Archivio per 27 ottobre 2012

LA PASSIONALITA’ IN POESIA… MUSICA… ARTE… E NON SOLO   Leave a comment

 

 


William-Adolphe Bouguereau – Amore e Psiche

 
 
 
 
LA PASSIONALITA' IN POESIA…
MUSICA… ARTE… E NON SOLO (2012)
a cura di Tony Kospan
 

 
Care amiche ed amici amanti come me della poesia
torniamo…, al tema dell'amore… ma stavolta
parleremo di uno dei suoi tanti importanti aspetti…
la passionalità… la sensualità…
 
 
 

Raphael Charles Peyre – Offerta a Cupido (o Eros)

 
 
Questo aspetto col nome di Eros o Cupido
per gli antichi era addirittura una divinità…
ed il tema è presente fin dall'antichità
nella poesia ed in tutte le arti.
 
Una delle poesie di Teocrito, poeta della Grecia Antica,
ci parla della passione del Ciclope per Galatea…
non soddisfatta perché l'amata appare quando ha sonno…
e scappa quando si sveglia…
 
 
 
 
 
 
 
 
O bianca Galatea, perché respingi chi ti ama?
Tu, più bianca che giuncata, più tenera dell'agnello,
più allegra del vitello, lucente più dell'uva ancora acerba:
perché passi di qui quando mi prende il dolce sonno
e te ne vai se appena il dolce sonno mi abbandona,
e fuggi come la pecora che ha visto il grigio lupo? 

 
La passionalità è dunque un essenziale lato dell'amore…
 
 
 
 

Canova – Amore e Psiche

 
 
 
Quello che, a mio parere,
una volta depurato dal puro istinto fisico,
è un inno alla vita…  un sublime fiore rivolto al cielo…
e che insieme al vero amore è in grado di farci assaporare… 
il profumo dell’Infinito…
 
 
Anche stavolta la selezione non è stata facile
per l'immenso numero di poesie sul tema… 
 
 

Come sempre mi piacerebbe leggere quelle che sul tema
amate voi…

 

 
 

Marc Chagall – Sogno d'amore

 
 
 

ASSIEME A TE

Roberto Perin

Non ho sentito

il tuo corpo,

non ho vissuto

le tue mani

che mi accarezzavano,

non ho sentito

la tua bocca sfiorarmi,

non ho sentito

di possedere

o essere posseduto.

Ho solo vissuto

un mare d’emozioni,

in un solo,

unico, lampo

che mai terminava.

 

 

Gaetano Previati – Il bacio

 

 

IL CERCHIO DELL'ARMONIA

Vincenzo Rescigno 
 

Braccia che ti circondano

con tanta tenerezza,

s'un caldo sen t'attiran

preludio alla bellezza

di magici momenti

che l'estasi ti dan.

Risveglian sentimenti

che sanno di magia

chiudendoti in un cerchio

di magica armonia,

d'un corpo a un altro stretto,

frementi di passione,

due cuori un solo petto

due corpi in dolce unione. 

 
 

Frederic Leighton – Il pescatore e la sirena
 
 
 
CARME 5
Catullo (poeta latino)
 
Viviamo, mia cara, ed amiamo,
e i mugugni dei vecchi moralisti
tutti insieme non stimiamoli un soldo!
I giorni tramontano e tornano;
ma noi, quando cade la breve luce della vita,
dobbiamo dormire un’unica, interminabile notte.
Donami mille baci, poi altri cento
Poi altri mille, poi ancora altri cento,
poi di seguito mille, poi di nuovo altri cento.
Quando poi ne avremo dati migliaia,
confonderemo le somme, per non sapere,
e perché nessun malvagio ci invidi,
sapendo che esiste un dono così grande di baci.
 
 
 
 

Jaques Louis David – Amore e Psiche

 
 
SANGUINELLO
J. Prevert
 
La cerniera lampo è scivolata sulle tue reni
e il temporale felice del tuo corpo innamorato
nell'ombra fitta
d'improvviso è scoppiato
E la tua gonna cadendo sul parquet incerato
non ha fatto più rumore
di una scorza d'arancio che cada su un tappeto
Ma sotto i nostri piedi
i bottoncini di madreperla cricchiavano come semi
Sanguinello
frutto bello
la punta del tuo seno
ha tracciato una nuova linea della fortuna
sul palmo della mia mano
Sanguinello
frutto bello
Sole di notte.
 
