Archivio per 20 settembre 2012

PARLARE… TACERE – ELUARD – BUONANOTTE IN MINIPOESIA   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
 
 
PARLARE… TACERE…
Paul Eluard
 
Parlare
senza avere niente da dire
comunicare
in silenzio
i bisogni dell'anima
dar voce
alle rughe del volto
alle ciglia degli occhi
agli angoli della bocca
parlare
tenendosi per mano
tacere
tenendosi per mano.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
da Tony Kospan
 
 
 
 
I dipinti sono di Giuseppe Pellizza da Volpedo
 
 
 
 

ARTE MUSICA POESIA ETC
I N S I E M E
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AMICI DI PSICHE E SOGNO
 
 
 

PAUL GAUGUIN – INDIPENDENZA SOGNO E RICERCA DELLA PUREZZA “PRIMITIVA” – II PARTE   Leave a comment

 
 
 

L'arte è un'astrazione,
spremetela dalla natura sognando di fronte ad essa
e preoccupatevi più della creazione che del risultato.
Paul Gauguin
 
 
 
 

Paul Gauguin – L'oro dei loro corpi – 1901
 
 
 

PAUL GAUGUIN
INDIPENDENZA SOGNO
E RICERCA DELLA PUREZZA “PRIMITIVA”
 
 
 
Da dove veniamo?
 
 
 
II PARTE
 
 
 
LE OPERE POLINESIANE
LE SCULTURE  E LA CONCLUSIONE
 
 
 
selfportraitwithbernardbygauguin.jpg image by drawpartner
Autoritratto
 
 
 
  
 
Tra le opere eseguite in Polinesia,
come “Fatata te mouà” o “Ai piedi della montagna” del 1892,
tutto il mistero si concentra
nella corsa sfrenata di un cavaliere
 sulla sinistra del quadro
 

 
 

 
 
 
e la minaccia che incombe con le nuvole sullo sfondo.
 
 
 

 
Fatata te mouà o ai piedi della montagna 
 

 
 
Le opere polinesiane di Gauguin sembrano intrattenere un rapporto
con la composizione dell’arte occidentale

 

 

 
I maiali neri
 
 
 

Ricordiamo la “Conversazione” del 1892
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tra le opere che incantano ecco
anche il “Povero pescatore” del 1896.

 

 

 


Il povero pescatore
 
 
 
 
Quest’ultimo dipinto propone

uno straordinario momento di riflessione

presupponendo la silenziosa contemplazione

di un’età dell’oro ritrovata.

 

 

 

  Gauguin, Parau api, 1892
 Parau api – 1892
 
 
 
 
L’interesse di Paul Gauguin per la cultura polinesiana
si delinea attraverso la sua immensa produzione pittorica,
grafica e scultorea nella quale ha affrontato temi del quotidiano,
rituali religiosi, la bellezza e il costume locale.
 
 
 
 
 
Testa con le corna
 
 
 
 
Tra le sculture segnaliamo la dolcissima
Maschera di Tehamana
e la “Testa con le corna” del 1897
che sorprende per la sua incredibile modernità.
 
 
Le sculture di Gauguin preannunciano l’africanismo
del primo Novecento che portò agli sviluppi del cubismo.
 
 

 
 
Notte di Natale
 
 

 
Le opere polinesiane, dipinti e sculture,
esprimono la sua visione di questa terra nuova e selvaggia
e lo portano, pur nella stilizzazione delle figure,
ad esaltare i soggetti rappresentati
come i veri protagonisti di una terra “di mito e di sogno“.
 
 
 
 
Autoritratto
 
 
 
 
La stessa agognata terra dove Gauguin
troverà però una solitaria morte,
debilitato nel corpo e fiaccato nello spirito. 

 

 

 
Maternità
 
 
 
 
 

Infine ecco un bel video che ci parla di lui e delle sue opere
soprattutto del periodo tahitiano…
 
 
 
 
 
 
 
 
Termino questo post su Gauguin,
autore così fortemente ed intimamente combattuto,
celebrandone la grandissima arte
e l'indubbio e riconosciuto amore
per la libertà di espressione, l'esotismo ed il sogno.

