Archivio per 26 giugno 2013

Felice notte in minipoesia (e non solo) con “Istanti” di P. Neruda   3 comments

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
IN QUELL'ISTANTE
 
Pablo Neruda
 
 
 
“In quell'istante ebbero termine i libri,
 
 
l'amicizia, i tesori senza sosta accumulati,

 
 
la casa trasparente che tu e io costruimmo:

 
 
tutto cessò d'esistere, tranne i tuoi occhi.”
 
 
 
 
Nota   

 

 

I dipinti sono di Tamara de Lempicka

 

 

 

 

 

 

 
 
 
by Tony Kospan
 
 
 
 
 

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Siamo capaci di dominare la gelosia? Ce lo dice questo bel test…   1 comment

 
 
 
 
 
 
 

Le forti passioni amorose
sono alimentate dal desiderio

e di trattenere il partner con sé per sempre.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

SAPPIAMO DOMINARE LA GELOSIA?

 
 
 
Se il partner ci sottrae la sua attenzione
abbiamo subito un moto di gelosia
che se contenuto è il sale dell'amore…
ma se eccessivo ne è la tomba…
(ahimé spesso anche in senso letterale da Otello in poi)
 
 
 
 
Munch – Gelosia
 
 
 
 
Si deve però stare attenti
a non allarmarsi senza valide ragioni,
e però l’autocontrollo a volte vacilla.
 
 
 
 
 

 
 
 
E noi, sì noi… proprio noi…
come reagiamo in questi casi?
 
 
 
Per saperlo
possiamo clikkare qui giù e fare il test…
 
 
 
 
 
 

 

 

Se ci va, poi raccontiamo…

il responso che ci riguarda.

 

 

 

Ciao da Orso… Test …

 

 

 

 

 

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Pubblicato 26 giugno 2013 da tonykospan21 in TEST E GIOCHI

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Per fermare il declino di una società senza valori ecco i “7 peccati sociali” elencati da Gandhi   6 comments

 
 
 
 
 
 
 

Tutti conosciamo (?) o dovremmo conoscere i…

7 PECCATI CAPITALI…

 

(riguardo poi al tenerne conto

è proprio tutto un altro discorso eh eh)

 

 

 

 
 
 
 
 
Essi rappresentano delle “violazioni”
che potremmo definire all’interno
di un ordine principalmente individuale…
 
 
 
 

 
 
 
 
Ma ecco che però nella saggezza Vedica,
sono stati individuati i
7 PECCATI SOCIALI…
che ovviamente fanno riferimento invece
al nostro vivere e convivere nell’umana società.
 
 
Debbo dire che mi sembrano divieti… 
davvero interessantissimi ed attualissimi…
e che, mai come in questo periodo,
dovrebbero essere rispettati…
soprattutto dai politici ma anche dai cittadini…
dato che ogni nazione esprime la classe dirigente
che la maggioranza si merita
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

”I 7 PECCATI SOCIALI”

 

 

L’autore è il grandissimo M. K. Gandhi.

 

Quelli che seguono sono dunque i sette peccati sociali

secondo Mohandas Karamchand Gandhi,

così come li elencò sul settimanale «Young India»,

da lui fondato, il 22 ottobre 1925.

 

 

 

 

 

 

Anche se normalmente il termine «peccato»

viene associato a un contesto religioso,

Gandhi lo adopera qui però nell’accezione più ampia

di «offesa alla fondamentale dignità umana».

 

 

 

 

 

 

 

ECCOLI…

 

 

 

 

 

 

1) politica senza principi;
 
2) affari senza moralità;
 
3) scienza senza umanità;
 
4) conoscenza senza carattere;
 
5) ricchezza senza lavoro;
 
6) divertimento senza coscienza;
 
7) religione senza sacrificio.
 
