Archivio per 7 giugno 2012

PASSIONE IMPROVVISA – SAFFO – BUONANOTTE IN MINIPOESIA   1 comment

 
 
 
 
Godward John William – Ricordo
 
 
 
 
 
PASSIONE IMPROVVISA

Saffo
 

E Amore sconvolse

il mio cuore
come il vento sui monti
aggredisce le querce.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
by Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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OMAGGIO AL MITO DI VENEZIA IN IMMAGINI… MUSICHE… VIDEO… E NON SOLO…   4 comments

 
 
 
 
 
 
 
 
Venezia la bella… dal fascino insuperabile
 
 
La città della storia… del mito… del carnevale
ma anche dell’arte e della musica.
 
 
La città davvero unica al mondo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
OMAGGIO A VENEZIA
CON IMMAGINI… MUSICHE… E NON SOLO
a cura di Tony Kospan 
 
 
 
 

 
 
 
 
E’ a Venezia che questo post è dedicato.

 L’omaggio sarà con tante belle immagini d’arte e non solo,
con bellissime musiche d’autori veneziani 
ed una mitica canzone a lei dedicata.


 
 
 

Canaletto
 
 
 
 
Le musiche sono di Albinoni, Vivaldi e di Alessandro Marcello.

Ma ci sarà pure quella di Stelvio Cipriani legata ad una scena di
ANONIMO VENEZIANO, famosissimo film del 1970,
ed infine la mitica canzone di Aznavour.. COM’E’ TRISTE VENEZIA.

 
 
 
 
 
 
 

Iniziamo dunque il nostro viaggio virtuale nel cuore
di questa super affascinante città
ammirando quest’altro dipinto del Canaletto
 unito ad una musica di
Vivaldi
 

 
 
fre bia pouce    music+121

Canaletto


 

proseguiamo poi il con il PALAZZO DUCALE,
sempre del Canaletto
che, unito alle note dell’ADAGIO di Albinoni,
ci dona pensieri ed altre immagini dedicate
alla Serenissima.



fre bia pouce    music+121

Canaletto


Non può poi Venezia non meritare
anche una bella poesia a lei dedicata.



OH MIA VENICE
Eufemia Griffo

Oh mia Venice
mai s’estingue l’anima
d’antichi fasti
di maschere e merletti
malinconici istanti
Occhi coperti
di misere esistenze:
lacrime argento
gocciolano sul volto
ombre d’oscura Luna

 

Venezia – Dipinto di Robert Finale

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Passiamo ora ad un video con musica di

Alessandro Marcello

– Adagio dal concerto per oboe e archi –

che ci mostra anche bellissimi scorci di Venezia.

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fre bia pouce    music+121




Ed infine possiamo invece ammirare il video
con alcune immagini e musiche, tra le più belle,
tratto dal film ANONIMO VENEZIANO




fre bia pouce    music+121



ed in questo tour paesaggistico, artistico e musicale
non può mancare la mitica canzone
di Aznavour… COM’E’ TRISTE VENEZIA
in un video che associa
alla voce del grande cantante d’origine armena,
diversi dipinti
dedicati a questa che in molti di noi riteniamo
la città più bella del mondo.



fre bia pouce    music+121



Infine vi saluto con questo bel collage
di classiche maschere del carnevale veneziano.







Ciao da Tony Kospan





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PER LE NOVITA’ DEL BLOG

Frecce (174)

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IL CASTELLO DI MANIACE A SIRACUSA   Leave a comment

 

 

Descrizione… storia ed… attualità…

 

 

 

 

 

IL CASTELLO DI MANIACE A SIRACUSA
 
 
 
Nella punta estrema dell’isola di Ortigia, a difesa del porto naturale, il comandante bizantino Giorgio Maniace fece costruire nel 1038 un forte, che venne poi trasformato in castello da Federico II, nel 1239.

La fortificazione fedeiriciana, a pianta quadrata (m.51 per lato), con le sue quattro torri cilindriche agli angoli, riprendeva modelli di cultura araba e faceva parte di un sistema di castelli e torri distribuiti lungo le coste a difesa dell’isola.

 

 

 

 

 

 

DESCRIZIONE

 

Nella parte Ovest v'è il portale d’ingresso con un bell’arco ad ogiva, sormontato dallo stemma imperiale di Carlo V (secolo XVI°) raffigurante un’aquila bicefala (a due teste).

