Archivio per 17 giugno 2012

E SE CI DIRANNO… – TENCO – CANZONE POESIA   1 comment

 

 

 
 
 
 
 
Penso che questa più che una canzone
sia una… poesia… certo impegnata…  
ma poesia… pura…
 
 
 
 
 

 

 

 
 
Essa infatti vuol dirci tante… ma tante cose…
vuol farci riflettere…
e se ci guardiamo intorno…
se osserviamo attentamente la realtà dei nostri giorni…
senza farci abbagliare dalle apparenze e dai lustrini televisivi…
direi che essa è in pratica attualissima…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E SE CI DIRANNO
 Luigi Tenco
 
 
E se ci diranno che per rifare il mondo
c’è un mucchio di gente da mandare a fondo.
Noi che abbiamo troppe volte visto ammazzare
per poi dire troppo tardi che è stato un errore
noi risponderemo, noi risponderemo
NO NO NO NO NO NO NO NO
 
 
E se ci diranno che nel mondo la gente
o la pensa in un modo o non vale niente
noi che non abbiamo finito ancora di contare
quelli che il fanatismo ha fatto eliminare
noi risponderemo, noi risponderemo

NO NO NO NO NO NO NO NO
 
 
E se ci diranno che è un gran traditore
chi difende la gente di un altro colore
noi che abbiamo visto gente con la pelle chiara
fare cose di cui ci dovremmo vergognare
noi risponderemo, noi risponderemo
NO NO NO NO NO NO NO NO
 
 
E se ci diranno che è un destino della terra
selezionare i migliori attraverso la guerra
noi che ormai sappiamo bene che i più forti
sono stati sempre i primi a finir morti
noi risponderemo, noi risponderemo
NO NO NO NO NO NO NO NO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao da  Tony Kospan
 
grande fan di Tenco… oggi come allora…
 
 
 
 
 
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Pubblicato 17 giugno 2012 da tonykospan21 in CANZONI POESIE, Senza categoria

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RODIN E CLAUDEL – GRANDE STORIA D’AMORE E DOLORE NEL MONDO DELL’ARTE – III PARTE   Leave a comment

 
 
 

La fine della storia ed il suo oblio totale.

Poi all’improvviso la riscoperta da parte della nipote.

 
 
 
 
 
La Vague (L’Onda) – Claudel
 
 
 
 

RODIN E CLAUDEL
– STORIA D’ARTE AMORE E DOLORE… –
a cura di Tony Kospan
 
 
 
III PARTE
 
 
 

 
 
 



Ho scelto la scultura della Vague (l’Onda), nota e bella opera di Claudel,
come immagine iniziale di questa 3° ed ultima parte
perché mi appare come il simbolo (profetico o reale) del travolgere degli eventi.

 
 
 
 
Claudel al lavoro
 
 
 
 

Dunque dopo aver raccontato nella 1° parte 
l’amore travolgente e la passione trionfante,
e nella 2° l’insorgere dei contrasti 
e delle incomprensioni tra i 2 grandi artisti
(sempre in un tripudio di grandi sculture e veri capolavori)
parleremo ora delle ultime vicende di Claudel.
 
Ma parlerò anche del modo in cui questa storia
sia del tutto scomparsa dalla memoria collettiva
ed infine del come e perché sia poi tornata alla luce.

Infine un mio modesto parere su questa incredibile storia.

 
 
 
 
 
L’abbandono – Claudel
 
 
 
 

GLI ULTIMI ANNI DI CLAUDEL
 
 
 
 
In quel manicomio Claudel visse 30 anni di lucida tremenda consapevolezza della forzata prigione del suo genio creativo interrotti solo da inutili continui e drammatici appelli per un suo ritorno alla libertà.
 
 
Ritorno che, benché la sua guarigione fosse certificata dai medici, fu sempre rifiutato dall’arcigna madre e dai fratelli.
 
 
In una lettera del 1935 scriveva ad un amico che la sua vita era stata:

“un romanzo… un’epopea come l’Iliade e l’Odissea. Ci vorrebbe Omero per raccontarla, sono caduta dentro un baratro, vivo in uno strano mondo… dal sogno che è stata la mia vita, ora è rimasto solo l’incubo…”.
 
 
 
 
 
L’ultima foto di Claudel
 
 
 

Morì nel 1943.  Rodin era morto molto tempo prima, nel 1917.

