Archivio per 30 novembre 2012

SIGNORINELLA PALLIDA – POETICA… DOLCE… CANZONE DI UN TEMPO….   Leave a comment

 
 
 

 
 
 

In verità il titolo esatto è solo…
SIGNORINELLA…
ma è universalmente conosciuta come
SIGNORINELLA PALLIDA

 
 
 
 
 
 
 
 
 
ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO
a cura di Tony Kospan
 
 
 
 

 
 
 
Il testo della canzone è Poesia pura…
vera poesia del grande poeta e paroliere Libero Bovio.
 
 
Essa, a dire degli esperti, è sì scritta in lingua italiana,
ma è pensata in lingua Napoletana, 
per sintassi e costruzione delle strofe.

 
 
 
 

 
 
 
 
 
LA POESIA DELLA CANZONE
 
 
 
E’ una canzone davvero struggente che colpì, appena uscì…,
tantissimi cuori … e da allora non ha mai smessso…
di colpire soprattutto quello di chi è lontano dalla terra d’origine…
 
 
 
Personalmente non riesco a non commuovermi  
ogni volta che l’ascolto.

 
 
 
 Boccioni – La signora Massimino
 
 
 
 

LA STORIA DELLA CANZONE
 
 
Si racconta che la musica fu scritta in una nottata
e musicata da un Valente arrabbiatissimo
perché aveva perduto molto giocando a carte.


 
 
 

Vincenzo Irolli 
 

 
 
 
 
L'ATMOSFERA DELL'EPOCA
 
 
Vediamo, prima di passare alla canzone
qualche immagine che
ci riporta all'atmosfera del 1931…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il mitico Tazio Nuvolari il 2 agosto del 1931 prima della partenza della gara
 
 
 
 
In un primo momento i discografici l’avevano bocciata
perché per loro era… “un romanzo… e non una canzone…”
ma mai smentita fu più clamorosa…
e dal suo successo nacque anche un film.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ma veniamo alla canzone e, per meglio gustarla,
leggiamo prima il testo.
 
 
 
SIGNORINELLA
Libero Bovio – Nicola Valente (1931) 

 
Signorinella pallida,
dolce dirimpettaia del quinto piano,
non v’è una notte ch’io non sogni Napoli,
e son vent’anni che ne sto’ lontano!
Al mio paese nevica,
e il campanile della chiesa è bianco,
tutta la legna è diventata cenere,
io ho sempre freddo e sono triste e stanco!
Lenta e lontana,
mentre ti penso suona la campana
della piccola chiesa del Gesù
e nevica, vedessi come nevica ….
ma tu, dove sei tu?
Bei tempi di baldoria,
dolce felicità fatta di niente:
Brindisi coi bicchieri colmi d’acqua
al nostro amore povero e innocente.
Negli occhi tuoi passavano
una speranza, un sogno, una carezza ….
avevi un nome che non si dimentica,
un nome lungo e breve: giovinezza!
Amore mio!
Non ti ricordi che, nel dirmi addio,
mi mettesti all’occhiello una pansè
e mi dicesti, con la voce tremula:
“Non ti scordar di me!”
E gli anni e i giorni passano,
uguali e grigi, con monotonia,
le nostre foglie più non rinverdiscono,
signorinella, che malinconia!
Tu innamorata e pallida
più non ricami innanzi al tuo telaio,
io qui son diventato il buon don Cesare,
porto il mantello a ruota e fo’ il notaio.
Il mio piccino,
sfogliando un vecchio libro di latino,
ha trovato, indovina, una pansè ….
perchè negli occhi mi spuntò una lacrima?
Chissà, chissà perchè!
Lenta e lontana,
mentre ti penso, suona la campana
della piccola chiesa del Gesù ….
e nevica, vedessi come nevica ….
ma tu …. dove sei tu?
 
 
 
 
 Danielle Darrieux
 
 
 
 
IL VIDEO DELLA CANZONE
 
 
e poi ascoltiamola in questo video… in cui è
interpretata da Achille Togliani.
 
 
 
 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 

 
 
 
 

LA PAGINA DI PSICHE E SOGNO DI FB?






 

LA STATUA VIVENTE… SUPER BARZELLETTA….   Leave a comment

 

 

OLTRE CHE UNA BARZELLETTA…

E' ANCHE UNA BELLA STORIELLA

 

 

 

 
 
 

LA STATUA VIVENTE…

 

 
Una donna è a letto col suo amante quando sente il marito che apre la porta di casa.
“Sbrigati!!!” dice lei,”Mettiti lì in piedi nell’angolo!”.
Lo spalma con una crema per bambini e in fretta e furia gli spruzza tonnellate di borotalco addosso.
“Non ti muovere finché non te lo dico io… fingi di essere una statua!!!”
Il marito come entra nella stanza e chiede “Che cos’è quella amore?”
“Oh, è solo una statua,” gli dice con indifferenza” gli Smith ne hanno comprata una per la loro camera da letto, mi è piaciuta così tanto che ne ho presa una anche per noi!”.
Non si parlò più della statua nemmeno quando la sera si coricarono per dormire.
Intorno alle 2 di mattina il marito si alza, va in cucina e torna alcuni minuti dopo con un panino e una birra.
“Tieni,” dice alla statua, “mangia qualcosa. Sono stato fermo a far la statua  come un idiota dagli Smith per tre giorni e nessuno mi ha dato nemmeno un bicchiere d’acqua!”
 