 
 
 

A questi sette, Arun Gandhi, nipote del Mahatma
ne aggiunse un ottavo:
 
 
 
 
 
8) diritti senza responsabilità.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Cosa ne pensate?
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
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Michael Jackson – Breve ricordo ed un omaggio ad un mito della musica leggera mondiale   Leave a comment

 

 

 
 
 
4 ANNI FA (SEMBRA IERI)
CI LASCIAVA IL RE DEL POP
 
 
 
 
E' STATO UN VERO IDOLO
PER ALCUNE GENERAZIONI DI RAGAZZI
MA ANCHE UN PERSONAGGIO MOLTO CONTROVERSO
 
 
 
 
 
 
 Michael Jackson
 
 
 

Per comprendere certi suoi strani comportamenti
dobbiamo però ricordare un fatto semplice ma drammatico…
 
 
Fin da piccolissimo…
per il suo genio musicale e per il suo fantastico modo di danzare…
fu travolto dallo star system…
e quindi privato di un'infanzia normale 
creandogli non pochi problemi psicologici…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il suo genio musicale però è stato enorme
e comunque sempre fuori discussione…
e da diverse accuse infamanti (forse per spillargli soldi)
fu sempre pienamente assolto.
 
 
 
Rendiamogli ora omaggio con questo che è
tra i suoi video musicali più famosi ed amati…
con la canzone, Billie Jean,
tra le più belle di tutti i tempi,  
che l'impose all'attenzione mondiale…
 
 
 
 
 Billie Jean



 


 


 


 


Ora ascoltiamo quest'altro suo mitico successo


con traduzione del testo in italiano…


 


 


 


 


You are not alone



 


 


 


Rivolgo infine un pensiero


verso questo grandissimo artista


dalla vita del tutto condizionata negativamente


dal suo stesso incredibile successo…


 


 


 


 




 


 


 


 


Penso che ora


 starà continuando a cantare… 


 davvero tranquillo ed in pace


nei prati celesti


 


 


 


Tony Kospan


 


 


 


 


 




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La vera storia, il poetico testo e la mitica canzone di Edith Piaf… “Inno all’amore”   1 comment


 
 
 
 
 
 
 
 



Questa, da un recente sondaggio, risulta,
ancor oggi la canzone più amata dai francesi.

Quasi tutte le canzoni di Edith Piaf sono un mito
ed ognuna di esse  segna una tappa della sua vita.
ma questa contiene anche 
tutta la struggente ed enorme sofferenza
per la perdita del suo amato.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

INNO ALL’AMORE – 1949 – E. PIAF –



LA STORIA LA POESIA E LA CANZONE



fiori ximqrfiori ximqr



 ATMOSFERE E NOTE DI UN TEMPO


a cura di Tony Kospan 
 




 
 
 
 
 
 

LA STORIA

 
 
Il testo di questa  canzone è tutto della Piaf
mentre la musica è della musicista classica Marguerite Monnot
sua amica e collaboratrice anche in altre canzoni.


 
 
 
 
 
 
 


Edith scrisse questa canzone
dopo la morte dell’amato pugile marocchino Marcel Cerdan,
morto mentre volava verso di lei che si a New York
per un incidente aereo nelle Azzorre.


 
 
 
 
 
 
 
 
 

BREVE ANALISI DELLA CANZONE

 
 
Tutto, in questa canzone, dalle parole alla musica ,
è un forte, intenso, inno all’amore
proprio come indica il titolo.

La voce di Edith esprime tutte le sfumature
dell’assoluto dolore per un amore dal tragico destino
ma anche il permanere di una passione sublime
che nemmeno la morte può cancellare.




 
 
 
 
 



IL POETICO TESTO
 
 
INNO ALL’AMORE
Edith Piaf 



Il cielo blu su noi può crollare
 E la terra può sprofondare bene.
 Mi importa poco se mi ami
 Me ne frego del mondo intero
 
Purché l’amore innondera le mie mattine
 Purché il mio corpo rabbrividirà sotto le tue mani
 Mi importano poco i problemi
 Il mio amore, poiché mi ami
 
Andrei fino alla fine del mondo
 Mi farei tingere in bionda
 Se me lo chiedessi
 
Andrei a sganciare la luna
 Andrei a rubare la fortuna
 Se me lo chiedessi
 
Rinnegherei la mia patria
 Rinnegherei i miei amici
 Se me lo chiedessi
 
Si può ridere bene di me
 Farei qualsiasi cosa
 Se me lo chiedessi
 
Se un giorno la vita te strappa da me
 Se muori, che sia lontano da me
 Mi importo poco se mi ami
 Perché io morrei anche
 
Avremo per noi l’eternità
 Nel blu di tutta l’immensità.
 Nel cielo, non ci sono più problemi
 Il mio amore, credi che si amiamo?
 