 
 

Toulouse Lautrec – Il bacio

 
 
 
LASCIAMI LIBERE LE MANI
Pablo Neruda
 
Lasciami libere le mani
e il cuore, lasciami libero!
Lascia che le mie dita scorrano
per le strade del tuo corpo.
La passione – sangue, fuoco, baci –
m'accende con tremule fiammate.
Ahi, tu non sai cos'è questo!
è la tempesta dei miei sensi
che piega la selva
sensibile dei miei nervi.
è la carne che grida
con le sue lingue ardenti!
è l'incendio!
E tu sei qui, donna,
 come un legno intatto
ora che tutta la mia
 vita fatta cenere vola
verso il tuo corpo pieno,
 come la notte, d'astri!
Lasciami libere le mani
e il cuore, lasciami libero!
Io solo ti desidero,
 ti desidero solamente!
Non è amore, è desiderio
 che inaridisce e s'estingue,
è precipitare di furie,
avvicinarsi dell'impossibile,
ma ci sei tu,
ci sei tu per darmi tutto,
e per darmi ciò che possiedi
sei venuta sulla terra –
com'io son venuto
 per contenerti,
desiderarti,
riceverti!
 
 
 

 
 
 
Ciao a tutti da Tony Kospan
 
 
 
 
 
 

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E DEGLI ARTISTI
NEL GRUPPO DI FB
 
 

UNO STUDIO CI RIVELA PERCHE’ LA RISATA E’… CONTAGIOSA…   4 comments

 
 
 
 
 
LA RISATA E’ CONTAGIOSA…
ECCO PERCHE’…

 

Lo ha dimostrato uno studio scientifico,
che spiega i meccanismi con cui il cervello
risponde agli stimoli emotivi provocati da sorrisi e risate.

 

 

 

 

La ricerca pubblicata un pò di tempo fa, da un gruppo di scienziati della “University College e dell’Imperial College di Londra”, su “The Journal of Neuroscience” , sostiene che quando qualcuno ride o scoppia in un sussulto di gioia, nel cervello di chi ascolta si attivano le stesse aree che si “accendono” quando siamo noi stessi a ridere.

In pratica, quando vediamo qualcuno che ride il nostro cervello istintivamente lo imita, mettendo in moto i muscoli facciali che permettono il sorriso.

E’ un meccanismo di “specchio” , spiegano.

Ridere è contagioso!

Quando qualcuno inizia, non si può resistere.

Scatta un automatismo in tutti i presenti, ma nessuno era ancora riuscito a capire da che cosa era motivato.

 

 

 

 

 

Quelli che si attivano sono i centri neurali formati dai “neuroni specchio”, quelli che ci permettono di osservare le azioni degli altri e di imitarle, che svolgono un ruolo chiave nella socializzazione.

SOLO I SUONI “positivi” fanno scattare il meccanismo di imitazione.

E solo la risata, produce nel nostro cervello un effetto così marcato, come se in quel momento fossimo noi in prima persona a ridere.
E’ possibile che questa risposta automatica si sia creata per favorire l’interazione sociale, consentendoci così di capire ed empatizzare con la felicità altrui, quando questa si esprime con una risata.

 

 

 

 
 
 
 
BE’ QUEL CHE E’ CERTO E’ CHE LA RISATA FA BENE…
AL CORPO ED ALLO SPIRITO…
COME ANCHE ALTRI STUDI CI CONFERMANO…
 
 
 
 
 
 
 
 
ED ALLORA…
SOLI O IN COMPAGNIA… CON O SENZA CONTAGIO…
MOLTIPLICHIAMO LE OCCASIONI… PER RIDERE… O SORRIDERE…
SICURAMENTE STAREMO MEGLIO…
 
 
 
 

 

 

 

 

CIAOOOOOOOO DA TONY KOSPAN

CON UN… SORRISO…

 

 

 

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UOMINI E DONNE AL BANCOMAT… MA SOLO PER SCHERZARE   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
UOMINI E DONNE AL BANCOMAT
(IRONIE UOMINI-DONNE)
 
 
 
 
 
 
 
 
Gli uomini al bancomat!

