Archivio per 17 aprile 2013

LA PRIMAVERA – E. DICKINSON – FELICE NOTTE IN MINIPOESIA   1 comment

 
 
 
 
 
 
 
 
LA PRIMAVERA
Emily Dickinson
 
La primavera ritorna sul mondo.
 Guardo l’aprile, che non ha colori
 Per me, finché tu venga,
 Come prima del giungere dell’ape
 Restano inerti i fiori,
 Destati all’esistenza da un ronzio.
 
 
 
 
Nuzzi e Lauri – La Primavera
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Foto: Sognare è un atto di pura immaginazione, 
che attesta in ogni uomo il potere creativo
che se fosse presente al risveglio, 
farebbe di ogni uomo un Dante o uno Shakespeare.

*_*H. F. Hedge*_*

 

 

by Tony Kospan

 

 

 

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I’ TE VURRIA VASA’ – 1900 – ATMOSFERA STORIA POESIA E… LA MITICA CANZONE…   1 comment

 


Stavolta è il turno di una canzone del 1900
che fa parte della nutrita schiera
delle grandi canzoni napoletane classiche. 



Questa è stata una delle migliori ambasciatrici nel mondo
del fascino della grande musica napoletana.

 


 
 
 

I’ TE VURRIA VASA’
L’ ATMOSFERA, LA STORIA, IL TESTO…
E LA CANZONE… (IN 2 VERSIONI)
a cura di Tony Kospan

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  Prima però immergiamoci nell’atmosfera di quell’anno

con diverse immagini d’epoca
 
 
 
 L’ATMOSFERA DEL 1900

 
 
 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 Napoli – Scalinata di Santa Lucia
 
 


LA SIMPATICA STORIA DELLA CANZONE
 
 
 
A conferma, se ce ne fosse bisogno, che si tratta di una canzone-poesia,
il testo è del poeta Vincenzo Russo.
 
Siamo a cavallo del 1900 e l’autore era a letto con la febbre.


L’andò a visitare l’amico musicista Di Capua
(l’autore della musica di “O sole mio”)
tutto contento per aver incassato un anticipo dalla sua Casa Musicale 
sia per dividerlo con lui… che per regalargli un biglietto
per una serata al famoso Salone Margherita
(piccolo teatro napoletano adibito a spettacoli musicali leggeri)
dove si esibiva uno dei più grandi cantanti dell’epoca Armando Gill.


 
 
 
 
 
 
 


Prima che andasse via il Russo, pur stando nel letto,
infilò il testo della canzone nelle tasche dell’amico musicista.
 
 
Il giorno dopo Di Capua accortosi del foglietto
compose di getto la musica
che il poeta disse poi esser proprio quella da lui sognata.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La canzone, per il poetico testo e per la dolcezza della musica,
è considerata una delle più belle canzoni d’amore
della storia della musica… di sempre.
 
 
La riprova sta nel fatto che essa ha avuto, nel corso
dei suoi 120 anni di vita, tantissimi grandissimi interpreti.

 
 
 
 

Rogelio de Egusquiza


 
 
 
 

IL TESTO ORIGINALE E IN ITALIANO
 
 
 
 
 

I’ te vurria vasa’
(V.Russo, Di Capua)  
 
Ah! Che bell’aria fresca…
Ch’addore ‘e malvarosa…
E tu durmenno staje,
‘ncopp’a sti ffronne ‘e rosa!
 
‘O sole, a poco a poco,
pe’ stu ciardino sponta…
‘o viento passa e vasa
stu ricciulillo ‘nfronte!
 
I’ te vurría vasá…
I’ te vurría vasá…
ma ‘o core nun mm”o ddice
‘e te scetá…
‘e te scetá!…
 
I’ mme vurría addurmí…
I’ mme vurría addurmí…
vicino ô sciato tujo,
n’ora pur’i’…
n’ora pur’i’!…
 
Tu duorme oje Rosa mia…
e duorme a suonno chino,
mentr’io guardo, ‘ncantato,
stu musso curallino…
 
E chesti ccarne fresche,
e chesti ttrezze nere,
mme mettono, ‘int”o core,
mille male penziere!
 
I’ te vurría vasá…
……………………….
Sento stu core tujo
ca sbatte comm’a ll’onne!
Durmenno, angelo mio,
chisà tu a chi te suonne…
 
‘A gelusia turmenta
stu core mio malato:
Te suonne a me?…Dimméllo!
O pure suonne a n’ato?
 
