Archivio per 14 Maggio 2013

I TANTI MISTERI DELLA GRANDE PIRAMIDE DI GIZA   5 comments


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Ancora oggi sono molti i misteri di questa
che è la più bella piramide in assoluto.

Esaminiamoli… uno per uno

 
 
 
 
 
La Grande Piramide di Giza  – Lo splendore di Khufu

 

 

 

I MISTERI DELLA GRANDE PIRAMIDE

 
 
 
 
 
Interno della Piramide
 

 

 

1 – IL MISTERO DEL MODO IN CUI FU COSTRUITA

 

Come siano riusciti gli antichi Egizi ad edificare una struttura che occupa un’area di 5,3 ettari, che si innalza verso il cielo per circa 145 metri, composta da due milioni e mezzo di massi calcarei e che complessivamente pesa 6 milioni di tonnellate, non è ancora del tutto chiaro, anche perché sull’argomento, stranamente, non sono rimaste moltissime testimonianze.

Di sicuro gli architetti dovevano essere buoni conoscitori delle scienze matematiche, dato che le proporzioni e le misure della piramide sono straordinariamente precise. 

I risultati di tutte le altre misurazioni hanno portato, inoltre, alla convinzione che la Grande Piramide, in realtà, sia stata progettata come un gigantesco schema del tempo, in attesa di essere interpretato dalla civiltà futura.







Si ipotizza che la costruzione di questo straordinario monumento sia durata circa trent’anni con l’impiego di circa quattromila uomini, fra muratori e costruttori.

A differenza di altri antichi monumenti egizi, la Grande Piramide contiene vani e corridoi anche nelle parti alte della struttura. Per 3000 lunghi anni l’interno della piramide è rimasto inviolato.

Fu solo nel 820 d.C. che una spedizione archeologica riuscì finalmente ad individuarne l’entrata.

All’interno, anche il corridoio ascendente era stato chiuso e nascosto attraverso l’utilizzo di blocchi di granito.

Dopo aver aperto un varco attorno ad essi, la spedizione raggiunse la Camera del Re solo per scoprire che il sarcofago del faraone era vuoto.

 

 

 

 

 

 

2 – IL MISTERO DELLA CAMERA DEL RE

 

Attraverso un’entrata praticata appena sopra la base, al centro del lato nord, si accede ad uno stretto passaggio che scende in una camera scavata nella roccia sotto al monumento.

Sempre dallo stesso passaggio parte un altro corridoio che, invece, sale fino a sboccare prima in un piccolo vano, denominato Camera della Regina, e poi nella Grande Galleria, che porta fino alla Camera del Re, la stanza più imponente, che contiene un cofano a sarcofago.

Questa camera di Re: scoperta intorno all’anno 820 d.C. dal Califfo Ma’mun.

Essa è situata a un terzo dell’altezza della Grande Piramide, e cioè a circa 45 mt dalla base.

Ci si aspettava di trovare un  tesoro proporzionato alla grandezza del monarca, ed invece la camera del faraone (funeraria secondo l’egittologia ortodossa) era completamente vuota e spoglia dal qualsiasi decorazione e iscrizione.

Solamente un sarcofago in granito vuoto (oggi tale materiale viene intagliato per la sua durezza, con abrasivi quali la polvere di diamante o di carburo di silicio detto carborundo.

Per accedere alla Camera del Re, si devono superare  percorsi stretti ed impraticabili, corridoi e gallerie piccolissime.

La domanda che ci si pone è come hanno fatto i saccheggiatori di tombe a trafugare tutto (se mai c’è stato un tesoro, ndA) , ma proprio tutto all’interno di una stanza situata a circa 45 mt di altezza, e  il cui unico modo per raggiungerla dalla base è una galleria ascendente (bloccata da pesantissimi tappi in granito) che si collega alla Grande Galleria, lunga circa 46 mt e con una pendenza di 26°?

 

 


 

 

 

3 – IL MISTERO DEI MOTIVI DELLA COSTRUZIONE

 

Ancora oggi nessuno può sapere con esattezza quale fosse la reale destinazione della Grande Piramide, a parte il fatto di essere il prodotto di numerosi e precisi calcoli matematico-astronomici.

Se non era una tomba costruita per ospitare il corpo di Cheope, a cosa serviva?

Chi aveva bloccato il passaggio, in che modo e soprattutto perché, visto che non conteneva nessun tesoro? 

