
Dei miei gesti uguali, come quelle;
– Sotto, il tuo sorriso nei sogni,
sogni dei tuoi ricordi della vita mia! -.


INTERVISTA ALLA SPAZIANI DA MANUALE DI MARI
Settembre, le onde che si alzano, gli spruzzi sulla vetrata. Gabbiani in volo. Poesia. Concorso letterario Maestrale Marengo D’oro, gli autori che si affollano attorno. Lei ha ricevuto il Premio alla Carriera. Io il primo premio per la narrativa edita con il romanzo “Difficili, impossibili amori” edito da Giuseppe Laterza.
Maria Luisa ha capelli biondo oro e due occhi di un azzurro intenso che buca l’anima. Due occhi che narrano la sua storia, una storia che viene da molto lontano e porta in sé gli echi della poesia del novecento, di parole che hanno preso vita e si sono amalgamate nei migliori salotti letterari italiani. Di versi catturati alla vita come note nostalgiche e lontane che hanno il fascino di amori sempre vissuti e mai sepolti nelle regioni del cuore. Lo si percepisce stando accanto a lei, questo alone di pura poesia che conserva ancora l’anima di Eugenio Montale.
Quando due anime si uniscono nel sodalizio della parola nascono mondi immensi e giardini di stelle si accendono nel firmamento della poesia.
Dialoghiamo insieme Maria Luisa Spaziani ed io, con piacere, tra piatti di ostriche, calamari, antipasti vari di pesce. Mi parla di principesse russe e di Giovanna D’Arco, una donna dal carisma straordinario secondo lei. La donna come dovrebbe essere dopo ogni femminismo riuscito, e cioè una creatura che abbia le stesse potenzialità di un uomo ma che agisce autonomamente, secondo il suo personale destino, secondo i suoi gusti, le sue scelte, in stretta simbiosi con l’universo maschile.
A fine pasto Maria Luisa apre la borsetta, mi strizza l’occhio, poi dice:
“Adesso ci mettiamo un po’ di rossetto e di cipria. Ti va, fanciulla?”
Sorrido complice di queste delizie tutte femminili. Poi le chiedo del suo incontro con Eugenio Montale.
Mi prende la mano, mi racconta prima una barzelletta divertentissima e poi, con voce calda e suadente, inizia l’interessante racconto.
M. L. Spaziani – Torino, 7 dicembre 1922
L’INCONTRO
“Pur conoscendo ‘Ossi di Seppia’ ed il suo grande valore, non desideravo incontrare Montale. Ne avevo sentito parlare male: dicevano che fosse misantropo, misogino, scostante, che non sorridesse mai. Ma poi un angelo me l’ha spedito a Torino e per curiosità sono andata a una sua conferenza al Teatro Carignano il 14 gennaio 1949. Mentre stavo per uscire, la direttrice mi dice: ‘Si fermi che vogliamo presentare i giovani poeti torinesi a Montale.’ Io non mi sentivo poeta, perché non avevo pubblicato niente e poi ero molto intimidita.
Eugenio Montale
(Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981)
Eravamo sei persone in fila. Montale passava, ad occhi bassi, senza guardare in faccia nessuno. Dava la mano a tutti e diceva: ‘Piacere, piacere.’
Stavo per scappare quando lui arrivò davanti a me e appena sentì il mio nome alzò gli occhi e disse: ‘Ah, è lei.’ Rimasi senza fiato e dissi la prima banalità che mi venne in mente per vincere l’imbarazzo: ‘Viene a pranzo da me domani?’
E lui: ‘Sì’.”
Testo dal Blog di Nicla Morletti
COS'E' IL SODALIZIO?
“Sodalizio è una bella parola un po’ vecchia che vuol dire un’unione profonda di due creature, sulla base di cose comuni. Questa base di fondo tra me e lui è stata sempre poesia”
– Maria Luisa Spaziani -.
E lui mi aspetterà nell’ipertempo,
sorridente e puntuale, con saluti
e storie che alle poverette orecchie
dell’arrivata parranno incredibili.
Ma riconoscerà, lui, ciò che gli dico?
In poche note o versi qui raccolgo
i messaggi essenziali. Un altro raggio,
aria diversa glieli tradurrà.
