COME PIOVEVA – LA MITICA CANZONE E LA SUA STORIA…   9 comments

 
  



Ecco un’altra famosissima
storica, poetica, indimenticabile canzone
che fin da piccolo mi colpiva
per la sua dolcissima profondissima malinconia.

 
 
 

  



ATMOSFERE E NOTE DI UN TEMPO
a cura di Tony Kospan

COME PIOVEVA

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E' una canzone del 1918


 
 
 
 


 
 
 
 


Sta, finalmente, finendo
la prima tremenda guerra mondiale.

La vita nelle città e nelle campagne
va avanti comunque…
nonostante gli immensi lutti.

 
 
 
 
 
 
 
 

Queste immagini ci rendono un po'
l’atmosfera di quell’anno.

 
 
 
 
La spagnola
 
 
 
 
Donne nelle fabbriche mentre gli uomini sono in guerra

 
 
 
 







 Modigliani – Fotografia con dedica donata da Amedeo a Jeane Hébuterne, 1918

 


L’autore della canzone è Armando Gill,
(pseudonimo di Michele Testa Piccolomini)
primo vero cantautore italiano.

 
 
 
 

Armando Gill (Napoli 23.7.1877 – Napoli 1.1.1945)
 
 


“Versi di Armando, musica di Gill,
cantati da Armando Gill”
 
era il suo simpatico motto.
 
 
 
Fu infatti l'inventore di un linguaggio diretto
anticipatore di un genere che si affermò
solo molti anni dopo.

 
 
 
 
 Donna al lavoro 
 
 

C'è un simpaticissimo aneddoto
su questa canzone e sullo spirito del suo autore.
 
 
Alcuni giorni prima del lancio Gill, non avendo fiducia
nelle capacità promozionali della sua casa discografica,
tappezzò la città di Napoli.

 
 
 
 
 
 
 
 

… con manifesti raffiguranti degli ombrelli
e qualche giorno dopo con i manifesti della canzone.

 
 
 
 
Manifesto della canzone originale dell'epoca
 
 
 
 
 
Tornando alla canzone,
a mio parere, essa è viva e bella
oggi come allora… e lo sarà sempre.

 
 
 
 

 
 
 


Ascoltiamola ora,
cantata da uno dei suoi massimi interpreti,
Achille Togliani
potendo leggere qui anche il poetico testo.

 
 




 
  
 

o se preferiamo… in questo bel video…
che ci consente d'ascoltarla
proprio con la voce di Gill
insieme a bellissime immagini d’epoca.
 
 
 
 


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9 risposte a “COME PIOVEVA – LA MITICA CANZONE E LA SUA STORIA…

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  1. ho sempre amato questa canzone, ma da qualche giorno non riesco a togliermela dalla testa e non solo: non riesco in nessun modo a trattenere le lacrime. Forse gli anni, quasi settanta, giocano un ruolo non secondario, ma c’è qualcosa in più che proprio non mi so spiegare. Non ho ricordi, coscienti, che mi leghino a questa canzone (riduttivo definirla così) o esperienze similari e tuttavia permane questa immensa malinconia. Forse è la percezione del tempo che ci sfugge tra le dita… Grande, grandissimo Gill, grazie.

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  2. Io di anni ne ho soltanto (si fa per dire) 63 e la sentivo cantare quand’ero bambino. L’ho riscoperta dopo anni dalla stupenda voce di Achille Togliani ma mi fa lo stesso effetto che fa a Saverio. C’è qualcosa in questa canzone di una malinconia struggente forse legata a questo amore che finisce e per il quale non v’è prova d’appello. Chi è lei e perchè rinuncia a salvarsi con lui che le prende la mano. In essa vi è tutto il dolore degli amori finiti.

    "Mi piace"

    • Concordo in pieno Angelo… Proprio per questo… per l’emozione dolce e struggente che dona sia il testo che la musica… che la ripropongo…
      Ciao

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      • Ma perché si lasciano se di amano ancora? O lei è malata? Penso sempre a questa canzone che cantava mia nonna e non capisco.

        "Mi piace"

      • Non ho mai approfondito questo punto.
        Ma la tua bella domanda mi spingerà a farlo.
        Ciao Lorella

        "Mi piace"

      • Lorella questo è il testo completo… che forse può chiarire tutti i tuoi dubbi.
        Se non li chiarisce ti darò una risposta più ampia.

        C’eravamo tanto amati
        Per un anno e forse più
        C’eravamo poi lasciati
        Non ricordo come fu
        Ma una sera c’incontrammo
        Per fatal combinazion
        Perché insieme riparammo
        Per la pioggia, in un porton
        Elegante nel suo velo
        Con un bianco cappellin
        Dolci gli occhi suoi di cielo
        Sempre mesto il suo visin
        Ed io pensavo ad un sogno lontano
        A una stanzetta d’un ultimo piano
        Quando d’inverno al mio cuor si stringeva
        Come pioveva, come pioveva
        “Come stai?” le chiesi a un tratto
        “Bene, grazie”, disse, “e tu?”
        “Non c’e’ male” e poi distratto
        “Guarda che acqua viene giù”
        “Che m’importa se mi bagno
        Tanto a casa debbo andar”
        “Ho l’ombrello, t’accompagno”
        “Grazie, non ti disturbar”
        Passa tempo, una vettura
        Io la chiamo, lei fa, “No”
        Dico, “Via, senza paura
        Su montiamo”, lei montò
        Così pian piano io le presi la mano
        Mentre il pensiero vagava lontano
        Quando d’inverno al mio cuor si stringeva
        Come pioveva, come pioveva
        Ma il ricordo del passato
        Fu per lei il più gran dolor
        Perché al mondo aveva dato
        La bellezza ed il candor
        Così quando al suo portone
        Un sorriso mi abbozzò
        Nei begli occhi di passione
        Una lacrima spuntò
        Io non l’ho più riveduta
        Se è felice, chi lo sa
        Ma se è ricca, o se è perduta
        Ella ognor rimpiangerà
        Quando una sera in un sogno lontano
        Nella vettura io le presi la mano
        Quando salvare ella ancor si poteva
        Come pioveva, così piangeva.

        Fammi sapere.
        Ciao

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  3. perchè dice “quando salvarla si poteva” Da che?

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    giancarlo foscale
    • Hai ragione Giancarlo.
      Quel penultimo verso lascia perplessi.
      Posso solo fare 2 supposizioni:
      La prima è che si riferisca all’amore cioè alla possibilità per lui e lei di salvare l’amore
      La seconda (che mi convince un po’ di più) è che la canzone in qualche versione precedente (e qualcosa è ancora adombrata nel testo “Ma se è ricca, o se è perduta Ella ognor rimpiangerà”) facesse riferimento ad una donna che si sia perduta nel corso della vita.
      Ciao Giancarlo e grazie per la segnalazione.
      Se qualche lettore ha ulteriori e migliori informazioni sul punto sarò lieto di conoscerle.

      "Mi piace"

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