Archivio per 16 aprile 2013

STRANIERO – WALT WHITMAN – FELICE NOTTE IN MINIPOESIA   2 comments

 
 
 
 
Magritte – Il vaso di Pandora
 
 
 
 
 
 
STRANIERO
Walt Whitman
 
 
Straniero,
se camminando
ti imbatti
in me
e hai voglia
di parlarmi, perché
non dovresti farlo?
 
E perché io
non dovrei
parlare con te?
 
 
 
 
 
 
Edvard Munch – Self Portrait with Cigarette – 1895
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
par Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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ATMOSFERE E NOTE D’UN TEMPO – 1936 – BAMBINA INNAMORATA   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Stavolta è il turno di una canzone del 1936
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

BAMBINA INNAMORATA
ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO
By Tony Kospan

 
 
 
 

 

 

 

E' l'anno in cui si tennero le famose Olimpiadi di Berlino
che videro il nero Owens trionfare a dispetto di Hitler che,
si racconta, si rifiutò di stringegli la mano…

 
 
 

 
 
 
e delle guerre italiane in Africa… 
 
 
 

 
 
 
Entriamo dunque con qualche altra immagine
nell’atmosfera dell’epoca…
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Doris Duranti attrice molto amata nel 1936
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Ecco ora il testo di questa canzone
che ha attraversato la guerra
e che è giunta fino ai nostri giorni…  
 
 
 
 
 
BAMBINA INNAMORATA
Autori:  A. Bracchi – G. D’Anzi
 
Bambina innamorata
stanotte t’ho sognata
sul cuore addormentata
e sorridevi tu.
Bambina innamorata
la bocca t’ho baciata,
quel bacio ti ha destata
non lo scordare più.
M’hai detto t’amo
voglio il tuo amor,
risposi t’amo
con tutto il cuor.
Bambina innamorata
stanotte t’ho sognata
sul cuore addormentata
e sorridevi tu.
Prima rosa
se tremante già ti parlo del mio amore
tu mi parli e mi sorridi maliziosa
ma forse ti batte il cuor.
Prima rosa
più gentile e delicata dun bel fiore
vorrei dirti ciò che il labbro mai non osa
io vivo per questo amor.
Bambina innamorata
stanotte t’ho sognata
sul cuore addormentata
e sorridevi tu
 
 
 
 
 
 

 

 

Ed infine ascoltiamola

in questo bel video cantata da Carlo Buti…

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

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NILLA PIZZI… REGINA DELLA CANZONE ITALIANA E LA SUA SIMPATICA PAPAVERI E PAPERE   Leave a comment

 

 

 

 

 

Oggi è l'anniversario della nascita

di Nilla Pizzi

 

 

 

 

 

 

 

Adionilla Pizzi (il suo vero nome) 

era nata a Sant'Agata Bolognese nel 1919.

 

Era definita «regina della musica italiana»…

per i suoi grandi successi nei primi Festival di Sanremo

ed è stato un vero e proprio mito della canzone italiana

negli anni '50 e '60.

 

 

Sant'Agata Bolognese 16 4 1919 – Segrate 12 3 2011

 

 

Mi fa piacere ricordarla con questo post

dedicato ad una sua simpaticissima canzone 

che è certo tra i suoi più grandi successi…

 

 

 

 

 

Quella che ascolteremo
non è una gran bella canzone in senso classico…
nè come testo nè come musica…
ma che all'epoca era un vero e proprio cult

 

 

 

Nilla Pizzi

 

 
 
 
Si tratta di Papaveri e Papere
i cui autori sono
Vittorio Mascheroni e Mario Panzeri
autori di tante altre canzoni di successo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

In verità, come accennavo su,  la canzone
 non ha nè testo poetico, nè musica eccezionale…
tuttavia è una canzone simpatica e divertente…
quasi ingenuamente divertente…
al di là di eventuali significati nascosti… e sottilmente politici…
la paperina = il popolo
e
i papaveri = i potenti…
come scrisse lo stesso Panzeri…
 
 
Tuttavia essa entrò allora nel cuore degli Italiani
e vi è rimasta, sempre.
 
