Archivio per 22 Maggio 2013

BREVE RICORDO DEL MANZONI CON SUO POCO NOTO BRANO D’AMORE UNIVERSALE   6 comments

 

Breve ricordo di Alessandro Manzoni,

il più grande scrittore italiano dell'800,

autore dei mitici “Promessi sposi”.


Mi piace però ricordarlo

con un suo sorprendente, e poco noto, brano…

 

 

 

 

 

Infatti  grazie a questo suo poetico brano,

dal profondissimo valore morale,

avremo modo di conoscere

un Manzoni davvero inconsueto.

 

 

 

Alessandro Manzoni

(Milano 7 marzo 1785 – Milano 22 maggio 1873)

 

 

 

I concetti espressi nel brano sono sì cristiani

ma direi anche universali…,

nel senso che i concetti di amore e fratellanza universale

 possono essere condivisi da chiunque,

quale che sia il suo credo, la sua filosofia, le sue idee…

 

 

 

 

 

 

 

 

REGALA CIO' CHE NON HAI

Alessandro Manzoni

 

 

Regala ciò che non hai.

 

Occupati dei guai, dei problemi

del tuo prossimo.

 

Prenditi a cuore gli affanni,

le esigenze di chi ti sta vicino.

 

Regala agli altri la luce che non hai,

la forza che non possiedi,

la speranza che senti vacillare in te,

la fiducia di cui sei privo.

 

Illuminali dal tuo buio.

Arricchiscili con la tua povertà.

 

Regala un sorriso

quando tu hai voglia di piangere.


 

Produci serenità

dalla tempesta che hai dentro.

 

“Ecco, quello che non ho te lo dono”.

 

Questo è il tuo paradosso.

 

Ti accorgerai che la gioia

a poco a poco entrerà in te,

invaderà il tuo essere,

diventerà veramente tua nella misura

in cui l'avrai regalata agli altri.

 

 

 

 

BARRE ANIMAUX

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

 

 

 

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LA PAGINA DELLA POESIA
 IN TUTTE LE SUE FORME…
 

 
 
 

BREVE RICORDO DI UN GRANDE DELLA LETTERATURA… VICTOR HUGO   Leave a comment

 
 
 

Oggi è l'anniversario della morte di Victor Hugo

universalmente considerato una delle più grandi e stimate figure
della cultura e della letteratura europea e mondiale dell'ottocento.

 
 
 
Victor-Marie Hugo
 
 
 
 
 
E' stato poeta, scrittore, saggista, pittore, ma anche
politico riformista e difensore dei diritti civili ed ancora tanto altro.
 
 
 
 
 
 
 
Incredibile, e costante per tutta la vita,
fu il suo attivismo nei vari campi, soprattutto letterari,
nonostante diverse amare esperienze di vita.

 
 
 
E' anche considerato il padre del romanticismo francese.
 
 
 
 
 
Victor-Marie Hugo
 (Besançon 26 2 1802 – Parigi 22 5 1885)
 
 
 
 
 
MI FA PIACERE RENDERGLI OMAGGIO CON
UN SUO AFORISMA ED UNA SUA GRANDE POESIA
 
 
 
 
Barres ...
 
 
 
 
Umanità significa identità:
tutti gli uomini sono fatti della stessa argilla;
nessuna differenza, almeno quaggiù, nella predestinazione;
la medesima ombra prima,
la medesima carne durante,
la medesima cenere dopo.
 
 
Barres ...
 
 
 
 
L’UOMO E LA DONNA QUI SONO VISTI NELLA LORO
DIVERSITA’ ED INSIEME COMPLEMENTARITA’

COSA PER NULLA OVVIA… IN QUELL'EPOCA,

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
A MIO PARERE LA POESIA CHE LEGGEREMO CI IMMERGE
IN UN’ATMOSFERA DOLCE, FANTASTICA E SOGNANTE…
ANCOR DI  PIU’,  FORSE, SE LA LEGGIAMO
ASCOLTANDO QUESTA DOLCISSIMA MUSICA…  
 
 
 
 

Nota 
 

 
 
