ma più dolce è il bacio che ho rubato alla tua bocca.
H. Heine
Jean-Honoré Fragonard – L'istruzione è tutto
DESIDERI Raffaella Cosentino
Voglio correre oltre il buio e smarrirmi nella luce. Voglio bere la rugiada delle foglie e bagnarmi nell’ebrezza di un sorriso. Voglio ascoltare Brahms e danzare con l’anima in delirio. Voglio raccogliere un grappolo di stelle e appenderlo alla porta del tempo. Voglio scrivere una canzone d’amore e ascoltarla nella voce del silenzio. Voglio rimanere me stessa nella folle corsa dei miei giorni, pagina bianche da riempire a matita…
i profumi e la dolcezza della pastiera napoletana…,
vera regina dei dolci pasquali…,
(anche se in verità ora si mangia tutto l'anno ed in ogni dove),
ma non tutti ne conosconola simpatica leggendaria origine.
LA LEGGENDA DELLA PASTIERA NAPOLETANA
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Tanti anni fa la Sirena Partenope col suo bellissimo canto estasiava tutte le genti che abitavano il golfo di Napoli.
Allora le popolazioni, per ringraziarla vollero renderle omaggio regalandole i doni della loro fertile terra:
– la farina, forza e ricchezza della campagna;
– la ricotta, omaggio di pastori e pecorelle;
– le uova, simbolo della vita che sempre si rinnova;
– il grano tenero, bollito nel latte, a prova dei due regni della natura;
– l’acqua di fiori d’arancio, perché anche i profumi della terra solevano rendere omaggio;
– le spezie, in rappresentanza dei popoli più lontani del mondo;
– infine lo zucchero, per esprimere l’ineffabile dolcezza profusa dal suo canto, in cielo, in terra, ed in tutto l’universo.
John William Waterhouse – La sirena
La sirena, felicissima per tanti doni, si inabissò per fare ritorno nel suo regno e portò le preziose offerte ai piedi degli dei.
Questi, estasiati dal suo soavissimo canto e dalla bontà dei doni, riunirono e mescolarono con arti divine tutti gli ingredienti ricevuti trasformandoli in una torta che superava in dolcezza, bellezza e bontà perfino il canto della stessa Partenope.
Era nata la Pastiera…
UNA REGALE… STORIELLA
Tra le tante storie (vere o meno) che si raccontano sulla pastiera, molto carina è quella che vede come protagonista Re Ferdinando II di Borbone.
Egli, pur essendo di carattere giocherellone, aveva invece sposato Maria Carolina d’Austria che invece era fredda ed austera, al punto da essere descritta da tutti come una che “non rideva mai”.
Un giorno la regina, dopo molte insistenze di Re Ferdinando, si decise finalmente ad assaggiare una fettina di pastiera e, cosa per lei inusuale, non poté far a meno di sorridere.
Pare che il re allora abbia detto:
“capperi… per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua, per vederla sorridere di nuovo”.
il mondo della Poesia nei suoi tanti e diversi aspetti.
POETRY
– UN FILM CHE PARLA DI POESIA –
E’ un film coreano vincitore del premio per la Miglior Sceneggiatura
al Festival di Cannes 2010.
Regia di Lee Chang-dong e musica di Gabriele Roberto
LA TRAMA
Mija, una donna di 66 anni che vive con suo nipote in una piccola città di provincia del Gyeonggi attraversata dal fiume Han.
La donna è un tipo originale amante dei cappelli con fiori e vestiti sgargianti ed è inoltre piena di curiosità.
Per caso inizia un corso di scrittura poetica e per la prima volta scrive una poesia.
La donna inizia a guardare con occhi diversi l’ambiente niente affatto esaltante in cui vive
accorgendosi di cose che pure erano sempre davanti a lei… potendo così dar sfogo alla sua ricerca della bellezza.
Soprattutto l’aiuta quando scopre un drammatico segreto del nipote… che ha partecipato ad uno stupro di gruppo.
Tuttavia forse per l’Alzheimer che la sta colpendo lei deve combattere per scriver poesie e continuar nella ricerca del bello.
IL PENSIERO DEL REGISTA
C’è voluto coraggio a fare un film in cui la parola più ricorrente è “poesia” che alcuni criticano perché “non dà da mangiare”.