 
 

 
La canzone segnò davvero un'epoca…
dato che il suo successo durò molto a lungo…
grazie all'interpretazione di Nilla Pizzi
che vediamo qui sotto con Antony Quinn
 
 
 
 
 
 
 
 
La canzone fu la 2° classificata al Festival di Sanremo del 1952,
dopo Vola Colomba, sempre cantata da Nilla Pizzi,
ma ebbe però molto più successo della prima…
 
 
 
 
1952 – La mitica Mille miglia
 
 
 
 

Il motivetto, insieme a questa strofa, è di quelli che,
una volta entrati nella mente, per qualche magia…,
vi restano appiccicati… per sempre…
 
 
 
 

 
 
 
 
“Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti,
e tu sei piccolina, e tu sei piccolina,
lo sai che i papaveri son alti, alti, alti,
sei nata paperina, che cosa ci vuoi far…”
 
 
 
 
Ma ora ascoltiamola…
leggendo… se ci va… anche il testo…
 
 
 
 
 
 
 
 
e/o, se ci fa piacere, in questo video…
simpaticissimo e… floreale…
 
 
 
 
1952 – Nilla Pizzi al Festival di Sanremo
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

IL GRUPPO DI CHI AMA L'ARTE
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TOTO’ – ALCUNE BATTUTE MITICHE ED UNA SCENA INDIMENTICABILE…   Leave a comment

 

 

 

 

 

Antonio de Curtis – Totò


Battute celebri ed una scena mitica

 

 

 

 

 

 

 

 

Lei è la sorella? E da quanto tempo?

Prendo tre caffè  alla volta per risparmiare due mance.

Elena di Troia…Troia…Troia: questo nome non mi è nuovo.

A volte anche un cretino ha un’idea.

I parenti sono come le scarpe: più sono stretti più fanno male.   
  
Sono un uomo di mondo: ho fatto tre anni di militare a Cuneo.Totò

A me i gatti neri mi guardano in cagnesco.

E’ un affare? No è un furto, garantisco io.

Toglimi una curiosità, tuo zio è sempre morto?

Devo andare ad un funerale di un morto.

Tutti i giorni lavoro, onestamente, per fregare la legge.

Questi modi sono interurbani.

La sua vita si svolge tra casa e chiesa… E va be’, ma nel tragitto cosa succede?

Giura su qualcosa di più sacro del tuo onore: la tua fame. Totò

Non posso morire! C’ho un appuntamento.

Io quando fingo, fingo sul serio.

Modestamente, la circolazione ce l’ho nel sangue.

Parola d’onore onorevole?

Se ognuno pensasse agli incassi suoi.

E’ la somma che fa il totale.

I soldi si fabbricano al Policlinico dello Stato. (La banda degli onesti)

A casa nostra, nel caffelatte non ci mettiamo niente: nè il caffè, nè il latte.  (Miseria e nobiltà)

Io sono turco, turco dalla testa ai piedi, ho persino gli occhi turchini.  (Il turco napoletano)

Egizio, ti sei messo la corazza? Allora sei pronto? Signori in corazza! (Totò contro Maciste)

Signori si nasce, io lo nacqui. (Signori si nasce)

Io non rubo, integro. D’altra parte in Italia chi è che non integra? (Fifa e Arena)Totò

Signora, lei vuol vedere il bollito, così davanti a tutti? E va bene, de gustibus non est sputazzendam. (Totò, Vittorio e la dottoressa)

Ho un ottimo rimedio contro i mali di capo, i dolori capuani. (Sua Eccellenza si fermò a mangiare)

Futurista,impressionista, realista? Veramente io sono socialdemocratico monarchico napoletano.” (Totò cerca casa)

Che ve ne fate della mia pelle? E’ una pellaccia, un’imitazione… “ (Totò sceicco)

Sprizzo salute da tutti i pori, sono uno sprizzatoio. “ (Totò cerca pace)

 

 

 

 

 

 
 
 
 
ED ORA LA FAMOSISSIMA SCENA DELLA LETTERA…
 
 
 
 
 
     
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
 
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L’ALLEGORIA DELL’AMORE E DEL TEMPO – SCOPRIAMO I SEGRETI DEL MITICO DIPINTO – I PARTE   7 comments






Spesso l’Arte ama nascondere pensieri e/o messaggi segreti
che solo pochi poi riescono a individuare e comprendere in modo completo.

Questo, nella Storia dell’Arte, è proprio uno dei dipinti
più emblematici in tal senso.







In verità ciò, a mio parere, non vuol dire
che bisogna conoscer tutto lo scibile umano
per comprender un’opera d’arte
ma solo che ci sono tante letture
quante sono le nostre capacità di comprensione
dello spirito e delle idee dell’autore
nonché del mondo reale ed artistico in cui l’opera nasce.



