Archivio per Maggio 2013

ANNUNCI E CARTELLI SUPER ESILARANTI

Comprate “Gustoso”,il biscotto per cani che sa di gamba umana!
Gattini in vendita, cinque euro ciascuno….telefonare Bill.
Gattini gratis!….telefonare alla mamma di Bill !!!!
A.A.A.. cercasi escavatrice meccanica per effettuare tunnel lungo due metri.
Scrivere Luigi Salvini, fermo posta, Regina Coeli.
Vendesi carro funebre. Corpo in buone condizioni.
Ministro del tesoro italiano cerca tesoro.
Circo cerca pagliaccio…. Massima serietà.
Smarrito bambino di dieci anni. Segni particolari graffia, morde, bestemmia e tira sassi. Chi lo avesse trovato è pregato di… tenerselo.

Infilatore d’aghi assume apprendista alla pari per succhiare il capo del filo.
Fabbrica esplosivi cerca operaio/a, per spostamenti rapidi.
Finalmente anche in Italia il deodorante “Stereo”. Non toglie il cattivo odore, ma fa capire da che parte arriva.
Signore con un tic, cerca signora con un tac per fare… sveglia.
Complesso musicale cerca batteria. Serve per far partire il pullmann.
Hostess cerca amica che la sappia capire al… volo.
Convento cerca barista per fare il… cappuccino.
Ritrovata una borsa di coccodrillo contenente… lacrime.
Cercasi persona immune da raffreddori e sinusiti da inserire nel nostro personale in qualità di… collaudatore di ventagli.

Dattilografa bellissima, solo undici parole al minuto,
cerca impiego presso libero professionista… balbuziente.
Vampiro cerca… purosangue.
Investimenti sicuri? Auto senza… freni!
Affitto appartamento con garage… al settimo piano.
E’ stato smarrito un cane con orecchie a sventola
e il pelo lungo da Piazza Statuto a metà corso Francia.

La macelleria resterà chiusa per i “Santi”,ma sarà aperta per i ” Morti”.
Sconti solo per bambini e novantenni, purché accompagnati dai genitori.
Vendo cane lupo. Mangia di tutto. Gli piacciono i bambini.

Causa rinnovo tubazione, l’acqua calda sarà fredda per alcuni giorni.
Non fatevi imbrogliare dagli altri negozianti disonesti.
Venite da me!

Giovanotto bella presenza cerca ragazza proprietaria di un trattore, scopo matrimonio. Pregasi inviare la foto del trattore.
In un negozio di ventilatori: Comprate qui, starete freschi!
Qui si vendono costumi da bagno per donne in due pezzi.
Il possibile lo stiamo facendo, l’impossibile cercheremo di farlo, per i miracoli ci stiamo attrezzando.
All’ufficio oggetti smarriti:“Cerco mio marito. Non vale molto, ma è un caro ricordo di famiglia”.

In una lussuosissima vetrina di pellicceria è esposto questo avviso: “Le signore che si fermano a guardare sono pregate di non sospirare forte per non appannare il cristallo della vetrina.”
Nano offresi… quale esperto in colpi bassi.
Trielina cerca caffè macchiato.
Equilibrista cerca impiego… stabile.
Conte cerca contessa per fare… i conti.
Uomo ragno cerca… insetticida.