 
L’UOMO E LA DONNA
Victor Hugo  
 
 
L’uomo è la più elevata delle creature.
La donna è il più sublime degli ideali.
Dio fece per l’uomo un trono, per la donna un altare.
Il trono esalta, l’altare santifica.
 L’uomo è il cervello. La donna il cuore.
Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
La luce feconda, l’amore resuscita.
L’uomo è forte per la ragione.
La donna è invincibile per le lacrime.
La ragione convince, le lacrime commuovono.
L’uomo è capace di tutti gli eroismi.
La donna di tutti i martìri.
L’eroismo nobilita, il martirio sublima.
L’uomo ha la supremazia.
La donna la preferenza.
La supremazia significa forza;
la preferenza rappresenta il diritto.
L’uomo è un genio. La donna un angelo.
Il genio è incommensurabile;
l’angelo indefinibile.
L’aspirazione dell’uomo è la gloria suprema.
L’aspirazione della donna è la virtù estrema.
La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.
 L’uomo è un codice. La donna un vangelo.
Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
L’uomo pensa. La donna sogna.
Pensare è avere il cranio di una larva;
sognare è avere sulla fronte un’aureola.
L’uomo è un oceano. La donna un lago.
L’oceano ha la perla che adorna;
il lago la poesia che abbaglia.
L’uomo è l’aquila che vola.
La donna è l’usignolo che canta.
Volare è dominare lo spazio;
cantare è conquistare l’Anima.
L’uomo è un tempio. La donna il sacrario.
Dinanzi al tempio ci scopriamo;
davanti al sacrario ci inginocchiamo.
Infine:
l’uomo si trova dove termina la terra,
la donna dove comincia il cielo.
 
 
 
 
 
 

  

Renoir – Passeggiata

 

 

Barres & déco diverses

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

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LA TUA PAGINA CULTURALE DI FB

 
 
 
 

PAOLO E FRANCESCA – BENIGNI… DANTE… ED IL MISTERO DELL’AMORE   Leave a comment

 

 
Ecco il passo forse più famoso della Divina Commedia
e comunque quello per me più bello…
con la sublime presentazione di Benigni
ed infine il video
con la sua geniale e coinvolgente lettura.
T.K.
 
 
 
 
 
 
 
 
Roberto Benigni recita e…
ci racconta Dante
 
 
In particolare qui ci parla
(tra l'altro) del…
 
mistero dell'amore
 
 
 
PAOLO E FRANCESCA
 
 
 
 
 
 
 
 
Benigni:
Omissis
“E’ un libro tutto al femminile la Divina Commedia, è un libro tutto sull’amore, basato tutto sull’amore.
Ora, quando parla di Paolo e Francesca, che sono i passi più famosi, sentiamo che è il primo dannato con il quale parla, Francesca.
E per la prima volta nella storia – un’invenzione di lui, uomo del Medio Evo – per descrivere tutto un personaggio, prende un momento della sua vita. Questa è un’idea che mi ha sempre affascinato.
Prende un solo momento della sua vita e quel personaggio è scolpito per l’eternità.
E’ un’invenzione di Dante Alighieri.
Per Paolo e Francesca prende il momento in cui loro due non sapevano di essere innamorati e vengono trafitti dall’amore
e quel momento rimarrà scolpito per sempre.
Lui sceglie quel momento e sarà il momento dell’eternità.
Mentre noi sentiamo Francesca che parla e piange e dice, soffriamo.
Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
Ma quando si sente: l’altro piangea, il cuore sobbalza, e quel verso che dice quando hanno scoperto…
Dante vuol sapere come hanno fatto a capire che erano innamorati. Gli interessa a lui personalmente, è proprio la sua domanda: come accadde che voi vi scopriste innamorati?
E lei dice:
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Sono versi che lasciano…
(applauso)
Siamo nel primo girone dellInferno – il primo, vero – dove Dante ci ha messo (non a caso in quello dove si soffre meno, per modo di dire) quelli che sono morti per amore, i lussuriosi, ma anche quelli che sono morti per amore perché si amavano l’uno con l’altro. Proprio perché lui stesso c’aveva paura di andarci: “Meglio che faccio un posto un po’ meno sofferente!” Quindi in questo canto si parla di questa storia. Di questi due amanti che so’ stati presi mentre stavano leggendo una storia che li riguardava – erano quasi loro – un libro.
La storia di Paolo e Francesca la sapete tutti, insomma che… lei doveva sposare Gianciotto Malatesta e naturalmente era bruttissimo, era anche zoppo.
Gli è arrivato brutto e zoppo, ma brutto, una personaccia! Gli portò la cosa di matrimonio il su’ fratello che era bellissimo. Lei pensava fosse quello suo marito. Pensate quando è arrivato quell’altro, che era cattivo, brutto e zoppo, ma proprio ignorante come una capra e quindi… Non è che poi l’ha tradito, solamente che il primo afflato d’amore con il primo che vedi… magari se vedeva prima quell’altro si sarebbe innamorata. Ha visto prima quello, allora… Aspettava l’amore. Quando aspetti l’amore non si vede più niente, diventa tutto meraviglioso.
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Questo afflato d’amore, Dante gli chiede, vuol sapere da loro come fecero a ‘nnamorarsi.
Perché a Dante gli interessa come si fa a ‘nnamorarsi:
“Voglio sapere come scatta questo mistero dell’universo dell’amore”,
che può scattare tra chiunque, con chiunque e in qualsiasi momento.
E quella è una cosa che dentro ci sono… c’è Semiramide, che era una talmente lussuriosa che aveva fatto un editto dove imponeva a tutti di fare all’amore per la strada dalla mattina alla sera, di modo che anche lei fosse normale.
Siccome questa Semiramide faceva all’amore dalla mattina alla sera con tutti, ha fatto un editto…
E’ come se anche qui in Italia si dovesse tutti…
Non facciamo riferimenti che è sempre brutto e terribile…
C’è Minosse in questo canto, con tutte le similitudini…
“Vabbè Benigni, abbiamo capito, facci ‘sto canto”.





