Archivio per 25 gennaio 2013

ISTANTI – BELLISSIMA POETICA VISIONE DEL SENSO DELLA VITA   7 comments

 

 

 
 
 
 
 

Poesia erroneamente attribuita da tantissimi
ed anche da qualche autorevole autore  
a Jorge Luis Borges.
 
La storia di questa poesia
è in parte nota ed in parte avvolta nel mistero.
 
 
 
 
Sembra che più mani, in diversi tempi,
abbiano partecipato alla sua stesura.
 
Tuttavia è così bella che possiamo soprassedere
sulla sua paternità…

 
 
 
 
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ISTANTI
– BELLISSIMA POESIA SUL SENSO DELLA VITA –
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
I versi mostrano considerazioni sulla vita,
quasi tutte, a mio parere, condivisibili,
che appaiono soprattutto scritte con amore…
sì… con amore… un grande amore per la vita…

 
 
Ritengo dunque che questa possa a pieno titolo,
nonostante l'incertissima paternità,
far parte del gruppo delle grandi poesie
che hanno per tema il senso della vita…
 
 
Infatti è amatissima e diffusissima
soprattutto nel web…
 
 
Se ci va leggiamola ascoltando questa musica…
 
 
 
 
 

Nota(new age)
 
 
 
 
 
ISTANTI
 
Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita
nella prossima cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente
e precisamente ogni minuto della sua vita;
certo che ho avuto momenti di gioia
ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.
Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,
solo di momenti, non ti perdere l'oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,
una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute;
una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,
se avessi un'altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
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CIAO DA TONY KOSPAN

 
 
 
 
POESIE?

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UN MODO DIVERSO DI VIVERLE…
TONY KOSPAN

 
 
 

Pubblicato 25 gennaio 2013 da tonykospan21 in POESIA MONDO E GRANDI POESIE, Senza categoria

2 PAROLE SUL “SIDDHARTA” DI H. HESSE ED ALCUNI ESTRATTI   4 comments


 

 

 

 

 

  


Non sono moltissimi i libri che hanno influenzato la storia umana…

ma il… SIDDHARTA è uno di questi.


 

 

 

 

 

 

 

Ne parlerò ora prima brevemente

e poi pubblicherò alcuni brevi

ma significativi brani tratti dal libro.
 

 

 

 

 

 

 

IL ROMANZO

 

 

Siddharta è un romanzo ambientato in India e pubblicato per la prima volta nel lontano 1922.
 
E’ una tra le opere più famose di Hermann Hesse



(Calw 2.7.1877 – Montagnola 9.8.1962) 


 


Narra la vita del giovane indiano Siddharta, figlio di un ricco bramino, alla ricerca della sua strada nei modi più disparati.


 
 
 

 
 
 
 

CHI E’ DUNQUE SIDDHARTA?

 


E’ uno che cerca, e cerca soprattutto di vivere intera la propria vita.

Passa di esperienza in esperienza, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica alla vita degli affari, e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione, perché ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto che si veste di mille volti cangianti. 

E alla fine quel tutto, la ruota delle apparenze, rifluirà dietro il perfetto sorriso di Siddharta, che ripete il «costante, tranquillo, fine, impenetrabile, forse benigno, forse schernevole, saggio, multirugoso sorriso di Gotama, il Buddha, quale egli stesso l′aveva visto centinaia di volte con venerazione».


 

 

 

 

 

 

STORIA E DIFFUSIONE DELL’OPERA

 


Siddharta è senz′altro l′opera di Hesse più universalmente nota.

Questo breve romanzo di ambiente indiano, pubblicato per la prima volta nel 1922, ha avuto infatti in questi ultimi anni una strepitosa fortuna.

Prima in America, poi in ogni parte del mondo, i giovani lo hanno riscoperto come un loro testo, dove non trovavano solo un grande scrittore moderno ma un sottile e delicato saggio, capace di dare, attraverso questa parabola romanzesca, un insegnamento sulla vita che evidentemente i suoi lettori non incontravano altrove.