1. Avvicinarsi con l’autovettura al bancomat.
2. Abbassare il finestrino.
3. Inserire la carta nel bancomat e digitare il PIN.
4. Digitare l’importo desiderato.
5. Ritirare la carta, il contante e la ricevuta.
6. Richiudere il finestrino.
7. Ripartire.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le donne al bancomat!
1. Avvicinarsi con l’autovettura al bancomat.
2. Fare retromarcia fino ad allineare il finestrino al bancomat.
3. Riavviare il motore che nel frattempo si e spento.
4. Abbassare il finestrino.
5. Trovare la borsetta e svuotare tutto il contenuto sul sedile passeggeri per trovare la carta.
6. Localizzare la trousse e controllare il trucco sullo specchietto retrovisore.
7. Provare ad inserire la carta nel bancomat.
8. Aprire lo sportello per facilitare l’accesso al bancomat a causa dell’eccessiva distanza dell’automobile.
9. Inserire la carta. 10. Reinserire la carta nel verso giusto.
11. Risvuotare la borsetta per cercare l’agenda con il PIN scritto sul retro della pagina di copertina.
12. Digitare il PIN. 13. Premere Cancel e digitare il PIN corretto.
14. Digitare l’importo desiderato.
15. Ricontrollare il trucco nello specchietto retrovisore.
16. Ritirare il contante e la ricevuta.
17. Svuotare ancora la borsetta per trovare il portafogli e riporci il contante.
18. Riporre la ricevuta insieme al blocchetto degli assegni.
19. Ricontrollare il trucco ancora una volta.
20. Ripartire e percorrere 2 metri.
21. Fare retromarcia fino al bancomat.
22. Ritirare la carta.
23. Risvuotare la borsetta, trovare il portafogli e collocare la carta nell’apposito comparto.
24. Ricontrollare il trucco.
25. Riavviare il motore che nel frattempo si e spento.
26. Guidare per 5 o 6 chilometri.
27. Togliere il freno a mano.
 
 
 

 

 

 

TESTO DAL WEB… IMPAG. T.K.

 

 

 

 

Care amiche non ve la prendete… ovviamente si scherza …

lo so che siete forse anche più brave di noi al bancomat…

 

Il post serve solo per sorridere…

 

In ogni caso… per par condicio…

 il prossimo sul tema ironie m. e f. sarà contro gli uomini…

 

 

 

 

 
 
 
Però poi c’è anche lui… o lei…
che è veramente tanto bravo/a
 
 
 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

 

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T.K.

 

 

LA NASCITA DELLE… SCARPE…   Leave a comment

 
 
 
 
Scarpa in pelle di 5500 anni fa
 
 
 
 
LA NASCITA DELLE… SCARPE…
 
 
Uno studio affronta il problema 
del periodo in cui gli uomini primitivi
iniziarono ad usare scarpe…
 
 
 
 
Scarpa persiana 6° sec a.C.
(SCARPA PERSIANA)
 
 
 
 

Lo studio dimostra che le prime rudimentali scarpe
apparvero circa 40.000 anni fa
e modificarono le ossa dei piedi dei nostri antenati
 
 
 
 
 

Il professor Trinkaus al lavoro
NEW YORK Gli uomini primitivi avrebbero indossate le prime rudimentali scarpe tra 40.000 e 26.000 anni fa.
 
 Lo ha stabilito uno studio pubblicato sulla rivista «Journal Archaelogical Science» dallo scienziato americano Erik Trinkaus, professore della Washington University a St Louis, che ha studiato le ossa di alcuni nostri antenati.
 
 
 
 
 
 
SCARPE
 
 
 
 
Secondo Trinkaus la presenza di scanalature nelle ossa dei piedi dei nostri antenati testimonia l’invenzioni delle prime scarpe, che con il tempo resero le osse meno forti e resistenti.
I primi uomini che comparvero sulla terra, circa 500 mila anni fa, sentirono presto il bisogno di coprire i loro piedi a causa delle alte temperature nordiche.
Ma solo molti anni dopo, furono create calzature protettive comparabili alle moderne scarpe.
Lo scienzato afferma che non è possibile stabilire l’epoca esatta nella quale gli uomini non andarono più scalzi, ma costruirono le prime scarpe perchè il materiale animale e vegetale usato adesso non è più reperibile.
«Oggi le più antiche scarpe nel mondo sono di 9.000 anni fa, e sono state trovate in California» dice il professor Trinkaus.
 
