Archivio per 30 Maggio 2013

PERCHE’ LA FERRARI E’ ROSSA?

Quando nacque la vettura da corsa, che poi sarebbe diventata mitica,
il colore ufficiale della Ferrari doveva essere il giallo.
Perché?
Perché nasceva a Modena il cui colore è giallo… canarino…
ed infatti ancor oggi questo colore predomina nel logo di Casa Ferrari…

LA STORIA
Quando fu deciso di organizzare il primo campionato di Formula 1
la FIA chiese ad ogni scuderia partecipante di “verniciare” le proprie vetture
con il colore assegnato ad ogni nazione
e quindi non fu possibile allora verniciarla di giallo.

All’Italia fu assegnato il colore rosso (alla Germania ad esempio il colore argento),
e quindi sia le Alfa che le Ferrari erano di colore rosso.

Per lo straordinario successo nelle corse automobilistiche
le Ferrari divennero famose molto in fretta ed identificate da un’auto rossa
anche quando divenne possibile verniciarla di altri colori.
Ci fu però una Ferrari… la 156 guidata dal pilota belga Olivier Gendebien
che corse al Gran Premio del Belgio del 1961 verniciata di giallo.

La Ferrari da allora è rimasta sempre rossa
ed è l’unica scuderia che non ha mai più cambiato colore alle proprie vetture.
Ciao da Orso Tony (ovviamente tifoso Ferrari)
POESIA ARTE MUSICA
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Un'antichissima… ma moderna ed incredibile bambola.
.

Ho, qualche tempo fa, raccontato in breve
la lunga storia della bambola ma,
a seguito di un approfondimento richiestomi da un'amica,
eccomi a parlare di nuovo di bambole antiche
e lo faccio davvero con molto piacere.
Lo stesso piacere, e soprattutto la stessa forte emozione ,
che ho provato nel legger l'incredibile storia che segue.

La bambola fa parte del corredo funerario della giovane romana Crepereia Tryphaena, il cui sarcofago fu ritrovato nel 1889 durante gli scavi per la costruzione del Palazzo di Giustizia sul Lungotevere a Roma.
La ragazza, vissuta nel II secolo dopo Cristo, morì intorno ai vent'anni, forse di parto, dopo un breve matrimonio o per altri studiosi alla vigilia del matrimonio essendo stato rinvenuto al dito un anello con la scritta “Filetus” (nome del marito o del fidanzato).
Quando da sposa si trasferì nella sua nuova casa, portò con sé un giocattolo al quale era evidentemente molto legata:
una “pupa“, una bambola d'avorio con il suo corredo.

La bambola è alta circa 20 centimetri e presenta una caratteristica davvero incredibile per quell'epoca:
le articolazioni snodate alla spalla, all'anca e persino al gomito ed al ginocchio, snodi che nemmeno oggi possiede la più famosa delle bambole.
Le mani hanno le unghie, i piedi sono perfettamente delineati ed il volto, decisamente bello, è sovrastato da capelli disposti in un'acconciatura di sei trecce raccolte sul capo a corona (pettinatura tradizionale delle spose romane).

La scatola
Nella vetrina del Museo Centrale Montemartini sono esposti, insieme alla bambola, la scatola che doveva contenere gli abiti della bambola ed un piccolo pettine.
Vi sono poi anelli ed altri gioielli di Crepereia, non particolarmente preziosi, ma di discreta fattura.

