Archivio per ottobre 2012

LA TAZZA DI TE’ – PICCOLA GRANDE STORIELLA ZEN   5 comments

 

 

Breve ma significativo raccontino di saggezza

 

 

 

 

LA TAZZA DI TE’

 

 

    Nota

 

 

 

 

Un filosofo si recò un giorno da un maestro Zen e gli dichiarò:


“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi”.

 

“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro.

 

E incominciò a versare il tè da una teiera.

 

Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.

 

“Ma che cosa fai?” sbottò il filosofo. “Non vedi che la tazza è piena?”

 

“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture perché le si possa versare dentro qualcos’altro..

 

Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”

 

 

 

 

 

 

La mente non può che fare riferimento al passato ed a quanto le è noto.

Tutto ciò che riceve, lo interpreta alla luce delle precedenti esperienze ed opinioni.

In tal modo, però, impedisce un approccio diretto e fresco verso la realtà.

Se non liberiamo la mente non c’è modo, quindi, di apprendere nulla di veramente nuovo. 

 

 

 

 

 

 

DAL WEB – IMPAGINAZ. T.K.

 

 

 

TONY KOSPAN

 

 

 

 

IL SALOTTO CULTURALE DI FB?
 
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PRESI LE BRIGLIE – JIMENEZ – BUONANOTTE IN MINIPOESIA   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
 
PRESI LE BRIGLIE
Juan Ramon  Jimenez

 
Presi le briglie,
andai in giro a cavallo dell’alba;
penetrai, candido, nella vita.
Come mi guardavano, folli,
i fiori del mio sogno,
tendendo le braccia alla luna!
 
 
 
 
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 Sogni sereni…
by Tony Kospan
 
 
 
 
 
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I N S I E M E
CON LEGGEREZZA
 
 
 

Pubblicato 31 ottobre 2012 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA, Senza categoria

PORTA UN BACIONE A FIRENZE – O. SPADARO – CANZONE E SENTIMENTI SENZA TEMPO   Leave a comment

 

 

 
 
 
 
Sep27
 
 
 
 
ATMOSFERE STORIE E NOTE… D'UN TEMPO…
a cura di Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
PORTA UN BACIONE A FIRENZE
Di Lazzaro – Bruno (1938)
 
 
 
Siamo nell'anno in cui l'Italia vince il suo secondo
Campionato del mondo…
 
 
 
 
 
 
 
ma anche nell'anno in cui vengono emanate le leggi razziali…
 
 
 

 
 
 
quando nasce questa canzone innegabilmente legata
al suo primo e massimo interprete,
 
 
 
 
 
il fiorentinissimo Odoardo Spadaro
(Firenze 1893 -1965)
 
 
 
La Fiat 508
 
 
 
Il “bacione” poi era realmente legato alla nostalgia degli emigranti.
che Spadaro, all'epoca del fascismo,
frequentava moltissimo preferendo andare in giro per il mondo…
piuttosto che stare in Italia…
 
 
 
il mitico Tazio Nuvolari in veste di… fotografo
 
 
 
Fu, anche grazie a ciò,
che egli fu uno dei primi (ed ancor oggi pochi) artisti italiani
della canzone internazionalmente conosciuti.
 
 
 
 
1938 – Vivacious Lady
 
 
 
La canzone poi nel 1955 divenne un fim…
 
 
 
 
 
 
ed in epoca più recente è stata riportata in auge da Nada.
 
 
 
 
 
 
Veniamo ora alla canzone
che possiamo ascoltare proprio cantata da Spadaro
leggendone anche il testo…
 
 
 
Nota
 
 
 
e se ci va…
ascoltarla nell'interpretazione di Carlo Buti
in questo video…
con belle immagini fiorentine…
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA PAGINA DI SOGNO DI FB
 
 
 

RIPENSO IL TUO SORRISO – MONTALE – BUON POMERIGGIO IN POESIA ARTE… E…   Leave a comment

 

 

Allegoria del trionfo di Venere – Bronzino

 

 

 

 

Sep74

 

L’anima nasce dalla bellezza e di bellezza si nutre.

Ne ha bisogno per vivere.

James Hillman

 

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Ritratto di dama in verde – Bronzino
 
 
 
 
RIPENSO IL TUO SORRISO…
Eugenio Montale
 
 

Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida

scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,

esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;

e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.