 

 

 

 


E’ un libro adatto a chi si pone tante domande, a chi cerca risposte, a chi è alla ricerca di se stesso ed a chi vuole trovare la propria essenza e i propri valori.

Che possa piacere o no… che possa essere condiviso o no… il pensiero di Hesse che si esprime attraverso il libro è certamente un geniale e sublime tentativo di vedere oltre l’apparenza materiale delle cose… e può rappresentare una grande lezione di vita.


 

 

 

ALCUNI SIGNIFICATIVI ESTRATTI

 

 

Ma leggiamo ora alcuni passi di questo famosissimo libro
ascoltando, se ci va, un  po’ di buona musica… new age.


 
 







 

 

 

“Povero io sono” disse Siddharta: “non possiedo niente, se è questo che intendi dire.
Certamente sono povero, ma lo sono volontariamente, quindi non sono in miseria”.
 
 

viola nocca hb

 

 

Se vuoi conoscere il tuo passato, sapere che cosa ti ha causato, allora osservati nel presente, che è l’effetto del passato. Se vuoi conoscere il tuo futuro, sapere che cosa ti porterà, allora osservati nel presente, che è la causa del futuro.

 

viola nocca hb

 

 
Tu sei un sapiente Siddharta; ebbene, impara anche questo:
“L’amore si può mendicare, comprare, regalare, si può trovarlo per caso sulla strada, ma non si può estorcere”.
 
 

viola nocca hb

 

 
“Dimmi, amico: tu non educhi tuo figlio? non lo costringi? non lo picchi? non lo castighi?”
 “No, Vasudeva, non faccio nulla di tutto questo”.
“Lo sapevo. Tu non lo costringi, non lo picchi, non gli dai ordini, perchè sai che c’è più forza nel molle che nel duro, sai che l’acqua è più forte della pietra, che l’amore è più forte della violenza….”
 
 

viola nocca hb

 

 
”… A lui, che in amore era ancora un ragazzo, e perciò incline a precipitarsi ciecamente e insaziabilmente nel piacere come in un abisso, ella insegnò a fondo la dottrina che non si ottiene piacere senza dare piacere, e che ogni gesto, ogni carezza, ogni contatto, ogni sguardo, ogni minima posizione del corpo ha il suo segreto, la cui scoperta avvia alla consapevole felicità. Gli insegnò che, dopo una festa d’amore, gli amanti non debbono separarsi se non compresi di reciproca ammirazione, se non vinti e vincitori a un tempo, cosicchè in nessuno dei due insorgano sazietà e squallore e il sentimento cattivo d’avere abusato o d’aver subìto un abuso. ..”
 

viola nocca hb

 

“La realtà dell’esistenza personale e del mondo esteriore è dolore, consistente nell’invarianza delle sue condizioni:
nascita, malattia, morte, mancanza di ciò che si desidera, unione con ciò che dispiace, separazione da ciò che si ama;
l’origine del dolore è il desiderio di esistere, il bisogno del piacere e anche il suo rifiuto.
La retta via sta nel mezzo.
Il segreto della felicità sta nell’accettarsi così come si è, rinunciando ai desideri, la cui consapevolezza rende infelici non meno della loro realizzazione.
Infatti ogni desiderio soddisfatto porta a maturarne un altro ancora più grande.”

 

viola nocca hb

 

 

“L’amore, mi sembra di tutte la cosa principale.

Penetrare il mondo, spiegarlo, disprezzarlo, può essere l’opera dei grandi filosofi.

Ma a me importa solo di poter amare il mondo, non disprezzarlo, non odiare il mondo e me;

a me importa solo di poter considerare il mondo, e me, e tutti gli esseri, con amore, ammirazione e rispetto”

 

viola nocca hb

 

 

E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia,

tutto il bene e il male, tutto insieme era il mondo.

Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita.

 

 

 




TONY KOSPAN




(ESTRATTI DA VARI SITI WEB – IMPAGINAZ. E COORDINAM. T.K.)