 
 
 
 
 
Rodin al lavoro in tarda età
 
 
 
 

Suo fratello Paul noto scrittore ed intellettuale cattolico ma certo non esempio di brillante coraggio ed umanità nonché complice insieme agli altri della sua famiglia dell’amara fine di Claudel scrisse con una certa impudenza:
 
“Mia sorella Camille aveva una bellezza straordinaria, ed inoltre un’energia, un’immaginazione, una volontà del tutto eccezionali. E tutti questi doni superbi non sono serviti a nulla; dopo una vita estremamente dolorosa, è pervenuta a un fallimento completo”.

 
 
 
 
Collage di opere di Camille Claudel…
 
 
 
 

LA RISCOPERTA DI C. CLAUDEL


 

Ma quello che la sua famiglia le tolse, una persona della stessa famiglia glie lo ha ridato dopo la morte. 

Negli anni 80 infatti proprio una pronipote ventenne, Reine-Marie Paris, ha scritto la sua biografa.



 

 

 

La famiglia di Camille ne aveva cancellato ogni traccia considerandola una pecora nera per cui quando Reine-Marie chiese informazioni della zia ecco cosa accadde. 


Ce lo racconta lei stessa:

“cercando per la mia tesi di laurea dettagli su mia zia, si scatenò un silenzio imbarazzante. 
Camille mi apparve come un personaggio <maledetto> all’interno della famiglia”. 

Scoprì quindi tutta la storia e divenne la ricercatrice e la curatrice delle opere di Camille con lo scopo  di creare un museo in cui potessero essere conservate le sue opere e di riabilitare completamente la sua figura.

 

 

 



 
 
 

Ha poi anche creato un sito in suo onore…

 

 


Reine-Marie Paris

 

 

IL FILM

 

Tornata la storia alla grande ribalta, divenne anche un soggetto cinematografico.


Il fascino, rosso di passione e nero di dolore, di questa storia è stato quindi raccontato in un film con Gerard Depardieu di cui possiamo vedere una bella scena che testimonia anche l’enorme interesse che suscitò la vicenda in Francia ed in tutto il mondo.
 
 
 

 
 
 
 
 
 IN CONCLUSIONE UN MIO PENSIERO


 

Sono davvero contento d’aver conosciuto ed approfondito questa incredibile storia d’amore e d’arte… ma anche un po’ triste per aver con evidenza constatato quanto immenso dolore possa dare viltà e crudeltà oltretutto nell’ambito familiare.
 
Tornando alla storia d’amore… debbo dire che ci troviamo dinanzi ad una coppia di artisti Claudel/Rodin – davvero geniali (Rodin è riconosciuto quale uno dei massimi esponenti della scultura d’ogni tempo) uniti da una passione assoluta e travolgente ma anche da una complicatissima “convivenza”.

 
 
 
 


Fugit amor – Rodin

 

 

Le grandi difficoltà furono causate sia dalle loro notevoli diversità caratteriali che dall’intrinseco conflitto tra la grande modernità di pensiero, unita però a forte intransigenza caratteriale di Claudel, e la ricerca delle “convenienze” del classico “quieto vivere” da parte di Rodin, a sua volta dotato di altrettanto forte personalità.
 
 
 
 
 
Tony Kospan
 
 
 
copyright t.k.
 
 
 
F I N E
 
 
 

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SE SI DESIDERA LEGGERE L’INIZIO DELLA STORIA


 
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SE SI DESIDERA LEGGERE LA SECONDA PARTE

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IL GRUPPO DEGLI AMANTI DELL’ARTE 

 
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LA STORIA DEL… CASCHETTO…   Leave a comment

 
 
 
Il taglio di capelli
che ha accompagnato l'emancipazione femminile
nel secolo scorso…
 
 
 
 
  LOUISE BROOKS
 
 
 
 
LA STORIA DEL… CASCHETTO
Tony Kospan
 
 
 
 
 
La nascita ufficiale del caschetto risale al 1909…

 
Ma nell’immaginario collettivo, e sulla base di dipinti di varie epoche…, il primo taglio a caschetto potrebbe essere stato quello di Cleopatra un paio di millenni fa.
 
 
 
 
 

 

 

 

Non potendo inoltrarci con precisione nella moda dei millenni passati atteniamoci alla storia… moderna… di questo che è stato considerato un taglio rivoluzionario.

 
Siamo nel 1909, a Parigi, ed il famosissimo coiffeur Antoine crea questa pettinatura “à la garçonne” ispirandosi, secondo alcuni, a Giovanna D’arco.
 