 
 
 

 
 
 
 
E ricordate…
se vi capita di trovare una statua vivente…
maschile o femminile, in camera da letto,
non lasciatela morire di fame o di sete…
 
 
Pensate che potreste esser voi quella statua eh eh…
 
 
Scappooooooooooooooo
 
 
 
 
 
 
CIAOOOOOOOOOOOOO
 
 
ORSO TONY
 
 
 
 
 
 

IN BREVE LA… MILLENARIA STORIA DEL… FARO…   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
IL FARO
NASCITA STORIA ED EVOLUZIONE
 
 
 
 
 
 
 
 
L’ORIGINE DEI FARI
 
 
 

Un tempo le coste di notte erano oscure e raramente si poteva scorgere qualche flebile lumicino su di esse, indicazione di presenza umana a terra. Era facile allora segnalare ai naviganti la presenza di pericoli o la strada da seguire per arrivare in porto semplicemente accendendo un bel falò in una posizione conosciuta.La cosa si prestava comunque anche alla pirateria, dal momento che bastava falsare la posizione dell’indicazione per far andare in secca i vascelli da depredare, come accadde spesso lungo le coste del Mare del Nord nei secoli passati. Niente di più logico quindi che si pensasse a un opportuno e sicuro segnalamento marittimo per dirigere i naviganti in sicurezza.Nell’antichità i fari erano collocati all’entrata di porti importanti per agevolare l’approdo di notte.Erano funzionanti saltuariamente e solo quando era necessario, data la difficoltà di alimentare le fiamme con legna e pece.

 

 

 
 
 
 
IL FARO NELL’ANTICHITA’
 
 
 
Di essi si ricordano quello famoso di Alessandria d’Egitto (si ritiene che la prima vera e propria torre-faro, quella che ha dato a tutte le altre il nome e il modello, sia stata proprio questa).Venne costruita nel III secolo a.C. un’alta torre sulla quale un enorme braciere veniva acceso risultando visibile da molto lontano. La torre si ergeva con i suoi 120 metri proprio all’ingresso del porto su un’isoletta, il cui nome era (ed è tuttora) Pharos (da cui il nome Faro).Architetto ne fu Sostrato di Cnido, figlio di Dexifane, il quale lavorò sotto i primi due Tolomei.
La costruzione del Faro iniziò probabilmente nel 297 a.C., sebbene in epoca più tarda il cronista Eusebio, vescovo di Cesarea, che era stato prigioniero in Egitto, citi nella sua Cronaca la costruzione del faro nell’anno 283 o 282 a.C.
L’inaugurazione ebbe luogo sotto il secondo Tolomeo, Filadelfo, tra il 280 e il 279 a.C.
Il Faro era stato consacrato a favore dei navigatori agli dei salvatori, come diceva l’epigrafe dedicatoria, che poteva facilmente essere scorta da chiunque entrasse o uscisse dal porto.
La fiamma del Faro, vista isolata e alta sull’orizzonte, come una stella, sembrava ad essi l’apparizione della divinità protettrice.
Assai presto si diffuse nel mondo antico la fama della torre luminosa sorta sulla spiaggia dell’Egitto, torre che in verità era annoverata tra le più colossali costruzioni dei re greci.
La torre di Alessandria non fu la sola nell’antichità a rappresentare il primo sistema nautico inventato dall’uomo per la sicurezza sul mare. Altra analoga realizzazione fu per esempio il cosiddetto “Colosso di Rodi”, enorme costruzione di forma umana all’ingresso del porto dell’ “isola delle rose”, annoverata fra le sette meraviglie dell’antichità.
 
 
 
 

 

 

Particolare curioso del faro originale antico era la capacità del sistema di emettere anche suoni, quasi fosse un antenato dei moderni “fog horn” (corni da nebbia). Infatti un ingegnoso sistema di contenitore con acqua, riscaldata dal braciere, consentiva la fuoriuscita di getti vapore che funzionavano né più né meno come le attuali sirene delle navi. Un altro faro di grandi dimensioni, di cui ancor a metà del ’700 esistevano imponenti rovine, fu costruito sulla Manica a Boulogne dall’imperatore Caligola.I romani ne costruirono anche nell’Adriatico, uno p.es. a Brindisi, un altro in prossimità della foce del Po, di cui esiste ancor oggi il basamento di metri 7 x 7 posto su pali, un altro ad Ancona, etc. Certamente esistevano fari anche in Dalmazia se sulla colonna Traiana è riprodotto uno in prossimità dell’approdo, dove scese l’imperatore Traiano nel suo viaggio verso l’Oriente.I porti importanti erano dotati di lanterne prossime al centro abitato che quando erano in funzione bruciavano, – come nell’antichità – legna e pece. Nel Medio Evo non si costruivano fari isolati lungo le coste, non potendosene garantire permanentemente la sicurezza.