 
 
 

 
 
FONTI: VARI SITI WEB…
– RICERCHE, LIBERO ADATTAMENTO, COORDINAM. ED IMPAGINAZ. T.K. –
 
 
 
 

F I N E
 
 
 
Per chi desiderasse legger la
I PARTE

 

 

Ciao da Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 

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ARTE POESIA MUSICA E NON SOLO

 
 
 

EQUINOZIO D’AUTUNNO – ASTRONOMIA – MITI – TRADIZIONI – RIFLESSIONI – POESIE   5 comments

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L'equinozio non è una ricorrenza nata dal pensiero umano
bensì un particolare e ciclico momento del nostro sistema solare
che consente la stessa durata di giorno e notte sulla Terra.

Questo eccezionale evento naturale, che si verifica da sempre,
avviene 2 volte l'anno
ed ha sempre affascinato ed incuriosito tutta l'Umanità…






EQUINOZIO D’AUTUNNO
ASTRONOMIA – MITI – TRADIZIONI – RIFLESSIONI – POESIE
a cura di Tony Kospan
per il blog
IL MONDO DI ORSOSOGNANTE



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23 SETTEMBRE 2019 ORE 09,50
EQUINOZIO D’AUTUNNO







ORIGINE DEL NOME ED… SIGNIFICATO ED ASTRONOMIA
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La parola “equinozio” deriva dal latino e significa “notte uguale” [al giorno].
Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni dell’anno nei quali hanno inizio primavera e autunno.
La data in cui cade quello d'autunno varia dal 22 al 23 settembre.
Quest'anno dunque, il 23 settembre alle 09,50, finisce l’estate ed inizia l’autunno.
Dopo 6 mesi il Sole viene a trovarsi nuovamente sul piano dell’equatore terrestre e il circolo d’illuminazione passa per i poli.
In questo giorno il Sole passa allo zenit all’equatore, sorge al polo sud, tramonta al polo nord e la giornata dura esattamente 12 ore in tutta la terra.
L’equinozio, oltre che dalla durata del giorno e della notte, può essere riconosciuto con una semplicissima esperienza di gnomonica: osservate l’ombra di un chiodo infisso su un muro esposto al Sole.
Il vertice dell’ombra, durante ogni giorno dell’anno, disegna una curva che, agli equinozi, diventa una retta.
Questa retta e almeno le due curve giornaliere dei solstizi sono generalmente presenti su i quadranti degli orologi solari.






UNA CONSIDERAZIONE SU QUESTA RICORRENZA
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Al di là di tutto… al di là d'ipotesi… sogni… riti… credenze… tradizioni… etc… l'equinozio, preciso asse della ruota dell'anno, è solo… realtà… della Natura.
Una realtà che ci parla del nostro pianeta immerso nell'Universo… baciato da una stella, il Sole, che gli consente la vita.
Questa stella, il Sole, precisamente alle ore 09,59 del giorno 23 di questo settembre 2019 , si presenta in un punto ben preciso all'intersezione tra l'eclittica e l'equatore celeste.






EQUINOZIO… STAGIONI E RIFLESSIONE

L’Equinozio è dunque davvero un momento particolare della natura che consente la vita sul nostro Pianeta.
Non solo l’Estate lascia il passo all’Autunno, ma accade qualcosa di più importante.
L'Uomo si rende conto che esso rappresenta un momento della propria dimensione di vita, sia sua che di ogni essere vivente sul nostro pianeta, che si svolge lungo le stagioni dalla primavera, attraverso l’estate, per giungere all’autunno, e infine all’inverno.
Si nasce, si cresce, ci si sviluppa e si ritorna alla Madre Terra, nell’eterno ciclo delle rinascite.
Questi momenti di passaggio segnano sempre un punto di svolta, anche quando non ne siamo esplicitamente consapevoli, e dimostrano che noi siamo parte di qualcosa di grandioso, di eterno, di Divino…
Gli Antichi celebravano in modo particolare questi momenti dell’Eterna Trasformazione e anche noi, se riusciamo a trovare un momento di raccoglimento per soffermarci su di essi, possiamo imparare qualcosa dalla parte più profonda della nostra Anima.