Ai lati, poggiati su mensole, si trovavano due arieti bronzei (di scuola ellenistica) donati da Alfonso di Castiglia al generale Ventimiglia; uno di essi è oggi conservato al museo archeologico di Palermo, l’altro è andato perduto o distrutto nel 1848.

Il castello era raggiungibile attraverso un ponte levatoio.

 

 

 

 

La struttura interna presenta un unico salone, un tempo diviso da un doppio ordine di colonne che formavano ben 25 volte a crociera. Questa sala, sicuramente, serviva come sede della temporanea reggia imperiale.

 

 

 

 

Il castello è situato sulla costa sorgendo sulla punta estrema di Ortigia, all’imboccatura del porto grande cogliendo una posizione strategica importante per la città.

Tutto il castello è cinto da fortificazioni e per accedervi bisogna attraversare un ponte di pietra, fatto costruire da Carlo V nel XVI° secolo insieme alla cinta difensiva dell’isola, quando Siracusa venne trasformata in una roccaforte.

 

 

 

LA STORIA

 

 

 

 

L’edificio è fra i più importanti monumenti del periodo svevo e la sua storia è intrecciata con quella di Siracusa; fu qui che Federico firmò il rescritto per la fondazione dell’Università di Napoli.

Nel 1288 il re Pietro d’Aragona vi dimorò con la sua famiglia.

Federico II d’Aragona nel 1321 convocò il Parlamento siciliano che decise l’eredità del figlio Pietro II d’Aragona.

 

 

 

 

Tra il 1305 e il 1536, periodo in cui Siracusa fu sede della Camera Reginale, il Castello ha ospitato le Regine Costanza d’Aragona, Maria d’Aragona , Bianca d’Aragona e Germana de Foix,  vedova di Ferdinando il Cattolico

 

 

 

 

Nel 1540 vi alloggiò anche l’ammiraglio Andrea Doria durante la spedizione organizzata da Carlo V contro i Musulmani.

La struttura dell’edificio è stata adattata a residenza, a caserma e a prigione dal XVI sec.

Un progressivo rafforzamento del castello con opere e strutture fanno sì che inizi un nuovo sistema di munizionamento dell’edificio.

Due potenti terremoti, nel 1542 e nel 1693 e una furibonda esplosione avvenuta nella polveriera nel 1704, sconvolgono l’edificio, portando negli anni successivi ad una ricostruzione, creando tamponature per la realizzazione di magazzini.

Originariamente l’interno non presentava divisioni tra le campate, ma con le necessità di modernizzazione difensiva, gli spagnoli non solo lo circondarono da bastioni e cammini coperti, ma ne modificarono l’interno.

 

 

Si può certamente notare la perfezione geometrica della struttura,
tipica delle fabbriche (soprattutto castelli) federiciane.
 
 
 

In età napoleonica il Castello viene munito di bocche di cannone riprendendo la sua funzione militare e nel 1838 i Borboni vi innalzano una casamatta (vano utilizzato come difesa contro l’artiglieria).

Dopo l’unificazione d’Italia esso rimane una struttura militare.

A tutt’oggi il Castello è coperto da un velo di mistero, infatti diversi dati costruttivi che dovrebbero caratterizzare e delineare la sua funzione militaristica mancano: come la piazza d’arme che consentiva la manovra delle macchine da guerra, le catapulte o i trabucchi destinati a lanciare pietre o altro ; le torri stesse non potevano servire a scopi difensivi perché ingombrate all’interno dalle scale, peraltro non esistono strutture abitative o depositi per le derrate alimentari e per il munizionamento. Sicuramente questi dubbi non fanno altro che rafforzare il fascino che ricopre le mura di questo antico castello.

 

 

 

 

 

IL CASTELLO OGGI

 

 

Attualmente il castello non è visitabile, in quanto zona militare. è però possibile richiedere un permesso alla Sovrintendenza.

Il Castello ha ospitato una riunione G8 nell’aprile del 2009.

 

 

 

 

Fonti: vari siti web – Impaginazione t.k.