 

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,

se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,

vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua

e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

 

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie

sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,

e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia

schietto come la cima di una giovane palma…

 

 

 

 San Matteo – Bronzino

 
 
 
 
 
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a tutti da

 

Tony Kospan

 
 
 
 
 
 
 

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E DEGLI ARTISTI
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CHI MI CONOSCE? – B. GORMLEY – BUONANOTTE IN MINIPOESIA   1 comment

 
 
 
 
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CHI MI CONOSCE?
Barbara Gormley
 
Chi guarda e non vede?
Chi ascolta e non sente?
Chi non mi conosce veramente?
Dall'animo, dal cuore?
Non lo puoi indovinare?
Sei tu
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

by Tony Kospan

 
 
 
 
 
 

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BARCHE DI CARTA – POESIA DI TAGORE CHE NAVIGA NEL …SOGNO   3 comments

 
 
 
 
 
 
GRANDE POESIA… DI E… SUL… SOGNO
 
 
 
 
 
 
 
Questa poesia l'ho conosciuta
grazie ad un’amica di Psiche…
 
 
BARCHE DI CARTA
Tagore…
 
 
 
 
 
 
E’ a mio parere una poesia che…
letteralmente “naviga”… proprio nel sogno…
con una dolcezza ed un’intensità davvero uniche…
 
 
E’ una poesia affascinante
ed un vero e proprio inno… al Sogno…
che come saprete… anche dal titolo del mio blog…
è per me non solo un amico fedele…
ma anche capace, col suo aiuto,
di farci superare i momenti difficili…
che comunque ahimé non mancano…
nella vita di noi tutti.
 
 
 
(Calcutta, 6 maggio 1861 – Santiniketan, 7 agosto 1941)
 
 
 
E davvero non sono mancate, eccome…,
e… tremende le sventure…
nella vita di questo grandissimo poeta indiano…
 
 
 
E' stata comunque davvero ammirabile
la sua capacità di metabolizzare,
senza perdere mai il suo amore per la vita,
le grandi tragedie che l'hanno colpito
grazie ad una grandissima forza d'animo
e forse aiutato dalla luce sublime
del suo stupendo mondo poetico.
 
 
 

Nota (musica new age)
 
 
 
BARCHE DI CARTA
Tagore
 
Ogni giorno faccio galleggiare
le mie barche di carta a una a una
giù per la corrente del fiume.

Su di esse scrivo il mio nome
e il nome del villaggio dove vivo
in grandi lettere nere.
Io spero che un giorno qualcuno
in qualche paese straniero
le trovi, e sappia chi sono.
Carico le mie barchette con fiori
di shiuli, colti dal nostro giardino,
e spero che quei fiori del mattino
sian portati nel paese della notte.
 
Io varo le mie barchette di carta
e osservo nel cielo le nuvolette
che spiegano le loro bianche vele.

Non so quale mio compagno di giochi
su in cielo le mandi giù per l’aria
a gareggiare con le mie barchette!
 
Quando scende la notte affondo la faccia
nelle braccia, e comincio a sognare
che le mie barchette di carta
galleggiano sotto le stelle.

In esse viaggian le fate del sonno,
e il carico è cesti pieni di sogni.
 
 
 

 
 
 
 
 
E voi… sì voi…
 cosa ne pensate?
 
 
 Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 
 
POESIE?
 
 
UN MODO DIVERSO DI VIVERLE
 
 
 

LA MAGIA DEL LUCCIO – DOLCE FAVOLA RUSSA   4 comments

 

 

 

 

LA MAGIA DEL LUCCIO

UNA DOLCE FAVOLA RUSSA…

 

 

 

 

 

 

 

 
 