Eppure Lee Chang-dong il regista coreano 56enne che è anche insegnante, poeta, romanziere e che è perfino stato Ministro della Cultura ha avuto il coraggio di titolare il film Poetry… cioè Poesia.
Coraggio proemiatissimo da molti Oscar asiatici e dal palmares di Cannes.
Questo il suo pensiero in una libera sintesi:
“Ho girato il film perché secondo me la poesia sta morendo, ma intendo la poesia come ricerca del bello invisibile ai nostri occhi e delle verità nascoste oltre ad aiutarci a porci domande sulla nostra esistenza”
Andrò in giro per le strade sorridendo, finché gli altri diranno:- è pazzo! E mi fermerò soprattutto Coi bambini a giocare in periferia, poi lascerò un fiore ad ogni finestra e saluterò chiunque incontrerò per via, stringendogli la mano. E poi suonerò con le mie mani le campane della torre a più riprese finché sarò esausto, e dirò a tutti: PACE! Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso, ma tutti capiranno.
e
LA POESIA (E NON SOLO) IN TUTTE LE SUE FORME NELLA PAGINA
Vincent Van Gogh è proprio il prototipo dell'artista maledetto… dalla breve e tormentata vita conclusasi con un suicidio.
Sue costanti amiche sono angosce ed emarginazione… che lo avvicinano ad artisti e poeti del suo tempo come ad esempio Toulouse-Lautrec e Rimbaud.
Questa tradizione “nera” era nata già col romanticismo ma si era ampliata nel mondo artistico di fine '800.
Eppure da queste sofferenze psicologiche per la non accettazione delle realtà sociali sono nate opere immortali…
BREVE BIOGRAFIA
Figlio di un pastore protestante dopo svariati lavori ebbe ad un certo punto anche lui una vocazione religiosa e divenne un predicatore.
Nello svolger la sua missione girando per poveri villaggi di minatori si appassionò alle loro lotte per migliorar le loro tremende condizioni di vita.
Questo però lo fece ritenere un soggetto socialmente pericoloso e fu licenziato.
Dopo un periodo di crisi e di sofferenze psicologiche ormai 27enne iniziò a dipingere.
La sua attività di pittore durò 10 anni scanditi da momenti di depressione ed altri di esaltazione.
Autoritratto
Innamoratosi di una prostituta nel 1882 andò a convivere con lei poi la lasciò e si trasferì nel nord dell'Olanda sempre consigliato ed assistito dal fratello Theo sia in campo artistico che economico.
Il miglior risultato di questo primo periodo è “I mangiatori di patate” del 1885 che vedremo più giù.
Cesto di patate
L'anno dopo raggiunge il fratello a Parigi che si trovava lì per lavoro e qui frequenta l'atelier Cormon, dove conosce altri giovani pittori come Toulouse – Lautrec ed incontra artisti come Pissarro, Gauguin, Seurat, Signac etc.
Questo gli consentì di approfondire la tematica dell'evoluzione dell'impressionismo e di affinare la sua arte soprattutto nell'uso del colore e nel contempo gli diede nuovi entusiasmi.
Vincent van Gogh – La taverna – Paris – 1886
Dopo 2 anni si trasferì in una cittadina del sud della Francia… Arles dove lo raggiunse Paul Gauguin.
Qui dopo un breve periodo d'intensa e favolosa (dal punto artistico) collaborazione Gauguin andò via ed in quell'occasione accadde la controversa storia del taglio del lobo di Van Gogh.
L'orecchio tagliato
Dopo la partenza di Gauguin entrò di nuovo in una grave crisi psicologica alternata da momenti di euforia ed altri di depressione che ebbero fine col suo suicidio con un colpo di pistola.
I suoi quadri più famosi furono realizzati in pochissimi anni ed in vita non ebbe alcun riconoscimento tranne un articolo di giornale.
Subito dopo la morte però la sua arte fu riconosciuta e lui divenne un vero e proprio mito.
Autoritratto
LE OPERE
Il suo primo significativo periodo definito di Nuenen è contaddistinto dal grande interesse per la pittura sociale nella quale il tema principale è quello del mondo degli umili.