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Nils Blommér



LA TRADIZIONE DRUIDICA


Nella tradizione druidica l’Equinozio d’Autunno viene chiamato Alban Elfed (Autunno, o «Elued», Luce dell’Acqua).
Esso rappresenta la seconda festività del raccolto, segnando per parte sua la fine della mietitura, così come Lughnasad ne aveva segnato l’inizio.
Ancora una volta, il giorno e la notte sono in perfetto equilibrio, come lo erano all’Equinozio di Primavera, ma ben presto le notti cresceranno fino ad essere più lunghe dei giorni, e l’inverno sarà di nuovo tra di noi.
L’equilibrio è più intenso in questo momento piuttosto che nel fermento e nell’agitazione della primavera, e questa data autunnale è spesso la più tranquilla tra le feste.







LA TRADIZIONE CELTICA


Nella memoria di queste antiche popolazioni l’Equinozio autunnale veniva festeggiato col nome di Mabon: il giovane dio della vegetazione e dei raccolti.
Scrive Maria Giusi Ricotti nel suo sito: “Mabon, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato dal Re Artù e dai suoi compagni.
Il suo rapimento è l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra che sono immagazzinati in luoghi sicuri e poi sacrificati” per dare la vita agli uomini.”






LE TRADIZIONI CLASSICHE COMUNI ED ESOTERICHE


Poco o nulla è rimasto delle ritualità autunnali classiche.
Con uno sforzo di sintesi che non rende giustizia alla profondità di tali tradizioni, quello che viene rivissuto ciclicamente ad ogni autunno è il sacrificio del dio/dea che, dopo le gioie e glorie amorose della primavera e dell’estate, dopo aver dato con la massima potenza fecondante i frutti a tutti gli esseri viventi, è costretto/a a morire a sé stesso, a declinare nel buio della Terra – intesa come Ventre, Utero, Tomba, Infero – che sta sotto.
La coscienza – conoscenza che se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore produce molto frutto (Giovanni, 12, 24) estende il concetto di fertilità al ciclo eterno di Vita – Morte – Vita e alla consapevolezza che solo dalla morte può nascere una nuova esistenza, solo dalla decomposizione può risorgere il nuovo, il cambiamento.
Non a caso Mabon è il tempo del seme.






E’ il tempo di raccogliere dagli ultimi frutti ben maturi i semi che serviranno l’anno successivo a darci da mangiare.
E’ il tempo di essiccarli all’aria e all’ombra, di conservarli al buio e all’asciutto in sacchetti di carta con scritto il nome, aspettando la primavera per piantarli.
Per queste valenze simboliche in molte culture del passato l'equinozio assumeva valenze esoteriche e venivano celebrati al suo arrivo… riti “misterici”… di cui ben poco si sa… proprio per il loro carattere di segretezza.
Questo d'Autunno in particolare rappresentava per loro l'inizio del dominio delle tenebre (giornate più corte e notti più lunghe) che si sarebbe concluso con il solstizio d'inverno a partire dal quale le ore di luce aumentano…




Guido Reni – San Michele Arcangelo





LA TRADIZIONE CRISTIANA


Per la tradizione cristiana il simbolo dell'equinozio è invece San Michele Arcangelo che separa l'estate dall'autunno… il bene dal male… purificando la natura ed eliminando le scorie negative accumulatesi nel tempo.



Edward Cucuel – Autunno




ORA QUALCHE POESIA


Non sono molte le poesie dedicate agli equinozi, d'altronde sono un fenomeno naturale che interessa di più la scienza, ma qualcuna c'è.
Eccone 2…



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EQUINOZIO


Paloma Germani


Il passo della notte, non è


corsa di lancette.


O ticchettio di rami alla finestra.


Neanche rabbia del vento, che ulula


ferito dalle mura, lame d'umano,


riflessi di rifugio.


è come l'equinozio, di settembre


appeso su lagune, che ozia


sull'uguale tempo,


quello concesso


a luna e sole.





NEL MESE DEL PASSAGGIO


Rosa Carotti


Nel mese del Passaggio


nel difficile varco fra i mondi


l'augurio di custodire


mentre il buio avanza


la memoria della luce.