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ALLEGORIA DELL’AMORE E DEL TEMPO

– ARTE E SEGRETI

 

I PARTE

 

 

Agnolo Bronzino


 

In questo post analizzeremo questo famoso dipinto “manierista” che nasconde, dietro la fantastica ed abbagliante bellezza molto, ma davvero molto…, molto altro…
 
Ogni immagine che vediamo nel dipinto infatti non è per nulla casuale… ma ci lancia in modo evidente una serie di messaggi, per la verità non tutti, e non del tutto, decifrati… o decifrabili.
 
Iniziamo dunque, grazie a quest’ampia analisi del Solimano, ricca anche di accenni storici e mitologici, ad approfondire quello che il Bronzino ci vuol dire.
 
Tony Kospan
 
 
  
 
L’Allegoria dell’Amore e del Tempo – Il dipinto completo
   

 

 
Il quadro più celebre di Agnolo Bronzino è “L’Allegoria dell’Amore e del Tempo“, attualmente esposto alla National Gallery di Londra.
 
Fu eseguito attorno al 1546, ed immediatamente mandato da Cosimo, duca di Firenze, a Francesco, re di Francia.
 
E’ certamente una allegoria, il titolo che ho riportato è quello più diffuso.
 


Così ne narra il Vasari
“Fece un quadro di singolare bellezza, che fu mandato in Francia al re Francesco, dentro il quale era una Venere ignuda con Cupido che la baciava, ed il Piacere da un lato e il Giuoco con altri Amori, e dall’altro la Fraude, la Gelosia et altre passioni d’amore”.
 

C’è qualche inesattezza, ma è comprensibile, il Vasari scriveva a memoria, il quadro era già in Francia da diverso tempo.
 
Se si dovesse scegliere l’emblema del manierismo maturo non c’è alcun dubbio, sarebbe questo quadro, considerato da molti un’opera di sensualità affascinante, ed il re di Francia lo gradì soprattutto per questo motivo, come ben sapeva quella volpe di Cosimo de’ Medici.

 
Ma è proprio così?

 


O, per meglio dire, è solo così?
 
Nel particolare che inserisco si vede un putto bellissimo che va spargendo petali di rose

è il simbolo del Piacere, su questo sono tutti d’accordo, fin dal Vasari, 

ma chi è la fanciulla assai bella – di una bellezza diversa – il cui volto si vede a fianco del putto?

Il grande Erwin Panofsky ha dedicato alcune delle sue pagine più belle a quest’opera.
 
Racconto quale è la sua interpretazione, oggi quasi* (nota di Tony Kospan) universalmente condivisa.


 
 



Il Piacere (partic. by TK)
 
 

La fanciulla il cui bel volto sbuca dietro il putto, è piuttosto strana, se si cerca di guardarne il corpo, che in parte si nasconde sempre dietro il putto, e non è un caso. 

Perché la bella veste verde che indossa è in parte sollevata, ed appare un corpo squamoso, da pesce o da rettile. 

Più in basso, compariranno delle zampe con artigli ed anche una lunga coda. 

In una mano tiene un favo di miele, nell’altra cerca di nascondere un piccolo animale venefico.

Non solo, a ben guardare le due mani sono scambiate: la destra è una sinistra, e la sinistra una destra.








Qualche critico, fermandosi alla pelle squamosa, ha ritenuto che fosse una Arpia, ma sono le mani, a svelare l’identità: 

la mano cattiva che offre il dono, la mano buona che nasconde il veleno: una duplicità vertiginosa.


E’ la
Frode (anche l’Inganno o l’Ipocrisia, secondo gli iconologi del ’500), la cui caratteristica fondamentale è proprio la duplicità: 

per questo il viso è bellissimo ed il corpo orribile, 

per questo le mani sono scambiate, 

per questo non sta in primo piano, ma si nasconde dietro al putto, che è il simbolo del Piacere e del Gioco.

Proprio negli anni in cui opera il Bronzino si diffonde il gusto dei labirinti: 

grafici, scolpiti, realizzati nei giardini, quasi a significare la perdita di senso, la difficoltà di trovare una risposta univoca: 

la Frode è una moderna Sfinge, più insidiosa di quella che incontrò Edipo.


 


L’inganno – La fanciulla dietro al putto (guardate le mani n.T.K.)

 

 

Se si esamina il particolare in basso a destra del quadro del Bronzino, si scoprono altri aspetti di cui alcuni inattesi.