CIAOOOOOOOOOOOOOOO
DA TONY KOSPAN
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In questa seconda parte conosceremo
soprattutto i suoi amori
insieme ad altre sue immortali musiche…
GIACOMO PUCCINI
UNO DEI MASSIMI COMPOSITORI MUSICALI DI SEMPRE
Nel 1884 Puccini conobbe Elvira Bonturi, moglie di Narciso Gemignani, un droghiere di Lucca, dal quale ebbe due figli, Fosca e Renato. I due s’innamorarono perdutamente.
Elvira decise di lasciare il marito per andare a vivere con Puccini; portò con sé solo Fosca, l’altro figlio, Renato, rimase con il padre.
Puccini si affezionò alla piccola come fosse figlia sua.
Nel 1886 dall’ unione con Elvira nacque l’unico figlio di Puccini, Antonio.
Dopo tanti anni di convivenza Puccini regolarizzò l’unione con Elvira, sposandola nel 1904.
La tempestosa moglie Elvira Bonturi
Elvira era una donna estremamente gelosa, irascibile e anche violenta, capace di compiere gesti estremi pur di non perdere il proprio compagno (l’affare Doria Manfredi accaduto nel 1909 è un esempio di quanto Elvira non riuscisse a dominare e la gelosia nei confronti di Giacomo).
Doria era una domestica di casa Puccini, una ragazza dolce, umile che non avrebbe mai pensato di sedurre Giacomo, figuriamoci poi davanti agli occhi dell’infuriata moglie; fatto sta che l’Elvira a forza di accusarla pubblicamente di essere l’amante del Maestro, portò la ragazza, anima fragile e sensibile, al suicidio.

Questa nefasta vicenda incise notevolmente sullo stato d’animo e fisico del compositore, incrinando anche i rapporti con la moglie.
Varie circostanze però scoraggiarono Puccini dal chiedere il divorzio, rimanendo così al fianco di Elvira, sebbene il loro rapporto si fosse molto raffreddato dopo quel triste episodio.
Rose Ader
Puccini ebbe anche varie storie extraconiugali, alcune importanti come quella con Corinna, studentessa di Torino, conosciuta nei primi del 900, che gli fece completamente perdere la testa.

Josephine von Stengel
La vera passione la conobbe con lei, mentre la storia con Josephine, baronessa austriaca, fu un sentimento più profondo, languido e romantico.
Puccini aveva bisogno di innamorarsi per poter comporre, per potersi sentire ispirato doveva provare quel sentimento forte, passionale, dolce e struggente che è l’amore.
Sybil Seligman
D’altronde, come lui, molti compositori si prendevano queste libertà e piccole trasgressioni; Giacomo li chiamava i “piccoli giardini”, delle evasioni innocenti, per poter avere sempre uno spirito ringiovanito e regalare sempre così al pubblico della musica viva ed appassionata.

(La Bohème – Che gelida manina) (Pavarotti)
Con il passare degli anni Puccini si sentiva sempre meno motivato, più svuotato dagli avvenimenti, sia personali che generali.
C’era stata la guerra del 1915-18, tante cose erano cambiate, anche nei teatri, nel modo di comporre un’opera, ormai lo stile musicale stava mutando, il pubblico desiderava storie e musiche meno appassionate e Giacomo si sentiva molto lontano da questo nuovo modo di intendere la musica.
Con Turandot finalmente egli compì un notevole passo in avanti: c’è infatti in quest’opera un Puccini diverso, più all’avanguardia, più innovativo.
Ecco che quest’opera riuscì a dargli una carica che gli mancava da tempo, sentiva che la storia della gelida principessa che si trasforma per amore avrebbe mostrato al mondo un Puccini diverso, nuovo, sorprendente!

(E lucevan le stelle)

Purtroppo il periodo della composizione di Turandot coincide anche con un aggravamento delle condizioni fisiche del Maestro; l’essere un fumatore incallito e l’infortunio di un osso d’oca inghiottito ed estratto con un piccolo intervento furono causa di un peggioramento delle sue condizioni di salute.
Gli avevano trovato un papilloma letale sotto l’epiglottide: nonostante l’intervento, durato più di tre ore e mezza, avvenuto a Bruxelles presso la clinica del dottor Ledoux, i medici non riuscirono a salvarlo.
Puccini così moriva il 29 novembre del 1924, a 66 anni, lasciando il mondo e il suo pubblico senza parole…
Se n’era andato un grande nel pieno della sua arte creativa, con un’ opera incompiuta…..
Tutto il mondo pianse il cantore di Mimì, Manon, Tosca, Butterfly, Turandot, il creatore di musica celestiale, accorata e sofferta.
La notizia lasciò tutti increduli e sbigottiti, ma la sua musica non si sarebbe mai spenta con lui, essa sarebbe sopravvissuta al tempo che fugge, Puccini avrebbe continuato a vivere con la sua musica, con le sue eroine, trionfando in tutto il mondo, commovendo il pubblico con il suo stile unico ed inconfondibile.
Daniela di Raimondo