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a tutti e di tutto cuore…


F I N E


Fonti: svariati siti web – impaginazione e rielaborazione…T.K.


TONY KOSPAN




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LA STORIA E LA POESIA DI ‘A VUCCHELLA – CANZONE CLASSICA NAPOLETANA D’AUTORE… ABRUZZESE   4 comments

 

 
Forse non tutti sanno che questa canzone,
scritta a fine ottocento, è nientepopodimeno
opera di un mito della Letteratura Italiana
 Gabriele D’Annunzio.
 
 
Non solo, anche la musica, come vedremo,
 è di un suo corregionale.
 
 




 

 
 ‘A VUCCHELLA
UNA CLASSICISSIMA CANZONE NAPOLETANA…
MA… TUTTA ABRUZZESE… E… D’AUTORE.



Il Caffè Gambrinus ed i suoi tavolini

 
 
 LA STORIA
 
 
Gabriele D’Annunzio nel suo soggiorno napoletano nel 1892, era insieme all’amico poeta e paroliere Ferdinando Russo ai tavolini del mitico Caffè Gambrinus.
 
Il Vate, sfidato dall’amico a comporre in breve tempo una canzone napoletana, gli dettò in pochi minuti questi versi.
 

Rimasti per dieci anni in un cassetto, essi vennero poi mostrati dal Russo al musicista Francesco Paolo Tosti,

 

 

 

Francesco Paolo Tosti (Ortona 9.4.1846 – Roma 2.12.1916)

.

.

altro abruzzese.

Il Tosti, dunque,  musicò questi versi.

Per questo, pur con l’intervento del Russo del tutto “laterale”, 

la canzone napoletana è di paternità tutta abruzzese.

 

 

 

 Franz Dvorak

 

 

La canzone divenne presto un successo internazionale 

e fu molto amata anche da Enrico Carusoche la incise nel 1919.

E’ tuttora, a pieno titolo, tra le classicissime ed amatissime canzoni 

della tradizione musicale partenopea.

Vediamo ora alcune immagini d’epoca che ci riportano all’atmosfera di quegli anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giovane… D’Annunzio

 

 

Napoli – Villa Comunale

 

 

 




Napoli – Piazza Dante

 .

.
 

 IL TESTO

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‘A VUCCHELLA (La boccuccia)

D’Annunzio

Si comm’a nu sciurillo…
tu tiene na vucchella,
nu poco pucurillo,
appassuliatella.

Méh, dammillo, dammillo,
è comm’a na rusella…
dammillo nu vasillo,
dammillo, Cannetella!

Dammillo e pigliatillo
nu vaso… piccerillo
comm’a chesta vucchella

che pare na rusella…
nu poco pucurillo
appassuliatella…


 

 

 

 


 

 

ASCOLTIAMOLA…

 

Il video ci consente di ascoltarla 

nell’interpretazione del mitico “cesellatore” 

Roberto Murolo.

 

 

 

Eugene Blaas

  

 

CIAO DA TONY KOSPAN



fre bia pouce




Godward

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LA LAMBADA – CANZONI DELL’ESTATE – IL TORMENTONE DEL 1989   1 comment

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L'estate è agli sgoccioli… e così pure…
la nostra piccola antologia dei tormentoni estivi
Stavolta è davvero un notissimo tormentone…
 
 
che ha impazzato… alla fine degli anni 80…
ed in particolare in Italia… nel 1989
 
 
 
 
 
 
 
 
 
LA LAMBADA – 1989
LE CANZONI DELL'ESTATE
by Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
Dunque parleremo della notissima… dirò di più… della mitica…
LAMBADA
travolgente ballo sudamericano giunto un Europa
per merito del gruppo musicale Kaoma
 
 
 
 
Kaoma
 
 
 
La canzone-danza, grazie al ritmo caldo e coinvolgente…
edalla sensualità del ballo…,
si diffuse subito in tutto il mondo…
e divenne un autentico fenomeno di costume,
come succederà anni dopo con “Asereje”.
 