 
 
 

ESAME DELLE OSSA DEI PRIMITIVI

 

Ossa di un piede primitivo (Bbc on line)

 

 

Esaminando le ossa dei piedi dei primi uomini primitivi (Homo neanderthalensis) e di quelli successivi (Homo sapiens) vissuti rispettivamente 100.000 e 10.000 anni fa, lo scienziato ha stabilito che i primitivi vissuti nel periodo intermedio del Paleolitico (tra i 100.000 e 40.000 anni fa) avevano ossa più pesanti e più forti, mentre coloro che trascorsero la loro esistenza 26.000 anni fa, nell’epoca del Paleolitico superiore, avevano osse messo spesse e meno resistenti.

 

Per testare questa teoria lo scienziato ha preso come riferimento anche i primi nativi americani che andavano scalzi e i contemporanei Inuiti, popolazione che vive in Alaska e che invece indossavano stivali di foca.

 
 
 
EVOLUZIONE E… SCARPE 
 
 
 
 
 
 
 
L’apparizione delle prime scarpe coincide con un periodo storico ricco di progressi per il genere umano.
 
Secondo il profesore Paul Mellas, ordinario di storia primitiva all’Univeristà di Cambridge in quest’epoca ci furono «drammatici cambiamenti» nella vita dei nostri antenati.
«Circa 35.000 anni fa e via di seguito gli uomini producono le prime forme d’arte, i primi arnesi in pietra, le prime decorazioni personali e i primi gioielli.
Non sarebbe una sorpresa scoprire che la comparsa delle prime scarpe sia avvenuta proprio in queste epoca».
 
 
 
 
F I N E
 
 
testo dal Corriere della Sera – Immagini dal web – Impaginazione t.k.
 
 
 
 
 
 
 

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MARUZZELLA – STORIA ATMOSFERA E LA MITICA CANZONE DI CAROSONE   2 comments

 

  

 
 
 
 
 
 
 
Stavolta parleremo di un’altra classicissima e notissima
canzone napoletana scritta nel 1954/55
da Bonagura (testo) e da Carosone (musica)
e poi pubblicata nel 1956.
 
 
 
 
 
 

MARUZZELLA
ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO…
a cura di Tony Kospan
 

 
 
Iniziamo a parlare del titolo che ha sempre incuriosito tanti… ed in molti pensavamo al diminutiva di Maria o Mara…
 
In realtà Maruzzella è un diminutivo di Marisa… ma in napoletano significa anche piccola lumaca di mare e piccola treccia di capelli.
 
 
 

 
 
 
Maruzzella però è anche il modo con cui Renato Carosone chiamava la moglie Marisa… e sembra che la canzone sia stata dedicata proprio a lei…
 
 
 
 
 
 
 
Resta tuttora impresso nella mente e nei cuori il celebre ritornello grazie al quale sembra di sentire anche l’odore del mare… e lo sciabordio delle onde…
 
 
 
 
 

 

 

«Maruzzella Maruzzè, / t’e’ miso dint’a ll’uocchie / ‘o mare e m’e’ miso / mpietto a mé nu dispiacere. / Stu core mme faje sbattere / cchiù forte ‘e ll’onne / quanno ‘o cielo è scuro: / primma mme dice sì, / po’ doce doce mme faje murí»
 
 
(Maruzzella, Maruzzella ti sei messa negli occhi il mare
ed hai messo nel mio petto un dispiacere.
Mi fai battere il cuore più forte delle onde:
prima mi dici sì, poi dolce dolce mi fai morire)
 
 
 
 

 

Il successo della canzone fu clamoroso al punto che ne nacquero 2 film… e più recentemente, nel 1973, è stata inclusa nella colonna sonora di “Main Streeet” di Martin Scorsese.