Al termine di questa breve biografia
ascoltiamo il brano finale
della sua mitica… incompiuta…
Turandot

(Turandot – La scena finale)
CON LA VISIONE E L’ASCOLTO DI QUESTO MITICO BRANO
VI SALUTO RINGRAZIANDO ANCORA L’AUTRICE DEL TESTO
DANIELA DI RAIMONDO
DI CUI MI ONORO ESSER AMICO IN FB
E VOI PER L’ATTENZIONE…
TONY KOSPAN
Chi volesse legger la I Parte
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Uno dei più grandi fotografi africani del '900

SEYDOU KEITA

Fotografo – Bamako 1921 (MALI) – Parigi 21 novembre 2001
E' CONSIDERATO IL RITRATTISTA
DELL'ANIMA AFRICANA
Seydou Keita nato nel 1923 a Bamako cominciò a fotografare nel 1945, ritraendo i propri familiari e sviluppando le istantanee presso il laboratorio di Pierre Garnier.
Nel 1949 apre il suo studio e con una macchina acquistata d'occasione e pochi accessori fotograferà fino agli anni '70.
Dal 1962 al 1977 ha lavorato per l'amministrazione dello Stato, come fotografo per la Sicurezza nazionale, anche se oggi non risulta alcuna documentazione di quel periodo.

Keita ha lasciato a Bamako, dove risiedeva, il suo grande archivio di negativi, da quando, nel 1977, ha lasciato l’attività.
Seydou Keita è forse il più grande tra i fotografi di studio africani.
Ciò che colpisce nelle sue fotografie è la grande abilità compositiva:
le pose dei soggetti ritratti, gli accessori, sempre decisivi nel caratterizzare ogni singolo scatto, e gli sfondi, semplici ma inconfondibilmente maliani, sono gli elementi che rendono unica l’opera di Keita, uno spaccato sociologico e antropologico del Mali che non ha sicuramente eguali.

La tecnica usata prevalentemente da Keita per lo sviluppo fotografico è quella della gelatina e dei sali d’argento, che permette un passaggio netto dal bianco a nero, donando nitidezza e contrasti molto netti alle immagini.
Egli cerca di immortalare in “stile esplicitamente africano” i soggetti fotografati, li inserisce in scenari particolari ed estremamente rappresentativi della cultura e del modo di vivere africani.
Le figure vengono spesso ritratte come modelli ideali per la collettività, leggermente sospesi al di sopra del quotidiano.

I singoli o i gruppi di persone che vengono immortalati negli studi fotografici di Bamko, desiderano fermare un’immagine ideale di se stessi, ed è per questo che sono spesso accostati ad oggetti ed abbigliamenti che non rappresentano affatto la vera quotidianità.
La realtà è volutamente tenuta fuori da questo tipo di espressione artistica, ciò che si desidera comunicare è fondamentalmente un messaggio simbolico esplicitato dall’utilizzo di particolari fondali con stampe bicromatiche, costumi, accessori e posture che rimandano ad uno specifico spaccato socio-culturale:
quello di una società investita dai mutamenti, una borghesia africana nascente,
l’arrivo della modernità e la contraddizione tra voglia di occidente e modernità e rispetto delle tradizioni locali .
ECCO ORA UNA CARRELLATA DI SUE FOTO


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Testo da vari siti web – impaginaz. T.K.
CIAO DA TONY KOSPAN
   