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Pubblicato 25 gennaio 2013 da tonykospan21 in RACCONTI E TESTI SUBLIMI

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CREDO IN TE ANIMA MIA – W. WHITMAN – OTTOCENTESCA POESIA INUSUALE E… PASSIONALE…   1 comment

 
 
 
Questa poesia di Witman, poeta americano,
non è solo una poesia d’amore…
ma molto di più…
 
 
 
 
 
 
 
 
CREDO IN TE ANIMA MIA
– POESIA SUBLIME D’AMORE E… PASSIONE –
 
 
 
E'  riconosciuta come una di quelle poesie sublimi…
che ci fa “conoscere”
quello che la quotidianità e chiuse visioni secolari…
 non ci consentono spesso di vedere e sentire…
 
 
 
 
 
 
 
 
 L’idea che emerge in modo forte e chiaro…
nella visione di questo poeta…
è che il piacere fisico… i momenti di passione… 
non sono accessori…
bensì elementi costitutivi dell’amore…
 
 
Elementi che insieme ad un reale sentimento…
ed a una vera partecipazione emotiva… 
ci consentono di giungere all’estasi divina.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’eros quindi assume anch’esso una sacralità
che è stata negata per millenni
dai fondamentalismi religiosi… che hanno in pratica…
staccato l’anima dal corpo…
demonizzando quest’ultimo
ed impedendo emozioni e vibrazioni di luce…
 
 
In tal senso anche la poesia Sufi d’amore
fu combattuta all’interno della sua religione.
 
 
 
 
Walt Whitman
 
 
 
 
Certo questo autore americano dell’ottocento 
ci offre in modo libero e direi modernissimo
in ambiente naturalistico…
versi densi di grande sensualità…
 
 
Ma ora leggiamola…
 
 
 
 
 

Tamara de Lempicka – Il vestitino rosso

 
 
 
 
 
 CREDO IN TE ANIMA MIA
 
Walt Whitman
 

 

Credo in te, anima mia,

l’altro che io sono non deve umiliarsi di fronte a te,

 e tu non devi umiliarti di fronte a lui.

 Ozia con me sull’erba,

libera la tua gola da ogni impedimento, 

né parole, né musica o rima voglio,

 né consuetudini né discorsi,

neppure i migliori, soltanto la tua calma voce bivalve,

 il suo mormorio mi piace.

Penso a come una volta giacemmo, 

un trasparente mattino d’estate,

come tu posasti la tua testa

di per traverso sul mio fianco

ti voltasti dolcemente verso di me,

 e apristi la camicia sul mio petto,

e tuffasti la tua lingua sino al mio cuore snudato,

 e ti stendesti sino a sentire la mia barba,

 ti stendesti sino a prendere i miei piedi.

 Veloce si alzò in me

e si diffuse intorno a me la pace e la conoscenza

che va oltre ogni argomento terreno,

io conosco che la mano di Dio è la promessa della mia,

 e io conosco che lo spirito di Dio

 è il fratello del mio,

e che tutti gli uomini mai venuti alla luce

sono miei fratelli e le donne sorelle ed amanti,

 e che il fasciame della creazione è amore,

 e che infinite sono le foglie rigide o languenti nei campi,

 e le formiche brune nelle piccole tane sotto di loro,

 e le incrostazioni muschiose del corroso recinto,

pietre ammucchiate, sambuco, verbasco ed elleboro.

 

 

 

 

 

 
 
 
 

CIAO DA TONY KOSPAN 
 
 
 
 
 
 
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UN MODO DIVERSO DI VIVER
LA POESIA (E NON SOLO)
NELLA PAGINA FB
 
 
 

SHOAH – CONTRIBUTO AL RICORDO CON POESIE IMMAGINI PENSIERI MUSICA E…   6 comments

 

 

 


Qualcuno ci dice…

 – Ma c’è ancora bisogno di ricordare la Shoah?

Tanto ormai è notissima ed è passato tanto tempo!