Ary Scheffer





Qui possiamo ora leggere questo mitico passo dantesco,
e volendo, possiamo farlo mentre ascoltiamo
l'interpretazione di Benigni col video che segue…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
INFERNO – CANTO V
 
OMISSIS
 
 
così vid’io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;

per ch’i’ dissi: “Maestro, chi son quelle

51 genti che l’aura nera sì gastiga?”.
“La prima di color di cui novelle
tu vuo’ saper”, mi disse quelli allotta,

54 “fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,

57 per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:

60 tenne la terra che ’l Soldan corregge.
L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;

63 poi è Cleopatràs lussurïosa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,

66 che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano”; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,

69 ch’amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch’io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e ’ cavalieri,

72 pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I’ cominciai: “Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,

75 e paion sì al vento esser leggeri”.
Ed elli a me: “Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega

78 per quello amor che i mena, ed ei verranno”.
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: “O anime affannate,

81 venite a noi parlar, s’altri nol niega!”.
Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido

84 vegnon per l’aere dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,

87 sì forte fu l’affettüoso grido.
“O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l’aere perso

90 noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,

93 poi c’hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,

96 mentre che ’l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende

99 per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona

102 che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

105 che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense”.

108 Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso e tanto il tenni basso,

111 fin che ’l poeta mi disse: “Che pense?”.
Quando rispuosi, cominciai: “Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio

114 menù costoro al doloroso passo!”.
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: “Francesca, i tuoi martiri

117 a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore

120 che conosceste i dubbiosi disiri?”.
E quella a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice

123 ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,

126 dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;

129 soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;

132 ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,

135 questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:

138 quel giorno più non vi leggemmo avante”.
Mentre che l’uno spirto questo disse,

l’altro piangëa; sì che di pietade

141 io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade.

 

 

 

INFINE IL VIDEO…

BENIGNI RECITA DANTE

 

 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 
 
 
 
 
TESTO LETTURA BENIGNI DAL WEB
 
 
 
 
 
IL GRUPPO DI CHI AMA LA POESIA

FANTMONDOPOESIA.jpg picture by orsotony21
 
 
 

LE DIFFERENZE… BARZELLETTINE E VIGNETTE… PER SORRIDERE UN PO’   4 comments

 
 
 
 
 
 
 
VOGLIAMO PESCARE QUALCHE SORRISO
PER UN PO' DI RELAX?
 
 
 
 

 
 
 
 
LE DIFFERENZE  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il seno di una donna e un trenino elettrico?
Nessuna, sono fatti tutti e due per i bambini
ma ci giocano i… grandi!
 
 

Fra un cardinale che fa all’amore con Miss Italia
e tu che fai all’amore con Miss Italia?
 
Se lo fa il Cardinale è un peccato,
se lo fai tu è un…. miracolo!
 
 
 
 
 
 

Un messicano vestito e uno nudo?

 
Il messicano vestito dice: “Hasta la vista!”,
mentre quello nudo dice: “Ah Vista la hasta?”.

 

 

Una bionda ed una Ferrari?

La Ferrari non si presta agli amici.

 

 

 

 

 

 

Tra una fata e una strega?

Due anni di matrimonio.

