Archivio per 13 agosto 2012

LE LINEE DI NAZCA? – MISTERO IRRISOLTO!   3 comments

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sul Mistero delle linee di Nazca molto si è scritto
e molti credono (o credevano) che era stata trovata la soluzione…
ma in effetti… come possiamo leggere in questo articolo,
che mi appare serio e completo, pur senza esser pesante o noioso,
ahimé non sembra affatto che sia così…
 
 
 
 
 
NAZCA
– UN MISTERO ANCORA IRRISOLTO –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Gli enormi geoglifi dell’altopiano peruviano:
chi li ha tracciati? E perché?
Dario Massara
 
 
 
 

Nel sud del Perù, in un’area desertica di quattrocento chilometri quadrati, le linee di Nazca sono un complesso di oltre 13.000 tracce continue e quasi 300 tra disegni e figure geometriche, ciascuna con un’estensione variabile da un minimo di 25 a un massimo di 275 metri.
Avvistate per la prima volta nel 1927, a tutt’oggi costituiscono uno dei più grandi misteri dell’archeologia moderna. Difficile stabilire con certezza chi le abbia tracciate, quando e con quali tecniche. Persino più arduo decifrare il loro significato intrinseco.
 
 
 
 
 
 
Ufficialmente gli archeologi attribuiscono la paternità dei geoglifi ai Nazca, una civiltà preincaica vissuta tra il 300 a.C. e il 700 d.C. circa.
Invero, trattandosi di opere fatte di pietra e sabbia, stimarne una datazione precisa con l’esame al carbonio è una strada non percorribile.
Di certo si sa che esse furono realizzate mediante la rimozione dello strato superficiale e dei ciottoli del deserto, lasciando così scoperto il fondo giallino sottostante.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Del tutto inspiegabile, però, il meccanismo con cui gli autori poterono seguire il buon andamento dei lavori e la corretta esecuzione delle figure, posto che esse risultano ben visibili solo da un’altezza di almeno di 300 metri.
Negli anni Settanta qualche studioso aveva addirittura teorizzato che i Nazca, già 2.500 anni fa, fossero in grado di costruire oggetti volanti simili alle attuali mongolfiere.
Un’ipotesi suggestiva, ma ben lungi dall’essere suffragata da prove certe.
 
 
 
 
 
 
 
 
Per convenzione i disegni presenti sull’altopiano peruviano vengono suddivisi in tre categorie: gli antropomorfi, gli zoomorfi e le forme geometriche pure.
Il loro stato di conservazione appare pressoché perfetto.
Un fatto di per se straordinario, se si considera che i sassi e la sabbia siano materiali mobili, non cementati con alcun tipo di malta.
 
 
 
 
 

 

 

Secondo l’archeologo Josué Lancho Rojas la spiegazione risiederebbe in una particolarità dell’area.
“L’incidenza del sole su un terreno altamente mineralizzato crea un vuoto termico di quasi un metro d’altezza.
Per tale motivo i venti non riescono ad avere un’incidenza diretta sul paesaggio, lasciandolo immutato”.
A ciò si aggiunga un’ulteriore peculiarità della zona, la quasi totale assenza di precipitazioni: ogni anno la durata complessiva delle piogge non supera mai i venti minuti.
 
 
 
 

 

 

Una delle figure più complesse e controverse è quella del ragno.
Si tratta di un aracnide particolarmente raro, appartenente alla famiglia dei Ricinulei, che vive solo all’interno della foresta amazzonica.
La sua caratteristica principale è la presenza di un organo genitale minuscolo localizzato su una delle zampe, osservabile in via esclusiva attraverso l’uso del microscopio.
 
Di qui l’insorgere di diversi interrogativi.
– Uno: come facevano i Nazca a conoscere un animale così raro, che per giunta viveva a centinaia di chilometri da loro?
– Due: come hanno potuto rappresentarlo con precisione assoluta, considerando che non disponevano di strumenti d’osservazione minimamente paragonabili ai moderni microscopi?
– Tre: perché raffigurare proprio tale specie di ragno e in quella data posizione?
 