In una sperduta isba della steppa russa viveva un’abbastanza numerosa famiglia: il vecchio padre, due figli sposati con le relative spose, un terzo figlio, scapolo.
Tanto erano intelligenti i due figli maggiori, quanto sciocco e fannullone il terzo.
Infatti se ne stava tutto il giorno seduto in cima alla grande stufa di terracotta, occupato a sgranocchiar nocciole. Faceva spallucce se gli chiedevano aiuto per qualche lavoro in casa o fuori.
– Va’ a prendere acqua al fiume – gli ordinarono un giorno le cognate, seccate di dover sempre far tutto loro. – I tuoi fratelli sono andati al mercato a far compere, chissà che non abbiano qualche regalino per te se ti comporti bene.
Emelja – questo il nome del pigro ragazzo – scese a malincuore dalla stufa e andò al fiume. Non faceva molto freddo, ma l’acqua era già ghiacciata.
Emelja praticò una buca nel ghiaccio ed ecco affacciarsi all’apertura un bel luccio, grosso pesce voracissimo. Svelto, come non mai, il giovane l’afferrò, pensando alla buona zuppa di pesce che le cognate avrebbero preparato.
Ma il luccio parlò con voce umana:
– Ti prego, lasciami andare, in compenso esaudirò qualche tuo desiderio.
– Temo che tu abbia a ingannarmi – rispose Emelja. – Dammi una prova del tuo potere. Ora riempio i miei secchi di acqua, fammi vedere se gli stessi vanno a casa da soli..
. D’accordo, riempi i secchi e poi ripeti con me: “Per volontà del luccio e per mio desiderio andate a casa a portare l’acqua”.
Emelja non aveva finito di pronunciare queste parole che già i due secchi si erano avviati.
L’indomani, visto che Emelja pareva ben disposto, le donne lo pregarono di andar nel bosco a spaccare legna.
Il giovane non fece una piega, si limitò a comandare: “Accetta, per volontà del luccio e per mio desiderio, và nel bosco e spacca legna”.
L’accetta sgusciò di sotto la panca, prese la porta e si avviò. Non passò molto tempo e la legna arrivò in casa da sola, qualche pezzo saltò addiritturta nella stufa.
Qualche tempo dopo le cognate dissero che sarebbe stata buona cosa preparare in casa una buona scorta di legna. Presto sarebbe arrivato il grande freddo ed era meglio esser previdenti.
Emelja si accomodò sulla slitta senza bisogno di cavalli, per volere del luccio e suo, lanciò la slitta a corsa pazza nel bosco, attraversò il paese mandando a gambe levate gli incauti passanti che non si scansavano in tempo.
Nel bosco l’accetta lavorò a tagliare dagli alberi i rami secchi, che, da soli, si radunavano sulla slitta, già raccolti in fascine.
Quando la slitta fu carica, Emelja ordinò all’accetta di tagliargli un bel bastone.
Sulla via del ritorno, Emelja era atteso dai compaesani inferociti, desiderosi di punirlo per quei ruzzoloni indesiderati. Ma purtroppo il bastone attaccò una danza selvaggia sui gropponi dei malcapitati.
La notizia di tante prodezze arrivò alla reggia.
Lo zar ordinò a un ufficiale delle Guardie di andare a prendere Emelja e di portarglielo dinanzi. Ma il giovane rifiutò di recarsi a corte, disse che stava meglio a casa sua, seduto al calduccio della stufa.
Lo zar mandò allora un cortigiano. Questo, esperto uomo di mondo, si presentò a casa di Emelja con un vassoio di dolci: parlò prima con le cognate e poi col giovane:
– Il nostro sovrano vuole donarti un abito rosso, un cappello e un paio di stivali.
Allora Emelja ordinò alla stufa di recarsi alla reggia.
Per poco lo zar non svenne quando lo strano veicolo entrò nella sala del trono. In quel momento s’affacciò alla porta la figlia dello zar ed Emelja, folgorato dalla bellezza della fanciulla – cadde in ginocchio dinanzi a lei. Giurò a se stesso che l’avrebbe sposata.
Ma la principessa gli voltò le spalle senza degnarlo di un saluto.
Emelja ricorse al potere del suo amico luccio: desiderò che la bella principessa si innamorasse di lui. Cosa che puntualmente avvenne: la giovane si sentò ardere d’amore per Emelja e chiese al padre il permesso di sposarlo.
Mai più lo zar avrebbe acconsentito! Aver per genero uno zoticone simile!
Ordinò al suo astuto cortigiano:
– Riportami qui vivo o morto quel fannullone, lo farò sparire.
Il cortigiano si recò alla casa di Emelja portando in dono un orcio di vino dolce e tanto ne fece bere al giovane che alla fine quello cadde in un sonno profondo, così poté farlo portare alla reggia dalle sue guardie.
Alla reggia era già stata preparata una grande botte ed Emelja vi fu chiuso dentro, solo che la principessa, venuta per caso a conoscenza del progetto paterno, volle condividere la sorte riservata al giovane di cui era innamorata. Entrò anche lei nella botte, senza che alcuno se ne accorgesse. A notte fonda la botte venne sigillata e gettata in mare.
Quando Emelja si svegliò, la principessa gli spiegò ciò che era avvenuto.
E allora bastarono le poche arcinote parole magiche perché la botte approdasse a riva.
Ma quel tratto di spiaggia era deserto:
– Dove abiteremo, Emelja? Costruisci almeno una capanna.
Emelja borbottò le solite parole e non una capanna apparve, bensì un bellissimo palazzo.
– Ora non hai proprio più niente da chiedere al tuo luccio – sorrise la principessa. – Cioè, sì, un’ultima cosa: un’oncia di bellezza e due di intelligenza, per te, amore mio.
E così fu che Emelja divenne un bel giovane e quel che più conta intelligente.
Qualche tempo dopo lo zar, inconsolabile per la misteriosa sparizione di sua figlia, andando a caccia, passò da quelle parti e si meravigliò nel vedere il palazzo mai esistito prima.
Emelja lo accolse con grande signorilità.
– Ma chi siete, bel giovane? – domandò lo zar, incuriosito.
– Sono Emelja, non ricordate, Maestà?
In quel momento comparve la principessa:
– Padre mio! – e i due furono l’uno nelle braccia dell’altra.
Le nozze furono celebrate qualche giorno dopo con grande solennità.
 