 

 

L’EVOLUZIONE DEI FARI
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I segnali emessi erano in origine esclusivamente luminosi, e stabili.
L’applicazione di uno specchio (e poi di una lente) alla fonte luminosa, in modo da estendere la portata luminosa del manufatto, fu per lungo tempo la sua unica evoluzione sostanziale.
Si aggiunsero poi meccanismi di rotazione, lenti per la colorazione della luce e così via. Il salto tecnologico si ebbe con l’aggiungersi, ai fari luminosi, di altri “ausili alla navigazione“, in particolare dei c.d. “ausili radioelettrici” – radiofari e risponditori radar.
I fari italiani costituiscono una risorsa storica e culturale per il nostro patrimonio architettonico ma anche per il paesaggio costiero regionale.
Ogni faro è univoco nel contesto della sua posizione geografica, sono progettati per durare nei secoli e segnare i caratteri del luogo esaltandone i valori ambientali e naturali attraverso il loro stile e la loro natura architettonica.
Un patrimonio poco conosciuto, studiato in maniera specialistica da pochi.
 
 
 
 

 

 

 

Testo dal web – Impaginaz. Tony Kospan
 
 
 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

LA PAGINA CULTURALE DI FB
 
 
 

QUANDO NON CI SARO’ PIU’ – POESIA SULL’ETERNITA’ DEL SENTIMENTO   3 comments

  
 
 
 
 
Questa poesia dai significati ampi e solo apparentemente tristi,
pur parlandoci di un futuro addio alla vita
ha tuttavia, alla sua base, il senso sublime 
del vero grande Amore, del vero grande Affetto.
 
 
Ci parla infatti di un sentimento che va oltre la vita
e che resterà sempre accanto e dentro… chi si ama.


 
 
 

POESIA DELL’AMORE (IN SENSO LATO)


CHE VA OLTRE LA VITA







Dunque essa ci inoltra in una visione dell’amore o affetto

vero, totale,assoluto, profondo… come quello tra 2 innamorati,
ma anche tra genitori e figli, tra amici davvero fraterni… etc etc.
 
 
L’autore è un noto poeta e romanziere croato
nostro contemporaneo.
 
 
Ma ora leggiamola,e se ci va,
possiamo farlo anche ascoltando questa musica new age.
 
 
 
 

 
 
 
QUANDO NON CI SARO’ PIU’
Drazan Gunjaca
 
 Quando non ci sarò più…
quando le mie impronte
verranno cancellate dalla pioggia,
resterà la mia anima a vivere
ad amarti e ad ammirati.
ti assisterà nel tuo dolore
allevierà ogni tua lacrima
t proteggerà dal male e dalla menzogna
renderà meno pesante la tua solitudine.
Ti darà forza e coraggio
ti dara’ sogni tranquilli
ti restituirà il sorriso e ti fara felice
ti farà vivere la vita fino alla fine.
ti farà capire che nella vita tutto è precario
che devi accettare sia la fortuna
sia l’angoscia sia il dolore,
che l’imagine sbiadita di chi non c’è più
è anch’essa vita e non ricordo.
ti insegnerà a vivere con ciò che fu
che la realtà non e’ un sogno,
che tutto il bello successo ieri
vive per sempre in noi.
Per me, per te, continua.
Perché solo in tal modo vivrò anch’io
guardando il mondo attraverso tuoi occhi
accompagnandoti nei tuoi sogni.


 



  
 


Cosa ne pensate?

Ciao da Tony Kospan



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INSIEME – VERZELLONI – FELICE W. E. IN POESIA ARTE MUSICA E…   Leave a comment

 

 

Pierre Auguste Cot – Dionisia

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 Nel vero amore è l’anima che abbraccia il corpo.

Friedrich Nietzsche 

 

 

 

 

 

Pierre Auguste Cot – Primavera

 

 

 

I N S I E M E

~ R. Verzelloni ~

 

Giocheremo a piedi nudi

sulle onde del mare,

raccoglieremo fiori

sui rami del sole,

danzeremo sulle foglie vellutate

delle nuvole in cielo,

ascolteremo la melodia

della sabbia dorata,

fiuteremo l’aroma

della pioggia primaverile.

Tutto questo lo vivremo insieme,

tenendo i nostri cuori per mano,

uniti dallo stesso destino

fatto da lacrime di gioia.

E come anime vaganti

rigonfie di emozioni

ci fermeremo solo un attimo

ad osservare

chi non capisce e

chi non potrà mai capire

cosa vuol dire

……

amare.

 
 
 

 

Pierre Auguste Cot – Pisana con cesto di arance e limoni

 

 

 

 

 

 

da Orso Tony

 

 
 
 
 
 
 
 
 
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