lo stesso,Totò,
recita questa poesia…
musica circo
The sad clown – (autore non noto)
LA PREGHIERA DEL CLOWN Antonio de Curtis
Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un po’ perché essi non sanno, un po’ per amor Tuo e un po’ perché hanno pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C’è tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla. Manda, se puoi, qualcuno su questo mondo, capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri.
Non possiamo non parlare, tra noi che amiamo davvero la poesia, di un episodio raccapricciante come questo.
E’ strano il silenzio che, dopo un primo clamore più che giustificato, ha avvolto questa drammatica vicenda già all’epoca in cui accadde.
Una giovane uccisa per amore della… poesia!
Nel 2005, epoca della vicenda, si rinvenivano in giro solo alcuni cenni in pochissimi siti o blog.
L’attuale drammatica situazione in Afghanistan fa tremare i polsi soprattutto per la situazione femminile ma la violenza istituzionalizzata e culturale contro le donne è stata sempre presente, anche se in forme più o meno larvate con qualunque regime di quel Paese.
NADIA ANJUMAN
– UCCISA PERCHE’ POETESSA –
Un ricordo ed un omaggio alla sua memoria
Tony Kospan
IL FATTO
Nadia Anjuman, poetessa afgana venticinquenne e madre di una bimba di pochi mesi, viene uccisa dal marito a suon di percosse il 4 novembre 2005, in Afghanistan ad Herat (chiamata… oh qual fatal ed incredibile combinazione… Città dei Poeti!!!)per aver letto in pubblico alcune poesie dal libro “Fiore rosso scuro” da lei scritto quand’era ancora ragazza.
Quando accadde ciò lei era già molto conosciuta come poetessa e la cosa più grave è che la giustizia afgana ha avuto l’incredibile capacità di assolvere e giustificare il marito che, tra l’altro e la cosa stupisce ed indigna ancora di più, pur lavorava in ambito universitario!
Era l’epoca in cui da poco tempo era terminato in quel paese il regime dei talebani ma non la loro guerriglia.
Nadia ci ha lasciato 2 libri di poesie scritte in lingua Farsi lingua usata in quella regione afgana.
Ma chi era poi Nadia?
Ecco come si descrive lei stessa in questo breve brano autobiografico.
“Nacqui a Harat negli anni più agghiaccianti della rivoluzione; portai a termine i miei studi in anticipo, di due anni, nella scuola superiore “Mahbubeh haravi”.
Attualmente frequento il secondo anno della facoltà di Letterature e Scienze Umanistiche dell’Università di Harat.
Da quando ho memoria di me so di aver amato la poesia.
L’amore per la poesia e le catene di sei anni di schiavitù dell’era dei Talebani, che mi avevano legato le gambe, hanno fatto sì che appoggiandomi alla penna e zoppicando, componessi passi ed entrassi nel territorio della poesia.
Il sostegno dei miei amici e di coloro che condividevano i miei stessi orizzonti mi hanno permesso di continuare su questo sentiero, ma… ahimè… tuttora, ogniqualvolta che compongo un nuovo passo, sento il tremore della mia penna e con essa trema anche la mia anima.
Forse perché non mi sento indenne, temo ancora di sdrucciolarmi lungo il percorso; è difficile la strada che ho davanti a me ed i miei passi non sono ancora, abbastanza, fermi”. *
Sembra, leggendo le sue parole, quasi che lei presentisse il dramma ma nel contempo notiamo la forza e la determinazione nell’andare avanti.
A mio parere quanto accaduto è la dimostrazione della incredibile forza della poesia e della grande paura che essa genera nelle forze oscurantiste.
A volte però proprio coloro che tra noi sbandierano amore per la poesia ai 4 venti sono poi i primi a non comprenderne la forza rivoluzionaria in senso culturale e sociale.
Leggiamo ora in suo onore ed in suo ricordo queste 2 sue poesie.
IMPRIGIONATA IN QUESTO ANGOLO
Sono imprigionata in questo angolo
Piena di malinconia e di dispiacere.
Le mie ali sono chiuse e non posso volare. *
NESSUNA VOGLIA DI PARLARE
Che cosa dovrei cantare?
Io, che sono odiata dalla vita.
Non c’è nessuna differenza tra cantare e non cantare.
Perché dovrei parlare di dolcezza?
Quando sento l’amarezza.
L’oppressore si diletta.
Ha battuto la mia bocca.
Non ho un compagno nella vita.
Per chi posso essere dolce?
Non c’è nessuna differenza tra parlare, ridere,
Morire, esistere.
Soltanto io e la mia forzata solitudine
Insieme al dispiacere e alla tristezza.
Sono nata per il nulla.
La mia bocca dovrebbe essere sigillata.
Oh, il mio cuore, lo sapete, è la sorgente.
E il tempo per celebrare.
Cosa dovrei fare con un’ala bloccata?
Che non mi permette di volare.
Sono stata silenziosa troppo a lungo.
Ma non ho dimenticato la melodia,
Perché ogni istante bisbiglio le canzoni del mio cuore
Ricordando a me stessa il giorno in cui romperò la gabbia
Per volare via da questa solitudine
E cantare come una persona malinconica.