 
 
 
 


 
 
 
 
dal web – impaginazione dell’Orso
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
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Pubblicato 30 ottobre 2012 da tonykospan21 in FAVOLE LEGGENDE RACCONTI DI SAGGEZZA

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SAINT SAENS – MUSICA CLASSICA E… NATURA – IL MITICO… ACQUARIO   2 comments

 
 
 
Anche la musica classica ha le sue belle curiosità…
 
 
 
 
 
 
 
Qui la musica sposa… la natura…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ACQUARIUM
DAL
CARNEVALE DEGLI ANIMALI
OPERA DI CAMILLE SAINT SAENS
 
 
 
 
CAMILLE SAINT SAENS (1835-1921)
 
 
 
 
QUESTO AUTORE DALLA MUSICALITA' ELEGANTE
ED IL CUI VIRTOSISMO AFFASCINA…
E' POCO NOTO ALLE MASSE MUSICOFILE…
 
 
 
Questa opera, che Saint Saens volle tener segreta fino alla morte…
in effetti prevede l'imitazione in musica di diversi animali
e gruppi di animali e di un acquario
 
 
 
 
 
 
 
 
 PROPRIO QUESTO FANTASTICO… MITICO…
ACQUARIUM
E' IL BRANO PIU' NOTO…
E LO RICONOSCERETE SENZ'ALTRO…
 
 
 
SENTIREMO… L'ACQUA… MUOVERSI…
 
 
 
 
 
 
 
 
BUONA VISIONE E BUON ASCOLTO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
 
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LA FESTA DI HALLOWEEN – FAVOREVOLI O CONTRARI? I PRO ED I CONTRO   1 comment

 

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Come è noto questa è la festa più controversa di tutte e ci sono accanite schiere di favorevoli e contrari… 

Esaminerò i lati positivi e negativi… secondo le opposte visioni… cercando il massimo di obiettività… ma alla fine esprimerò comunque il mio pensiero.
 
 
 
 

    



PRO


 
– Ci sarebbero vaghe… lontane origini contadine europee 
– Piace ai bambini
– Aiuta l’economia… consentendo alle aziende di produrre e vendere di più
– Aiuta a superare la paura della morte
– Bisogna viverla solo come un gioco… ed è una festa come tante altre

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CONTRO


 – Festa solo di importazione.. nata in piccole zone nordamericane.


– E’ caratterizzata  soprattutto dall’esaltazione di un horror più o meno finto anche se edulcorato da giocose modalità  infantili… tipo “Dolcetto scherzetto etc…”  

– Festa lontanissima dalle nostre tradizioni. 

– Festa senza alcun significato reale… e solo consumistica. 