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Albert Lynch – Ballo in maschera
L’amore è la più saggia delle follie,
un’amarezza capace di soffocare,
una dolcezza capace di guarire
William Shakespeare
Albert Lynch – Una serena lettura
TUTTO E’ AMORE
Blaga Dimitrova
Non aver fretta!
– mi sussurrava una segreta voce. –
Non è matura l’ora dell’amore! –
Ed io, incorreggibile disubbidiente,
Soltanto a lei, Dio, ho dato ascolto –
né io stessa so il perché.
Non aver fretta! – E i grappoli tintinnano –
le campane di pioggia e di bronzo solare,
e nelle botti il vino sogna la tempesta,
si inaridiscono e si screpolano le labbra,
salate da una goccia di sangue.
Mistero d’amore, io non ti ho riconosciuto
nello sbocciare istantaneo della primavera.
Come è tangibile ciò che non sfioriamo,
come il calice non bevuto inebria,
come tutto è amore!
Albert Lynch – Fiori freschi dal giardino
a tutti da Orso Tony
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ANDIAMOCENE IN VIAGGIO…
Xavier Villaurrutia
Andiamocene in viaggio,
senza muoverci,
per vedere la sera di sempre
con altro sguardo,
per vedere lo sguardo di sempre
con diversa sera.
Andiamocene in viaggio,
senza muoverci.







by Tony Kospan
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PERCHE’ LA FERRARI E’ ROSSA?

Quando nacque la vettura da corsa, che poi sarebbe diventata mitica,
il colore ufficiale della Ferrari doveva essere il giallo.
Perché?
Perché nasceva a Modena il cui colore è giallo… canarino…
ed infatti ancor oggi questo colore predomina nel logo di Casa Ferrari…

LA STORIA
Quando fu deciso di organizzare il primo campionato di Formula 1
la FIA chiese ad ogni scuderia partecipante di “verniciare” le proprie vetture
con il colore assegnato ad ogni nazione
e quindi non fu possibile allora verniciarla di giallo.

All’Italia fu assegnato il colore rosso (alla Germania ad esempio il colore argento),
e quindi sia le Alfa che le Ferrari erano di colore rosso.

Per lo straordinario successo nelle corse automobilistiche
le Ferrari divennero famose molto in fretta ed identificate da un’auto rossa
anche quando divenne possibile verniciarla di altri colori.
Ci fu però una Ferrari… la 156 guidata dal pilota belga Olivier Gendebien
che corse al Gran Premio del Belgio del 1961 verniciata di giallo.

La Ferrari da allora è rimasta sempre rossa
ed è l’unica scuderia che non ha mai più cambiato colore alle proprie vetture.
Ciao da Orso Tony (ovviamente tifoso Ferrari)
POESIA ARTE MUSICA
I N S I E M E
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Un'antichissima… ma moderna ed incredibile bambola.
.

Ho, qualche tempo fa, raccontato in breve
la lunga storia della bambola ma,
a seguito di un approfondimento richiestomi da un'amica,
eccomi a parlare di nuovo di bambole antiche
e lo faccio davvero con molto piacere.
Lo stesso piacere, e soprattutto la stessa forte emozione ,
che ho provato nel legger l'incredibile storia che segue.

La bambola fa parte del corredo funerario della giovane romana Crepereia Tryphaena, il cui sarcofago fu ritrovato nel 1889 durante gli scavi per la costruzione del Palazzo di Giustizia sul Lungotevere a Roma.
La ragazza, vissuta nel II secolo dopo Cristo, morì intorno ai vent'anni, forse di parto, dopo un breve matrimonio o per altri studiosi alla vigilia del matrimonio essendo stato rinvenuto al dito un anello con la scritta “Filetus” (nome del marito o del fidanzato).
Quando da sposa si trasferì nella sua nuova casa, portò con sé un giocattolo al quale era evidentemente molto legata:
una “pupa“, una bambola d'avorio con il suo corredo.

