L’autunno, rispetto all'estate, si presenta più ovattato… più silenzioso… e l’unico rumore… non rumore… autunnale… nel nostro immaginario è quello delle foglie che cadono…
Anche per questo il tema prescelto stavolta è… IL SILENZIO…
Iniziamo con alcuni aforismi che, a mio parere, ci consentono di intravedere subito il significato e la portata del silenzio…
Ed io che intesi quel che non dicevi, m'innamorai di te perché tacevi. O. Guerrini
La parola è una chiave, ma il silenzio è un grimaldello. Gesualdo Bufalino
Il silenzio è puro. Il silenzio è sacro. Unisce le persone perché solo chi si sente a proprio agio in compagnia di un altro può fare a meno di parlare. Questo è il grande paradosso. Nicholas Sparks
Un poeta indiano dice:
“Conchiglia, da dove viene il tuo prezioso contenuto? Dal silenzio; per anni e anni le mie labbra son rimaste chiuse “.
Fernand Khnopff – Il Silenzio – 1890 (particolare)
Il silenzio, nei rapporti umani… soprattutto d’amore e d’amicizia, dunque non è un nulla… non è pura assenza… in quanto ha una sua voce spesso molto chiara, che possiamo udire però solo con il cuore o con la mente…
Di per sé il silenzio non è nè bene nè male… perché può aver valenze sia positive che negative.
Hopper – Sera d'estate
Può infatti manifestar amore… complicità… intesa… ma anche disamore… indifferenza… insofferenza… etc…
Quante volte abbiamo compreso chi non apriva bocca o siamo stati compresi senza parlare?
Il silenzio svolge poi un'alta funzione nella meditazione, nelle profonde riflessioni, nei momenti più importanti di cerimonie religiose e laiche, nella contemplazione della natura etc…
Il tema è molto gettonato e non si contano i proverbi… i pensieri… le riflessioni… le canzoni… (Famosa è la canzone napoletana dal titolo “Silenzio cantatore”).
Le poesie scelte quest'anno sono tutte inneggianti al silenzio…
Come sempre mi piacerebbe leggere sul tema quelle che piacciono a voi, sia vostre che di altri autori.
– Enjoy the silence
NOI… Pat Sueli
Non dirmi mai ti amo perché le parole sono false Non dirmi mai ti sogno perché i sogni svaniscono Non dirmi mai sei il mio cielo perché il cielo si rabbuia Non dirmi mai sei il mio Angelo perché gl’Angeli volano via Non dirmi mai ti desidero perché i desideri finiscono Non dirmi mai sei la mia vita perché la vita si consuma dimmi solamente …ascolta perché il silenzio parlerà per sempre di noi.
– La voce del silenzio
S I L E N Z I Tony Kospan
I silenzi dell'anima urlano tra le pareti del corpo. Solo un'altra creatura nell'Universo udirli potrà ed i silenzi suoi… a sua volta griderà. Amara è la vita quando con le sue catene. ai silenzi ci porta. Dolce è la vita quando ai silenzi consente d'incontrarsi nel cielo. In silenzio si accarezzano i nostri silenzi. In silenzio si abbracciano i nostri silenzi. In silenzio insieme… suoniamo le musiche degli angeli.
– L'emozione non ha voce
Charles Perugini – La lettura
TEMO UN UOMO SILENZIOSO Emily Dickinson
Io temo un uomo dall'eloquio frugale Io temo un uomo silenzioso L'arringatore, lo posso sovrastare Il chiacchierone, intrattenerlo
Ma colui che soppesa, mentre gli altri spendono le loro ultime monete, da quest'uomo mi guardo ho paura che sia grande.
– Silenzio cantatore
Cathy Nichols – Mi lascerai mai?