Altri oggetti della ragazza e della bambola
E' commovente ancor oggi, dopo quasi duemila anni, osservare quest'oggetto così raffinato e “moderno”.
Infatti questa incredibile bambola testimonia sia l'amore di chi la donò che l'attaccamento ad essa di una fanciulla.
La sfortunata giovanetta riteneva così cara questa sua bambola da volerla portar, e tener con sé, anche nell'ultimo viaggio e dunque per sempre.
(Fonti: vari siti web)
Ciao da Tony Kospan


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MATRIMONIO DA VERO RECORD
CON FINALE A SORPRESA!
PRIMA SI SPOSA
POI SCAPPA CON L’AUTISTA DELLE NOZZE!!!
INCREDIBILE MA VERO!!!
Ha pronunciato il sì in Municipio, poi – come da copione – si è fatta fotografare assieme al novello sposo tra le aiuole del parco di Miramare.
Ma il matrimonio è finito lì. Poco dopo lei è scappata con l’amico che guidava l’auto nuziale. Con la scusa di andare a togliersi l’ingombrante abito nuziale e abbigliarsi in modo più comodo per il banchetto, si è data alla fuga con l’amico-autista in quello che doveva essere il giorno più bello della sua vita. Via, alla volta della Grecia per la luna di miele con il suo vero amore; lui, addolorato e imbufalito, è rimasto al ristorante a intrattenere gli invitati in un’atmosfera da funerale.

Sembra il perfetto copione per un film (della serie ”Se scappi ti sposo” o meglio ”Se ti sposo io scappo”), ma la realtà a volte è meglio – o peggio – della fiction. A restare con un pugno di confetti è capitato ad Andrea, un impiegato di banca triestino. Di Sara, la sposa mancata, non ne vuole più sapere. I cognomi li abbiamo volutamente omessi.
«Ha trasformato un sentimento d’amore in odio», ammette Andrea con comprensibile imbarazzo ma grande dignità. «Poteva pensarci prima, almeno non spendevamo tutti quei soldi per una messa in scena. Mi rivolgerò a un avvocato per essere risarcito materialmente e moralmente. Sono rientrato a lavorare con una settimana d’anticipo – spiega – e ringrazio tutti i colleghi che invece di prendermi in giro mi stanno aiutando a ricominciare».

Il matrimonio naufragato a tempo di record è stato celebrato con rito civile il 16 maggio di qualche anno fa nella saletta che si affaccia su piazza dell’Unità. «è stato un loro conoscente a celebrarlo», osserva il consigliere comunale Salvatore Porro.Lui 34 anni, lei quasi coetanea, si erano conosciuti appena dieci mesi fa. Lui impiegato, lei lavora in una finanziaria di Monfalcone: vivevano insieme a casa di lui nella zona di San Luigi. Un colpo di fulmine, come fulminea è stata la decisione di sposarsi. E fulminea è stata anche la fine.Il giorno del matrimonio Sara era arrivata puntuale sfoggiando un abito color avorio. «Era tutto perfetto – racconta Paolo, amico dello sposo – ci lamentavamo solo per il trambusto creato dal palco allestito per il concerto di Mtv. Sono dispiaciuto per Andrea. Meno male che ha un carattere forte: un altro uomo avrebbe potuto fare anche una follia».Alla cerimonia hanno preso parte solo una trentina di invitati. Da quanto raccontano gli amici l’intenzione dei due non era quella di fare le cose in pompa magna. Non avevano previsto nemmeno il viaggio di nozze. Almeno lui.

Finito il rito nuziale, mentre gli invitati raggiungevano il ristorante Sardoc, Andrea e Sara si sono prestati al classico servizio fotografico. Ad accompagnarli, con una Bmw addobbata di tutto punto, un amico della coppia che da alcuni mesi giocava anche a calcio con lo sposo.
Dopo l’ultimo scatto la sposina ha espresso il desiderio di andare a cambiarsi. «Andrea ci ha raggiunto subito al ristorante – riportano gli amici – spiegandoci che, siccome il vestito era molto voluminoso, stile “meringa”, Sara aveva preferito andare a mettersi in tailleur».
è da quel momento che la storia prende una piega surreale. Prima un brindisi, poi un secondo e ancora un terzo per ingannare il tempo. Ma la sposa non arriva. «Abbiamo capito anche noi che c’era qualche problema – spiega il personale del ristorante – ma siamo discreti e tuteliamo la privacy dei nostri clienti…».
Dopo un’ora di attesa abbiamo chiamato Sara – racconta Sabina, amica della coppia – ma il suo telefonino era spento. Non ci siamo preoccupati perché ci sembrava normale che una ragazza, il giorno del suo matrimonio, tenesse spento il cellulare. A quel punto Andrea ha tentato di contattate l’amico che le faceva da autista ma anche lui era irraggiungibile. Ha risposto solo dopo un’ora e mezza». Ed è a quel punto che Sara ha trovato il coraggio di vuotare il sacco incenerendo Andrea: «Ho capito solo ora di aver fatto un errore. Mi dispiace, il mio cuore mi porta da un’altra parte».
(Da il Piccolo di Trieste – Impaginazione Tony Kospan)