Ma poi… come fu possibile realizzarla in un tempo così remoto?

E’ credibile che una civiltà dell’età del rame abbia accumulato 21 milioni di tonnellate di pietre in circa un secolo, di cui 12 milioni solo a Giza, realizzando qualcosa che si discostava completamente da quanto mai realizzato sia prima che dopo?

 

 

 

 

 

 

Tra gli specialisti in archeologia egizia, è opinione comune che fu costruita come tomba per il faraone della IV Dinastia (2575-2467 a.C.) Khufu (conosciuto come Cheope).

Questa opinione si basa principalmente sul ritrovamento di geroglifici su alcune pietre all’interno della piramide che assomigliano al suo sigillo, e alla testimonianza di Erodoto che vide i monumenti nel V° secolo a.C., cioè più di 2000 anni dopo che erano stati costruiti.

Nonostante il fatto che nessun corpo fu mai trovato all’interno delle sue stanze ben sigillate, gli egittologi persistono nella loro teoria, facendo nascere una storia su decine di migliaia di schiavi costretti al lavoro per decine di anni nella costruzione di una montagna di pietre in cui mettere il cadavere di un solo uomo.

Stranamente, i meticolosi scrivani dell’antico Egitto non hanno lasciato nè una parola ne un geroglifico riguardante la piramide.

Inoltre la più antica immagine conosciuta, un affresco rappresentante degli schiavi forzati a trasportare dei blocchi di pietra su delle slitte di legno, fu dipinto mille anni dopo la data in cui gli egittologi ritengono che la piramide sia stata costruita.

 

 

 

 

 


UN'IPOTESI SULLE MODALITA' DELLA COSTRUZIONE

 

Per non parlare del metodo utilizzato, così bene descritto da John Baines, professore di Egittologia presso l’Università di Oxford: “Via via che la piramide cresceva in altezza, la lunghezza della rampa e la sua larghezza alla base venivano aumentate per mantenere una pendenza costante (di circa uno a dieci) e impedire che crollasse. Con tutta probabilità vennero utilizzate più rampe accostate alla piramide da vari lati“.

Però per portare un piano inclinato alla cima della Grande Piramide con una pendenza di 1:10  sarebbe stata necessaria una rampa lunga 1460 metri, con un volume più elevato della stessa piramide.

E’ difficile immaginare come, lungo questa chilometrica salita, gli schiavi trascinavano blocchi pesanti diverse tonnellate.

Altri egittologi hanno ipotizzato allora l’utilizzazione di rampe a spirale realizzate in mattoni e fango attaccate ai fianchi della Piramide.

Indubbiamente per queste ci sarebbe voluto meno materiale nella loro costruzione, ma l’idea di squadre di operai che trascinano massi pesantissimi su per curve a gomito è paradossale.  

 

 

 

 

 

 

Testo da vari siti web – coordinamento ed impaginaz. Orso Tony
 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN



 


Il tuo gruppo di storia e ricordi







COMME FACETTE MAMMETA – ALLEGRA GENUINA CLASSICA CANZONE SENZA… TEMPO   Leave a comment

 

 

 

 

 

 

mini fleurmini fleurmini fleurmini fleurmini fleurmini fleur
 
 
 

Nella nostra piccola antologia delle canzoni d’un tempo
non poteva mancare
questa classicissima canzonetta popolare napoletana…
dal ritmo allegro ed incalzante…
 
 

 
 
 
 
 

COMME FACETTE MAMMETA
NOTE ED ATMOSFERE D’UN TEMPO
a cura di Tony Kospan
 
 
 
 

 
 
 
 
LA STORIA DELLA CANZONE
 
 
 
 
Questa, che possiamo definire una canzone di genere popolare,
fu seconda classificata al festival di Piedigrotta del 1906
interpretata da Antonietta Rispoli al Teatro Eldorado
e fu poi cavallo di battaglia di Elvira Donnarumma.
 
 
Gli autori della canzone sono Capaldo e Gambardella.
 
 
 
 
Elvira Donnarumma
 
 
 
 
E' evidente l'allusione al concepimento di una bimba,
poi donna bellissima ed amata,
ma possiamo tranquillamente affermare che l'humus
da cui sorgono questi versi
è frutto di una tradizione popolare millenaria.
 