– Alcuni fanatici  di Halloween vanno a caccia dei gatti neri per sacrificarli perché amici delle streghe… (Quando venivano bruciate le streghe si bruciavano anche i gatti neri).
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– Con la scusa di Halloween poi molti si abbandonano a comportamenti folli… pericolosi… vietati… vandalici… come ci dice la cronaca… al punto che alcuni comuni vietano i mascheramenti… ed ogni anno la cronaca nera ci racconta di spiacevoli episodi.
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– Il culto dei morti viene trasformato in una carnevalata… 

– Per i cattolici infine con i giochi ed i riti finto-satanici (ma ahimé alcuni gruppi li fanno davvero) si aprirebbe la porta al Demonio


 
  
 


 
 






Infine ecco la definizione di Wikipedia:

“Halloween è una festività di origine celtica celebrata la notte del 31 ottobre che nel secolo XX ha assunto negli Stati Uniti le forme accentuatamente macabre e commerciali con cui è divenuta nota”

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IL MIO PENSIERO


 


Certo è una festa dalle modalità molto lontane dalle nostre idee e dalle nostre  tradizioni… (ma che la globalizzazione ha portato in giro per il mondo) e le sue origini appaiono consistere in una deformazione celtica della nostra festa del 1° Novembre (Ognissanti).


Però chi vuole festeggiare lo faccia pure… ma auspicabilmente solo in modo giocoso… e sereno… e si diverta pure…  ed anche alla grande… con pipistrelli… zucche vuote… (ce ne sono tante in giro in tutti i settori) e streghe varie… ma senza darle stupidissimi significati satanici e stia lontano da comportamenti pericolosi per sé e per gli altri… (e lasci in pace i gatti)..
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E VOI COSA NE PENSATE?

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Concludo dunque augurando… buona festa  (a chi festeggia)
e buona e serena serata-notte del 31 ottobre… a tutti gli altri.
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Tony Kospan




 
 

 

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LA BELLA DI NOTTE – ECCOLA IN IMMAGINI… IN POESIA ED IN UNA LEGGENDA   Leave a comment

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La pianta “Bella di notte” è un cespuglio erbaceo con

fiori che non hanno calice ma sono costituiti da una corolla,

che può essere di vari colori (giallo, rosso, rosa, bianco).


E' famosa per una sua originale caratteristica.


Spesso al sole i fiori si chiudono in tutto o in parte

per poi ritornare aperti e vigorosi al tramonto

e durante la notte.


Da ciò il suo nome.

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LA BELLA DI NOTTE

LA PIANTA… UNA POESIA ED UNA LEGGENDA






BELLA DI NOTTE

Arousal
 

Al calar dell’imbrunire

guardati intorno

ogni fiore va a dormire

ma per te inizia il giorno.



Sei nata dalla Luna

per realizzare un sogno

il popolo della notte

di te ha bisogno.



Con i tuoi teneri profumi

allieti le notti di veglia

richiamando quei piccoli lumi

al tocco di una ciglia.


(poesia dal sito – Fiori di pensiero)







LA LEGGENDA DELLE BELLE DI NOTTE


Monica Eleonora Lapenta




Si perde nella notte dei tempi la leggenda del fiore più bello.


Il fiore che allieta le notti di tutti gli uomini insonni perché li attende sveglio d’estate quando non riescono a prendere sonno: le belle di notte.