 

 

Tra i pedoni e i capitali?

Nessuna, entrambi possono essere investiti!!!

 

 

 

 

Tra uno stupido e uno specchio?

Lo specchio riflette e lo stupido no!

 

 

Tra le ragazze buone e le cattive?

Le buone vanno in Paradiso e le cattive dappertutto.

 

 

 

 

 

 

Il calcio maschile e quello femminile?

In quello femminile non ci sono i falli!

 

 

Uno pneumatico e 365 profilattici?

Lo pneumatico è un Good Year,

365 profilattici sono un very very Good Year!

 

 

 

 

 

DAL WEB… IMPAG. T.K.

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

IL TUO SALOTTO DI FB?
samp5873205a0f06c928.jpg PSICHE E SOGNO picture by orsosognante
 
 

ALBA RADIOSA E LUPO SOLITARIO – BELLA LEGGENDA DEGLI INDIANI D’AMERICA   2 comments

 

 

 

 

Una bella leggenda degli Indiani d'America…
 
 
 
 

 
 
 
 
 
LA LEGGENDA
DI ALBA RADIOSA E LUPO SOLITARIO
 
 
 
 

 

 

 

 

 

Lune orsono nella tribù del popolo degli uomini, che voi bianchi battezzaste con il nome di Sioux, visse una principessa così bella e radiosa e che ogni mattina al suo risveglio ella trovava una rosa nel suo teepee proprio accanto al suo viso.

 

 

 
 
 
 
 

Ella era molto corteggiata ed i più giovani e forti guerrieri della tribù facevano a gara per portare a suo padre Orso Saggio i più bei cavalli e le armi più decorate come voleva l’uso per chiedere la mano della principessa.

E da tutte le tribù vicine ella era conosciuta ed amata e sarebbe stato fortunato colui che avesse avuto il suo cuore.

Alba Radiosa, questo era il nome che la tribù le aveva dato per la sua solarità, viveva gaia e felice quindi nell’attesa di scegliere il suo compagno come era in uso nella tribù.

 

 

 

 

Poco distante dall’accampamento, ai limiti della foresta, viveva in una modesta capanna un guerriero di nome Lupo Solitario, egli non era bello e nemmeno più giovane ma il suo cuore batteva per Alba Radiosa e batteva così forte che, quando vedeva la principessa, sembrava che i tamburi di guerra tuonassero all’unisono!Ed era lui che ogni notte sfidava le ire di Orso Saggio per posare la rosa accanto alla principessa.


Una notte però calda e afosa le principessa si svegliò proprio mentre lui poneva la rosa accanto a lei.

 

 

 

Lei gridò… Orso Saggio si destò all’improvvivo e colpì col suo coltello Lupo Solitario al cuore.

Ma la Madre Terra, dea dei Sioux, ebbe pietà di Lupo e lo tramutò in una costellazione, la Costellazione del Lupo.

Se guardi a destra dell’Orsa Minore la vedrai e se ascolterai bene udrai anche un ululato lontano nella foresta al limitare dell’accampamento della tribù degli uomini.

E’ il lamento di Lupo Solitario per il suo amore mai realizzato.

 

 

 

 

web

 

 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

 

 
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FUNICULI’ FUNICULA’ – 1880 – LA SORPRENDENTE STORIA L’ATMOSFERA LA CANZONE   Leave a comment


 
 
Approfondiremo la conoscenza ed ascolteremo un'antica canzone che, 
nata all'epoca solo per… u n a  p u b b l i c i t à (!!!)
spiccò poi il volo verso alte vette di successo e di allegria… 
diventando famosa in tutto il mondo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
FUNICULI’ FUNICULA’
LA STORIA… L'ATMOSFERA E LA CANZONE
a cura di Tony Kospan
 

 
 

 
 

LA STORIA

 

La canzone fu scritta nel 1880 in occasione dell’inaugurazione della prima funicolare di Napoli ed ebbe una gestazione velocissima… solo di poche ore… nascendo quindi quasi d’impeto dalle corde del giornalista Peppino Turco e dal musicista Luigi Denza…

 

 

Gli industriali brindano all'inaugurazione della funicolare

 

 

Essa doveva avere solo la funzione di pubblicizzare la Funicolare e di invogliare i cittadini ad utilizzarla… dato che era un mezzo di trasporto nuovo… ma riscosse un successo immediato sia per la musica quasi galoppante ed allegra… che per il simpatico testo…

 

 

 

 

Fu la canzone più cantata nella Piedigrotta (antica festa popolare che si teneva nel mese di settembre) di quell’anno ed il suo successo… travolgente come le sue note… travalicò monti ed oceani per diventare una delle canzoni più famose al mondo di tutti i tempi…



  

La festa di Piedigrotta

 
 
 Essa infatti è stata cantata dai più grandi cantanti…. di ogni epoca.

