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2 PAROLE SULLA FELICITA’


“…Se vogliamo trovare la via della vera felicità, che non è una via né difficile né faticosa, dobbiamo prima di tutto fare il contrario di ciò cui siamo abituati: dobbiamo svuotarci.
Svuotare la mente di tutte le cose che ci abbiamo infilato dentro e che ci impediscono di fare la cosa più semplice: vivere secondo la nostra natura.
Si chiede forse a un fiore, o un animale, quali obiettivi porsi, quali ruoli assolvere, quali comportamenti è meglio avere?
No, semplicemente la pianta diventa ciò che il suo progetto profondo, contenuto nel seme, aveva pronto per lei.
Diventa stelo e fiore.
Senza elucubrazioni, senza teorizzazioni, senza dubbi, sensi di colpa o ambizioni.
Perché noi non siamo capaci di fare la cosa più semplice di tutte?
Dov’è la nostra superiorità, in cosa siamo più intelligenti di un fiore o di un animale?
Comincia a farsi strada una verità profonda: la vera felicità non è uno stato isterico di continua allegria, ma è la realizzazione del nostro progetto più profondo, il progetto che la Vita ha per noi.
Non c’è niente di complicato o misterioso in queste parole.
Non più dello sbocciare di un fiore o del crescere dei nostri capelli.
La vera felicità, allora, non ha nulla a che vedere con ciò che sta attorno a noi, non dipende da ciò che abbiamo o da come stiamo, dalla nostra forza o debolezza, dal fatto di aver capito o non capito qualcosa, dall’avere vissuto più gioie o più dolori.
La felicità dipende solo da noi stessi.
Da come sappiamo osservarci senza giudicare, da come lasciamo che la Vita, tutta la Vita in tutte le sue forme – che noi scioccamente dividiamo in buone o cattive – può scorrere in noi.
Coi nostri giudizi, noi permettiamo o impediamo alla Vita di sgorgare. La deviamo, la costringiamo, la mortifichiamo, la spegniamo.
E ci condanniamo così all’insensatezza e all’infelicità.
E alle malattie, che sono il segno più chiaro ed evidente, se non fossimo ciechi, di tutte le dighe che costruiamo di fronte al fiume dell’energia vitale.
Felicità è osservare serenamente la Vita mentre incessantemente ci forma e ci crea.
Osservare i dolori e lasciarli venire, la tristezza e lasciarla venire, la gioia e lasciarla venire.
Allargare lo sguardo, cedere alla Vita.
Solo così, nella consapevolezza, diventiamo davvero donne e uomini, e smettiamo di recitare come burattini.”
Ha una visione buddhista della felicità, essere ciò che si è e viverlo nel migliore dei modi, non caricarsi di inutili fardelli che dovrebbero rappresentare la felicità, ma essere la felicità stessa.
Bellissimo è ciò che ho sempre desiderato tutta la vita, ma il tuo intorno occidentale detesta chi rinuncia al lusso, chi è felice nel non possedere è considerato un fallito ed espulso da ogni giro, i pochi che trovano la felicità in una notte davanti ad un fuoco con una chitarra e una cerchia di amici, vengono additati come asociali e probabilmente tossicodipendenti.
Bisogna curare l’intorno perché non soffochi il centro, ma l’intorno è fatto di soldi e chi ne ha ne vorrebbe ancora senza fine, la maledizione di Asmodeo non è sradicabile tanto facilmente.
Al pensiero bisogna seguire con l’azione e anche con la selezione, esistono orsi che vivono in un mondo colorato dove mangiare miele ed orsi a caccia di cestini della merenda, ne ho conosciuto soltanto uno che ha le chiavi di un mondo colto ed incantato e che con estrema gentilezza ti invita a visitarlo, ti mette davanti ad una cultura che si comprende con le sue parole semplici ed efficaci, che fugge dalle tronfie parole di chi si fa grande perché indecifrabile.
Romeo
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Vivere solo pensando a se stessi ed al proprio benessere, sarebbe bellissimo e farebbe sicuramente la nostra felicità, solo se non avessimo la coscienza di essere inseriti in una società di individui legati l’uno all’altro per familiarità, per lavoro, per nazionalità ecc.. Stare in compagnia e suonare la chitarra cantando assieme è uno dei più bei momenti che la vita ti possa offrire, a tutte le età. Bisogna però “scegliere” di assumersi la responsabilità per il ruolo che la vita stessa ci ha affidato. Questo spesso comporta la rinuncia del se o la modifica delle proprie scelte e del proprio tempo. La felicità, sono d’accordo, dipende solo da noi stessi, come dice il Prof. Morelli, nell’accettare la “forgia” della vita con tutti i suoi eventi positivi e negativi, con le gioie ed i dolori che la stessa ti propone. (Quando ero bambina mio nonno che aveva superato due guerre, con la sua esperienza e saggezza mi diceva spesso che nella vita bisognerebbe diventare di gomma per attutire i colpi e per riuscire a d adattarsi alle differenti situazioni). Io ne ho fatto tesoro.
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Vivere è semplicemente vivere…liberare le proprie emozioni…evitare convenienze ed opportunita’..sconfiggere la morte in vita…ci vuole coraggio a osservare i particolari della vita..l’insieme,i ruoli,le responsabilita’ci fanno vivere in una corazza…non per difenderci dagli altri..ma per difenderci da noi stessi…per impedirci di essere quello che vorremmo…per dirla con il poeta….perché per essere felici bisogna non saperlo?
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Tutte considerazioni giuste… e non giuste…
Dico ciò perché nel passo pur “psicologicamente” sublime manca, a mio parere, il metro della visione del senso della vita…
Quindi giusto è quello che secondo il nostro modo di vedere… ci fa viver meglio…
Chi ha un’alta coscienza sociale sarà felice nel donarsi agli altri… chi ha una visione edonistica sarà felice nel ricercare solo il godimento e chi ha una forte necessità di cercar di capire il mistero della vita sarà felice nel lasciar agli altri la corsa o l’arrampicata verso ricchezze e successi…
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;La palabra Felicidad encierra tanto y tampoco en si misma;la comparo a un rápido batir alas de un pájaro.,tan frágil a un delicado cristal.Suspiramos por una Quimera imposible,y se dejan escapar pequeñas y bellas cosas cotidianas,una puesta de sol ,un bello ocaso ,el cielo estrellado ,un rayo de sol ,el suave y aterciopelado color de un fruto,la suavidad del pelo de mi gato.Esa es mi idea de la Felicidad.
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