In una società come la nostra, così pervasa da

ignoranza,  inciviltà, razzismo, bassi istinti

e con tanti che incitano all’odio ed alla violenza,

serve eccome!


Ma non solo come ricordo

bensì anche e soprattutto per tener alta la guardia

al fine di evitar la rinascita di pseudo-culture vili e violente

che vedono, stupidamente, negli ebrei e nei diversi di ogni genere

la colpa di tutto… soprattutto nei momenti di crisi.

.

.

 

 
 
 
 
SHOAH


 PENSIERI.. POESIE.. IMMAGINI..
MUSICHE IN TEMA.. ED OPERE D’ARTE
PER NON DIMENTICARE
 

 

 

 

 

Sono dunque passati oltre 70 anni da quel giorno
ma l’immensità dell’orrore che sconvolse il mondo
non può cadere nell’oblio.

Prima di dar un mio modesto contributo alla memoria
 di questa storica giornata desidero
esprimere un piccolo pensiero personale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Quello che più mi rattrista ed indigna è che
quanto accaduto è stato un frutto diabolico
di quella che riteniamo, e giustamente,
la nostra grande civiltà europea!


Aggiungo poi che ancor oggi,
 c’è il tentativo di crear un confuso calderone 
e così, mischiando le carte,
evitare di riconoscere e/o nascondere l’immensa vergogna
per tutto il genere umano causata da questo genocidio.

 
 
 
 
 
 


Ci sono poi anche i negazionisti…
che non solo offendono la memoria delle vittime
ma anche la realtà… la storia e la nostra intelligenza.

.
 
 

 

 


Il mio contributo al ricordo si esplicherà in questo modo:
 
 
 
1 – mediante due bellissime poesie di cui la prima è quella notissima di Primo Levi, sopravvissuto agli orrori di Auschwitz, e l’altra,  davvero molto struggente, di Joyce Lussu ci parla della sorte dei bambini dei campi;
 
2 – il trailer de “LA VITA E’ BELLA” ;
 

3 – Con 2 opere d’arte:
A – il noto dipinto di Munch… ” L’Urlo” che è forse l’opera d’arte massimamente rappresentativa dell’orrore umano… 
B – Camera a gas di David Olèreinternato nel marzo del 1943 e assegnato al Sonderkommando di Birkenau, con il compito della rimozione dei corpi dalle camere a gas e alle operazioni di cremazione, sopravvissuto allo sterminio e poi divenuto pittore;
 
4 – Un pensiero dal diario di Anna Frank
 
5 – il video Schindler’s List – Theme Itzhak Perlman con musica ed immagini dolorose ma tragicamente coinvolgenti…
 
6 – il tutto tra immagini che ritengo capaci di imprimersi nella nostra memoria…
 
 
 
 

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Due poesie molto belle e significative 

 
 
Primo Levi in un dipinto
 
 
 
 

SE QUESTO E’ UN UOMO 
Primo Levi
 

«Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi, alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi».
 


 

 

 

C’E’ UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE 

Joyce Lussu 
 
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora
la marca di fabbrica
c’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c’è un paio di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perchè i piedini dei bambini morti
non crescono
c’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.

 

 

 

 


Il trailer de… “La vita è bella”
 
 
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2 opere d’arte dedicate… all’orrore umano

 

 

Edvard Munch – L’urlo
 
 
 
 

David Olère – Camera a gas

 

 

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Un breve pensiero dal diario di Anna Frank

 

 




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Il video Schindler’s List con Theme di Itzhak Perlman

(dalla colonna sonora del film di Steven Spielberg)

 

 

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MAI PIU’ TANTO ORRORE
E TANTA DIABOLICA DISUMANITA’

 
 

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Tony Kospan



 

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NATURA ED UMANITA’ PER GLI INDIANI D’AMERICA – IL GRANDE SPIRITO PARLA AL NOSTRO CUORE   1 comment

 

 

 

 

 

Una bella, ed a mio parere, vera, riflessione sulla differente visione della vita
tra i Nativi americani e l’Uomo Bianco, con i primi che appaiono ben più vicini di noi
allo spirito della Natura ed al rispetto per il Pianeta che ci ospita.
 