I’ te vurría vasá…
 
 
Ti vorrei baciar
(libera trad. di Tony Kospan)
 
Ti vorrei baciar
(libera trad. Tony Kospan)
Ah! che bell’aria fresca
ch’odor di malvarosa.
E tu stai dormendo
su queste foglie di rosa.

Il sole a poco a poco
spunta in questo giardino;
il vento passa e bacia
il ricciolino in
fronte.

Io vorrei baciarti…

Io vorrei baciarti…
Ma il cor non ho
di svegliarti…
di svegliarti…

Io vorrei addormentarmi
Io vorrei addormentarmi
vicino al tuo respiro
per un’ora anch’io…

per un’ora anch’io…

Tu dormi, o Rosa mia?
E dormi profondamente;
mentr’io guardo, incantato,
questa tua bocca corallina.

E queste carni fresche,
e queste trecce nere,
mi mettono nel cuore
mille segreti pensieri.

Vorrei baciarti.

……………………….

Sento il cuore tuo
che batte come l’onde.
Dormendo , angelo mio,
chissà a chi stai sognando…

La gelosia tormenta
il  cuore mio malato;
Stai sognando me? Dimmelo…
Oppure sogni un altro?

Io vorrei baciarti…

 
 
 
De Nittis – Signora napoletana
 
 



LA CANZONE 
 
 
 
 
Ascoltiamola prima nella versione di Massimo Ranieri
 
 
 
 
 
fre bia pouce   musicAnimata

 
 
 
 
e poi, se ci va, in quella ancor più… cesellata… di Sergio Bruni.
 
 
 
 
fre bia pouce   musicAnimata
 
 
 


Ciao da Tony Kospan
 
 

 
 
– COPYRIGHT – T.K. –



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L’AMORE E L’AMICIZIA – EMILY BRONTE – FELICE MERCOLEDI’ IN POESIA ARTE AFORISMA E…   1 comment

 
 
 
 

  Albert Lynch – Eterna immagine di luce

 

 

 

 

 

 
 
 
L’amore non è un problema, come non lo è un veicolo:
problematici sono soltanto il conducente, i viaggiatori e la strada.
Kafka
 

 

 

 

Albert Lynch – Donna che coglie fiori
 
 
 
 
 
L'AMORE E L'AMICIZIA

Emily Bronte

 

L'amore è simile alla rosa di macchia,

l'amicizia assomiglia all'agrifoglio:

l'agrifoglio è scuro quando la rosa fiorisce,

ma chi è più costante nella fioritura?

 

La rosa di macchia è odorosa in primavera,

i suoi fiori estivi profumano l'aria;

ma aspetta che torni l'inverno:

chi si ricorderà della rosa di macchia?

 

Disprezza allora l'inutile corona di rose

e ricopriti della lucentezza dell'agrifoglio

che quando dicembre rattrista la tua fronte

ancora sa mantener verde la tua ghirlanda.

 

 

 

Albert Lynch – L'allegra barca

 

 

 

 

  

 

a tutti

da Orso Tony

 

 

 

 

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Albert Lynch
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’amore non è un problema,
come non lo è un veicolo:
problematici sono soltanto
il conducente, i viaggiatori e la strada.
Kafka
 
 
 
 
Albert Lynch – Donna che coglie fiori
 
 
 
 
L'AMORE E L'AMICIZIA
Emily Bronte
 
L'amore è simile alla rosa di macchia,
l'amicizia assomiglia all'agrifoglio:
l'agrifoglio è scuro quando la rosa fiorisce,
ma chi è più costante nella fioritura?
 
La rosa di macchia è odorosa in primavera,
i suoi fiori estivi profumano l'aria;
ma aspetta che torni l'inverno:
chi si ricorderà della rosa di macchia?
 
Disprezza allora l'inutile corona di rose
e ricopriti della lucentezza dell'agrifoglio
che quando dicembre rattrista la tua fronte
ancora sa mantener verde la tua ghirlanda.
 