 

Tony Kospan

 

 

 

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TINA MODOTTI – FOTOGRAFIA E RIVOLUZIONE – UNA FRIULANA – MESSICANA… PROTAGONISTA DEL ‘ 900   Leave a comment

 

 

Una donna che, partita da Udine,

 ha attraversato la storia… la politica…

e l'arte fotografica del '900…

alla grande  e senza confini…

 

 

 

 

T I N A    M O D O T T I

Bellezza… fotografia e rivoluzione…

 

 

Qualche anno fa ho conosciuto l’opera di questa Italiana, per la precisione friulana,  dalla vita molto movimentata e che ha avuto notevole risonanza internazionale nella prima metà del 900… ma di cui oggi si parla davvero poco o per niente… e che è del tutto sconosciuta ai più…

 

 

 

 

 

Capelli corvini, occhi neri,  Tina attrice, fotografa, rivoluzionaria, comunista perseguitata, musa di grandi artisti come Neruda e Alberti, modella di Rivera e Siqueiros è stata figura leggendaria e donna bellissima dalle molte vite.

 

Tina Modotti ebbe un’unica grande vera passione, la fotografia che però sacrificò per la lotta politica.

 

Oggi in epoca post-ideologica possiamo conoscere la sua vicenda artistica ed umana scevri da qualunque preconcetto (almeno si spera che la maggior parte di noi sia giunta a non guardar le cose solo attraverso preconcetti e pregiudizi).
 
 

Ne traccerò dunque un profilo storico – artistico attraverso ricerche effettuate nel web… T.K.

 

 

Tina da giovane

 

 

 
UNA BREVE BIOGRAFIA
 
 
 
17 agosto 1896
 
 
Tina nasce a Udine… figlia di Giuseppe Modotti meccanico di idee socialiste, e di Assunta Mondini cucitrice.
 
 
 
1898
 
 
Borgo Pracchiuso, Udine 1896
 
 
 
La famiglia si trasferisce per lavoro in Austria.
 
 
1905
 
Medaglione
 
 
La famiglia rientra a Udine e Tina frequenta la scuola elementare.
 
 
 
1908
 
 
Per contribuire economicamente ai bisogni della famiglia Tina lavora come operaia in una filanda nel contempo conosce i primi rudimenti della fotografia nello studio dello zio Pietro Modotti.
 
 
 
 
 
 
 
1913
 
 
Tina arriva a San Francisco ed inizia a lavorare in una fabbrica di tessuti contemporaneamente fa la sarta.
 
Inizia a frequentare le mostre, le manifestazioni teatrali e recita nelle filodrammatiche di Little Italy.
 
 
 
1917
 
 
San Francisco 1918 ca.
 
 
Conosce il poeta e pittore Roubaix del’Abrie Richey, con il quale si lega sentimentalmente  e si trasferiscono a Los Angeles.
La loro casa diventa un luogo d’incontro per molti artisti e intellettuali progressisti.
 
 
 
1920
 
 
Foto di gruppo
 Tina col marito a San Francisco
 
 
Tina a Hollywood ha una breve esperienza in film che le rivelano la sudditanza dell’arte cinematrografica ad interessi mercantili.
 
Posa da modella per i fotografi Jane Reece, Johan Hagemayer e, soprattutto per Edward Weston con il quale si lega sentimentalmente.
 
 
 
1922
 
 
Tina nel periodo hollywoodiano, 1921
 
 
Roubaix muore durante un viaggio in Messico.
Tina giunge quindi in Messico per i funerali e rimane affascinata dai suoi paesaggi dalla sua gente.
 
 
 
 
1923
 
 
Tina Modotti e Edward Weston si stabiliscono a Citta del Messico.
Sono uniti da un forte legame e nel contempo si immergono nel clima politico e culturale postrivoluzionario.
 
 
1924
 
 
Edward Weston, Tina sul tetto di casa, Messico 1924 
Tina fotografata da Weston
 
 
Un’esposizione delle opere di Tina e Weston viene presentata al Palacio de Minerìa.
 
 
 
1925/1926
 
 
Tina  e Weston tornano per brevi periodi a San Francisco. Rientrati in Messico cominciano un viaggio nelle regioni centrali.
 
In questo periodo Tina inizia un nuovo percorso artistico come fotografa che la porta, dopo le prime esperienze di soggetti della natura, rose, calli, canne di bambù, cactus etc…  verso un modo di far foto come impegno sociale e politico.
Attraverso la fotografia  intende rappresentare il suo ideale politico ed ecco che i soggetti sono… simboli del lavoro e del popolo, mani di operai, manifestazioni politiche e sindacali, falce e martello etc.
 