Io non sono un debole pioppo
Scosso dal vento
Io sono una donna afgana
E la (mia) sensibilità mi porta a lamentarmi.*
(Traduzione dal ‘Farsi’ in inglese di Mahnaz Badihian,
traduzione dall’inglese in italiano di Cristina Contilli).
L’Umanità in questo caso non si è ahimè rivelata
lasciando il posto alla più crudele disumanità.
Speravo che le gocce del suo sangue innocente,
nel terreno in cui sono cadute, potessero far germogliare
nuovi valori e nuove libertà in quelle popolazioni
ma quel che sta accadendo uccide ogni speranza
quanto meno per il prossimo futuro.
* POESIE E NOTA AUTOBIOGRAFICA DA:
CONTILLI – SCARPAROLO – “ELEGIA PER NADIA ANJUMAN” – TORINO – EDIZIONI CARTA E PENNA
la realtà della vita di una città di 2000 anni fa…,
Pompei,
come una precisa ampia reale fotografia…
che oggi ahimè si sta pian piano sgretolando per l'incuria
di chi dovrebbe proteggerla.
Non parlerò dell'arte… considerata “scandalosa”
(ma che per i costumi dell'epoca non lo era affatto…)
perché il blog ha una vocazione generalista
e quindi desidero evitare che alcune immagini “forti”
possano dar fastidio a qualcuno…
Dunque affronterò l'argomento da un punto di vista
archeologico, artistico… e relativo alla vita sociale dell'epoca…
LE PITTURE PARIETALI NELL'ANTICA POMPEI
Bellerofonte e Pegaso – La casa dei dioscuri
La constatazione che tutte le case presentavano dipinti parietali
di grande interesse è l’aspetto più straordinario di Pompei.
La varietà di stili nella decorazione pittorica
che riveste le pareti delle case pompeiane è evidente.
Essi si estendono dalla sobria ripartizione in riquadri colorati,
a scenari architettonici, talora semplici talora molto complessi,
fino alla visione di prospettive assolutamente fantastiche,
a scene figurate ed alla ornamentazione pura.
Coppa con frutti – Casa di Giulia Felice – 79 d.C
La decorazione pittorica non era considerata
un qualcosa in più…
ma l’abbellimento della parete era essenziale
in ogni casa.
Le pareti in tal modo cercano di deliziare, e ci riescono,
facendoci ritenere anche che fosse stato raggiunto
un elevato livello di civiltà visiva, ampiamente generalizzata,
che si estendeva fino ai gradini più bassi della scala sociale.
Una civiltà mai superata in alcuna epoca posteriore
e sempre sensibilmente superiore a quanto si possa
oggi trovare in una qualsiasi città di dimensioni paragonabili.
Casa dei Vettii
I dipinti a carattere figurativo di Pompei sono quasi sempre copie, di solito tratte da altre copie di capolavori celebri dell’arte greca che purtroppo sono andati perduti.
Frisso ed Elle
Alcuni ritengono che l'arte pompeiana
sia in un certo senso come la proiezione nella Campania Felix
della corrente filoellenica dell’arte romana.
Ritratto di una coppia
Ma per la varietà degli stili sono stati fatti molti studi per decidere
se e quali delle pitture di Pompei, Ercolano, Stabiae e Oplontis
possano essere sicuramente nate dalle influenze
greche, campane e sannitiche.
In realtà esse potrebbero essere definite
come appartenenti a tutt’e tre le scuole, con la considerazione
che mentre alcuni tipi erano conosciuti ancora prima
che venissero introdotti a Roma viceversa,
l'arte romana in seguito esercitò
una notevole influenza sugli artisti campani dell'epoca.
A mio parere assume una certa rilevanza il fatto che accanto
ad opere rifacentisi certamente all'arte ed alla mitologia greca
molti sono i dipinti che rappresentano invece scene di vita quotidiana.
Marte e Venere
“La tecnica utilizzata per la realizzazione delle pitture parietali (affresco)
consisteva nell’applicare al muro due o tre strati ben fatti
di intonaco calcareo, mescolato con sabbia e calcite.
Quindi si dipingeva prima il fondo e si lasciava asciugare.
Quando il tutto si era ben essiccato, si aggiungevano le decorazioni.
I colori venivano mescolati con calcare, mentre,
per conferire brillantezza alla superfice,
si aggiungevano anche colla e cera (encausto).
Con tali mezzi le pitture acquistavano durevolezza e lucentezza.
Maschere Dionisiache
Tra l’altro, i pigmenti usati nell’antichità erano costituiti
soprattutto da terre colorate come le ocre,
da tinte minerali come il carbonato di rame e, infine,
da tinte di origine vegetale e animale.
Non era affatto facile acquistare padronanza della tecnica,
ed era necessaria una grande avvedutezza da parte del pittore,
il quale doveva riuscire a mettere in atto le sue idee
con rapidità per ricoprire la massima superfice nel minor tempo.”
(testo in vari siti web)
Tradizionalmente le pitture delle città vesuviane
sono state assegnate a quattro stili diversi,
susseguentisi nel tempo anche se qualche volta si sono sovrapposti.
Oggi si pensa però che tale suddivisione sia del tutto inadeguata
a rappresentare la varietà delle tecniche pittoriche.
F I N E
Fonti: vari siti web – impaginaz. e coordinam. t.k.