Significativa in tal senso è, come si diceva su, la tela “I mangiatori di patate“.
Mangiatori di patate
Il periodo parigino segna un totale rinnovamento, come abbiamo accennato su.
Van Gogh modifica la tecnica di stendere i colori con rapide pennellate e li rischiara.
I soggetti diventano per lo più urbani… sia interni che esterni ma anche i paesaggi.
Caffetteria in piazza
La stagione di Arles è quella dei suoi capolavori.
E' il periodo breve ma intenso della completa maturazione in cui lascia libero e totale spazio all'esplosione del colore e che termina con la notissima “Camera da letto“.
Ecco alcuni capolavori di questo periodo partendo dalla mitica “Notte Stellata“.
Ciao Enzo Jannacci… artista e medico (cardiologo).
Era da tempo molto malato…
Tutti i suoi familiari gli erano accanto.
Vincenzo Jannacci detto Enzo
(Milano 3 6 1935 – Milano, 29 3 2013)
Di madre pugliese e padre lombardo era però milanesissimo.
Si è distinto soprattutto per la sua attività di cantante e cabarettista nel corso degli ultimi 50 anni.
Ha inciso circa 30 album ed è considerato, per la scelta del rock, uno degli innovatori della musica italiana
con Celentano, Tenco, Little Tony e Gaber.
Con quest'ultimo ci fu un sodalizio artistico durato moltissimi anni e terminato solo con la morte di Gaber.
Entrambi erano gli appassionati cantori di una Milano a misura d'uomo dove ancora potevi trovar in giro poeti e personaggi caratteristici che stava scomparendo per diventare una grande metropoli.
Era bravissimo nell'analizzare la realtà con intelligente satira ed amore per il paradosso.
I suoi maggiori successi come cantante furono “Vengo anch'io, no tu no” che lo portò alla grande notorietà… e “Ci vuole orecchio”.
Ha lavorato molto anche nei teatri ed ha partecipato a diversi film come attore o compositore ed a spettacoli televisivi.
Certo anche quest'anno sarà una festa molto virtuale
e poco tradizionale,
vista la gravissima situazione in cui si ancora trova il mondo intero
a causa dell'orrendo virus.
Tuttavia il suo significato non viene certamente meno,
anzi, a mio parere, esso viene ancor più accresciuto
dalla consapevolezza della fragilità umana.
LA PASQUA
ARCOBALENO DI PACE E SPERANZA
IN POESIA.. ARTE E CANZONI
a cura di Tony Kospan
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Perché la Pasqua ha ancora tanto fascino?
La Festa della Pasqua rappresenta,
nonostante le varie crisi che investono l'Europa ed il mondo,
insieme al suo significato religioso,
anche il punto più alto delle nostre speranze di un mondo migliore
ed un grande auspicio di pace.
Pertanto l'immagino raffigurata nell’arcobaleno,
inteso come ponte di luce e colori,
che ci traghetta dall'inverno alla primavera
e, nel contempo, universale simbolo di pace.
Essa ci lascia intravedere,
oltre il buio della difficile realtà che stiamo vivendo,
la speranza e la necessità
di una vera fratellanza umana universale.
Quindi il tema delle poesie è la Pasqua… vista anche come arcobaleno… pace… e speranza.
I dipinti sono di Kim Norlien,
elegante pittore della pace e dei ricordi,
e di George Inness, definito il pittore degli arcobaleni.
Come sempre mi piacerebbe leggere le poesie che,
sul tema, parlano al vostro cuore.
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Sergio Endrigo – Girotondo intorno al mondo
George Inness
PASQUA
Ada Negri
E con un ramo di mandorlo in fiore,
a le finestre batto e dico: «Aprite!
Cristo è risorto e germinan le vite
nuove e ritorna con l’april l’amore
Amatevi tra voi pei dolci e belli
sogni ch’oggi fioriscon sulla terra,
uomini della penna e della guerra,
uomini della vanga e dei martelli.
Aprite i cuori. In essi irrompa intera
di questo dì l’eterna giovinezza ».
lo passo e canto che la vita è bellezza.
Passa e canta con me la primavera.