Prima di ascoltarla in 2 versioni… diamo un’occhiata fugace a quanto accadeva quell’anno…
 
 

 
 
1 9 5 6
 
 

La rivoluzione ungherese è soffocata nel sangue… 

 

 

La televisone entra nelle abitudini degli Italiani 

 

 

la 2° guerra arabo israeliana
 
 
 
 
La tragedia di Marcinelle (BELGIO)
in cui morirono oltre 600 minatori italiani

 

 

Matrimonio di Grace Kelly
con il Principe Ranieri di Monaco
 
 

 
 

Ma torniamo a Maruzzella…
 
Ascoltiamola, in questa delicata versione di Sergio Bruni,
potendo leggere il testo originale… ed in italiano 
 
 
 

  
 
 
 
e poi, se ci va, in questo video che riprende una scena 
del film omonimo, cantata proprio dall'autore…
 
 
Qui possiamo anche respirare in pieno anche
l'atmosfera di quell'anno.
 
 
 

 
  
 
 
 
Ciao da Tony Kospan
 
 
 
 
 
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AUGURI BENIGNI CON… PAOLO E FRANCESCA E LA SUA LETTURA IN TESTO E VIDEO   Leave a comment

 

Nell'augurare
a Roberto Benigni
mi fa piacere rendergli omaggio riproponendo
questo post dedicato alla sua favolosa lettura
del mitico passo della Divina Commedia
 
 
 
 
 
 
 
 
Roberto Benigni recita e… racconta Dante
nel  passo forse più famoso della Divina Commedia
e comunque quello per me più bello…
 
 
Possiamo qui leggere il testo e/o ammirare
la geniale e coinvolgente spiegazione del mitico brano 
anche in video.
 
 
Tra l'altro
affronta anche il tema del mistero dell'amore.
 
 
T.K.
 
 
 
PAOLO E FRANCESCA
DANTE E BENIGNI
 
 
Castiglion Fiorentino 27 ottobre 1952
 
 
 
 
 
Benigni:
Omissis
“E’ un libro tutto al femminile la Divina Commedia, è un libro tutto sull’amore, basato tutto sull’amore.
Ora, quando parla di Paolo e Francesca, che sono i passi più famosi, sentiamo che è il primo dannato con il quale parla, Francesca.
E per la prima volta nella storia – un’invenzione di lui, uomo del Medio Evo – per descrivere tutto un personaggio, prende un momento della sua vita. Questa è un’idea che mi ha sempre affascinato.
Prende un solo momento della sua vita e quel personaggio è scolpito per l’eternità.
E’ un’invenzione di Dante Alighieri.
Per Paolo e Francesca prende il momento in cui loro due non sapevano di essere innamorati e vengono trafitti dall’amore
e quel momento rimarrà scolpito per sempre.
Lui sceglie quel momento e sarà il momento dell’eternità.
Mentre noi sentiamo Francesca che parla e piange e dice, soffriamo.
Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
Ma quando si sente: l’altro piangea, il cuore sobbalza, e quel verso che dice quando hanno scoperto…
Dante vuol sapere come hanno fatto a capire che erano innamorati. Gli interessa a lui personalmente, è proprio la sua domanda: come accadde che voi vi scopriste innamorati?
E lei dice:
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Sono versi che lasciano…
(applauso)
Siamo nel primo girone dell’Inferno – il primo, vero – dove Dante ci ha messo (non a caso in quello dove si soffre meno, per modo di dire) quelli che sono morti per amore, i lussuriosi, ma anche quelli che sono morti per amore perché si amavano l’uno con l’altro. Proprio perché lui stesso c’aveva paura di andarci: “Meglio che faccio un posto un po’ meno sofferente!” Quindi in questo canto si parla di questa storia. Di questi due amanti che so’ stati presi mentre stavano leggendo una storia che li riguardava – erano quasi loro – un libro.
La storia di Paolo e Francesca la sapete tutti, insomma che… lei doveva sposare Gianciotto Malatesta e naturalmente era bruttissimo, era anche zoppo.
Gli è arrivato brutto e zoppo, ma brutto, una personaccia! Gli portò la cosa di matrimonio il su’ fratello che era bellissimo. Lei pensava fosse quello suo marito. Pensate quando è arrivato quell’altro, che era cattivo, brutto e zoppo, ma proprio ignorante come una capra e quindi… Non è che poi l’ha tradito, solamente che il primo afflato d’amore con il primo che vedi… magari se vedeva prima quell’altro si sarebbe innamorata. Ha visto prima quello, allora… Aspettava l’amore. Quando aspetti l’amore non si vede più niente, diventa tutto meraviglioso.
 