Una notte, tanto tempo fa, un pianto lungo e sommesso si aggiungeva ai rumori dell’oscurità. Questo pianto si ripeté a lungo, finché la Luna decise di trovarne la fonte.
A lungo girò intorno a tutto il pianeta e, quando aveva ormai perso del tutto le speranze, lo scorse.
Un piccolo punto luminoso: era da lì che proveniva il pianto.
La Luna scese dal suo cocchio e si avvicinò.
Accanto ad un pozzo, ai margini del bosco, era seduta una lucciola. “Chi sei tu? E perché rattristi con il tuo pianto tutte le mie stelle? “ chiese la Luna. La lucciola spaventata alzò gli occhi e rimase stupita nel vedere il suo interlocutore.
Allora disse: “Deve scusarmi, signora Luna, non volevo mettere tristezza alle sue stelle!”
“Io sono Lumil, il principe delle lucciole!”
“Perché piangi principe Lumil?” chiese la luna.
“Si avvicina la primavera e il mio popolo comincerà a vagare per i prati e i giardini, per illuminare le calde notti” disse Lumil “Ma noi non troveremo nessuna corolla dischiusa ad attenderci. Solo tanto verde!”
“E qual è il problema? “ chiese la Luna. “Il tuo popolo, da quando è stato creato, è sempre stato il popolo della notte! Voi avete un ruolo importante: dovete illuminare, come me e le stelle, le notti degli alberi”.
“E questo compito ci onora !” rispose Lumil. “Ma, vede signora Luna, c’è un sogno che ogni lucciola ha da quando nasce: io questo sogno lo faccio da sempre!”
“E qual è questo sogno?” chiese la Luna.
“Uscire dalla nostra casa, volare in un prato e trovare, almeno per una volta, un fiore che ci attenda e poterci posare sui suoi petali!” esclamò Lumil.
“Ma è un sogno, e solo un sogno rimarrà. Buona notte signora Luna e mi perdoni se l’ho disturbata”. E così dicendo Lumil volò via.
La Luna ritornò in cielo, ma non riusciva a smettere di pensare a Lumil e al sogno delle lucciole.
Le notti passavano e il pianto di Lumil le riempiva, ma all’improvviso il pianto cessò.
Sirio, una delle stelle, andò dalla luna e le disse: “Mamma ascolta!”e la invitò a tendere l’orecchio.
“Cosa devo ascoltare?”chiese la Luna.
“Il principe triste! Questa notte il suo pianto non si sente.” rispose Sirio.
“E’ vero ! esclamò la Luna . Non odo il suo lamento!”
“E se gli fosse accaduto qualcosa?” aggiunse Sirio molto preoccupata. “Ti prego mamma va a vedere!”
E cosi fu. La Luna salì sul suo cocchio e andò in cerca del pozzo presso il quale aveva incontrato Lumil per la prima volta.
Quando lo ebbe trovato, si fermò e si avvicinò.
Ferme, vicino al pozzo, trovò tante lucciole e ad una di loro chiese:
“Cosa accade?”la risposta la rattristò.
“Il nostro principe si è ammalato. Era molto triste perché sapeva che i suoi giorni stavano finendo, e che non sarebbe mai riuscito a realizzare il sogno del suo popolo. E il dispiacere lo ha consumato.”
La Luna rimase lì ferma ad attendere di poter vedere il principe Lumil.
Quando la vide il principe disse: “Signora Luna, come mai è ritornata? Io non ho pianto questa notte!”
“Ero preoccupata per te, ragazzo mio e volevo assicurarmi che tu stessi bene!” rispose la Luna dolcemente.
“Non deve preoccuparsi per me. Il mio tempo ormai è finito.
Raggiungerò i miei antenati con un unico rimpianto: non aver potuto realizzare il sogno del mio popolo. Spero che il prossimo principe ci riesca!”
Le forze stavano abbandonando il principe delle lucciole.
Tutto il suo popolo era preso da grande tristezza.
L’amore che le lucciole dimostravano al loro principe e la dolcezza di Lumil colpirono al cuore la Luna.
“Lumil la tua luce si spegnerà presto, questo io non posso evitarlo, ma – disse la Luna – andrai via sapendo di aver realizzato il sogno del tuo popolo. Guarda……..”
La Luna si strappò una ciglia, la prese tra le mani e la posò in terra di fianco a Lumil.
Come d’incanto dalla terra cominciarono a spuntare foglie.
Le foglie presero a germogliare, d’improvviso una gemma si schiuse e fece capolino un bel fiore giallo e fucsia.
“Ecco Lumil!Questo sarà il fiore delle lucciole, per sempre, e si chiamerà come te: Lumil, che nella lingua delle lucciole significa colui che rende bella la notte!” Lumil pianse di gioia e disse: “Grazie o luminosa Luna, sarà bella di notte per il mio popolo!”
E con tutta la forza che gli rimaneva, accese la sua lucina e volò sul suo fiore. E lì si spense felice.
Da quella notte, tante volte la Luna si è levata in cielo, ma ancora oggi quando, nelle notti d’estate guarda i prati, sorride.
Ogni notte le lucciole raggiungono le belle di notte che si schiudono solo per loro e c’è soltanto una pianta, la più bella, che non permette a nessuna lucciola di sedersi sui suoi petali e illuminarla: è la pianta nata vicino al pozzo ed è la sola che non ha bisogno di luce perché nei suoi fiori vive Lumil.


dal web






CIAO DA TONY KOSPAN





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