La bambola è alta circa 20 centimetri e presenta una caratteristica davvero incredibile per quell'epoca:
le articolazioni snodate alla spalla, all'anca e persino al gomito ed al ginocchio, snodi che nemmeno oggi possiede la più famosa delle bambole.
Le mani hanno le unghie, i piedi sono perfettamente delineati ed il volto, decisamente bello, è sovrastato da capelli disposti in un'acconciatura di sei trecce raccolte sul capo a corona (pettinatura tradizionale delle spose romane).

La scatola
Nella vetrina del Museo Centrale Montemartini sono esposti, insieme alla bambola, la scatola che doveva contenere gli abiti della bambola ed un piccolo pettine.
Vi sono poi anelli ed altri gioielli di Crepereia, non particolarmente preziosi, ma di discreta fattura.

Altri oggetti della ragazza e della bambola
E' commovente ancor oggi, dopo quasi duemila anni, osservare quest'oggetto così raffinato e “moderno”.
Infatti questa incredibile bambola testimonia sia l'amore di chi la donò che l'attaccamento ad essa di una fanciulla.
La sfortunata giovanetta riteneva così cara questa sua bambola da volerla portar, e tener con sé, anche nell'ultimo viaggio e dunque per sempre.
(Fonti: vari siti web)
Ciao da Tony Kospan


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MATRIMONIO DA VERO RECORD
CON FINALE A SORPRESA!
PRIMA SI SPOSA
POI SCAPPA CON L’AUTISTA DELLE NOZZE!!!
INCREDIBILE MA VERO!!!
Ha pronunciato il sì in Municipio, poi – come da copione – si è fatta fotografare assieme al novello sposo tra le aiuole del parco di Miramare.
Ma il matrimonio è finito lì. Poco dopo lei è scappata con l’amico che guidava l’auto nuziale. Con la scusa di andare a togliersi l’ingombrante abito nuziale e abbigliarsi in modo più comodo per il banchetto, si è data alla fuga con l’amico-autista in quello che doveva essere il giorno più bello della sua vita. Via, alla volta della Grecia per la luna di miele con il suo vero amore; lui, addolorato e imbufalito, è rimasto al ristorante a intrattenere gli invitati in un’atmosfera da funerale.

Sembra il perfetto copione per un film (della serie ”Se scappi ti sposo” o meglio ”Se ti sposo io scappo”), ma la realtà a volte è meglio – o peggio – della fiction. A restare con un pugno di confetti è capitato ad Andrea, un impiegato di banca triestino. Di Sara, la sposa mancata, non ne vuole più sapere. I cognomi li abbiamo volutamente omessi.
«Ha trasformato un sentimento d’amore in odio», ammette Andrea con comprensibile imbarazzo ma grande dignità. «Poteva pensarci prima, almeno non spendevamo tutti quei soldi per una messa in scena. Mi rivolgerò a un avvocato per essere risarcito materialmente e moralmente. Sono rientrato a lavorare con una settimana d’anticipo – spiega – e ringrazio tutti i colleghi che invece di prendermi in giro mi stanno aiutando a ricominciare».

Il matrimonio naufragato a tempo di record è stato celebrato con rito civile il 16 maggio di qualche anno fa nella saletta che si affaccia su piazza dell’Unità. «è stato un loro conoscente a celebrarlo», osserva il consigliere comunale Salvatore Porro.Lui 34 anni, lei quasi coetanea, si erano conosciuti appena dieci mesi fa. Lui impiegato, lei lavora in una finanziaria di Monfalcone: vivevano insieme a casa di lui nella zona di San Luigi. Un colpo di fulmine, come fulminea è stata la decisione di sposarsi. E fulminea è stata anche la fine.Il giorno del matrimonio Sara era arrivata puntuale sfoggiando un abito color avorio. «Era tutto perfetto – racconta Paolo, amico dello sposo – ci lamentavamo solo per il trambusto creato dal palco allestito per il concerto di Mtv. Sono dispiaciuto per Andrea. Meno male che ha un carattere forte: un altro uomo avrebbe potuto fare anche una follia».Alla cerimonia hanno preso parte solo una trentina di invitati. Da quanto raccontano gli amici l’intenzione dei due non era quella di fare le cose in pompa magna. Non avevano previsto nemmeno il viaggio di nozze. Almeno lui.