Tra i primi tentativi di fornire delle risposte, quello della ricercatrice tedesca Maria Reiche all’inizio degli anni Quaranta.
A suo avviso lo schema dell’aracnide rappresentava gli spostamenti delle stelle della cintura di Orione nel firmamento a partire dal III secolo avanti Cristo.
L’intero complesso di Nazca, poi, era da considerare come un gigantesco calendario astronomico, volto a spiegare il processo degli equinozi.
Pur interessante sul piano teorico, la teoria astronomica della Reiche venne però contraddetta quasi trent’anni dopo da uno studio del professor Gerald Hawkins.
Questi, infatti, dall’analisi computerizzata di circa 200 geoglifi, dimostrò che solo un 20% di essi risultava orientato secondo la posizione dei principali corpi celesti, tra cui il Sole e le stelle dell’Orsa Maggiore.
 
 
 
 

 

 

 

Agli studi della Reiche ne fecero seguito diversi altri, sovente piuttosto fantasiosi e arditi. Johan Reinard suppose che i geoglifi costituissero una sorta di calendario solare, per tenere sotto controllo lo scorrere del tempo.
Simone Waisbard, invece, avanzò l’idea che essi potessero rappresentare una stazione meteorologica, per prevedere in anticipo il livello annuo delle precipitazioni.
Addirittura, nel 1968, lo scrittore svizzero Erich von Daeniken sostenne che le raffigurazioni sudamericane fossero dei veri e propri segnali di richiamo per velivoli extraterrestri, predisposti per favorire atterraggi in condizioni di sicurezza.
Di tutte le tesi sin qui elaborate, la più realistica appare quella presentata nel 2001 dall’archeologo italiano Giuseppe Orefici, secondo cui le linee di Nazca erano dei lunghissimi viali consacrati dagli indigeni alle divinità dell’acqua e della fertilità.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
In particolare, Orefici ritenne che la loro esecuzione ebbe inizio a partire dal 350 a.C., ossia dopo il terribile terremoto che distrusse Cahuachi, l’antica capitale religiosa dei Nazca.
“Il loro era un mondo senza scrittura – osservò Orefici – comunicavano attraverso i segni dipinti su ceramiche o stoffe”.
In piccolo si trattava degli stessi segni riportati sul terreno e aventi le sembianze del ragno, del condor, del colibrì e delle innumerevoli altre immagini antropomorfe.
Tutte dotate di una forte carica esoterica, tutte deputate a proteggere l’uomo dai disastri naturali e dalla siccità.
In conclusione, nonostante i notevoli passi avanti nella conoscenza degli stili di vita e delle capacità e competenze della civiltà Nazca, il mistero delle linee appare ancora di difficile decifrazione.
Forse, come sostiene qualcuno, non è poi così assurdo vedere in esso un possibile anello di congiunzione tra il mondo primitivo e quello antico.
Il frutto, cioè, di una qualche antica civiltà molto evoluta, di cui purtroppo si sono perse completamente le tracce.
 
 
 
 
DAL WEB – IMPAGINAZ. T.K.
 
 
 
 
 
Ciao da Tony Kospan
 
 
 
 

 

IL SALOTTO DI SOGNO DI FB?
Psiche7J.jpg PSICHE E SOGNO picture by orsosognante
 
 
 

ANDREA PARODI… LA SUA STORIA E LA BELLA… FRORE IN SU NIE…   Leave a comment

 

 

 

 

 

 

UNA CANZONE CHE NON PUO’ NON EMOZIONARE…
COSI’ COME LA STORIA DI
ANDREA PARODI
DEI TAZENDA…
GRUPPO ETNO-ROCK NATO IN SARDEGNA
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

FRORE IN SU NIE – FIORE NELLA NEVE
(E NON CI LASCEREMO MAI)

 
 
 
 
 
 
Andrea Parodi
(Porto Torres, 18 luglio 1955 – Quartu Sant'Elena, 17 ottobre 2006)
 
 
 
 
 
Nasce a Porto Torres da padre savonese e madre sarda,
si diploma all'Istituto Tecnico Nautico,
dove poi tornerà come docente di Marinaresca.
 