 
 
 
 
 
 
 
Alle origini della Lambada v'è una danza indigena
che da secoli veniva praticata nella zona amazzonica del Brasile,
il carimbò: ballo molto sensuale e libero,
di origine africana che si accompagna al ritmo ipnotico di alti tamburi ,
e caratterizzato soprattutto da giravolte del corpo e rotazioni del capo,
in cui la donna cerca di coprire l’uomo con la propria gonna.
 
 
 
 
 
 
 
 
La contaminazione del carimbò con altri stili,
provenienti soprattutto dai Caraibi (salsa, reggae e merengue)
e dal Nord Est del Brasile,
comportò la nascita di questo nuovo genere
contraddistinto dal contatto ravvicinato di corpi,
con oscillazione di anche e spalle
in un movimento estremamente sensuale.

 

 


 

 

 

Ma è giunto il momento di ascoltarla e… vederla…

 

 

 
 
 

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Ciaooooooooooo a tutti, mentre già sentiamo
gli odori, i colori e le atmosfere dell'autunno…
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 

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MIA MARTINI – GRANDISSIMA ARTISTA – UN RICORDO   Leave a comment

 
 
 
Mia Martini cantante dalla forte personalità e grande sincerità…
ad un certo punto della sua bellissima carriera
subì una lunga assurda vergognosa (e invidiosa) campagna di calunnie
nell'ambito del mondo musicale…
 
 
 
 
 
Mia Martini – Bagnara Calabra 20 9 1947 – Cardano al Campo 12 5 1995
 
 
 
 
A seguito di ciò,
quella che viene considerata uno dei geni della musica italiana,
restò del tutto isolata e dimenticata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La cosa le causò enormi indicibili sofferenze
che la portarono ad una prematura fine
 
 
Oggi nell'anniversario della sua nascita
mi fa piacere ricordarla
con questo suo grande successo…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
LA NEVICATA DEL 56
– CANZONE-POESIA… E NON SOLO… –
a cura di Tony Kospan
 
 
 
 
Stavolta è il turno…
tra le canzoni dal poetico testo… di… questa
Nevicata del 56
che ebbe gran successo con 
Mia Martini…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ma il cui testo è invece di Franco Califano…
 
 
La canzone, per la bellezza del testo e penso
per l’aria dolce e rarefatta che ci fa respirare,
 vinse il Premio della Critica
al Festival di Sanremo del 1990.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
Essa è dedicata ai dolci ricordi di momenti e di un amore…
vissuti nell’atmosfera… di un tempo
in cui la vita aveva uno svolgimento semplice… e tranquillo…
interrotto però da una… nevicata… memorabile…
per la durata e l’intensità del fenomeno metereologico
nel centro-sud dell’Italia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
LA NEVICATA DEL 56
Mia Martini
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ti ricordi una volta
Si sentiva soltanto il rumore del fiume la sera
Ti ricordi lo spazio
I chilometri interi
Automobili poche allora
Le canzoni alla radio
Le partite allo stadio
Sulle spalle di mio padre
La fontana cantava
E quell’aria era chiara
Dimmi che era così
C’era pure la giostra
Sotto casa nostra e la musica che suonava
Io bambina sognavo
Un vestito da sera con tremila sottane
Tu la donna che già lo portava
C’era sempre un gran sole
E la notte era bella com’eri tu
E c’era pure la luna molto meglio di adesso
Molto più di così
Com’è com’è com’è
Che c’era posto pure per le favole
E un vetro che riluccica
Sembrava l’America
E chi l’ha vista mai
E zitta e zitta poi
La nevicata del ’56
Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l’hai più vista così
Che tempi quelli
Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l’hai più vista così
Che tempi quelli.”
 
 
 
 
 

 

 

Eccola dunque in un video con immagini del 56…

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Orso Tony

 

 

 


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PIRAMIDI ITALIANE… – CERUMBELLE   Leave a comment

 

 

 

 

 

I MISTERI DELLA PIRAMIDE DI CERUMBELLE

La Piramide Cerumbelle è un monumento di pietra ancora misterioso.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ci sono due sacelli – capanne in cima ad un basamento terrazzato a gradoni su cui si sale per quattro ripide scale intagliate da parti opposte.
Le due capanne sono una quadrata ed una circolare.
Sulla “piramide” Cerumbelle c’è pure un trono a due posti.

