Mi rimbocco il cielo per sognar le stelle m'avvolge la notte e la stringo a me lontana è l'eco dell'universo un carillon infinito che accompagna il calar del sonno sulla mia serenità.
Nel vasto mondo della poesia un posto non secondario
ce l’ha la poesia dissacrante, controcorrente, originale, sorprendente
ed uno degli antesignani è l’autore di cui vado a parlarvi…
soprattutto in relazione alla sua poesia più nota…
grazie alla sua sorridente originalità…
UN POETA – UNA POESIA
CECCO ANGIOLIERI
a cura di Tony Kospan
Ecco la sua… autopresentazione…
“Tre cose solamente m’énno in grado
[…] cioè, la donna, la taverna e ‘l dado”…
Certo come presentazione non è delle più tranquille,
eppure così Cecco Angiolieri (1260-1311)
si descrive in uno dei suoi sonetti:
“tre cose soltanto mi piacciono: le donne, la taverna
(cioè, il vino) e il dado (cioè, il gioco)”.
John William Waterhouse – Decamerone
Nasce a Siena intorno al 1260.
Si conosce poco della sua vita, ma, da testimonianze dell’epoca, si sa di una vita sregolata e dissipata.
Nel 1281, ad esempio, fu multato tre volte per disturbo della quiete pubblica e nel 1291 fu implicato nel ferimento di un uomo.
Nel 1296 venne allontanato da Siena, per cause politiche. Nel 1302, per bisogno di soldi, fu costretto a vendere un suo podere.
Alla sua morte, avvenuta forse nel 1312, i cinque figli rinunciarono all’eredità perché gravata da troppi debiti.
I sonetti dell’Angiolieri sono circa 150 e sono eseguiti nella tipica tradizione goliardica della poesia giocosa.
E’ da considerare uno dei primi poeti in volgare ed è, sicuramente, uno tra i più amati dai giovani (ancora oggi) proprio per il suo il suo modo di vedere la vita in maniera così gaia e priva di alcun freno
Certo la sua vita fu del tutto fuori degli schemi dell’epoca… e la sua poesia nella sua massima originalità e vivacità è appunto espressione di ciò… anche se forse si divertiva anche ad esagerare un pochettino… e per questo amata ancor oggi da chi desidera visioni inconsuete della realtà…
(musica medievale)
Ma ora eccola… questa poesia che l’ha reso immortale… e che in molti abbiamo amato fin dai tempi scolastici per lo spirito ribelle e controcorrente… ma anche originale e simpaticamente guascone.
S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo
S’i’ fosse foco, arderei’ il mondo; s’i’ fosse vento, lo tempestarei; s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei; s’i’ fosse Dio, mandereil en profondo; s’i’ fosse papa, serei allor giocondo, ché tutti ‘ cristiani embrigarei; s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei? a tutti mozzarei lo capo a tondo. S’i’ fosse morte, andarei da mio padre; s’i’ fosse vita, fuggirei da lui: similemente faria da mi’ madre. S’i’ fosse Cecco com’i’ sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: le vecchie e laide lasserei altrui.
Per chi avesse difficoltà a comprendere il testo… ecco una traduzione in italiano moderno…
Se fossi fuoco, brucerei il mondo; se fossi vento, lo sconvolgerei con tempeste; se fossi acqua, lo annegherei; se fossi Dio, lo farei sprofondare. Se fossi papa, allora sarei allegro, perché potrei mettere nei guai tutti i cristiani; se fossi imperatore, lo saprei fare proprio bene; taglierei la testa di netto a tutti quanti. Se fossi morte, andrei da mio padre; se fossi vita, non rimarrei con lui; lo stesso farei con mia madre. Se fossi Cecco, come sono e sono sempre stato, terrei le donne giovani e belle, e lascerei quelle zoppe e vecchie agli altri.