 
 
 
 
 





IL GRANDE SPIRITO PARLA AL NOSTRO CUORE…
 
 
Un indiano Taos Pueblo incontrò un giorno il più famoso discepolo di Freud, Carl Gustav Jung, il quale era alla ricerca della propria ombra, e gli disse:
«I bianchi vogliono sempre qualcosa. Ma che cosa cercano? I bianchi vogliono sempre qualcosa. Sono sempre inquieti, turbati. Non sappiamo cosa vogliono. 
Non li comprendiamo. Pensiamo siano pazzi».
Nelle parole dell’indiano Jung trovò conferma di ciò che aveva già da tempo intuito: il mondo dell’uomo bianco è Koyaanisqatsi, un mondo disarmonico, privo di equilibrio.
Un mondo malato al quale la saggezza degli Indiani d’America può recare giovamento. 
Affinché l’uomo bianco possa vivere dentro le stagioni, nel cuore della vita, in armonia con se stesso e con la natura.








Nella cultura indiana il percorso di risanamento dell’anima ha delle tappe ben precise che devono essere rispettate: innanzitutto le quattro direzioni dei punti cardinali e, poi, il rapporto con la terra come madre dell’universo e con il cielo come dimora degli spiriti. 
Il processo si completa nel cerchio sacro, una forma che diventa il simbolo dell’armonia tra gli uomini e ciò che li circonda.
Questo viaggio senza fine, perché il miglioramento fisico, emotivo, mentale e spirituale non può mai essere completato, è lo scopo dell’esistenza di ogni Indiano, qualunque sia il gruppo tribale d’appartenenza.








Le quattrocento nazioni originarie del continente nordamericano erano caratterizzate da differenze marcatissime a livello geografico, sociale, linguistico e culturale. 
I Lakota-Sioux si muovevano liberamente nel grande `oceano d’erba’, le praterie e pianure sconfinate che si estendevano dalla Valle del Mississippi alle Montagne Rocciose. 
Erano nomadi che, spostando le proprie tende (tipi), seguivano le migrazioni del bisonte in cerca di nuovi pascoli. 
Gli Zuni e gli Hopi, stanziati nell’arida terra del sud-ovest americano, ricavarono le loro case dal deserto. 
I Cherokee praticavano l’agricoltura. 
Avevano un sistema sociale preciso basato su principi democratici e si organizzarono in insediamenti piuttosto ampi. 
Gli Tsimshian vivevano sulle coste nordoccidentali del Canada. I Chippewa e i Wintu appartenevano al gruppo degli Indiani dei boschi.









Ma un filo comune emerge dalle loro parole, dal ricchissimo patrimonio orale di canti, miti, leggende, narrazioni sacre e profane: la consapevolezza che la Terra è madre e deve essere rispettata. 
La meta di questa avventura spirituale è la comprensione che l’uomo è parte integrante di un cerchio che comprende le piante, gli animali, i minerali, la Terra, il Cielo, l’acqua, le stelle, la notte e il giorno, la Luna e il Sole. 
Il corpo umano è tutt’uno con la terra che lo nutre e lo sostiene: «Noi siamo la terra. 
Noi le apparteniamo. 
Noi siamo una parte della terra e la terra fa parte di noi. 
I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli. 
Le coste rocciose, il verde dei prati, il calore dei pony e l’uomo appartengono tutti alla stessa famiglia». 
Non c’è separazione tra mondo naturale e mondo umano. 
L’uomo non è il Signore del Creato e il mondo non è a suo beneficio. 
Ogni creatura ha un eguale diritto all’esistenza e merita rispetto semplicemente perché è viva. 
Il ritmo della natura porta la salute, l’equilibrio, l’armonia la bellezza. 
Il ciclo annuale delle stagioni è garanzia di ordine e di benessere: il tepore primaverile verrà sempre a riscattare il gelo invernale.
Non bisogna spezzare il fluire del cielo naturale, altrimenti ne deriveranno malattia, paura, incubi e insicurezza.
La natura batte il tempo, il suo orologio regola la vita del pianeta e dell’uomo.
L’uomo non stabilisce quindi solamente un rapporto equilibrato con la natura ma arriva a conoscere se stesso grazie a questa armonia.




