Archivio per 13 aprile 2012
TRAMONTO – C. BRAMANTI – BUONANOTTE IN MINIPOESIA 1 comment
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VIVERE – LA SORPRENDENTE CANZONE DEL 1937… E LE ATMOSFERE D’ALLORA Leave a comment

Jean Harlow

ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO…
a cura di Tony Kospan
VIVERE – 1937

Nell’epoca dell’imperante (in tutti i sensi)
DIO PATRIA E FAMIGLIA…
ecco una canzone che sembra proprio
in controtendenza rispetto
agli apparenti costumi dell’epoca…

Non lo credete? Leggete questi versi…
quasi di… liberazione maschile
e quasi inneggianti al… divorzio…
Oggi che magnifica giornata
che giornata di felicità,
la mia bella donna se n’è andata
m’ha lasciato al fine in libertà.
Son padrone ancor della mia vita
e goder la voglio sempre più,
ella m’ha giurato nel partir
che non sarebbe ritornata mai più.

Jean Harlow
La canzone d’un tempo di cui parleremo e che ascolteremo
(in una doppia versione) stavolta è quindi
V I V E R E
scritta da Cesare Andrea Bixio
in occasione dell’omonimo film…

Il film ebbe quali interpreti
Tito Schipa, Caterina Boratto, Paola Borboni,
Enzo Besozzi, Doris Duranti
tra i più in auge all'epoca…
La canzone fu presto amatissima
e fu interpretata dai più grandi cantanti dell’epoca…
Tito Schipa, Ferrucio Tagliavini e Beniamino Gigli…

Ecco ora qualche altra immagine di quell'anno
che ci consentono un tuffo nell’atmosfera dell'epoca…




America Scarfò
Ma è giunto il momento della canzone…
che ascolteremo in una prima versione
cantata da Tito Schipa
e con la possibilità di leggerne
contemporaneamente… il testo completo…
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ed in una seconda ed un pò più recente versione
cantata da Claudio Villa
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LE 2 MUSICALISSIME ROSAMUNDA… E… GABRIELLA FERRI… Leave a comment
Sono 2 le Rosamunda della musica…
(classica e polka)
ma della seconda…
c'è poi anche la rivisitazione magica e mitica
di Gabriella Ferri…

LE 2 ROSAMUNDA DELLA MUSICA
1°
LA SINFONIA DI SCHUBERT

Schubert la compose nel 1823 per corredare una commedia
di Helmine von Chezy
“Rosamunda, principessa di Cipro”,
che narra di una pastorella ignara delle proprie illustri origini.
“Rosamunda, principessa di Cipro”,
che narra di una pastorella ignara delle proprie illustri origini.
La commedia fu un fiasco fin dalla prima rappresentazione,
ma la musica di Schubert no
ed anzi è considerata tuttora per la sua freschezza melodica
un capolavoro della musica classica.

2°
LA POLKA
La ceconda è invece una danza
dall'aria spensierata ed allegra…
scritta dal compositore cecoslovacco
Jaromír Vejvoda nel 1927
ma divenuta famosissima in Ungheria nel 1938
poco prima della seconda guerra mondiale…
Grandi musicisti americani come Glenn Miller, Benny Goodman
e Billie Holiday la resero la resero celebre nel mondo.
e Billie Holiday la resero la resero celebre nel mondo.

Giunse in Italia nel 1943/1944 seguito delle truppe americane.
ed un paio di decenni dopo Gabriella Ferri ricreò
e rivitalizzò questo canto rendendolo ancora più straordinario
ed un paio di decenni dopo Gabriella Ferri ricreò
e rivitalizzò questo canto rendendolo ancora più straordinario
con una mitica canzone…

Sono dunque 2 musiche diversissime…
ma, a mio parere, entrambe nel loro ambito,
supergodibili…

Ecco dunque… il video della
ROSAMUNDA DI SCHUBERT…
IN VERSIONE BALLETTO…
(che preferisco)

e qui quello della
ROSAMUNDA POLKA…

E dulcis in fundo la mitica
ROSAMUNDA
di Gabriella Ferri

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Buoni ascolti e… buone visioni…
se vi va…
Orso Tony
NOI SAREMO – VERLAINE – FELICE W. E. IN POESIA… ARTE… E… Leave a comment
L’ISOLA CHE NON C’E’? ECCOLA! E’ L’ISOLA FERDINANDEA! Leave a comment
Se ne sono occupati gli storici, i geologi,
i politici, i diplomatici, i vulcanologi,
ma l'isola Ferdinandea ha tutti gli elementi
del mito e della leggenda.

C'E' DAVVERO…
L'ISOLA CHE… NON C'E!
ECCOLA… E'…
L'ISOLA FERDINANDEA

Nel web sono molti i siti di varie nazioni che ne parlano, alcuni in termini robustamente rivendicativi, essenzialmente sulla scorta – anacronistica – del fatto che, all'epoca della sua comparsa, l'Italia non era un'entità politica.
L'Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham”, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l'isola di Pantelleria.
Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l'isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza.
Tuttavia essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, materiale facilmente erodibile dall'azione delle onde.
Alla conclusione dell'episodio eruttivo si verificò una rapida erosione e l'isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832, prima di ogni soluzione del problema sorto intorno alla sua sovranità .
LA STORIA
Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell'Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell'Isola Ferdinandea nel mezzo-giorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un'isoletta.
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c'era un laghetto di acqua fumante, dall'acre odore di zolfo.
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare o Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.

Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l'Arena “testimoni dell'evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d'acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un'altezza di 550 metri circa. Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un'isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un'altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.
Non appena si diffuse la notizia dell'apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l'evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna.
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell'Università di Berlino, il fisico Domenico Scinò , il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l'Università di Catania per osservare l'evento.
Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l'isola gli fosse intitolata.
Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l'isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie.

L'isoletta suscitò anche l'interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari.
Così il 2 agosto l'Inghilterra prese possesso dell'isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao.
Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola.
Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell'isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese.
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull'isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l'isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l'evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi.
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l'isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un'altezza di venti metri.
Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l'8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d'acqua si alzavano e si abbassavano.
A scanso di equivoci i siciliani posero sulla superfice del banco Graham una targa in pietra tra le cui righe si legge che “[…] l'Isola Ferdinandea era e resta dei Siciliani”.
Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un'ancora) è stata prontamente sostituita.
Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 mt. sotto il pelo dell'acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).
Nel 1986 fu erroneamente scambiato per un sottomarino libico e colpito da un missile della U.S. Air Force nella sua rotta verso Tripoli.
Nel 2002 una rinnovata attività sismica nella zona di Ferdinandea ha indotto i vulcanologi a speculare sopra un imminente nuovo episodio eruttivo con conseguente nuova emersione dell'isola.

Per evitare in anticipo una nuova disputa di sovranità, dei sommozzatori italiani hanno piantato un tricolore sulla cima del vulcano di cui si aspettava la riemersione.
Però le eruzioni non si sono verificate e la cima di Ferdinandea rimane ancora circa 6 metri sotto il livello del mare.
F I N E
Testo dal web con qualche modifica o integraz. – Impaginazione T.K.
CIAO DA TONY KOSPAN
