Archivio per 3 febbraio 2013

IL CAFFE’ – L. COHEN – FELICE NOTTE IN MINIPOESIA   6 comments

 

 

 


 
 
 
 
IL CAFFE’
Leonard Cohen
 
 
La bellezza del mio tavolino.
Il ripiano di marmo incrinato.

 
Una ragazza dagli occhi marroni
dieci tavoli più in là.

Vieni con me.
Voglio parlare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
 
 

LA TUA PAGINA DI SOGNO

 

 

 

 

MA L’UMANITA’ E’ BUONA O MALVAGIA? UNA MIA RIFLESSIONE ED UNA MIA POESIA   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
 
UNA PICCOLA RIFLESSIONE
UNA POESIA
UNA DOMANDA
 
 
 
 
 
 
 
 
QUESTA PICCOLA RIFLESSIONE… 
E' NATA DA UN POST DI UN'AMICA
NEL MIO GRUPPO DI AMICI DI PENNA IN
GABITO GRUPOS
 
 
 
 
 
 
Se ci va,
ascoltiamo questa musica mentre leggiamo….
 
 
 
 

(musica new age)

 
 
 
 
 

UMANITA’ BUONA O MALVAGIA?
O L'UNA E L'ALTRA COSA?
 

 
 
Nessun uomo anche quello che compie le azioni più malvage è del tutto malvagio.
 
Anch’egli ha le sue emozioni i suoi dolori le sue debolezze… e perfino le sue bontà…
 
Certo ha commesso azioni malvage e deve completamente pagare il suo debito alla giustizia… e senza sconti… a parer mio… ma da sempre l’umanità è questa.
 
Tanto per citare un esempio “neutro” … anche il truffatore più spietato… può amare con affetto la sua donna i suoi figli… ed esser con loro ed altri generoso…
 
Infatti seppur ritengo una favola mitologica la storia di Caino ed Abele tuttavia essa è come dire una favola… vera… e saggia perché riconosce una sacrosanta verità:
in tutta l’umanità ed anche in ognuno di noi… c’è un Abele… ed un… Caino…
cioè una pulsione verso il bene e nel contempo un'altra verso il male…
 
In alcuni più Caino… in altri più Abele… certo…
 
Ciascuno di noi è infatti del tutto uguale ma nel contempo del tutto diverso dagli altri.
 
 
 
 

 
 
 
 
Sono così convinto dell'esistenza di questo dualismo che mi nacque questa poesia…
 
 
 
 

 
COSMOGONIA
 
 
 
 
 
 
 
Mi farebbe piacere conoscere il vostro pensiero…
 
 
Ciao da Tony Kospan
 
 
 
 
 

 

Vivere il web
insieme ed in modo raccolto?
PSICHE E SOGNO
in Gabito Grupos
sampc3a187dad82b18dc.jpg Psiche e Sogno picture by orsosognante

T.K.

 
 
 

IL CAROSELLO – TRASMISSIONE MITICA DEGLI ANNI ’50 E ’60   Leave a comment

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Una trasmissione ormai sempre più lontana nel tempo
ma sempre molto vicina ai cuori di coloro che la conobbero.

STORIA IMMAGINI PERSONAGGI E VIDEO
DI UNA TRASMISSIONE MITICA
a cura di Tony Kospan






Oggi è l'anniversario della sua nascita.

Infatti il 3 febbraio 1957 nasceva il mitico CAROSELLO…
e con esso la prima forma di pubblicità televisiva in Italia.

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Dura minga

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Andava in onda sull'unico Canale Rai dell'epoca.


Iniziava alle ore 20,50 e durava 10 minuti…
e dunque finiva immancabilmente alle 21.

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L'ispettore Rock

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Ogni spot, vero mini film, durava circa 155 secondi
ma il messaggio pubblicitario era inserito solo negli ultimi 35

I filmati avevano contenuti di diversissimo genere
(sketch spesso comici, cartoni animati, ministorie, pupazzi animati etc.).

Qui giù possiamo vedere la mitica sigla…
e relativa musichetta.

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La sigla

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Spesso erano veri e propri piccoli capolavori,
delle vere gemme artistiche create da grandi registi
o da bravissimi disegnatori… etc.
 
Molti personaggi di carosello erano amatissimi…
come ad es. L'ispettore Rock, Calimero,
Caballero e Carmencita, Papalla, l'Omino coi baffi”,
Linea, “Vigile e il foresto”, “Ulisse e l'ombra” etc.

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La Linea di Cavandoli

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Indimenticabile e classica era  la frase che i genitori
dicevano ai loro bambini…
“E dopo Carosello tutti a nanna”.

Ora non ci resta che un bel ricordo ed un pò di nostalgia…
che, in parte, possiamo ravvivare con questi video…

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Calimero

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e con quest'altro con i famosissimi Brutos…







CIAO DA TONY KOSPAN…


IL TUO GRUPPO DI FB
ARTE MUSICA POESIA ETC.
I N S I E M E

COCOTTE – E’ DA QUESTA POESIA DI G. GOZZANO CHE NASCE LA MITICA FRASE “NON AMO CHE LE ROSE CHE NON COLSI”   3 comments





Francois Martin-Kavel



Chi di noi non conosce questa frase?
Ma penso che pochi sappiano,
come me, prima di scoprirlo,
in quale circostanza sia stata scritta
e da chi…








Gironzolando tra le amate poesie
ho trovato la soluzione
che ora mi fa piacere condividere con voi.



Risultati immagini per cocotte gozzano



NON AMO CHE LE ROSE CHE NON COLSI
a cura di Tony Kospan








E’ in una strofa di questa poesia,
apparentemente sognante e birichina,
ma profondamente crepuscolare
di Guido Gozzano…
poeta tra i più interessanti di questa corrente
morto prematuramente a soli 32 anni.