  







Joseph Bruhac ci racconta una storia che riassume questo viaggio interiore:
 «Dopo che Wakan Tanka, il Grande Spirito, ebbe messo in ordine le altre sei direzioni, l’est, il sud, l’ovest, il nord, il cielo e la terra, restava sempre una direzione senza destinazione. 
Ma poiché la settima direzione era la più potente di tutte, in quanto racchiudeva la saggezza e la forza più grandi, Wakan Tanka, il Grande Spirito, desiderò metterla in un luogo dove non sarebbe stato facile trovarla.
Ecco perché la nascose nell’ultimo posto dove gli uomini generalmente pensano di guardare: nel loro cuore».
Nonostante siano stati privati della propria terra, della propria cultura e della propria identità, gli Indiani d’America sono riusciti a trasmettere la loro fede in questo modo di vivere. 
Hanno parlato con il cuore , di padre in figlio, per indicare il sentiero che porta alla rigenerazione e la loro voce è rimasta.
 
Anche con queste parole:








Accanto alla montagna,
spianato
dai nostri passi,
il terreno del campo risuona.
Ti dice: la terra è un tamburo,
pensaci.
Noi, per seguirne il ritmo,
dobbiamo fare attenzione ai nostri passi.
 

 
TESTO DAL WEB – IMPAGINAZIONE T.K.

 

 




PER LE NOVITA' DEL BLOG

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UN RICORDO DI GIORGIO GABER – ARTISTA GENIALE E FUORI DAGLI SCHEMI…   Leave a comment

 

 

 

 

 

 

Giorgio Gaber, ma il vero cognome era Gaberscik,

è stato un grande artista milanese… amato in tutta Italia

che ci ha fatto compagnia con le sue canzoni

ed i suoi spettacoli nella 2° metà del  secolo scorso.








Ha avuto notevoli successi

come cantautore, commediografo, regista e attore teatrale,

sia cinematografico che televisivo ma… non solo…


Ci ha fatto compagnia con la sua arte

così particolare… per alcuni decenni…


(Milano 25.1.1939 – Montemagno di Camaiore 1.1. 2003)

 

 

E' ricordato anche come “Il Signor G”

(così era soprannominato dai suoi fans)

ed è stato anche un chitarrista di valore

e tra i primi interpreti del rock in Italia.

 

 

 

Qui è con Mina

 

 

Le sue originalissime performances come autore ed attore teatrale

fanno sì che è anche considerato l'inventore, con Sandro Luporini,

di questo particolare genere musical-teatrale.

 

 

 

 

 

 

A Giorgio Gaber è stato dedicato, quale grande artista milanese,

l'auditorium situato al piano terra del Grattacielo Pirelli.

 

 

 

 

 

Come ricordarlo al meglio se non con 2 sue canzoni?

 

La prima è una canzone poesia che mostra veri accenti d'originalità

in quel campo sempre più esplorato… ma sempre più misterioso che è l'amore…

 

La seconda è la fantastica e sempre attuale “Libertà“.