Non lo è il pomo nella mano (splendida!) di Venere, un dono che la dea intende offrire ad Amore o Cupido (si badi, è suo figlio, in quasi tutti i miti, e quindi c’è pure il coté incestuoso); 

tiene il pomo in modo che Cupido lo veda – però con l’altra mano tiene una freccia, che Cupido non può vedere, ma di ciò poi.

Si intravedono anche parte delle gambe della dea, che è di una bellezza non so dire se divina o diabolica, ed il Bronzino a questo voleva portarci, ad una ammirazione tanto forte quanto turbata.



Pomo, Gambe della dea e maschere (partic.)

 

 

Si vede che il putto ha una cavigliera ornata con campanelli, un motivo dell’antichità ellenistica che rimanda al Piacere ed al Gioco.

Si intravedono anche le zampe con gli artigli della bella fanciulla, la Frode, e la sua lunga coda, simile, diremmo noi, a quella di un enorme serpente a sonagli, che presumibilmente il Bronzino non conosceva (ma che strano, sonagli-campanelli!).


– Continua


   Autore del testo Solimano – Impaginazione e presentazione di Tony Kospan



LA TUA PAGINA SPECIALE
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L’ETERNA CANZONE – BELLA POESIA FRANCESE DELL’800 SULL’AMORE FINO A TARDA ETA’   1 comment


L’ETERNELLE CHANSON
.
.
 




Non sono frequenti 
le poesie che inneggiano all'amore… in tarda età.


Ma fa eccezione questa ottocentesca
bellissima e dolcissima poesia francese
che invece ci parla di un rapporto d'amore,
o della speranza di un rapporto d'amore,
che possa restar vivo fino alla terza e… quarta età.

 
 
 
 
 
 
 
Una poesia dunque
che inneggia all'amore che dura nel tempo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’ETERNELLE CHANSON
di Rosémonde Gérard
L’ETERNA CANZONE
a cura di Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 
Noi crediamo d’aver scoperto oggi

che l’amore non ha età…
e che anche gli anziani possono vivere nuovi amori
o continuare ad amare la persona della loro vita.
 


La smentita bella e sorprendente è in questa 
 lunghetta, ma romanticissima, poesia francese dell'800
 che mi appare quasi un affresco o, se si preferisce,
un fantastico mix… di ricordi e di sogni d’amore.
 
 
Di essa non trovai alcuna versione in italiano
per cui mi sono cimentato in una traduzione 
che potesse rendere nel modo migliore
lo spirito e la lettera dei versi.

 
 
 
 
 
 
 
 
La trovai per caso in un sito francese e mi colpì molto…
come penso che potrà colpire tutti coloro
che proprio ragazzini non sono
ma che in fondo ragazzini dentro ancora sono… A bocca aperta
e però anche persone più giovani se consapevoli che col tempo,
quando anche loro raggiungeranno un’età avanzata, 
potranno viver, auspicabilmente, situazioni simili.



 
 


Chi non amerebbe, infatti, l’idea di vivere
una vecchiaia d’amore
così come ce la descrive Rosemonde? 

So bene tuttavia che la poesia descrive più che altro
un sogno, una speranza, che hanno tutti gli innamorati
ma che, ahimè, poi raramente si verifica… nella realtà.

 
 
 
 
 
 
 
 

L’autrice della poesia è Rosemonde Gérard (1871-1953)
poetessa francese,

 
 
 
 
 
 
 
 
nonché moglie nientemeno che di…
 Edmond Rostand,
 
 
 
 
 
 
 
 

il famosissimo poeta e drammaturgo francese
conosciuto soprattutto per esser l'autore autore del
Cyrano de Bergerac.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ma veniamo alla poesia la cui traduzione (libera)
mi ha davvero impegnato molto…
(molti termini ottocenteschi sono ormai in disuso)
sperando che possa piacere a voi…
così come è piaciuta a me…
per la sua immensa grazia e profondità d'amore.



 
 
 
 
 
L’ETERNA CANZONE
Rosémonde Gérard
(traduzione dal francese di Tony Kospan)

Quando sarai vecchio e sarò vecchia anch’io
Quando i miei biondi capelli saranno bianchi
Nel mese di maggio, nel giardino… al sole,
Scalderemo le nostre vecchie membra tremolanti.
 
Così i nostri cuori ringiovaniranno… festanti…
E ci sentiremo allora… ancor giovani amanti,
Ed io ti sorriderò muovendo tutta la testa,
E saremo un’adorabile coppia di vecchietti.
 