Dio riunisce quelli che si amano!





 
 
 



IL VIDEO
 
 
 

Ecco ora la sua sentita interpretazione
di questa mitica… ma per lei sofferta… canzone



 
 
 
   


 
 
 


Buona visione e buon ascolto…
.
.
CIAO DA TONY KOSPAN




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S. Rosa e D. Scarlatti – Pittura e musica legano questi 2 artisti barocchi della Napoli del ‘700   Leave a comment

 
 
 

 
 
 
 
 
Torniamo a parlar di legami…
di fantasia… di tempo… di luoghi…
tra l'ARTE e la MUSICA CLASSICA…
 
 
 
 
 
Salvator Rosa – Allegoria della Menzogna
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Veduta della Napoli del '700
 
 
 
 
 
ARTE E CLASSICA
Salvator Rosa e Domenico Scarlatti
 
 
 

S. ROSA – Napoli 1685 – Madrid 1757    —             D. SCARLATTI – Napoli 1615 – Roma 1673
 
 
 
 
 
Stavolta il “collegamento”
musica classica e pittura… altrettanto classica…
è tra 2 artisti partenopei del  '700 e quasi coevi…
 
 
 
 
Salvator Rosa – Veduta del golfo
 
 
 
 
Ma non solo li unisce  la comune origine partenopea
bensì anche il loro viver e partecipar, nelle rispettive arti,
al mondo barocco dell'epoca.
 
 
 
 
 
 
Salvator Rosa – Veduta del golfo
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Infine ecco un midi legato a questo dipinto del Rosa
che sembra proprio volerci indicare
in modo ideale e simbolico
il collegamento tra pittura  e musica classica…
 
 
 

 

 
 
(midi)
Salvator Rosa – La musica
 
 
 
 
 
 

BUON ASCOLTO, SE VI VA,
E CORDIALI  SALUTI
DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
 
SE AMI L'ARTE
 
 
 

Breve ricordo del grande Odoardo Spadaro e della sua mitica “Porta un bacione a Firenze”   3 comments

.



Questo grande cantante, ma anche cantautore,

ha lasciato un grande segno nella storia della musica leggera italiana.


Cercherò di tracciare un breve ricordo dell'artista

anche grazie ad una sua canzone mitica

che ebbe successo in tutto il mondo…

e che ci fa oggi anche rivivere belle atmosfere di un tempo…

 

 

 

 

Odoardo Spadaro

è considerato il secondo vero cantautore italiano,

dopo Armando Gill,

essendo stato l'autore di molte delle sue canzoni…

 

 
 
 
(Firenze 16 1 1893 – Careggi 26 6 1965)
 
 
.
 
PORTA UN BACIONE A FIRENZE
Di Lazzaro – Bruno (1938)
   
 
Siamo nell'anno in cui l'Italia vince il suo secondo
Campionato del mondo…
 

 
 
 



 
 
 .
.
ma anche nell'anno in cui vengono emanate le leggi razziali…






 
quando nasce questa canzone innegabilmente legata
al suo primo e massimo interprete,
 
 .
.
 
 
 
.
 
il fiorentinissimo Odoardo Spadaro
 
 



 
Gino Bartali al Tour de France
 
 
 
Il “bacione” era realmente legato alla nostalgia degli emigranti.
che Spadaro, all'epoca del fascismo,
frequentava moltissimo preferendo andare in giro per il mondo…
piuttosto che stare in Italia…
in quanto insofferente al peso della dittatura…
 
 
 
 
Il mitico pilota Tazio Nuvolari in veste di… fotografo
 
 
 
Fu, anche grazie a ciò,
che egli fu uno dei primi (ed ancor oggi pochi) artisti italiani
ad avere un grande successo internazionale.
 