 
 
 
Albert Lynch – L'allegra barca
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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L’ALLEGORIA DELL’AMORE E DEL TEMPO – SCOPRIAMO I SEGRETI DEL MITICO DIPINTO – II PARTE   Leave a comment

 

 

Ripartiamo, nell'analisi del dipinto,

dalle gambe della dea, dal pomo e dalle maschere…

con le parole del Solimano…

 

 

 

 

 

 

L'ALLEGORIA DELL'AMORE E DEL TEMPO

 

ARTE E SEGRETI

 

II  PARTE 

 

 

 

 

Ma soprattutto si vedono due maschere, una giovane donna ed un uomo anziano che ha l’aria trista (triste+cattiva).
Le maschere, dice Erwin Panofsky, da sempre simboleggiano “la mondanità, l’insincerità e la falsità”.
Un raccordo con la Frode (la fanciulla), ma anche con il Piacere ed il Gioco (il putto).

Tutto continua ad essere chiaro ed ambiguo, duplice.
 
 

 

 


Nel particolare qui sotto del quadro del Bronzino, si vedono in parte i corpi bellissimi dei due amanti, Venere e Cupido, e continuano a comparire dei simboli, dei sublimi feticci.

Ambiguamente, il voyerismo si nasconde dietro il significato morale e viceversa.

Proprio nell’angolo in basso si vede una colomba, ma poi se si guarda bene, si vede anche spuntare il becco e la testa di un’altra colomba.

“Tubare come colombi” si dice ancor oggi, ed Erwin Panofsky scrive che era un simbolo usuale di “tenera sollecitudine”, a cui è da aggiungere che le coppie di colombi sono note per la monogamia. Il contesto non sembra quello, considerando il cuscino evidentemente morbidissimo sotto le ginocchia di Cupido, oggetto piuttosto raro allora. Ancora oggi parliamo dei cuscini in “piumino d’oca” proprio per intendere che la morbidezza è il primo requisito del cuscino, che è un simbolo di lascivia e di mollezza. “I Racconti del Cuscino” è il titolo di un film pregevole ed originale di Peter Greenaway, l’autore de “I misteri dei Giardini di Compton House”. Il tema ricorrente di Greenaway è una acuta indagine sull’erotismo, un po’ quello che fa il Bronzino qui.

Dietro Cupido, si intravedono le foglie di un mirto, simbolo classico dell’amore.

Ma il corpo di Cupido, è maschile o femminile?

Ci tornerò alla fine.

 

 

 

 

 

In alto c’è un vecchio assai vigoroso, attento e lucidamente iracondo, la testa pelata ed una strana barba assai folta, dove c’è. I baffi spioventi gli coprono le labbra. Ancora più in alto si vede un’ala biancastra e, vicino alla testa del vecchio, si intravede parte di una clessidra.

Corrisponde con la colomba nell’angolo opposto, quella di cui si vede solo il becco e la testa – il Bronzino era assai lucido nell’organizzare, nel pesare la rappresentazione, ed in questo caso si tratta musicalmente di due note in minore, ma indispensabili.

Questo vecchio è il simbolo del tempo, lo comprendono tutti, ma è bene porsi due domande, una particolare, ed una generale.

 

Che cosa sta facendo il tempo, anzi il Tempo?

 

Sta tirando in alto un drappo, una specie di grande tenda, sta svelando il quadro, con tutti i suoi significati e la loro ambiguità che, per il fatto stesso che ce ne accorgiamo, non c’è più, perché “Veritas filia Temporis”.

 

 

 

 

 

IL TEMPO

 

Perché il Tempo è vecchio? Una domanda ovvia, ma solo in apparenza.

Parrà strano, ma nella antichità classica il Tempo non era rappresentato come un vecchio, non c’era questa attenzione all’età del Tempo, anzi, spesso era rappresentato come un giovane con le ali ai piedi: Kairòs, l’Opportunità, che passa veloce e la devi cogliere subito, difatti aveva un gran ciuffo davanti e la nuca rasata.

Il Tempo è rappresentato come un vecchio per l’equivoco tardo-antico fra due parole greche che hanno significato diverso: Chronos, il tempo e Kronos, il padre di Zeus, vecchio e cattivissimo, un mangiabambini, alla lettera.

Lascio a voi la riflessione su quanto questa identificazione negativa del Tempo abbia pesato sulla visione di vita di tutto l’Occidente.

Per gli antichi Greci, Chronos era una cosa e Kronos tutta un’altra cosa.

Kronos, il nostro Saturno, si è mangiato pure Chronos… ed è un bel guaio.

 

 

C O N T I N U A

 

 

Autore Solimano – Impaginazione di Tony Kospan –

 

 

PER CHI VOLESSE LEGGER
LA I PARTE

 
 
 
 
 
 
 
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