Interessante poi, dal punto di vista storico, è il fatto che questa è stata la prima canzone classica napoletana di cui sono noti sia l'autore del testo che quello della musica.

Le canzoni precedenti erano in pratica solo dei  canti popolari… ma gli anni di fine '800 furono davvero rivoluzionari in tutti i campi dalla scienza all'arte… dalla musica alla poesia… etc. 
 
 
 
 

 

 

LA CANZONE

 
 
L'ascolteremo ora prima in una versione cantata da Pavarotti 
nel gran bel sito di un italiano che vive in Brasile
(ed a cui va la ns grandissima riconoscenza)
potendone leggere il testo in originale ed in italiano

 
 
 







e poi in questo video invece possiamo ascoltarla

nell'interpretazione, anch'essa molto bella,

di Andrea Bocelli.

 


 

 

 
 
 
Ciao da Orso Tony
 
 
 
 
 
 
 





 
 
 

GIACOMO MATTEOTTI – BREVE RICORDO DI UN MARTIRE DELLA VERA LIBERTA’   1 comment

 
 
 
OGGI E’ L'ANNIVERSARIO
DELLA NASCITA DI GIACOMO MATTEOTTI…
 
 
 
 

Giacomo Matteotti
(Fratta Polesine 22 5 1885 – Roma 10 6 1924)
 
 
 
 
Per non dimenticare,
o per far conoscere alle nuove generazioni.
un eroe della vera libertà.
 
 
Una Nazione che non ha memoria del suo passato,
e vive alla giornata, non ha alcun futuro.
 
 
 
 
 

 
 
Fu una bellissima e forte figura di uomo libero
e pertanto avversario deciso e coraggioso della dittatura.
 
 
La sua capacità oratoria e la verità delle sue parole in Parlamento
scatenarono la furia di una squadraccia che l'uccise.
 
 
 
 

 

 
 
Resterà per sempre  
un grande fulgido esempio di grande coraggio e dignità
anche se oggi, ahimé, 
tendiamo a dimenticare la nostra storia…
e l'ignorarla non porta mai nulla di buono
a qualunque popolo…
 
 
 
 
 
 
 
 
Felice il popolo che non ha bisogno di eroi…
(B. Brecht)
 
 
 
Ma tant'è… ahimé… essi sono spesso necessari…
e rappresentano un simbolo importante…
per coloro che amano una società libera, onesta e giusta…
al di là della propria fede politica… (se sincera).
 
 
 

I SUOI FUNERALI
 
 
 
 

QUESTO VIDEO CI CONSENTE DI CONOSCERE
IL SUO ULTIMO DRAMMATICO DISCORSO IN PARLAMENTO
PRIMA DELLA SUA UCCISIONE…
 
 
 
 
E' tratto dal film
IL DELITTO MATTEOTTI
 
 
 
 

 
 
 

 

TONY KOSPAN

 
 
 

VALSE BRILLANTE – H. HESSE – FELICE MERCOLEDI’ IN POESIA ARTE AFORISMA E…   1 comment

 
 
Siddons Mowbray Henry
 
 

 

 

 

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C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato per quanta emozione provi,
dove il tempo si ferma e non hai più l’età.
Quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non smette mai di sognare .
Alda Merini
 
 
 
 
Mowbray Henry Siddons – Il matrimonio di Persefone
 
 
 
VALSE BRILLANTE
Herman Hesse
 
 
Una danza di Chopin irrompe nella sala,
una frenetica, scatenata danza,
Le finestre riflettono aria di tempesta,
una corona appassita orna il pianoforte.
 
Il pianoforte tu, il violino io,
così suoniamo e non finiamo mai
ed aspettiamo ansiosi, tu ed io,
chi romperà per primo l’incantesimo.
 
Chi si fermerà per primo in mezzo al ritmo
e spingerà via da sé i lumi,
e chi per primo farà la domanda
alla quale risposta non c’è.
 
 
 
 
 
Mowbray Henry Siddons – Tempo di riposo
 
 
 
 
 

DA TONY KOSPAN

 

 

 

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