 
 
 
1938 – Vivacious Lady
 
 
 
La canzone poi nel 1955 divenne anche un fim…
 
 
 
 
 
 
ed in epoca più recente è stata riportata in auge da Nada.
 
 
 Veniamo ora alla canzone
che possiamo ascoltare cantata proprio da Spadaro
potendo leggerne anche il testo…
 
 
 
Nota


 
 
 
Altra sua mitica canzone è certamente “Sulla carrozzella”,
che, come scrisse Enzo Biagi,
 nacque all'epoca del razionamento della benzina
che aveva causato la scomparsa dalle strade delle macchine….
 
 
 
 
 
 
 

 
Al suo funerale tutta la folla cantò proprio…
Porta un bacione a Firenze

 

 

F I N E

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Thomas Struth… il geniale fotografo dei… visitatori dei musei…   Leave a comment


Nel campo della Storia della Fotografia alcuni artisti

hanno preferito riprendere un tema particolare…

o un particolare aspetto della vita umana.


Uno di questo è il fotografo di cui ora vi parlerò.



 

 

 

 

Qui conosceremo il fotografo tedesco
diventato famoso…
grazie all’idea davvero molto originale di ritrarre 
 i visitatori intenti a contemplare le opere d’arte
all’interno dei musei.
 
 

 

 

 

 

 

THOMAS STRUTH

IL FOTOGRAFO DEI… VISITATORI DEI MUSEI

 

 

 

 

Thomas Struth (nato nel 1954)

 

 

Rielaborazione libera di un articolo di
LAURA LARCAN

da parte di Tony Kospan

 

 

I più importanti musei del mondo sono la sua riserva naturale di caccia.
Si diverte a nascondersi tra la folla di visitatori e a osservare le dinamiche schizofreniche di un mondo umano in balia del fascino dei capolavori dell’arte.
Per poi immortalare i comportamenti di questi piccoli grandi fruitori della cultura di massa.
Ed elaborando un ritratto sociologico dello spirito contemporaneo.
E’ Thomas Struth, uno dei più geniali fotografi di questa alba di terzo millennio, diventato celebre, non solo con riconoscimenti espositivi globali, ma anche con quotazioni da capogiro raggiunte dalle sue opere, con la serie delle “Museum Photographs”, iniziata a partire dal 1989, con cui ha segnato la storia di una nuova tecnica e di un nuovo linguaggio nella fotografia.
A lui musei e gallerie di ogni parte del mondo dedicano mostre antologiche.
 
 
 
 
 

 

 

 

Eppure, il pregio di questa rassegna sta tutta nel non privilegiare esclusivamente il tema blasonato dei suoi musei, che rimane di indubbio fascino, ma di ricostruire tutta la sua folgorante carriera creativa che non ha mai perso colpi.
Thomas Struth si riconferma, dunque, uno dei massimi esponenti della fotografia contemporanea attraverso la visione ravvicinata di circa una cinquantina di lavori, alcuni di grandi dimensioni, che partono dai suoi esordi, alla fine degli anni Settanta – la sua prima personale fu a New York nel 1978 – dedicate al paesaggio urbano in bianco e nero.
Un diario scrupoloso e attento, che non scade mai nella vibrazione poetica, prediligendo l’eleganza della sobrietà, con cui documenta la storia delle città, il suo valore urbano, l’estetica del suo divenire, e annota l’interazione fenomenica tra i suoi abitanti all’interno delle realtà architettoniche. Il suo esordio non fu certo casuale. 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
BREVE BIOGRAFIA
 
 
 
