
a cura di Tony Kospan

è forse, e senza forse, da sempre il corpo celeste più amato
tanto è vero che sono numerosissime le poesie a lei dedicate.
essa ha sì perso un po' del suo fascino…
ma è rimasta nell'immaginario collettivo dell'Umanità
l'astro dell'amore e la bianca culla dei nostri sogni…
che il nostro satellite è stato per millenni l’ispiratore
di poeti, scrittori, pittori, musicisti, sognatori
e… innamorati…
può però magicamente racchiudersi
in questi fantastici versi dell’immenso Giacomo nazionale
tratti da una delle sua mitiche poesie.
dimmi, che fai, silenziosa Luna?
Giacomo Leopardi

ecco alcuni aforismi sulla bianca amica della notte
che meglio di ogni discorso ce ne parlano
in modo soprattutto simbolico e figurato.
Antonio Delfini
La luna è l’anima,
è il nostro modo di vivere le emozioni, i desideri, i sogni.
La terra è la realtà,
il luogo in cui lottare con i rimpianti e le delusioni.
Romano Battaglia
Ognuno di noi è una luna:
ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro.
Mark Twain
e la sua punizione è che scorge l’alba prima del resto del mondo.
Oscar Wilde
E' tutta colpa della luna,
quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti.
William Shakespeare

(ma anche saggia) filastrocca di Rodari,
e proseguono poi per i versi, quasi delle pennellate,
del grande D'Annunzio, con le pene di Tagore
e la languida magia di Baudelaire…
per teminare con una vera e propria saga poetica di Lorca.
ma anche commenti… riflessioni, o tutto quel che vi va di esprimere.



Joan Mirò – Il cane che abbaia alla luna
Gianni Rodari
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.
Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella Luna
lui da un pezzo ci sa stare…
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla Luna e sulla Terra
fate largo ai sognatori!



G. D'Annunzio
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento, qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giù!
di fiori di flutti da 'l bosco
esalano a 'l mare: non canto, non grido,
non suono pe 'l vasto silenzio va.
il popol de' vivi s'addorme.
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giù!
R. Tagore
tu, notte tranquilla di luna piena.
Troppe gravi preoccupazioni,
più e più volte
gravano sul mio cuore.
Versa tenere lacrime
Sopra brucianti pene.
Con i tuoi raggi argentati,
portatori di sogno e di magia,
morbidi come petali di loto,
o notte, vieni, accarezza
tutto il mio essere
e fammi dimenticare
tutte le mie pene.


Charles Baudelaire
come una bella donna che su tanti cuscini
con mano distratta e leggera
prima d’addormirsi carezza il contorno dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe morente,
si abbandona a lunghi smarrimenti,
girando gli occhi sulle visioni bianche
che salgono nell’azzurro come fiori in boccio.
Quando, nel suo languore ozioso,
ella lascia cadere su questa terra una lagrima furtiva,
un pio poeta, odiatore del sonno,
accoglie nel cavo della mano
questa pallida lagrima dai riflessi iridati
come un frammento d’opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole.
Garcia Lorca
La luna venne alla fucina
col suo sellino di nardi.
Il bambino la guarda, guarda.
Il bambino la sta guardando.
Nell’aria commossa
la luna muove le sue braccia
e mostra, lubrica e pura,
i suoi seni di stagno duro.
Fuggi luna, luna, luna.
Se venissero i gitani
farebbero col tuo cuore
collane e bianchi anelli.
Bambino, lasciami ballare.
Quando verranno i gitani,
ti troveranno nell’incudine
con gli occhietti chiusi.
Fuggi, luna, luna, luna
che già sento i loro cavalli.
Bambino lasciami, non calpestare
il mio biancore inamidato.
Il cavaliere s’avvicina
suonando il tamburo del piano.
nella fucina il bambino
ha gli occhi chiusi.
Per l’uliveto venivano,
bronzo e sogno, i gitani.
le teste alzate
e gli occhi socchiusi.
Come canta il gufo,
ah, come canta sull’albero!
Nel cielo va luna
con un bimbo per mano.
Nella fucina piangono,
gridano, i gitani.
Il vento la veglia, veglia.
Il vento la sta vegliando.
da Romancero gitano – Trad. di Carlo Bo