 

 

 

 

 

 

QUANDO SARO' CAPACE DI AMARE
Giorgio Gaber

Quando sarò capace di amare
probabilmente non avrò bisogno
di assassinare in segreto mio padre
e di far l'amore con mia madre in sogno
Quando sarò capace di amare
con la mia donna non avrò nemmeno
la prepotenza e la fragilità
di un uomo bambino
Quando sarò capace di amare
vorrò una donna che ci sia davvero
che non affolli la mia esistenza
ma non mi stia lontana neanche col pensieri
Vorrò una donna che se io accarezzo
una poltrona, un libro o una rosa
lei avrebbe voglia di essere solo
quella cosa
Quando sarò capace di amare
vorrò una donna che non cambi mai
ma dalle grandi alle piccole cose
tutto avrà un senso perché esiste lei
Potrò guardare dentro al suo cuore
e avvicinarmi al suo mistero
non come quando io ragiono
ma come quando respiro
Quando sarò capace di amare
farò l'amore come mi viene
senza la smania di dimostrare
senza chiedere mai se siamo stati bene.
E nel silenzio delle notti
con gli occhi stanchi e l'animo gioioso
percepire che anche il sonno è vita
e non riposo
Quando sarò capace d'amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse alcun appuntamento
col dovere
un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale come un fiume
che fa il suo corso
Senza cattive o buone azioni
senza altre strane deviazioni
che se anche il fiume le potesse avere
andrebbe sempre al mare.

Così vorrei amare

 

 

 

 

 

 

Ma ora ascoltiamola

 

 

 

 

 

Ed infine il video della sua mitica indimenticabile canzone…

LA LIBERTA'…

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono e sarò sempre grato a Gaber

per le emozioni che donava

con la sua musica ed i suoi testi che, 

sotto un bel velo di leggerezza e fantasia,

celavano profonde verità…

 

Grazie Gaber…

 

 

Tony Kospan

 

 

 

 

LA TUA PAGINA DI… SOGNO?








 

IL GESTO NOBILE   Leave a comment

 

 

 

 

 
Il gesto nobile, quello che per un volta fa più discutere delle polemiche, quelle solite, legate allo sport. Accade in Spagna qualche settimana fa: nella zona di Pamplona si tene un importante gara di cross country e il keniano Abel Mutai, 24 anni, medaglia di bronzo nei 3000m siepi ai Giochi Olimpici di Londra, è in procinto di tagliare il traguardo del Burlada.
 
Mancano pochissimi metri, il keniano, che ha dominato la corsa, rallenta in prossimità del traguardo credendo di essere arrivato, di aver finito la corsa. Frena il passo e getta un occhio al suo orologio. Ma non è così: il traguardo è poco più in là e per vincere Abel deve tagliarlo, solo che non se ne è accorto.
 
 
Ecco che arriva da dietro un altro concorrente, lo spagnolo Ivan Fernandez Anaya: potrebbe superare e battere il bronzo di Londra ma…non lo fa, anzi, gli indica che non è ancora finita.
 
 
E arriva, con grande fair play, secondo.
 
 
Un gesto riportato da tutte le pagine dei quotidiani spagnoli. “Io non meritavo di vincere – ha detto lo spagnolo – Ho fatto quello che dovevo fare. Lui era il legittimo vincitore”.
 
 
 
TESTO DA – INCREDIBILE MA VERO – PAGINA FB
 
 
 

POSSO SCRIVERE I VERSI – NERUDA – FELICE W. E. IN POESIA ARTE AFORISMA E…   2 comments

 

 

Robert Lewis Reid – Signora con parasole

 

 

 

 

 

 

 

 

Solo quando abbiamo conosciuto l’amore
ci rendiamo veramente conto
di ciò che avremmo perduto
se non l'avessimo incontrato…
Leo Buscaglia

 

 

Robert Lewis Reid – Primavera

 

 

 POSSO SCRIVERE I VERSI…

– Pablo Neruda –  

 
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Scrivere, per esempio. “La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri in lontananza”.
E il vento della notte gira nel cielo e canta.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l’ho amata e a volte anche lei mi amava.
In notti come questa l’ho tenuta tra le braccia.
L’ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.
Lei mi ha amato e a volte anch’io l’amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l’ho più. Sentire che l’ho persa.
Sentire la notte immensa,
ancor più immensa senza di lei.
 
 
 
 
 

Robert Lewis Reid – Signora con parasole

 

 

  
 
 
 
 
 

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a tutti da Orso Tony

 

 

 

 

 

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