Fotografie di Tina  sono pubblicate nelle riviste Forma, New Masses, Horizonte.
 
In questo periodo conosce lo scrittore John Dos Passos e la nota attrice Dolores Del Rio,
e diventa amica della grande pittrice Frida Kahlo.
 
 
 
1928
 
 
Tina Modotti accanto alle sue opere, Università di Città del Messico 1929 
Tina accanto a sue opere fotografiche
 
 
 
Diventa la compagna di Julio Antonio Mella,  rivoluzionario cubano con il quale accresce ancor di più il suo impegno di fotografa sociale e di militante politica.
 
 
 
 
1929
 
 
Mella viene ucciso da uomini prezzolati del dittatore di Cuba… Gerardo Machado e Tina subisce una campagna diffamatoria che tenta di coprire i veri mandanti ed esecutori del delitto politico.
Partecipa a numerose manifestazioni in ricordo di Mella e per protesta non accetta l’incarico di fotografa ufficiale del Museo nazionale messicano.
In questo periodo è attiva nella militanza e nel lavoro fotografico realizzando un intenso servizio nella regione messicana del Tehuantepec.
 
 
 
1929
 

 
 
 
 
 
All’Università Autonoma di Città del Messico si inaugura una rassegna delle sue opere, dall’alta valenza rivoluzionaria per il contenuto e la qualità delle fotografie.
 
La rivista Mexican Folkways pubblica il manifesto “Sobre la fotografia” firmato da Tina Modotti.
 
 
 
 
1930
 
 
Tina viene accusata, innocente, di aver partecipato a un attentato contro il nuovo capo dello Stato messicano, Pasqual Ortiz Rubio, viene arrestata ed espulsa dal Messico. Si imbarca fino a Rotterdam con Vittorio Vidali e raggiunge Berlino.
 
Riprende l’attività fotografica, venendo a contatto con l’informazione giornalistica, in particolare con la stampa popolare di Willy Münzerberg, quotidiani e periodici:  “Arbeiter – Illustrierte – Zeitung” alcuni dei quali pubblicano foto di Tina.
 
 
 
 
 
 
 
 

1930
 
 

Tina parte per Mosca.
 
 
 
1930/1935
 
 
Nella capitale sovietica Tina allestisce la sua ultima esposizione di fotografie e lavora come traduttrice, scrive opuscoli politici.
 
A Mosca ottiene la cittadinanza e diventa membro del partito. E’ attiva fra Mosca, Varsavia, Vienna, Madrid e Parigi, per attività di soccorso ai perseguitati politici.
 
 
 
1936
 
 
Allo scoppio delle guerra civile spagnola, con il nome di Maria  si trova a Madrid assieme a Vittorio Vidali, che diventa Carlos J. Contreras, Comandate del Quinto Reggimento. Lavora negli ospedali e nei collegamenti e si dedica ad attività di politica e cultura scrivendo sull’organo del Soccorso Rosso Ayuda.
 
 
1937
 
 
A Valencia fa parte dell’organizzazione del Congresso internazionale degli intellettuali contro il fascismo e assieme a Vittorio Vidali  promuove la pubblicazione di Viento del Pueblo, poesia en la guerra con le opere del poeta Miguel Hernandez.
 
 
 
1938
 
 
Tina, a Madrid, è tra gli organizzatori del Congreso Nacional de la Solidariedad.
Dopo la sconfitta spagnola e la ritirata verso la Francia Tina giunge a Parigi con Vidali,
da lì rientrano in Messico. In Messico conduce un’esistenza difficile vivendo di traduzioni, è attiva nel soccorso ai reduci e lavora nell’Alleanza internazionale Giuseppe Garibaldi.
 
 
 
5 gennaio 1942 
 
 
Tina Modotti muore a Città del Messico.
 