Renato Carosone – Buona Pasqua
Kim Norlien
OGN'ANNO
Luciano Somma
Ogn’anno
Nasci e muori
Poi risorgi
Cristo
Dio padre e figlio
Mio fratello Sei qui tra noi Presenza di speranza In mezzo a quest’incendio D’odio infame
Di guerre fatte E irrimediabilmente perse. Ma come un fiore
Che rinasce sempre Anche là tra le croci
In mezzo ai sassi
Tra i rovi d’una vita
Esasperata
Sento il nuovo profumo
D’un amore
E sul cammino Verso un’altra meta
Sembra più tollerabile Il calvario.
Adriano Celentano – L'arcobaleno
George Inness
HO DIPINTO LA PACE
T. Sorek
Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori, alcuni caldi, altri molto freddi. Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti. Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti. Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l'arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace
Celtic Woman – Over the Rainbow
Kim Norlien
SPERANZA Pablo Neruda
Ti saluto, Speranza, tu che vieni da lontano inonda col tuo canto i tristi cuori. Tu che dai nuove ali ai sogni vecchi. Tu che riempi l'anima di bianche illusioni. Ti saluto, Speranza, forgerai i sogni in quelle deserte, disilluse vite in cui fuggì la possibilità di un futuro sorridente, ed in quelle che sanguinano le recenti ferite. Al tuo soffio divino fuggiranno i dolori quale timido stormo sprovvisto di nido, ed un'aurora radiante coi suoi bei colori annuncerà alle anime che l'amore è venuto.
Tutti conosciamo ed amiamo la tradizione della Pasquetta…
ma ne conosciamo il significato e l’origine?
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STORIA DELLA PASQUETTA
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Giotto – L’incontro dell’angelo
Il lunedì dell’Angelo
(detto anche lunedì di Pasqua, lunedì in Albis oppure Pasquetta)
è il giorno dopo la Pasqua.
Prende il nome dal fatto che in questo giorno si ricorda l’incontro dell’angelo con le donne giunte al sepolcro.
Popolarmente si usa di più il termine Pasquetta.
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STORIA RELIGIOSA
Il Vangelo racconta che Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e Salome andarono al sepolcro, dove Gesù era stato sepolto, con degli olii aromatici per imbalsamare il corpo di Gesù.
Vi trovarono il grande masso che chiudeva l’accesso alla tomba spostato; le tre donne erano smarrite e preoccupate e cercavano di capire cosa fosse successo, quando apparve loro un angelo che disse:
“Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso.
Non è qui! è risorto come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto” (Mt 28,5-6).
E aggiunse: “Ora andate ad annunciare questa notizia agli Apostoli”, e si precipitarono a raccontare l’accaduto agli altri.
STORIA CIVILE
Il Lunedì di Pasqua è un giorno festivo, introdotto dallo Stato italiano nel dopoguerra, ed è stato creato per allungare la festa della Pasqua, così come è avvenuto per il 26 dicembre, indomani del Natale.
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LA TRADIZIONE DEL PIC NIC PASQUALE
Il lunedì dell’Angelo, in Italia, è un giorno di festa che generalmente si trascorre insieme a parenti o amici con una tradizionale gita o scampagnata, pic-nic sull’erba e attività all’aperto.
Una interpretazione di questa tradizione potrebbe essere che si voglia ricordare i discepoli diretti ad Emmaus.
Infatti, lo stesso giorno della Resurrezione, Gesù appare a due discepoli in cammino verso Emmaus a pochi chilometri da Gerusalemme: per ricordare quel viaggio dei due discepoli si trascorrerebbe, dunque, il giorno di Pasquetta facendo una passeggiata o una scampagnata “fuori le mura” o “fuori porta”.
Tuttavia penso che la tradizione del picnic pasquale sia amata perché ha sempre rappresentato il momento di chiusura della quaresima e, con l’affermarsi di un clima più mite, soprattutto il momento di tornare a vivere di più all’aria aperta ed a contatto con la natura.
Fonti web con modifiche di T. K.- Impaginaz. T. K.
Osias Beert (dipinto scelto come simbolo di Pasquetta in casa)
Stavolta, se il tempo sarà clemente o meno
conterà poco o nulla ma resta la speranza
che ci sarà, comunque, una serena Pasquetta per tutti.