Ma ora, se vogliamo, possiamo anche ascoltarla,
in una splendida e musicale interpretazione del grande De André…
Nascita in Francia, infanzia in Perù, e poi periodi parigini e periodi tahitiani ed ancora il tentativo di stabilirsi – e stabilizzarsi – in Bretagna… infine la morte nelle isole Marchesi…
Paul Gauguin (Parigi 7.6.1848 – Hiva Oa 8.5.1903)
Paul Gauguin: ancorato, e avvinghiato, al classicismo – alienazione sedativa contro un presente insoddisfacente, sogno costante, che resiste a tutte le maree dell'esistenza, e riemerge ogni volta più roccioso.
Paul Gauguin: simbolista folgorato dalla poetica di Cézanne e Pissarro, dominato dall'idea di una pittura pura e “sauvage”, e nella ricerca della fusione arte-vita.
Nudo di donna che cuce
Paul Gauguin: rifiutato dalla Francia e considerato sovversivo, parla con macchie di colore e contorni netti in atmosfere rarefatte, e fa abitare i suoi personaggi, primitivi e mitici, in un'Eden letterario ed insulare, forse nella continua ossessiva ricerca del Perù dell'infanzia…
Natura morta
Le opere di Paul Gauguin offrono sempre allo spettatore contemporaneo un'esperienza affascinante.
A fare presa sarà lo stereotipo dell'artista anticonformista, oppure l'idea di fuga dalla città alla ricerca di “primitività e selvatichezza“ in una civiltà pura.
Oppure, più semplicemente, la bellezza delle opere: lo stile personalissimo, la ricerca cromatica, la composizione innovativa, i soggetti esotici.
Perché sei arrabbiata? – 1896
Davvero un artista di mito e sogno a partire dalle prime opere, in cui emerge il debito con Pissarro e soprattutto con Cézanne, l'ispirazione delle terre Bretoni e la complicata esperienza ad Arles con Van Gogh, la fuga a Tahiti.
Guardiamolo e comprendiamolo attraverso la sua poetica che risente anche delle vicende vissute.
Come per esempio in Bonjour Monsieur Gauguin, una vicina di Pouldu ricambia il saluto dell'artista con un freddo Bonjour rimanendo al di là della staccionata che li separa: lui, artista parigino, non apparterrà mai a quel luogo di sogno.
Bonjour Monsieur Gauguin
Eppure proprio in Bretagna Gauguin, dedicandosi pienamente all'arte, trova la giusta ispirazione ed elabora la sua particolare tecnica pittorica: linee che definiscono le figure – da qui la definizione di “cloisonnisme” per la ripresa dell'antica lavorazione dello smalto e delle vetrate medievali – a pennellate brevi, l'una vicino all'altra, con effetto zebrato, con uno studiatissimo uso dei colori, distribuiti sulla tela in modo da riproporne sempre la complementarietà, soprattutto tra i rossi e i verdi.
E' principalmente l'uso del colore che fa la differenza con l'Impressionismo:
Gauguin non cerca l'intensità luminosa ma l'armonia generale dell'opera, compositiva e cromatica.
Te Avae No Maria o il mese di Maria
E, via via con lo scorrere delle opere, scorre anche il percorso verso l'utopia. è a Tahiti che la ricerca di Gauguin trova finalmente posa – anche se momentanea. Sotto la luce dei Tropici, la tavolozza si accende e contemporaneamente si semplifica; gli spazi sono definiti da ampie campiture e le linee più marcate; i soggetti sono quelli più noti: donne, fanciulli, piccoli animali domestici, natura lussureggiante.
Le Parau Parau o la Conversazione
Mirabili alcuni ritratti in mostra come Te Avea No Maria o il mese di Maria e Le Parau Parau o la Conversazione in cui emerge a pieno l'eclettico primitivismo della fase più matura: le donne tacitiane, evidentemente esotiche per colori e costumi, vengono occidentalizzate nell'atteggiamento.
La siesta
DA VARI SITI WEB – RICERCHE COORDINAM. LIBERE RIELABORAZ. ED IMPAGINAZIONE T.K.