 

Tomba di Tina a Città del Messico

 
 
(La tomba di Tina nel Pantheon de Dolores a Città del Messico,
con il profilo disegnato dallo scultore Leopoldo Mendez
e i primi versi della poesia di Pablo Neruda)
 
 
 
 
 
 
 
…sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l’anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Neruda
 
 
 
LA FOTOGRAFIA PER TINA
 
 
Ecco ora il pensiero della stessa Modotti
sulle fotografie in generale e sulle sue…
 
 

 

 

Sulla Fotografia


 

Sempre, quando le parole “arte” e “artistico” vengono applicate al mio lavoro fotografico, io mi sento in disaccordo. Questo è dovuto sicuramente al cattivo uso e abuso che viene fatto di questi termini.
Mi considero una fotografa, niente di più. Se le mie foto si differenziano da ciò che viene fatto di solito in questo campo, è precisamente perché io cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni. La maggior parte dei fotografi vanno ancora alla ricerca dell’effetto “artistico”, imitando altri mezzi di espressione grafica. Il risultato è un prodotto ibrido che non riesce a dare al loro lavoro le caratteristiche più valide che dovrebbe avere: la qualità fotografica.
Negli anni recenti si è molto discusso se la fotografia possa o non possa essere un lavoro artistico
comparabile alle altre creazioni plastiche. Naturalmente ci sono molte opinioni diverse. 
 
 
 
 
 

 

 

Ci sono quelli che accettano veramente la fotografia come mezzo d’espressione alla pari con qualsiasi altro, e altri che continuano a guardare in modo miope al ventesimo secolo con gli occhi del diciottesimo, incapaci di accettare le manifestazioni della nostra civiltà meccanica.
Ma per noi che usiamo la macchina fotografica come uno strumento, proprio come il pittore usa il pennello, queste diverse opinioni non hanno importanza.
Noi abbiamo l’approvazione di coloro che riconoscono i meriti della fotografia nei suoi aspetti multipli e l’accettano come
il più eloquente, il più diretto mezzo per fissare, per registrare l’epoca presente.
Sapere se la fotografia sia o non sia arte importa poco.
Ciò che è importante è distinguere tra buona e cattiva fotografia.
Per buona si intende quel tipo di fotografia che accetta tutte le limitazioni inerenti la tecnica fotografica e usa al meglio le possibilità e caratteristiche che il medium offre.
Per cattiva fotografia si intende ciò che è fatto, si potrebbe dire, con una specie di complesso d’inferiorità, senza apprezzare ciò che la fotografia in se stessa offre, ma al contrario ricorrendo ad ogni sorta di imitazioni. Le fotografie realizzate in questo modo danno l’impressione che l’autore quasi si vergogni di fotografare la realtà, cercando quasi di nascondere l’essenza fotografica stessa della sua opera, con trucchi e falsificazioni che può apprezzare soltanto chi possiede un gusto deviato.
La fotografia, proprio perché può essere prodotta solo nel presente e perché si basa su ciò che esiste oggettivamente davanti alla macchina fotografica, rappresenta il medium più soddisfacente per registrare con obiettività la vita in tutti i suoi aspetti ed è da questo che deriva il suo valore di documento.
Se a questo si aggiungono sensibilità e intelligenza e, soprattutto, un’idea chiara sul ruolo che dovrebbe avere nel campo dello sviluppo storico, credo che il risultato sia qualcosa che merita 
 un posto nella produzione sociale, a cui tutti noi dovremmo contribuire.
 
TINA MODOTTI

 

     Testo tratto da "Mexican Folkways", ottobre-dicembre 1929
 
 
 
 
 
 
 
 
UNA BREVE ANTOLOGIA DELLE SUE OPERE
 
 
 
In questa sua foto 2 grandissimi della pittura
Diego Rivera e Frida Khalo
 
 
 
 
 
 
Flor de manita
Flor de manita 1925
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 
 

  

   

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                         

 

 
 
Quel che è certo è che Tina ha vissuto la storia sociale e politica della prima metà del 20° secolo non da comparsa… ma da protagonista… 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
e con i protagonisti delle grandi vicende anche artistiche e poetiche… forte della sua bellezza e della sua arte(oggi possiamo definirla così)fotografica.
 