Ci guarderemo, seduti sotto il pergolato,
Con occhietti teneri e brillanti.
Quando sarai vecchio e sarò vecchia anch’io
Quando i miei capelli biondi saranno bianchi.
 
Sulla nostra solita panchina, tutta dipinta di verde
Su quella nostra panchina d’un tempo torneremo a chiacchierare;
Avremo una gioia tenera e dolce,
E chiuderemo spesso la frase con un bacio.
 
Quante volte ho potuto dirti un tempo…”T'amo”?
Allora con affetto ce lo racconteremo.
Ci ricorderemo di mille cose,
Anche di cose da nulla ma deliziose, e tra esse ci perderemo.
 
Un raggio, tutto rosa,  come una dolce carezza,
Tra i nostri capelli bianchi scenderà, e vi si adagerà,
Quando, sulla nostra vecchia panchina dipinta di verde,
Su quella panchina d’una volta torneremo a chiacchierare.
 
E come ogni giorno t’amo di più
oggi più di ieri e meno di domani.
Che importanza avranno le rughe del viso?
Il mio amore sarà più forte e più sereno.
 
Sogno che tutti i giorni i ricordi si sommeranno…
I miei ricordi…  tuoi ricordi  saranno
Questi ricordi comuni sempre di più… ci uniranno
E senza fine nuovi legami tra noi stringeranno.
 
E’ vero saremo vecchi, molto vecchi, deboli per l’età…
Ma più forte ogni giorno la tua mano stringerò 
Perché, vedi, ogni giorno t’amo di più
Oggi più di ieri e meno di domani!
 
Di questo caro amore, vissuto come un sogno,
Voglio conservare tutto nel profondo del mio cuore,
E trattenere, se si può, anche la più fugace emozione,
Per riassaporarla poi con più calma.
 
Io raccolgo tutto quel che vien da lui, come fa un avaro,
Conservandolo con passione per i giorni più lontani.
Io sarò ricca allora d’una ricchezza rara,
Perché avrò conservato tutto l’oro del mio giovane amore.
 
Cosi di questa felicità vissuta che va a finire
Il mio ricordo me ne restituirà poi la dolcezza;
E di questo caro amore che vivo come un sogno
Ho conservato tutto nel profondo del mio cuore.
 
Quando sarai vecchio e sarò vecchia anch’io,
Quando i miei biondi capelli saranno bianchi,
Nel mese di maggio, nel giardino… al sole,
Scalderemo le nostre vecchie membra tremolanti. 
 
Il rinnovar l’amor metterà i nostri cuori in festa…
E crederemo di rivivere i giorni felici del passato,
Ed  io ti sorriderò muovendo tutta la testa,
E tu mi mi parlerai d’amor con voce tremula.
 
Ci guarderemo, seduti sotto il pergolato,
Con occhietti lucidi e brillanti.
Quando sarai vecchio e sarò vecchia anch’io,
Quando i miei biondi capelli saranno bianchi!

 
 
 
 

 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 

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TI HO INCONTRATA – M. VECCHIONE – FELICE MARTEDI’ IN POESIA ARTE AFORISMA E….   2 comments

 

 

Il convegno – Ambrogio Antonio Alciati

 

 

 

 

 
 
 
 
Temere l’amore è temere la vita.
– B. Russell –
 
 
 
 
 
 
 
Ambrogio Antonio Alciati – Il bacio
 
 
 
 
TI HO INCONTRATA
Mario Vecchione

ti ho incontrata
lungo la vita
che suonavi
le corde del vento
e cantavi canzoni di sole
canzoni d’amore
io pifferaio senza topi
tu in cerca
dell’ultimo fiore
siam caduti
nell’argento dei rimpianti;
ti ho incontrata
lungo la vita
che scrivevi
su foglie di gelso
e parlavi di storie di stelle
di storie d’amore
io don chisciotte senza mulini
tu violinista senza un archetto
siam caduti
nel buco nero dell’amore;
e adesso che
siamo vicini
pure lontani
come due poli
non indosso più gilè
grigio scuri
la tua mano nella mia
come un messaggio planetario
con il nettare di dio
nei nostri cuori
 
 
 
 

Ambrogio Antonio Alciati – Ritratto di signora (Dama in nero) (1917)

 
 
 

 

           

 

 
da Orso Tony
 
 
 
 
 
 
 

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