Finito il rito nuziale, mentre gli invitati raggiungevano il ristorante Sardoc, Andrea e Sara si sono prestati al classico servizio fotografico. Ad accompagnarli, con una Bmw addobbata di tutto punto, un amico della coppia che da alcuni mesi giocava anche a calcio con lo sposo.
Dopo l’ultimo scatto la sposina ha espresso il desiderio di andare a cambiarsi. «Andrea ci ha raggiunto subito al ristorante – riportano gli amici – spiegandoci che, siccome il vestito era molto voluminoso, stile “meringa”, Sara aveva preferito andare a mettersi in tailleur».
è da quel momento che la storia prende una piega surreale. Prima un brindisi, poi un secondo e ancora un terzo per ingannare il tempo. Ma la sposa non arriva. «Abbiamo capito anche noi che c’era qualche problema – spiega il personale del ristorante – ma siamo discreti e tuteliamo la privacy dei nostri clienti…».
Dopo un’ora di attesa abbiamo chiamato Sara – racconta Sabina, amica della coppia – ma il suo telefonino era spento. Non ci siamo preoccupati perché ci sembrava normale che una ragazza, il giorno del suo matrimonio, tenesse spento il cellulare. A quel punto Andrea ha tentato di contattate l’amico che le faceva da autista ma anche lui era irraggiungibile. Ha risposto solo dopo un’ora e mezza». Ed è a quel punto che Sara ha trovato il coraggio di vuotare il sacco incenerendo Andrea: «Ho capito solo ora di aver fatto un errore. Mi dispiace, il mio cuore mi porta da un’altra parte».
(Da il Piccolo di Trieste – Impaginazione Tony Kospan)

Per me il marito dovrebbe festeggiare (tutto sommato) lo scampato pericolo…
dato che avrà certamente sùbito l’annullamento ed anche il risarcimento dei danni…

CIAO DA TONY KOSPAN
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Oggi è l'anniversario della nascita
del creatore delle mitiche UOVA D'ORO
vere e proprie opere d'arte che uniscono fantasia,
bellezza della lavorazione e… pietre preziose…
e di cui ci sono pochissimi esemplari al mondo.

Google ha ricordato alla grande, l'anno scorso,
il centenario del creatore delle famosissime “uova d'oro”
Peter Carl Fabergé
grandissimo orafo d'arte russo
dedicandogli l'immagine che vediamo qui su.
(San Pietroburgo 30 maggio 1846 – Losanna il 24 settembre 1920)
BREVE STORIA DI FABERGE'
E DELLE SUE UOVA
Fabergé operava a San Pietroburgo e la bellezza
delle sue lavorazioni suscitò l'interesse dello Zar…
che nel 1887 gli chiese di creare
un uovo di Pasqua d'oro con… sorpresa.
Il risultato fu così affascinante che da allora ogni anno…
fino alla rivoluzione d'ottobre lo zar gli commissionò
2 uova all'anno.
La lavorazione era così complessa e minuziosa
che per ciascun uovo necessitava moltissimo tempo.
Inutile dire che la sua gioielleria divenne
la più famosa di Russia… e che i suoi gioielli
vinsero premi internazionali
Con la rivoluzione sovietica… però…
fu costretto a fuggire all'estero con il figlio Eugéne.
Visse in diversi paesi europei
ma alla fine si stabilì col figlio in Svizzera
a Losanna dove morì…

LA NASCITA DELLE MITICHE UOVA
Ecco come iniziò in particolare
la bella storia delle Uova Matrioska d'oro…
Il primo uovo matrioska
Il primo uovo conteneva un tuorlo tutto d'oro,
contenente a sua volta una gallinella d'oro e smalti,
con gli occhi di pietre rubino che racchiudeva
a sua volta una copia in miniatura
della corona imperiale russa,
che ancora a sua volta aveva al suo interno
un piccolo uovo di rubino.
ALCUNE TRA LE UOVA PIU' BELLE
Vediamo ora alcune che, a mio avviso,
sono davvero fantastiche…
LE UOVA IN VIDEO
Infine ecco un video che pure ci parla
di queste preziosissime
rarissime fantastiche ed artistiche uova…
Ciao a tutti da Tony Kospan