 
 
 
 
UN VIDEO
 
 
 
 
 
 
 
TONY KOSPAN
 
 

FONTI WEB

 
 
 
FINE
 
 
 

 
LA TUA PAGINA CULTURALE
IN FB
psiche6.jpg PSICHE E SOGNO picture by orsosognante
 
 

PAUL GAUGUIN E LA SUA ARTE – ESOTISMO SOGNO E MODERNITA’ – II PARTE   1 comment

 
 
 
 
 

Paul Gauguin – L'oro dei loro corpi – 1901
 
 

 


PAUL GAUGUIN
ESOTISMO SOGNO E MODERNITA’
 
 
II PARTE
 
 
 
selfportraitwithbernardbygauguin.jpg image by drawpartner
Autoritratto
 
 
 
  
 
Tra le opere eseguite in Polinesia,
come “Fatata te mouà” o “Ai piedi della montagna”del 1892,
tutto il mistero si concentra nella corsa sfrenata di un cavaliere
 
 

 
 

 
 
sulla sinistra del quadro
e la minaccia che incombe con le nuvole sullo sfondo.
 
 

 
Fatata te mouà o ai piedi della montagna 
 

 
 
Le opere polinesiane di Gauguin sembrano intrattenere un rapporto
con la composizione dell’arte occidentale

 

 

 
I maiali neri
 
 
 

Ricordiamo la “Conversazione” del 1892
 
 
 
 
 
 
 
 
Tra le opere che incantano ecco
anche il “Povero pescatore” del 1896.

 

 

 


Il povero pescatore
 
 
 
 
Quest’ultimo dipinto propone uno straordinario momento di riflessione
presupponendo la silenziosa contemplazione di un’età dell’oro ritrovata.

  
L’interesse di Paul Gauguin per la cultura polinesiana
si delinea attraverso la sua immensa produzione pittorica,
grafica e scultorea nella quale ha affrontato temi del quotidiano,
rituali religiosi, la bellezza e il costume locale.
 
 
 
 
 
Testa con le corna
 
 
 
 
Tra le sculture segnaliamo la dolcissima “Maschera di Tehamana”
e la “Testa con le corna” del 1897
che sorprende per la sua incredibile modernità.
 
 
Le sculture di Gauguin preannunciano l’africanismo
del primo Novecento che portò agli sviluppi del cubismo.
 
 

 
 
Notte di Natale
 
 

 
Le opere polinesiane, dipinti e sculture,
esprimono la sua visione di questa terra nuova e selvaggia
e lo portano, pur nella stilizzazione delle figure,
ad esaltare i soggetti rappresentati
come i veri protagonisti di una terra “di mito e di sogno”.
 

La stessa agognata terra dove Gauguin
troverà però una solitaria morte,
debilitato nel corpo e fiaccato nello spirito. 

 

 

 
Maternità
 
 
 
 
 

Infine ecco un bel video che ci parla di lui e delle sue opere
soprattutto del periodo tahitiano…
 
 
 
 
 
 
 
 
Termino questo post su Gauguin,
autore così fortemente ed intimamente combattuto,
celebrandone la grandissima arte
e l'indubbio e riconosciuto amore
per la libertà di espressione, l'esotismo ed il sogno.

 
 
 

 
 
FONTI: VARI SITI WEB…
– RICERCHE, LIBERO ADATTAMENTO, COORDINAM. ED IMPAGINAZ. T.K. –
 
 
 
 

F I N E
 
 
 
Per chi desiderasse legger la
I PARTE

 

 

Ciao da Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 

LA TUA PAGINA DI SOGNO IN FB?

ARTE POESIA MUSICA E NON SOLO

 
 
 

PAUL GAUGUIN E LA SUA ARTE – ESOTISMO SOGNO E MODERNITA’ – I PARTE   Leave a comment

 
 
 
 
BREVE BIOGRAFIA ED ANALISI DELLA SUA ARTE
 
 
 
 
 
 

“Io dipingo ciò che sento
e non ciò che vedo”

 
 
 
I PARTE
 
 
 
 
 

Autoritratto
 
 
 
 
Singolare artista, inizialmente impressionista…
e poi animatore del gruppo Simbolista di Pont Aven,
precursore del Fauvismo… ma in realtà…
lontano dalla rigidità di schemi prefissati…
e con il sogno della purezza e della semplicità…
“primitive”.
 