Per me il marito dovrebbe festeggiare (tutto sommato) lo scampato pericolo…
dato che avrà certamente sùbito l’annullamento ed anche il risarcimento dei danni…

CIAO DA TONY KOSPAN
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Oggi è l'anniversario della nascita
del creatore delle mitiche UOVA D'ORO
vere e proprie opere d'arte che uniscono fantasia,
bellezza della lavorazione e… pietre preziose…
e di cui ci sono pochissimi esemplari al mondo.

Google ha ricordato alla grande, l'anno scorso,
il centenario del creatore delle famosissime “uova d'oro”
Peter Carl Fabergé
grandissimo orafo d'arte russo
dedicandogli l'immagine che vediamo qui su.
(San Pietroburgo 30 maggio 1846 – Losanna il 24 settembre 1920)
BREVE STORIA DI FABERGE'
E DELLE SUE UOVA
Fabergé operava a San Pietroburgo e la bellezza
delle sue lavorazioni suscitò l'interesse dello Zar…
che nel 1887 gli chiese di creare
un uovo di Pasqua d'oro con… sorpresa.
Il risultato fu così affascinante che da allora ogni anno…
fino alla rivoluzione d'ottobre lo zar gli commissionò
2 uova all'anno.
La lavorazione era così complessa e minuziosa
che per ciascun uovo necessitava moltissimo tempo.
Inutile dire che la sua gioielleria divenne
la più famosa di Russia… e che i suoi gioielli
vinsero premi internazionali
Con la rivoluzione sovietica… però…
fu costretto a fuggire all'estero con il figlio Eugéne.
Visse in diversi paesi europei
ma alla fine si stabilì col figlio in Svizzera
a Losanna dove morì…

LA NASCITA DELLE MITICHE UOVA
Ecco come iniziò in particolare
la bella storia delle Uova Matrioska d'oro…
Il primo uovo matrioska
Il primo uovo conteneva un tuorlo tutto d'oro,
contenente a sua volta una gallinella d'oro e smalti,
con gli occhi di pietre rubino che racchiudeva
a sua volta una copia in miniatura
della corona imperiale russa,
che ancora a sua volta aveva al suo interno
un piccolo uovo di rubino.
ALCUNE TRA LE UOVA PIU' BELLE
Vediamo ora alcune che, a mio avviso,
sono davvero fantastiche…
LE UOVA IN VIDEO
Infine ecco un video che pure ci parla
di queste preziosissime
rarissime fantastiche ed artistiche uova…
Ciao a tutti da Tony Kospan