IL GRUPPO DEGLI ARTISTI
E DI CHI AMA L'ARTE
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Danielle Darrieux
In verità il titolo esatto è solo
SIGNORINELLA
ma è universalmente conosciuta come
SIGNORINELLA PALLIDA
ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO
a cura di Tony Kospan
Il testo della canzone è poesia pura,
poesia vera, del grande poeta e paroliere Libero Bovio.
Essa, a dire degli esperti, è sì scritta in lingua italiana,
ma è pensata in lingua Napoletana,
per sintassi e costruzione delle strofe.
LA POESIA DELLA CANZONE
E’ una canzone davvero struggente che colpì, appena uscì
tantissimi cuori e da allora non ha mai smesso di colpire
soprattutto quelli di coloro che sono lontani dalla terra d’origine.
Personalmente non riesco a non commuovermi
ogni volta che l’ascolto.
LA STORIA DELLA CANZONE
Si racconta che la musica fu scritta in una nottata
e musicata da un Valente arrabbiatissimo
perché aveva perduto molto giocando a carte.
L’ATMOSFERA DELL’EPOCA
Vediamo, prima di passare alla canzone,
qualche immagine che ci riporta all’atmosfera del 1931.
Il mitico Tazio Nuvolari il 2 agosto del 1931 prima della partenza della gara
In un primo momento i discografici l’avevano bocciata
perché per loro era “un romanzo… e non una canzone…“
ma mai smentita fu più clamorosa…
e dal suo successo nacque anche un film.
Ma veniamo alla canzone e, per meglio gustarla,
leggiamo prima il testo.
SIGNORINELLA
Libero Bovio – Nicola Valente (1931)
Signorinella pallida,
dolce dirimpettaia del quinto piano,
non v’è una notte ch’io non sogni Napoli,
e son vent’anni che ne sto’ lontano!
Al mio paese nevica,
e il campanile della chiesa è bianco,
tutta la legna è diventata cenere,
io ho sempre freddo e sono triste e stanco!
Lenta e lontana,
mentre ti penso suona la campana
della piccola chiesa del Gesù
e nevica, vedessi come nevica ….
ma tu, dove sei tu?
Bei tempi di baldoria,
dolce felicità fatta di niente:
Brindisi coi bicchieri colmi d’acqua
al nostro amore povero e innocente.
Negli occhi tuoi passavano
una speranza, un sogno, una carezza ….
avevi un nome che non si dimentica,
un nome lungo e breve: giovinezza!
Amore mio!
Non ti ricordi che, nel dirmi addio,
mi mettesti all’occhiello una pansè
e mi dicesti, con la voce tremula:
“Non ti scordar di me!”
E gli anni e i giorni passano,
uguali e grigi, con monotonia,
le nostre foglie più non rinverdiscono,
signorinella, che malinconia!
Tu innamorata e pallida
più non ricami innanzi al tuo telaio,
io qui son diventato il buon don Cesare,
porto il mantello a ruota e fo’ il notaio.
Il mio piccino,
sfogliando un vecchio libro di latino,
ha trovato, indovina, una pansè ….
perchè negli occhi mi spuntò una lacrima?
Chissà, chissà perchè!
Lenta e lontana,
mentre ti penso, suona la campana
della piccola chiesa del Gesù ….
e nevica, vedessi come nevica ….
ma tu …. dove sei tu?

IL VIDEO DELLA CANZONE
e poi ascoltiamola in questo video… in cui è
interpretata da Achille Togliani.
CIAO DA TONY KOSPAN
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CULTURALE MA CON LEGGEREZZA
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