 
 
 
Autoritratto
 
 
 

PAUL GAUGUIN
INDIPENDENZA E SOGNO

 
 
 
 
 
 
 
 
 
La sua vita… è davvero una singolare miscela.
Nascita in Francia, infanzia in Perù, e poi periodi parigini e periodi tahitiani ed ancora
il tentativo di stabilirsi – e stabilizzarsi – in Bretagna… infine la morte nelle isole Marchesi…
 
 
 
 
 
Paul Gauguin (Parigi, 7 giugno 1848 – Hiva Oa, 8 maggio 1903)
 
 
 
 
Paul Gauguin: ancorato, e avvinghiato, al classicismo – alienazione sedativa contro un presente insoddisfacente, sogno costante, che resiste a tutte le maree dell'esistenza, e riemerge ogni volta più roccioso.
Paul Gauguin: simbolista folgorato dalla poetica di Cézanne e Pissarro, dominato dall'idea di una pittura pura e “sauvage”, e nella ricerca della fusione arte-vita.
 
 
 
 
 
 
Nudo di donna che cuce
 
 
 
Paul Gauguin: rifiutato dalla Francia e considerato sovversivo, parla con macchie di colore e contorni netti in atmosfere rarefatte, e fa abitare i suoi personaggi, primitivi e mitici, in un'Eden letterario ed insulare, forse nella continua ossessiva ricerca del Perù dell'infanzia…
 
 
 


Girasoli
 
 
 
 

Le opere di Paul Gauguin offrono sempre allo spettatore contemporaneo un'esperienza affascinante.

 
A fare presa sarà lo stereotipo dell'artista anticonformista, oppure l'idea di fuga dalla città alla ricerca
di “primitività e selvatichezza” in una civiltà pura.
Oppure, più semplicemente, la bellezza delle opere: lo stile personalissimo, la ricerca cromatica, la composizione innovativa, i soggetti esotici.
 
 
 
 
 
 

 

 

 

Davvero un artista di mito e sogno a partire dalle prime opere, in cui emerge il debito con Pissarro e soprattutto con Cézanne, l'ispirazione delle terre Bretoni e la complicata esperienza ad Arles con Van Gogh, la fuga a Tahiti.

Guardiamolo e comprendiamolo attraverso la sua poetica che risente anche delle vicende vissute.

Come per esempio in Bonjour Monsieur Gauguin, una vicina di Pouldu ricambia il saluto dell'artista con un freddo Bonjour rimanendo al di là della staccionata che li separa: lui, artista parigino, non apparterrà mai a quel luogo di sogno.
 
 
 
 
 
Bonjour Monsieur Gauguin
 
 
 

Eppure proprio in Bretagna Gauguin, dedicandosi pienamente all'arte, trova la giusta ispirazione ed elabora la sua particolare tecnica pittorica: linee che definiscono le figure – da qui la definizione di “cloisonnisme” per la ripresa dell'antica lavorazione dello smalto e delle vetrate medievali – a pennellate brevi, l'una vicino all'altra, con effetto zebrato, con uno studiatissimo uso dei colori, distribuiti sulla tela in modo da riproporne sempre la complementarietà, soprattutto tra i rossi e i verdi. è principalmente l'uso del colore che fa la differenza con l'Impressionismo:
Gauguin non cerca l'intensità luminosa ma l'armonia generale dell'opera, compositiva e cromatica.
 
 
 
 
 
 
Te Avea No Maria o il mese di Maria
 
 
 
 

E, via via con lo scorrere delle opere, scorre anche il percorso verso l'utopia. è a Tahiti che la ricerca di Gauguin trova finalmente posa – anche se momentanea. Sotto la luce dei Tropici, la tavolozza si accende e contemporaneamente si semplifica; gli spazi sono definiti da ampie campiture e le linee più marcate; i soggetti sono quelli più noti: donne, fanciulli, piccoli animali domestici, natura lussureggiante.
 
 
 
 
 
 
Le Parau Parau o la Conversazione
 
 
 
 
 
Mirabili alcuni ritratti in mostra come Te Avea No Maria o il mese di Maria e Le Parau Parau o la Conversazione in cui emerge a pieno l'eclettico primitivismo della fase più matura: le donne tacitiane, evidentemente esotiche per colori e costumi, vengono occidentalizzate nell'atteggiamento.
 
 
 
 
 
 
La siesta
 
 
 
 
 
 
DA VARI SITI WEB – RICERCHE COORDINAM. E LIBERE RIELABORAZ. T.K.
 
 
CONTINUA…
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 

 
 
IL SALOTTO DI SOGNO DI FACEBOOK?

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