SE TU NON PARLI Rabindranath Tagore
Se tu non parli riempirò il mio cuore del tuo silenzio e lo sopporterò. Resterò qui fermo ad aspettare come la notte nella sua veglia stellata con il capo chino a terra paziente. Ma arriverà il mattino le ombre della notte svaniranno e la tua voce in rivoli dorati inonderà il cielo. Allora le tue parole nel canto prenderanno ali da tutti i miei nidi di uccelli e le tue melodie spunteranno come fiori su tutti gli alberi della mia foresta.
– Beethoven – Silence
Richard Bergh – Sera d'estate nordica
MI PIACI QUANDO TACI Pablo Neruda
Mi piaci quando taci perché sei come assente, e mi ascolti da lontano, e la mia voce non ti tocca. Sembra che si siano dileguati i tuoi occhi e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.
Siccome ogni cosa è piena della mia anima tu emergi dalle cose, piena dell'anima mia. Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima, e assomigli alla parola malinconia.
Mi piaci quando taci e sei come distante. Sembri lamentarti, farfalla che tuba. E mi ascolti da lontano e la mia voce non ti giunge: lascia che io taccia con il silenzio tuo.
Lascia che ti parli anche con il tuo silenzio chiaro come una lampada, semplice come un anello. Sei come la notte, silenziosa e stellata. Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
Mi piaci quando taci perché sei come assente. Distante e dolorosa come se fossi morta. Poi basta una parola, un sorriso.
E sono felice, felice che non sia vero.
Auguro a tutti felici giornate dense di felici e magici silenzi…
” La forza e la grandezza dell’uomo non consistono nel suo avere ma nel suo essere “
– Michel Quoist –
ESSERE O AVERE?
Ci crediamo davvero o facciamo finta di crederci?
La domanda-riflessione posta in un gruppo di amici virtuali
mi ha portato a queste brevi considerazioni
che desidero esternare… con voi…
E’ vero spesso appaiono parole di circostanza…
quasi consolatorie per chi ha poco…
Quasi per dirgli… stai buono… tu pensa all’essere…
che all’avere ci pensiamo noi… alla faccia tua…
Però poi quando accadono tragedie… o crisi economiche causate proprio da quest’ultimi… dai fanatici dell’avere… dell’avere sempre di più… dell’avere a tutti i costi… anche calpestando leggi, morale, umanità etc… allora… ecco che di loro non c’è più traccia… scompaiono o si rendono invisibili.
Ma guardiamo bene… stiamo attenti… sono sempre lì in agguato a rovinare il mondo… con la loro cupidigia… senza fine…, e per essi unico motivo di vita…, che però non impedirà loro di avere alla fin fine gli stessi problemi di tutte le altre persone.
Debbo dire che non li invidio… neppure lontanamente… e mi fanno molta rabbia… ed anche… mi sia consentito… un pò schifo…
Pur essendo una donna tanto approssimativa, una cosa l’ho imparata: che le madri sono come i senatori a vita. Una volta elette, che tu lo voglia o no, continuano a governarti per sempre. Dal seggiolone fino alle soglie della demenza. Tua, naturalmente. Con una tenacia invidiabile. -E stai dritta con la schiena, e mettiti la canottiera, e tagliati la frangia che se no ti rovini la vista, e te l’avevo detto, e assaggia prima di dire che non ti piace, e mastica bene, e bevi piano che è fredda, e non sporgerti dal balcone che la testa è più pesante e cadi giù.
– Questi i capisaldi della loro politica sociale. Per le madri delle femmine si aggiunge: -Ma quand’è che ti compri un bel tailleur?-.