 
 
 


 
 
 
 
La canzone, viva ancor oggi,
ed è stata cantata da moltissimi grandi interpreti…
da Villa a Ranieri… da Gianco ad Arbore… etc etc…
 
 
Prima di ascoltarla
immergiamoci un pò nell’atmosfera di quell’anno.
 
 
 

 

L'ATMOSFERA DEL 1906
 
 
 
 
Eruzione del Vesuvio – 1906 – Foto Alinari
 
 
 
1° Targa Florio – Palermo
 
 
 
 
 
 
Emigranti – 1906
 
 
 
Esposizione internazionale di Milano
 
 
 
 
 
 
 
mini fleurmini fleurmini fleurmini fleurmini fleurmini fleur
 
 
 
 
LA CANZONE
 
 
Ora ascoltiamola qui potendo leggere anche il testo
sia nella versione originale che in italiano…
 
 
 
Nota
 
 
 
Molto bella è poi questa interpretazione
dell’indimenticabile Claudio Villa
 
 
 
 
 
 

Ciao da Tony Kospan

 

 

 

 

 

LA PAGINA DI SOGNO DI FACEBOOK?

 
 
 
 

GATTI BIRICHINI E STRANI… POSTICINI   Leave a comment

 

 

 

 

 

Chi ha avuto uno o più gatti

sa che una delle loro caratteristiche

è quella di intrufolarsi, in modo più o meno nascosto,

nei posti più strani ed incredibili…

 

 

 

 

 

 

GATTI BIRICHINI E STRANI… POSTICINI

 

 

 

Qui di seguito possiamo veder una bella carrellata

di questi… strani posticini….





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CIAO…

DA ORSO TONY…

E

 MIAO

DAL SUO GATTO (BIRICHINO) KIMBA

 

 

 

 

 

 

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LA LUNGA STORIA DEI FARI… IN BREVE   2 comments

 
 
 
 
 
 
 
 
 
IL FARO
NASCITA STORIA ED EVOLUZIONE
 
 
 
 
 
 
 
 
L’ORIGINE DEI FARI
 
 
 

Un tempo le coste di notte erano oscure e raramente si poteva scorgere qualche flebile lumicino su di esse, indicazione di presenza umana a terra.

Era facile allora segnalare ai naviganti la presenza di pericoli o la strada da seguire per arrivare in porto semplicemente accendendo un bel falò in una posizione conosciuta.

La cosa si prestava comunque anche alla pirateria, dal momento che bastava falsare la posizione dell’indicazione per far andare in secca i vascelli da depredare, come accadde spesso lungo le coste del Mare del Nord nei secoli passati.

Niente di più logico quindi che si pensasse a un opportuno e sicuro segnalamento marittimo per dirigere i naviganti in sicurezza.Nell’antichità i fari erano collocati all’entrata di porti importanti per agevolare l’approdo di notte.

Erano funzionanti saltuariamente e solo quando era necessario, data la difficoltà di alimentare le fiamme con legna e pece.

 

 

 
 
 
 
IL FARO NELL’ANTICHITA’
 
 
 
Di essi si ricordano quello famoso di Alessandria d’Egitto (si ritiene che la prima vera e propria torre-faro, quella che ha dato a tutte le altre il nome e il modello, sia stata proprio questa).Venne costruita nel III secolo a.C. un’alta torre sulla quale un enorme braciere veniva acceso risultando visibile da molto lontano.
 
La torre si ergeva con i suoi 120 metri proprio all’ingresso del porto su un’isoletta, il cui nome era (ed è tuttora) Pharos (da cui il nome Faro).Architetto ne fu Sostrato di Cnido, figlio di Dexifane, il quale lavorò sotto i primi due Tolomei.
 
La costruzione del Faro iniziò probabilmente nel 297 a.C., sebbene in epoca più tarda il cronista Eusebio, vescovo di Cesarea, che era stato prigioniero in Egitto, citi nella sua Cronaca la costruzione del faro nell’anno 283 o 282 a.C.
 
L’inaugurazione ebbe luogo sotto il secondo Tolomeo, Filadelfo, tra il 280 e il 279 a.C.
 
Il Faro era stato consacrato a favore dei navigatori agli dei salvatori, come diceva l’epigrafe dedicatoria, che poteva facilmente essere scorta da chiunque entrasse o uscisse dal porto.
 
