Archivio per 22 novembre 2012

NON SO QUANDO TORNERO’… IL MIO SALUTO…   10 comments

 

 

 

A tutte le amiche ed amici virtuali…

delle pagine, dei gruppi, dei blog…

 

 

 

 

Sarò assente del tutto

non so per quanto tempo…

per trasloco…

 

 

 

 

Non vi dico cosa sto passando…

sono in… apnea…

 

 

 

 

Chi ha vissuto… questa esperienza

in prima persona… sa di cosa parlo…

 

 

 

 

 

 

Spero di tornare tra voi presto… ma…

non so quando sarà…

 

 

 

 

 

Un caro saluto a tutti…

mi mancherete…

 

 

Orso Tony

 

 

 

IL SILENZIO DELLA FILOSOFIA SUL MALE – S. GIVONE   Leave a comment

 

 

 

 
Parte dell’intervento di Sergio Givone
ad UmbriaLibri sul Tema
“In fondo al male”

 

 

 

 

 

IL SILENZIO DELLA FILOSOFIA

SUL MALE

 
 
 

 
 
 
Un articolo interessante…
un piccolo excursus sul  concetto di male…  attraverso i secoli
che porto all’attenzione di chi… come me…  ama anche questi temi…
e che propongo alla vostra lettura…
 
 
 

NotaNEWAGE Nota

 

 

La filosofia tace sul male

 

Diceva David Foster Wallace, lo scrittore americano da poco scomparso:
anche l’ aragosta “sa” il male, quanto meno lo sente.
Basta prestare orecchio al rumore sordo delle chele che sbattono contro i bordi della pentola in cui è stata gettata viva. E non si dica che il suo è un sentire elementare, rozzo.
Se l’ aragosta non ha le parole per dire la sofferenza che prova e il tormento che le viene inflitto, forse noi le abbiamo? Si pensi alla filosofia.
Di fronte al male è stata reticente, ha balbettato.
Vero è che tutte le tradizioni da cui proveniamo traboccano di riferimenti al più inquietante dei molti misteri che ci circondano.
Non c’ è male che sia stato risparmiato a Giobbe.
«Appena temo un male, questo mi colpisce».
Inutile chiedere perché, avverte Qohélet.
Tutto è inutile. Tutto è vano.
E questo forse è anche peggio del male.
«Sarebbe opportuno che noi ci radunassimo a piangere la casa nella quale qualcuno sia venuto alla luce, pensando ai molti mali della vita umana, ma a chi con la morte ha posto fine a gravi sofferenze, gli amici con lode e con gioia dovrebbero dare sepoltura», aveva scritto Euripide, rievocando l’antica sentenza del Sileno (…) per cui la cosa migliore sarebbe non nascere, e in subordine morire al più presto.
Ma siamo sicuri che in quei testi si stia parlando del male e non di qualche cos’altro?
Qualcosa che ha bensì a che fare col male, ma che nulla dice circa la sua natura?
Certamente le sciagure che senza tregua colpiscono gli uomini, con il loro corteo di sofferenze afflizioni pene e tormenti vari, per non parlare della morte e del nulla, sono dei mali.
Ma non lo sono necessariamente.
Tant’ è che hanno potuto presentarsi talvolta come forme di liberazione o di sollievo.
Il male sfugge alla presa. E si rifugia in una dimensione dov’è difficilissimo stanarlo.
E’ la dimensione in cui il male appare strettamente legato alla colpa.
Anzi, non appare se non come colpa.
Ossia come qualcosa di cui l’individuo deve rispondere.
Non importa a chi: se a Dio, alla propria coscienza, agli altri uomini.
Né importa se ciò di cui deve rispondere è un che di fatale, addirittura un destino.
C’è autentico male dove c’ è assunzione (o rifiuto) di responsabilità per una colpa.
Ma quale colpa?
A questo proposito i greci hanno parlato di amartia.
I cristiani invece di peccato.
Si coglie qui la differenza nel modo in cui gli antichi e i moderni hanno concepito il male.
Per gli antichi la colpa appartiene all’ordine delle cose.
E’ una specie di marchio, è il retaggio della nostra finitezza, come sostenne Anassimandro.
Siamo mortali; lo siamo poiché ci siamo separati dall’uno-tutto e siamo precipitati nel mondo della vita e del divenire.
Questa separazione è la nostra colpa.
Da espiare con la morte.
Come se ci dicessero: sei venuto al mondo, hai goduto della luce del sole, e allora paga.
Anche per il cristianesimo la colpa è tutt’uno con la nascita.
L’uomo nasce portatore di un peccato d’origine.
Però questo peccato non appartiene all’ ordine delle cose, come nel mondo classico, ma a quel principio spirituale che è l’anima.
Donde la questione come possa essere imputabile all’anima un peccato non commesso.
Il cristianesimo introduce allora l’idea della solidarietà nella colpa.
Ricevendo la vita, ciascuno è tenuto a farsi carico di tutto ciò che la vita comporta, non solo nel bene ma anche nel male.
Un pò come quando si riceve un’eredità.
Se la si accetta, i debiti connessi devono essere onorati.
C’ è dunque differenza, ma anche profonda affinità fra la nozione di colpa tragica e quella di peccato originale. (…)
Ma che cosa accade nel momento in cui, come oggi, la colpa perde credibilità filosofica?
Chiaro che se la colpa è sempre e soltanto della società, o non è che senso di colpa, di cui è bene disfarsi per igiene mentale, allora tanto vale rinunciare ad essa.
Salvo che, tolta la colpa, è tolto anche il male.
Non è certo un caso se la filosofia contemporanea, tranne pochissime eccezioni, sul male ha taciuto. 
 
 

 SERGIO GIVONE

 

 

 

 
 
 

  Repubblica – 07 11 2008 – sez. Cultura – Impaginaz. T.K.

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

LA POESIA (E NON SOLO)
IN TUTTE LE SUE FORME
NELLA PAGINA
UN MODO DIVERSO
DI VIVER LA CULTURA
 
 
 

ENERGIA MUTABILE – G. CONTE – PICCOLA INTENSA PROFONDA POESIA   2 comments

 
 
 

Ecco una piccola intensissima ed affascinante poesia
di un autore contemporaneo… Giuseppe Conte
 

Giuseppe Conte – Imperia – 15 novembre 1945

 

ENERGIA MUTABILE
 
– PICCOLA INTENSA PROFONDA POESIA –
 
 
 
 
 
 

 La si può idealmente dividere in 2 parti contrapposte.
 
La prima ci parla di un amore indipendente dal possesso 
anzi…
 perfino dal legame stesso… dell’amore
 

 
L’amore vero, tu lo sai,
è volere la gioia
di chi non ci appartiene
 

 
La seconda invece è tutta un traboccare…
di un’energia necessaria ed irrinunciabile…
che però non può prescindere
dall’intensità di un legame forte…

 
 
Quasi un patto di amore e sangue, dunque,
tanto intenso… quanto in continua evoluzione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Possiamo anche dire… in altre parole…
 che la prima è la parte astratta
 propedeutica però… alla seconda… parte concreta
in cui si snoda come in un ruscello
l’eterno mutamento della realtà dell’amore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ENERGIA MUTABILE
Giuseppe Conte

L’amore vero, tu lo sai,
è volere la gioia
di chi non ci appartiene
è questo uscire, traboccare da se stessi
come il sangue dalle vene
per un taglio,
è l’irrinunciabile,
amore energia mutabile eterno bene.
 
 
 
 
 
 
 
Cosa ne pensate?
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 

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