Nato a Gelden, vicino a Colonia, nel 1954, si è formato all’Accademia di Belle Arti di Duesseldorf, ereditando un gusto tutto modernista di impronta concettualistica, se non addirittura minimalista per le immagini.
Gli sono bastate la guida di Gerhard Richter per la pittura e quella di Bernd Becher per la fotografia per puntare il suo estro sull’uso essenziale dell’obiettivo fotografico, spingendosi verso scenari urbani in cui evidenziare il senso della collettività e della quotidianità.
Ambienti pregni di un’atmosfera urbana che lasciassero trasparire non solo il confortevole scorrere della vita ma anche la carica eversiva della modernità.
La sua fantasia creativa, quella che lo ha caratterizzato in maniera universale e che lo ha trasformato letteralmente nel magister di una scuola nuova è quella che si è estrinsecata nella serie di celebri immagini in cui ritrae i visitatori intenti a contemplare le opere all’interno dei musei.
Sono tutte opere di grande formato, a colori, dove l’effetto sovradimensionato sembra trasfigurare l’abituale fruizione della fotografia per aprire nuove percezioni psicologiche nel visitatore.
 
 
 
 

 

 

E’ un gioco teatrale spettacolare, da applauso.

Quello che poteva essere un intento documentario di ambienti museali diventa letteralmente una messinscena.

Thomas Struth può immortalare le sale del museo con i suoi capolavori universali, coinvolgendo gli stessi visitatori, che diventano anche loro elementi perfettamente integrati con l’ambiente circostante, in una sorta di teatralità silenziosa,

dove il turista appare trasfigurato in una comparsa della scena.

 

 

 

 

 

 

Ma Struth può anche avvicinarsi di più alle persone, colte nel momento in cui contemplano l’opera d’arte.

Ed è questo il suo segno più arguto e innovativo, scegliendo di ritrarre frontalmente la gente che guarda, vista come dal punto di vista dell’opera: quasi uno studio psicologico dei modi di guardare e di recepire l’arte di persone di diverse età, sesso e provenienza sociale.  

Struth punta così a ritrarre la condizione esistenziale dell’uomo confrontato con la propria immagine nell’opera d’arte.

Ecco, allora, ritrovare nelle sue immagini folle di individui nelle più svariate attività: possono ammirare estatiche l’opera, possono ascoltare la guida, possono distogliere l’attenzione e osservare altre persone.

 

 
 
 

 

 

 

 

 

Sono veri e propri saggi sull’osservazione, sull’osservare e sull’essere osservati.

Ma Struth affronta con la sua macchina fotografica anche le altre indagini tematiche come quelle legate alle chiese e ai luoghi sacri, dove il fotografo trasfigura la monumentalità architettonica e spaziale, profusa di valori cromatici, nella superficie invasiva di un “pattern” decorativo, come ad esempio realizza con la facciata del Duomo di Milano

 

 

 

Duomo di Milano – interno

 

 

Un altro tema sono i cosiddetti “Paradisi”, scatti fotografici che ritraggono luoghi dove l’uomo non ha mai o ha raramente messo piede. 

Qui scorre l’altro tema caro a Thomas Struth, quello della natura, dei territori incontaminati, delle foreste amazzoniche, di una natura, insomma, che è protagonista assoluta in una dimensione parallela alla realtà urbana, un mondo senza tempo, sospeso in una grandiosità sconosciuta e silenziosa.

.

.

.

.

Un tema spiazzante che appare opposto a tutta quella civiltà fatta di arte, di città e architetture finora perlustrate.

D’altronde, l’essenza di questa fotografia la indica lo stesso Struth quando afferma  “cerco un dialogo tra passato e presente e la possibilità di cercare uno spazio di quiete nel nostro mondo frenetico“.

 

 

 

ALTRE SUE  OPERE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Art’s Audiences Become Artworks

 

 

 

 

 

 

 

 

 Testo rielaborato da repubblica.it – immagini da vari siti – impaginazione T.K.

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 
 
 
 

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Felice notte in minipoesia con “Un filo ci lega ” di Roberto Perin   3 comments


 

 
 
 
 
 
 
UN FILO CI LEGA
R. Perin
 
 
Un filo ci lega,
ci fascia con
un cordone virtuale,

la tua voce,
bassa e lontana,
stringe la mia anima.



 
  
 
 





da Tony Kospan



I dipinti sono di Josephine Wall

 
 
 
 
 

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