La fiamma del Faro, vista isolata e alta sull’orizzonte, come una stella, sembrava ad essi l’apparizione della divinità protettrice.
 
Assai presto si diffuse nel mondo antico la fama della torre luminosa sorta sulla spiaggia dell’Egitto, torre che in verità era annoverata tra le più colossali costruzioni dei re greci.
 
La torre di Alessandria non fu la sola nell’antichità a rappresentare il primo sistema nautico inventato dall’uomo per la sicurezza sul mare. Altra analoga realizzazione fu per esempio il cosiddetto “Colosso di Rodi”, enorme costruzione di forma umana all’ingresso del porto dell’ “isola delle rose”, annoverata fra le sette meraviglie dell’antichità.
 
 
 
 

 

 

Particolare curioso del faro originale antico era la capacità del sistema di emettere anche suoni, quasi fosse un antenato dei moderni “fog horn” (corni da nebbia).

Infatti un ingegnoso sistema di contenitore con acqua, riscaldata dal braciere, consentiva la fuoriuscita di getti vapore che funzionavano né più né meno come le attuali sirene delle navi.

Un altro faro di grandi dimensioni, di cui ancor a metà del ’700 esistevano imponenti rovine, fu costruito sulla Manica a Boulogne dall’imperatore Caligola.

I romani ne costruirono anche nell’Adriatico, uno p.es. a Brindisi, un altro in prossimità della foce del Po, di cui esiste ancor oggi il basamento di metri 7 x 7 posto su pali, un altro ad Ancona, etc.

Certamente esistevano fari anche in Dalmazia se sulla colonna Traiana è riprodotto uno in prossimità dell’approdo, dove scese l’imperatore Traiano nel suo viaggio verso l’Oriente.

I porti importanti erano dotati di lanterne prossime al centro abitato che quando erano in funzione bruciavano, – come nell’antichità – legna e pece.

Nel Medio Evo non si costruivano fari isolati lungo le coste, non potendosene garantire permanentemente la sicurezza.

 

 

L’EVOLUZIONE DEI FARI
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I segnali emessi erano in origine esclusivamente luminosi, e stabili.
 
L’applicazione di uno specchio (e poi di una lente) alla fonte luminosa, in modo da estendere la portata luminosa del manufatto, fu per lungo tempo la sua unica evoluzione sostanziale.
 
Si aggiunsero poi meccanismi di rotazione, lenti per la colorazione della luce e così via. Il salto tecnologico si ebbe con l’aggiungersi, ai fari luminosi, di altri “ausili alla navigazione“, in particolare dei c.d. “ausili radioelettrici” – radiofari e risponditori radar.
 
I fari italiani costituiscono una risorsa storica e culturale per il nostro patrimonio architettonico ma anche per il paesaggio costiero regionale.
 
Ogni faro è univoco nel contesto della sua posizione geografica, sono progettati per durare nei secoli e segnare i caratteri del luogo esaltandone i valori ambientali e naturali attraverso il loro stile e la loro natura architettonica.
 
Un patrimonio poco conosciuto, studiato in maniera specialistica da pochi.
 
 
 
 

 

 

 

Testo dal web – Impaginaz. Tony Kospan
 
 
 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

LA PAGINA CULTURALE DI FB
 
 
 

Felice martedì in poesia con – In pena per un cielo.. di Eluard – arte.. Godward – canzone.. Al di là – e..   4 comments

 
 
John William Godward
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il mondo è nelle mani di coloro
che hanno il coraggio di sognare
e di correre il rischio
di vivere i propri sogni
Paulo Coelho
 
 
 
 
John William Godward – L'animale tranquillo
 
 
 
 
IN PENA PER UN CIELO INFRANTO
Paul Eluard
 
In pena per un cielo infranto
per la pioggia che ci bagnerà
vado pensando alla gioia grande
che se vorremo ci prenderà.
Tra dovere ed inquietudine
esita questa vita rude.
(è una molto grande pena
confessarlo, ora)
Qui ogni cosa odora d’erba.
Su tutto il cielo, in cielo,
il volo delle rondini
ci distrae, ci fa pensare…
Io penso una speranza quieta.
 
 
 
 
John William Godward – Flabellifera
 
 
 

 
 
 

à tout le monde
par Orso Tony
 
 
 
 
 
 
P O E S I E ?
FANTMONDOPOESIA.jpg picture by orsotony21

 
 
 
 

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