 
 
 

Giovanna D'Arco

 

 

 
La sua intenzione, in quei primi convulsi anni del '900 così pieni di fermenti industriali, artistici e culturali, è quella di presentare, per il nuovo secolo, un’immagine di donna del tutto nuova e volitiva.

 
Tuttavia il caschetto non si affermò subito proprio, forse, perché i capelli corti e la frangetta sembravano, alle persone del tempo, un segno di eccessiva mascolinità…
 
 
 
 
 
Signora nel 1920
 
 
 
 
 
Dopo un decennio però diventò una moda diffusa in tutto il mondo…
 
Si era ormai nei bollenti e ruggenti anni 20 e la grande diffusione fu dovuta sia ad una maggior libertà raggiunta dalle donne che al successo nel cinema muto della famosa star Louise Brooks.

 

 

 
 
Louise Brooks
 
 
 
 
Il taglio netto sulla fronte con le estremità a punta, la nuca scoperta
gli occhi truccatissimi e la bocca a cuore di Louise…
prima scandalizzò e poi entusiasmò la società dell’epoca.
 
 
Louise diventò quindi il simbolo delle donne moderne… libere…
ed il successo del caschetto fu davvero enorme…
 
 
 
 
 

Louise Brooks

 
 
 
 
 
  Nei decenni successivi tuttavia cadde nel dimanticatoio e solo nel 1963 tornò di moda… grazie a Mary Quant…, la famosa creatrice della “minigonna”,  di Jiuliette Greco ed altre…
 
 
 
 
 

Mary Quant

 

 

 

Stavolta però il taglio diviene, grazie ai Beatles che ne fecero quasi una bandiera…, anche unisex.

 
 
 
 
 

Beatles

 

 
 
Da noi simboli del caschetto, negli anni 60, furono Caterina Caselli che fu definita “Caschetto d’oro”
 
 
 
 
 

Caterina Caselli

 

 

e “Valentina” creata dalla matita del grande fumettista Crepax.
 
 
 
 
 

Valentina

 

 
 
Negli ultimi anni infine, pur senza dominare, la moda del caschetto non è mai scomparsa… e di recente si segnalano quali “sfoggiatrici” del caschetto Victoria Beckham,
 
 
 
 
 

Victoria Beckham

 

 
 
la cantante Rihanna ed in ultimo la “first lady” d’America… Michelle Obama…
 
 
 
 
 

http://blackliberal.files.wordpress.com/2009/02/michelle-obama-political-aspirations.jpg?w=1000

Michelle Obama

 

 
 
Il caschetto (ma è chiamato anche “carré” o “bob”) è stato, e resta, comunque la pettinatura simbolo dell’emancipazione femminile.
 
 
A mio parere è un taglio davvero carino e sbarazzino legato alla visione di una donna moderna e conscia dei suoi diritti ed è per questo che ritengo giusto pertanto ricordarne i suoi… 103 anni…
 
 
 
 
 
Ciao da Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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ARTE MUSICA POESIA ETC…
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HO SOGNATO DI VOLARE – D. MARAINI – FELICE DOMENICA IN POESIA… ARTE… E…   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 Jeffrey T. Larson – La colazione
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
14795
Chi non ha mai amato
non ha mai vissuto!

Oscar Wilde
 
 
 
 
 

scarica il midi 
 
 
 

 
HO SOGNATO DI VOLARE
Dacia Maraini
 
Ho sognato di volare
tante volte in una
una volta in tante,
leggera sopra i tetti
con un sospiro di gioia nera
posandomi sui cornicioni
seduta in bilico su un comignolo
quanto quanto quanto
ho camminato sulle vie
ariose dell'orizzonte
fra nuvole salate e raggi di sole
un gabbiano dal becco aguzzo
un passero dalle piume amare
erano le sole compagnie
di una coscienza addormentata
vorrei saper volare
ancora in sogno ancora,
come una rondine,
da una tegola all'altra
e poi sputare sulle teste
dei passanti e ridere
della loro sorpresa, piove?
O sono lacrime di un Dio ammalato?
Volo ancora, ma nelle tregue del sonno
il piede non più leggero
scivola via, una mano si aggrappa
alla grondaia che scappa
vorrei volando volare
e riempire di allegrie
le spine del buio.
 
 
 
 
 Jeffrey T. Larson – Malvarosa
 
 
 
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a tutti da Orso Tony
 

 
 
 
 

 
 
 
 
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