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E DI CHI AMA L'ARTE
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Danielle Darrieux
In verità il titolo esatto è solo
SIGNORINELLA
ma è universalmente conosciuta come
SIGNORINELLA PALLIDA
ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO
a cura di Tony Kospan
Il testo della canzone è poesia pura,
poesia vera, del grande poeta e paroliere Libero Bovio.
Essa, a dire degli esperti, è sì scritta in lingua italiana,
ma è pensata in lingua Napoletana,
per sintassi e costruzione delle strofe.
LA POESIA DELLA CANZONE
E’ una canzone davvero struggente che colpì, appena uscì
tantissimi cuori e da allora non ha mai smesso di colpire
soprattutto quelli di coloro che sono lontani dalla terra d’origine.
Personalmente non riesco a non commuovermi
ogni volta che l’ascolto.
LA STORIA DELLA CANZONE
Si racconta che la musica fu scritta in una nottata
e musicata da un Valente arrabbiatissimo
perché aveva perduto molto giocando a carte.
L’ATMOSFERA DELL’EPOCA
Vediamo, prima di passare alla canzone,
qualche immagine che ci riporta all’atmosfera del 1931.
Il mitico Tazio Nuvolari il 2 agosto del 1931 prima della partenza della gara
In un primo momento i discografici l’avevano bocciata
perché per loro era “un romanzo… e non una canzone…“
ma mai smentita fu più clamorosa…
e dal suo successo nacque anche un film.
Ma veniamo alla canzone e, per meglio gustarla,
leggiamo prima il testo.
SIGNORINELLA
Libero Bovio – Nicola Valente (1931)
Signorinella pallida,
dolce dirimpettaia del quinto piano,
non v’è una notte ch’io non sogni Napoli,
e son vent’anni che ne sto’ lontano!
Al mio paese nevica,
e il campanile della chiesa è bianco,
tutta la legna è diventata cenere,
io ho sempre freddo e sono triste e stanco!
Lenta e lontana,
mentre ti penso suona la campana
della piccola chiesa del Gesù
e nevica, vedessi come nevica ….
ma tu, dove sei tu?
Bei tempi di baldoria,
dolce felicità fatta di niente:
Brindisi coi bicchieri colmi d’acqua
al nostro amore povero e innocente.
Negli occhi tuoi passavano
una speranza, un sogno, una carezza ….
avevi un nome che non si dimentica,
un nome lungo e breve: giovinezza!
Amore mio!
Non ti ricordi che, nel dirmi addio,
mi mettesti all’occhiello una pansè
e mi dicesti, con la voce tremula:
“Non ti scordar di me!”
E gli anni e i giorni passano,
uguali e grigi, con monotonia,
le nostre foglie più non rinverdiscono,
signorinella, che malinconia!
Tu innamorata e pallida
più non ricami innanzi al tuo telaio,
io qui son diventato il buon don Cesare,
porto il mantello a ruota e fo’ il notaio.
Il mio piccino,
sfogliando un vecchio libro di latino,
ha trovato, indovina, una pansè ….
perchè negli occhi mi spuntò una lacrima?
Chissà, chissà perchè!
Lenta e lontana,
mentre ti penso, suona la campana
della piccola chiesa del Gesù ….
e nevica, vedessi come nevica ….
ma tu …. dove sei tu?

IL VIDEO DELLA CANZONE
e poi ascoltiamola in questo video… in cui è
interpretata da Achille Togliani.
CIAO DA TONY KOSPAN
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Un breve pensiero
del noto scrittore
sul senso della vita
e sul suo percorso

ISTANTI
Paulo Coelho (L'Aleph)
La nostra vita è un viaggio ininterrotto
dalla nascita fino alla morte.
Il paesaggio muta, le persone cambiano,
i bisogni si trasformano, ma il treno prosegue.
La vita è il treno, non la stazione ferroviaria.

CIAO DA TONY KOSPAN
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Léon–François Comerre – La ballerina Rosita Mauri
E' inutile parlare dell'amore,
perchè l'amore ha una propria voce e parla da sé.
P. Coelho

Léon–François Comerre – Giovane orientale
I TUOI OCCHI BRILLAVANO ANCORA PER ME
Ralph Waldo Emerson
I tuoi occhi brillavano ancora per me,
anche se vagavo solitario per terra e mare;
come quella lontana stella che vedo,
ma che non vede me.
Stamattina sono salito sulla collina nebbiosa,
ed ho percorso tutti i pascoli,
come brillava la tua forma lungo la mia strada
fra la rugiada dagli occhi profondi!
Quando l'uccello rosso spiegò le scure ali,
e mostrò il suo fianco acceso:
quando il bocciolo maturò in una rosa,
in entrambi io lessi il tuo nome.

Léon–François Comerre – La bella lettrice

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