M. L. Spaziani
(Viaggio Verona – Parigi 1987 – 1990, da “I fasti dell’ortica, 1996”)
LA STORIA DEL LORO SODALIZIO
Poco tempo dopo il primo incontro, Maria Luisa trova lavoro nell’ufficio stampa di una ditta anglo-cinese a Milano. Anche Montale si è trasferito di recente a Milano, dove lavora per il «Corriere della Sera».
Iniziano a vedersi ogni giorno, avendo anche un’altra complicità: quella del canto. «Io avevo una voce discreta, e lui sognava — avendo perduto la possibilità di diventare un baritono — di avere un’allieva. è nata così un’amicizia quasi amorosa, che non è paragonabile però a una storia d’amore.
Ci vorrebbe una lunga analisi per dire che cosa è stato questo legame, testimoniato da 360 lettere di lui che sono state date, dopo la sua morte, all’archivio di Maria Corti, presso l’Università di Pavia».
Quando ti amavo sognavo i tuoi sogni.
Ti guardavo le palpebre dormire,
le ciglia in lieve tremito.
Talvolta,
é a sipario abbassato che si snoda
con inauditi attori e luminarie,
– la meraviglia.
M. L. Spaziani
Recente immagine della Spaziani
IL RICORDO
Mi ha lasciato il ricordo di undici anni bellissimi, di allegria, di confidenza, di studio, di ispirazione. è stato veramente una figura grandiosa vicino a me, ed è stato molto bello tutto quello che ho vissuto con Montale. E soprattutto il piacere di far parte del suo lavoro, perché moltissime cose le abbiamo fatte insieme e allora l’idea di aver messo una piccolissima cellula del mio talento, delle mie capacità in quello che era il lavoro, magari anche soltanto giornalistico di Montale, è per me fonte di grandissimo orgoglio. – Maria Luisa Spaziani
testo da vari siti web – impaginazione e coordinamento di Tony Kospan
CIAO DA TONY KOSPAN
“Solamente una vez” significa “una sola volta”,
ed è una canzone
meglio conosciuta come YOU BELONGS TO MY HEARTH
cantata da Elvis Presley, Connie Francis
e tanti altri famosi cantanti in tutto il mondo.
E’ tutta messicana,
opera del compositore e poeta Agustin Lara.
IL TESTO
Non ho trovato una sola traduzione decente in italiano…
per cui, con mille difficoltà e traduttori vari,
ho provato a farla io.
.
Se può, qualche amica/o di lingua spagnola la migliori.
.
Grazie
SOLAMENTE UNA VOLTA
Agustin Lara
Solamente una volta
Ho amato in vita mia
Solo una volta
E poi mai più.
Solamente una volta
nel mio giardino
splendeva la speranza
che illuminava la strada
della mia solitudine.
Solamente una volta
la mia anima
si donava
in una dolce e totale rinuncia.
E quando questo miracolo,
l’incanto dell’amore,
è avvenuto
c’erano campane a festa
che mi suonavano nel cuore.
Traduzione Tony Kospan…
Dipinto di Diego Rivera
Questo primo video con la canzone solo in versione strumentale
è davvero molto interessante, inconsueto e bellissimo.
Le immagini del video (dipinti e murales)
sono del grande pittore Diego Rivera anch’egli messicano.
Dipinto di Diego Rivera
In quest’altro bel video poi possiamo, se ci va,
ascoltar la canzone in una bella versione italiana
col titolo “Voglio amarti così“.
Ciao da Tony Kospan
Il primo maggio del 1561, Carlo IX introdusse la tradizione d’offrire un rametto di mughetto come porta fortuna.
Tradizione ancora più antica… e del tutto pagana… era poi il celebrare l’arrivo della primavera offrendo tre rami di mughetto alla persona amata, agli amici, ed alle donne come segno d’amicizia.
Nei tempi antichi poi questa era la data in cui i naviganti uscivano in mare.
Per i Celtici, il 1° maggio era poi l’inizio della prima metà del loro anno.
Nel Medio Evo col 1° maggio iniziava il mese dei fidanzamenti.
PERCHE’ IL MUGHETTO?
Perché è sinonimo di ritorno della felicità e di portafortuna.
Trasmette un messaggio d’amore perché fiorisce all’inizio della primavera e l’atto di cercarlo nelle foreste ombreggiate è un’opportunità per le prime passeggiate dell’anno per i boschi ed all’aperto.
Ha un profumo così delizioso che è anche usato per creare profumi.
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