Guido Gozzano
(Torino 19.12.1883 – Torino 9.8.1916)




La poesia crepuscolare fu molto in voga
a partire dal secondo decennio del ‘900
in aperto contrasto con le visioni futuriste e moderniste
delle avanguardie culturali di quel periodo




Fernand Toussaint



Ma torniamo alla mitica frase
e vediamo il punto esatto dove nasce…


Il mio sogno è nutrito d’abbandono,
di rimpianto. Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono
state… Vedo la case, ecco le rose
del bel giardino di vent’anni or sono!


Il poeta ci parla di sé, bambino, ma già ammiratore
di una, “Cocotte” vicina di casa,
che, avendogli donato un furtivo bacio ed un confetto,
rimase scolpita nel suo cuore.




Vincenzo Irolli – Tra Le Rose



Gozzano si abbandona languidamente ai ricordi
di quel volto, di quei volti,
di quei luoghi e di quelle emozioni,
che dopo tanti anni vivono ancora forti in lui,
ma rimane fermo lì, nella sola contemplazione.




John William Waterhouse – Mia dolce rosa (partic.)



                                     



E’ una poesia, per me carinissima,
che rallegra il cuore 
unendo freschezza e profumi della memoria
in un ampio caldo affresco avvolto in forte romanticismo
pur nella sua profonda atmosfera d’abbandono.



             



Ma il successo di questa poesia è forse dovuto soprattutto

a quella frase diventata di uso comune.

“non amo che le rose che non colsi”.

Ma ora leggiamola tutta…



Alphonse Mucha




COCOTTE

(Guido Gozzano)


I
Ho rivisto il giardino, il giardinetto
contiguo, le palme del viale,
la cancellata rozza dalla quale
mi protese la mano ed il confetto…
II
«Piccolino, che fai solo soletto?»
«Sto giocando al Diluvio Universale.»
Accennai gli stromenti, le bizzarre
cose che modellavo nella sabbia,
ed ella si chinò come chi abbia
fretta d’un bacio e fretta di ritrarre
la bocca, e mi baciò di tra le sbarre
come si bacia un uccellino in gabbia.
Sempre ch’io viva rivedrò l’incanto
di quel suo volto tra le sbarre quadre!
La nuca mi serrò con mani ladre;
ed io stupivo di vedermi accanto
al viso, quella bocca tanto, tanto
diversa dalla bocca di mia Madre!
«Piccolino, ti piaccio che mi guardi?
Sei qui pei bagni? Ed affittate là?»
«Sì… vedi la mia mamma e il mio Papà?»
Subito mi lasciò, con negli sguardi
un vano sogno (ricordai più tardi)
un vano sogno di maternità…
«Una cocotte!…»
«Che vuol dire, mammina?»
«Vuol dire una cattiva signorina:
non bisogna parlare alla vicina!»
Co-co-tte… La strana voce parigina
dava alla mia fantasia bambina
un senso buffo d’ovo e di gallina…
Pensavo deità favoleggiate:
i naviganti e l’Isole Felici…
Co-co-tte… le fate intese a malefici
con cibi e con bevande affatturate…
Fate saranno, chi sa quali fate,
e in chi sa quali tenebrosi offici!
III
Un giorno – giorni dopo – mi chiamò
tra le sbarre fiorite di verbene:
«O piccolino, non mi vuoi più bene!…»
«è vero che tu sei una cocotte?»
Perdutamente rise… E mi baciò
con le pupille di tristezza piene.
IV
Tra le gioie defunte e i disinganni,
dopo vent’anni, oggi si ravviva
il tuo sorriso… Dove sei, cattiva
Signorina? Sei viva? Come inganni
(meglio per te non essere più viva!)
la discesa terribile degli anni?
Oimè! Da che non giova il tuo belletto
e il cosmetico già fa mala prova
l’ultimo amante disertò l’alcova…
Uno, sol uno: il piccolo folletto
che donasti d’un bacio e d’un confetto,
dopo vent’anni, oggi ti ritrova
in sogno, e t’ama, in sogno, e dice: T’amo!
Da quel mattino dell’infanzia pura
forse ho amato te sola, o creatura!
Forse ho amato te sola! E ti richiamo!
Se leggi questi versi di richiamo
ritorna a chi t’aspetta, o creatura!
Vieni! Che importa se non sei più quella
che mi baciò quattrenne? Oggi t’agogno,
o vestita di tempo! Oggi ho bisogno
del tuo passato! Ti rifarò bella
come Carlotta, come Graziella,
come tutte le donne del mio sogno!
Il mio sogno è nutrito d’abbandono,
di rimpianto. Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono
state… Vedo la case, ecco le rose
del bel giardino di vent’anni or sono!
Oltre le sbarre il tuo giardino intatto
fra gli eucalipti liguri si spazia…
Vieni! T’accoglierà l’anima sazia.
Fa ch’io riveda il tuo volto disfatto;
ti bacierò; rifiorirà, nell’atto,
sulla tua bocca l’ultima tua grazia.
Vieni! Sarà come se a me, per mano,
tu riportassi me stesso d’allora.
Il bimbo parlerà con la Signora.
Risorgeremo dal tempo lontano.
Vieni! Sarà come se a te, per mano,
io riportassi te, giovine ancora.






Gregory Frank Harris



Ed infine, in ideale dolce collegamento floreale,
ascoltiamo la mitica voce dell’altrettanto sfortunata
Giuni Russo che ci canta
Una rosa è una rosa


Alphonse Mucha





CIAO DA TONY KOSPAN


P O E S I E ?

ImageChef.com




Vincenzo Irolli – Sdraiata nel giardino



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