Mia madre, nonostante io abbia diciannove anni per gamba, quando incontriamo qualcuno per strada riesce ancora a dirmi: -Saluta!-. Resta inteso che sia la donna moderna, sia il maschio del 2002 alla madre vogliono comunque un sacco di bene. Le madri son doni del cielo, come i fulmini, i tomadi e la grandine. Ci sono madri poi che, quando esauriscono le raccomandazioni classiche, si cimentano con avvertimenti che sfiorano la supplica, pericolosamente vicini a patologie della sfera maniacale. Tipo: «Non scendere dall’aereo prima che sia veramente fermo». Oppure: «Vai pure a giocare a calcio, ma mi raccomando: non correre e non sudare». O ancora: «Non aprire il frigo senza il golf addosso che ti prende la polmonite e non stare vicino al camino dalla parte della schiena che ti cuoce il midollo». Il mio amico Marcello, che tutti i giorni per lavoro è costretto a farsi Milano-Bologna in auto, si deve sorbire quotidianamente la preghiera disperata della madre che gli raccomanda: «Attento nelle gallerie!». Peccato che quel tratto di autostrada ne sia sprovvista. E poi aggiunge: «E non posteggiare la macchina dove te la rubano».
Che pazienza… La madre di Elvira e Rosella, ossessionata dalla verginità delle fìglie, quando sa che escono col fidanzato le minaccia così: «Mi raccomando: aprite gli occhi e stringete il culo». Che classe. E quando c’è una mamma, c’è sempre nei paraggi una figlia migliore di tè con la quale fare laceranti paragoni. Il mio confronto costante era una certa Giosetta, antipatica come la merda. «Guarda Giosetta che s’è fatta i codini!» «Guarda Giosetta che ha già finito i compiti delle vacanze!» «Guarda Giosetta che balla sulle punte!» Poi verso i sedici anni Giosetta ha cominciato a farsi le pere e mia madre miracolosamente ha smesso di fare paragoni. Anzi no. Quando cambio fidanzato mi dice: continua così che fai la fine di Bruc (quella di Beautifui, per capirci). Poi le madri sono tutte un po’ stregone. Fanno diagnosi e prescrivono cure con la sicurezza e la professionalità di un primario delle Molinette non indagato. Mia madre riusciva a sentire se avevo l’alito di acetone a distanza di otto metri e ancora adesso mi dice che quando prude guarisce e mi urla che il naso si soffia prima un buco e poi l’altro. La madre di Bea, quando lei le disse che non rimaneva incinta per via di una tuba otturata, le rispose: «E sturatela!». Formidabile. Poi c’è la mamma dei miei amici Linuccia e Saverio che è un monumento all’ironia involontaria. Un donnone pugliese vecchio stampo che cucina tutto il giorno. Ventiquattr’ore su ventiquattro. E la sua unica soddisfazione è che i figli mangino. Basta. Linuccia fa la dieta ormai dal giorno della sua prima comunione, ma la madre pur avendo sotto gli occhi il fisico della figlia, che è sinuoso come un pezzo di torrone Sebaste, non può fare a meno di raccomandarle sempre e quasi in lacrime: «Linu’ non dimagrire troppo che poi ti scende il rene». Saverio invece ha gettato la spugna. A oggi pesa centodieci chili. Metà muscoli e metà dolci al cucchiaio. Ma la mamma Zita comunque davanti alle sue betoniere tanto amate, che sono ciccia della sua ciccia, continua con le sue folli raccomandazioni: «E mangia l’insalata che tanto è solo acqua». Che fin lì può anche essere. «E mangia la verdura che tanto è solo acqua.» Come faccia la caponata a essere solo acqua, è veramente un mistero. «E mangia il pesce che tanto è solo acqua.» Ora, a rigor di logica, una volta che il pesce è pescato, l’acqua non c’è più. E poi lei cucina fritto di mare, mica sogliola al vapore. Quando invece ti serve la carne e si rende conto che dire «è solo acqua» è un po’ un azzardo, allora temeraria ripete: «E mangia la carne che tanto è solo carne». Un genio. E quando il figlio la fa arrabbiare? Gli grida così: «Io ti ho dato la vita e io tè la tolgo! Era meglio che mi compravo un maiale invece di comprare a tè. Almeno a Natale l’ammazzavo e ci facevo i salami». Insomma. Qualcosa di culinario c’è sempre.
CIAO DA TONY KOSPAN
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