 
 
 
 
 
 
 
Questo afflato d’amore, Dante gli chiede, vuol sapere da loro come fecero a ‘nnamorarsi.
Perché a Dante gli interessa come si fa a ‘nnamorarsi:
“Voglio sapere come scatta questo mistero dell’universo dell’amore”,
che può scattare tra chiunque, con chiunque e in qualsiasi momento.
E quella è una cosa che dentro ci sono… c’è Semiramide, che era una talmente lussuriosa che aveva fatto un editto dove imponeva a tutti di fare all’amore per la strada dalla mattina alla sera, di modo che anche lei fosse normale.
Siccome questa Semiramide faceva all’amore dalla mattina alla sera con tutti, ha fatto un editto…
E’ come se anche qui in Italia si dovesse tutti…
Non facciamo riferimenti che è sempre brutto e terribile…
C’è Minosse in questo canto, con tutte le similitudini…
“Vabbè Benigni, abbiamo capito, facci ‘sto canto”.
 
 
 
 
 
 
 
 
Qui possiamo ora leggere questo mitico passo dantesco,
e volendo, possiamo farlo mentre ascoltiamo
l'interpretazione di Benigni col video che segue…
 
 
 
 
INFERNO – CANTO V
OMISSIS
 
 
così vid’io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;

per ch’i’ dissi: “Maestro, chi son quelle

51 genti che l’aura nera sì gastiga?”.
“La prima di color di cui novelle
tu vuo’ saper”, mi disse quelli allotta,

54 “fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,

57 per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:

60 tenne la terra che ’l Soldan corregge.
L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;

63 poi è Cleopatràs lussurïosa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,

66 che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano”; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,

69 ch’amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch’io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e ’ cavalieri,

72 pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I’ cominciai: “Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,

75 e paion sì al vento esser leggeri”.
Ed elli a me: “Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega

78 per quello amor che i mena, ed ei verranno”.
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: “O anime affannate,

81 venite a noi parlar, s’altri nol niega!”.
Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido

84 vegnon per l’aere dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,

87 sì forte fu l’affettüoso grido.
“O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l’aere perso

90 noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,

93 poi c’hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,

96 mentre che ’l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende

99 per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona

102 che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

105 che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense”.

108 Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso e tanto il tenni basso,

111 fin che ’l poeta mi disse: “Che pense?”.
Quando rispuosi, cominciai: “Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio

114 menù costoro al doloroso passo!”.
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: “Francesca, i tuoi martiri

117 a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore

120 che conosceste i dubbiosi disiri?”.
E quella a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice

123 ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,

126 dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;

129 soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;

132 ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,

135 questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:

138 quel giorno più non vi leggemmo avante”.
Mentre che l’uno spirto questo disse,

l’altro piangëa; sì che di pietade

141 io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade.

 

 

BENIGNI RECITA DANTE

 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 
 
 
 
TESTO LETTURA BENIGNI DAL WEB
 
 
 
 
 
 
PER CHI AMA LA POESIA
QUI QUELLA DEI GRANDI
E QUELLA DEGLI ISCRITTI
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FORSE NON VEDI – SOLOV’EV – FELICE SABATO IN POESIA ARTE E…   Leave a comment

 

 

Alfred Émile Stevens – Pomeriggio al parco

 

 

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Ciascuno vede ciò che si porta nel cuore.

Goethe

 

 

 

Haddon Sundblom – Vicino al fuoco

 

 

FORSE NON VEDI…

Vladimir Sergeevic Solov’ëv

 

Mia cara, forse non vedi

come tutto ciò

che appare ai nostri occhi

è soltanto riflesso

ombra di quel

che agli occhi è invisibile?

Mia cara, forse non odi come

lo stridente stridore del mondo

è un eco fallace

delle trionfanti armonie?

O forse, mia cara, non senti

che solo una cosa v’è al mondo:

ciò che un cuore

a un cuore confida

in un muto saluto?

 

 

Alfred Émile Stevens – La lettrice

 

 

 

 

 

 

a tutti da Tony Kospan

 

212.gif image by moniorca

 

 

 

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