Pietraperzia, piccolo paese situato nel cuore della valle dell’Himera, nei pressi del fiume Salso, si presenta ricco di tracce appartenenti alla storia e cultura del passato. Molte di queste si riferiscono al neolitico e, fra le più importanti, vi è la cosiddetta piramide di Cerumbelle, che si trova nell’omonima contrada a circa quattro chilometri dal paese, in direzione sud/est. E’ una zona molto fertile, produttiva, ricca di ampie pianure, costeggiate dal torrente Cerumbelle e su di essa spiccano cime collinari ricche di uliveti.

Si suppone che in un lontano passato, la buona fertilità del terreno e la mitezza del clima, abbiano consentito alle popolazioni di insediarsi in questo luogo e di edificarvi costruzioni in pietra che si sono conservate nel tempo arrivando sino a nostri giorni.

In base alle testimonianze riferiteci dai documenti materiali presenti nel territorio (resti di ceramica neolitica, tombe di tipo maltese, moneta dall’esatto peso di 50 grammi, che secondo recenti studi veniva utilizzata per lo scambio dello zolfo nella prima età del bronzo), si ipotizza, infatti, che in questa località vi era una popolazione residente abbastanza numerosa.

La Piramide di Cerumbelle era l’edificio in cui questi nostri antenati svolgevano i loro culti religiosi.

Studiosi italiani e stranieri hanno rivolto la loro attenzione a questo sito; in modo particolare l’etnologo norvegese Thor Heyerdahl vi ha svolto studi approfonditi.

Le caratteristiche dei resti della costruzione evidenziano una struttura imponente, con quattro rampe di scale per l’accesso al piano superiore e con la presenza di una zona alta con altari sacrificali. Anche le pietre usate sono di grande dimensione, molto ben lavorate e saldamente incastonate. Questo avvalora l’ipotesi di struttura religiosa, in quanto la precisione costruttiva e il dispendio economico relativo non sarebbero giustificati per un uso diverso.

Sembra che la piramide risalga all’età neolitica e che fosse un’antica sede di culto del sole dei siculi e sicani, paragonabile ad una ziggurath mesopotamica.

Il famoso archeologo Thor Heyerdahl, morto nell’aprile del 2002, visitò negli anni precedenti il sito di Cerumbelle e anche Heyerdahl confermò l’ipotesi che la piramide fosse sede di culto del sole. L’aspetto è collinare e piramidale di circa 12 metri di altezza. La base della struttura, lunga 55 metri e larga 30, appare composta da tre ordini di gradoni mozzati verticalmente da quattro scalette che corrispondono ai quattro punti cardinali, attraverso cui si accede alle terrazze soprastanti. Il monumento si presenta con due idee costruttive dalla forte connotazione simbolica: quella del cerchio (la circonferenza) e quella del quadrato (la pianta costruttiva dei piani superiori in esso innestata). Gli studiosi pensano che anticamente, il cerchio simboleggiava il tempo o l’immutabilità celeste e, combinato col quadrato, dava l’idea del cambiamento di ordine o di livello e dunque simboleggiava la terra.

Sulla sommità della piramide, si trovano due costruzioni intagliate nella roccia calcarea che assomigliano ad altari in cui è inserito un sedile rituale. Poco lontano dalla piramide è poi possibile ammirare due grandi cavità a forma circolare, che probabilmente erano luoghi di sacrificio. La piramide non è il solo sito archeologico della zona, ma sicuramente doveva fare parte di un villaggio siculo-sicano, perché pochi metri più avanti è possibile intravedere i resti di abitazioni neolitiche.

 
 
 
 
 
 
 

Debbo dire che la vegetazione non curata e lo stato della costruzione danneggia visibilmente una visione complessiva ed armonica del sito a mio parere davvero affascinante e misterioso…

Noto ahimé poi che nel web, invece di un aumento di informazioni e approfondimenti sul sito, c'è un lento inesorabile oblio… ed è un vero peccato…

Nota di Orso Tony

Testo rivisitato da vari siti web e impaginazione T.K.

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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