Matura una lunga esperienza msicale nel Coro degli Angeli, di Sassari,
con il nome di Sole Nero..
 
 
 
 
 
 
Andrea Parodi viene premiato dai critici a Sanremo nel 1991
per “Spunta la luna dal monte
presentato con i Tazenda e Pierangelo Bertoli.
 
 
Nel 1988, con Luigi Camedda e Luigi Marielli,
 aveva fondato il gruppo dei Tazenda
(nome preso da un libro di fantascienza di Isaac Asimov)
con l'intento di miscelare la musica tradizionale sarda
ed il pop melodico all'italiana.
 
 
 
 
 
 
 
I Tazenda raggiunsero una grande popolarità
ma poi nel '98 si sciolsero e Parodi continuò da solista…
 
 
 
 
 
 
Il suo ultimo concerto solo qualche mese prima della sua fine
nonostante il fatto che il suo tremendo male fosse ormai evidente
e la cosa emozionò tanti di noi per il suo coraggio
e per il suo amore per la musica e per la vita.
 
 
Rimane un mito per molti…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ricordiamolo con questa canzone…
di cui potremo leggere il testo in sardo ed in italiano
prima di ascoltarla…
 
 
 
 
FRORE IN SU NIE
 
                                                                                                       

 

Frore in su nie   

(e non ci lasceremo mai…)

 

 

Fiore della neve

(e non ci lasceremo mai…)

Che foza in su ‘entu so deo

Che frore in su nie

Comente nue in custos chelos

Raidos de abba e de anneos

Deo chena caminu e cun meda oriolos

Deo chena respetu e chena a “mie”

 

 Chentu disizos asie

Chentu pensamentos

Chentu ‘ortas cada die

Milli e unu die asie

Milli testamentos

Milli e unu pentimentos

 

Sa notte colet fuinde

Currende che sos sonnios meos

Sa notte colet fachende

‘occhider sos inimicos meos

 

Deo intr’ ‘e sos silentzios ‘e Deus

Intro ‘e su coro meu

Sas manos ‘alu unidas, asie

Chi parent in pregatoria

Deo contr’ ‘e su tempus,

su tempus contr’ a mie

Deo comente frore in su nie

 

Cento desideri miei

Cento pentimenti

Cento volte insieme a te

Mille e un giorno ancora qui

Mille testamenti

Mille volte insieme a te

   

Chentu disizos asie

Chentu pensamentos

Chentu ‘ortas cada die

Milli e unu die asie

Milli testamentos

Milli e unu supra a mie…

 

…e non ci lasceremo mai

In questo o all’altro mondo

…e non ci stancheremo mai

Nel cielo più profondo

…e non ci perderemo mai

Nel buio dentro il sogno

…e non ci lasceremo mai

Insieme fino in fondo 

Come foglia nel vento sono io

Come fiore nella neve

Come nuvola in questi cieli

Gravidi di pioggia e di affanni

Io senza una strada e con molti pensieri

Io senza rispetto e senza “me”

Cento desideri così

Cento inquietudini

Cento volte ogni giorno

Mille e un giorno così

Mille testamenti

Mille e uno pentimenti

 

La notte trascorra fuggendo

Correndo come i miei sogni

La notte trascorra

Uccidendo i miei nemici

 

Io dentro i silenzi di Dio

Dentro al mio cuore

Le mani ancora unite, così

Che sembrano in preghiera

Io contro il tempo,

 il tempo contro di me

Io come fiore nella neve

 

Cento desideri miei

Cento pentimenti

Cento volte insieme a te

Mille e un giorno ancora qui

Mille testamenti

Mille volte insieme a te

 

Cento desideri così

Cento inquietudini,

Cento volte ogni giorno

Mille e un giorno così

Mille testamenti

Mille e uno su di me…

 

…e non ci lasceremo mai

In questo o all’altro mondo

…e non ci stancheremo mai

Nel cielo più profondo

…e non ci perderemo mai

Nel buio dentro il sogno

…e non ci lasceremo mai

Insieme fino in fondo

 
 
 
 
 
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Pubblicato 13 agosto 2012 da tonykospan21 in CANZONI POESIE, Senza categoria

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