Archivio per 18 dicembre 2011

TANTI DICONO DI NOTTE – E. DICKINSON – BUONANOTTE IN MINIPOESIA   Leave a comment

 

 

 

 

TANTI DICONO DI NOTTE

Emily Dickinson

 

 

Tanti dicono di notte buonanotte;

io dico buonanotte quando è giorno.

Mi dice arrivederci chi va via.

Rispondo ancora buonanotte, io.

Perchè il distacco, quello si è la notte,

e la presenza, nient'altro che l'alba;

quel colore di porpora nel cielo

che si chiama mattino.

 

 

 

 

BY TONY KOSPAN

 

 

Pubblicato 18 dicembre 2011 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA, Senza categoria

CURTIS – L’UNICO BIANCO CHE INQUADRO’ DAVVERO I PELLEROSSA – II PARTE   Leave a comment

 

 

L'UNICO BIANCO CHE DAVVERO INQUADRO'
GLI INDIANI D'AMERICA

By Tony Kospan
 
 
Edward Sheriff Curtis
 
 
II PARTE
 
 
 

Visto l'interesse suscitato dall'opera di…
Edward Sheriff Curtis
 
 
 
 
 
ecco una sua breve bio ed altre immagini…
che ci fanno ancor meglio conoscere la vita reale dei Pellerossa…
e quasi immergerci in essa…
 
 

 
 
 
 
 
 
BREVE BIOGRAFIA
 
Nacque a Whitewater il 16 febbraio 1868. Il padre era un predicatore e veterano della guerra di Secessione.
Ebbe un'infanzia tranquilla e spesso accompagnava il padre in canoa per raggiungere i paesi in cui doveva tenere i sermoni.
Nel 1885 si costruì la prima macchina fotografica.
Ebbe quindi diverse esperienze fotografiche e partecipò a diverse spedizioni scientifiche.
Ben presto il suo amore per lo studio e la documentazione riguardo elle origini culturali ed all'identità dei nativi americani il cui destino si avviava al crepuscolo.
Ebbe per questa sua instanzabile attività diversi finanziatori tra cui Theodore Roosevelt, Andrew Carnegie ed i reali di Inghilterra e Belgio.
La collana fotografica che ne derivò ebbe grandi riconoscimenti, fin dal primo volume del 1906, ma gli costò problemi psicologici e la sua rovina economico-familiare.
La sua lunghissima e continua attività di pioniere dalle fredde lande dell'Alaska a quelle aride del Messico lo portò a conoscere a fondo la vita degli Indiani d'America diventando amico di diversi capi…
 
 
 
 
 
 
 
 
e gli consentirono di immortalare immagini irripetibili ed affascinanti.
 
Le gravi difficoltà economiche però ed i problemi finanziari non gli consentirono dopo il 1930 di proseguire nella sua libera attività ma dovette aczontentarsi di collaborare con altri studi… ed anche di fare il cameraman per Cecil B. DeMille, per il quale avrebbe collaborato alle riprese del film I dieci comandamenti.
Morì il 21 ottobre 1952 a quasi 85 anni e poco prima che fosse pubblicata la sua autobiografia.
 
 
 
 
 
 
 
 
La sua ricerca storico-documentaristico-fotografica – ha coinciso con il crepuscolo di una epopea, l'epopea del vecchio west e del popolo pellerossa, e ne è fedele nonché ampia ed unica vera testimonianza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
Davvero non possiamo non ringraziarlo per la sua incredibile e faticosissima ricerca che lo portò
a percorrere quasi 65.000 chilometri, utilizzando per i suoi spostamenti lungo terreni impervi e veloci corsi d'acqua i mezzi più diversi… dal treno, alla canoa, dai carri ai cavalli ed alle marce a piedi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
FINE
 
 
 

 
LA TUA PAGINA DI SOGNO
 
 Psiche7J.jpg PSICHE E SOGNO picture by orsosognante
 
 
 

L’UOMO CHE NON CREDEVA NELL’AMORE – BELLISSIMO RACCONTO   7 comments

 

 

 
 
 
 
Perdete qualche minuto a leggere questa storia, è molto bella e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
 
Non so chi ha scritto questo racconto…. so solo che mi piace molto…. e mi appare molto meno banale di quanto sembra…
 
Leggetelo,  fino alla fine… perché è lì… alla fine… la seconda chiave del racconto…
 
 
 
 

    
 
L’UOMO CHE NON CREDEVA NELL’AMORE 
 
 
Voglio raccontarvi una storia molto antica su un uomo che non credeva nell’amore.
Si trattava di un uomo comune, proprio come voi e me, ma ciò che lo rendeva speciale era il suo modo di pensare: era convinto che L’AMORE NON ESISTESSE.
Naturalmente l’aveva cercato a lungo, aveva osservato le persone intorno a sé, trascorrendo gran parte della vita in cerca d’amore, solo per scoprire che l’amore non esisteva.
Dovunque andasse, diceva a tutti che l’amore è soltanto un’invenzione dei poeti e delle religioni, usata per manipolare la debole mente umana, per controllare le persone. Diceva che l’amore non è reale, e per questo è impossibile trovarlo quando lo si cerca.
Era un uomo molto intelligente e riusciva ad essere convincente. Lesse una quantità di libri, frequentò le migliori università e diventò un rinomato studioso. Poteva parlare ovunque, davanti a qualunque pubblico, e la sua logica era inoppugnabile. Diceva che l’amore è come una droga: ti fa sentire bene, ma crea una dipendenza.
E cosa succede se una persona diventa dipendente dall’amore, e poi non riceve la sua dose quotidiana? Quell’uomo diceva che la maggior parte dei rapporti d’amore è come il rapporto che c’è tra un tossicodipendente e il suo spacciatore.
Quello dei due che ha il bisogno maggiore è il drogato, e l’altro assume il ruolo dello spacciatore. Quest’ultimo è quello che controlla il rapporto.
è una dinamica facilmente osservabile, perché in ogni relazione di solito c’è uno che ama di più e un altro che si limita a ricevere, ad approfittare di chi gli ha donato il suo cuore. è facile vedere come si manipolano a vicenda, tramite le loro azioni e reazioni, proprio come un drogato e uno spacciatore.
Il tossicodipendente, quello che ha il bisogno maggiore, vive con il timore costante di non ricevere la prossima dose d’amore.
Pensa: “Cosa farò se mi lascia?”. E tale paura lo rende possessivo. Diventa geloso ed esigente. Lo spacciatore comunque può sempre manipolarlo, dandogli dosi maggiori o minori, oppure negandogliele del tutto. La persona con il bisogno maggiore si arrende ed accetta di fare qualunque cosa pur di non essere abbandonata.
L’uomo della nostra storia continuava a spiegare a tutti perché l’amore non esiste.
“Ciò che gli uomini chiamano amore è solo una relazione basata sul controllo e sulla paura. Dov’è il rispetto? Dov’è l’amore che dichiariamo di provare? Non esiste.”
Le giovani coppie, davanti a un simulacro di Dio, e davanti alle loro famiglie e agli amici, si scambiano una quantità di promesse: di vivere insieme per sempre, di amarsi e rispettarsi l’un l’altro, di restare uniti nella salute e nella malattia. Promettono di amare e onorare l’altro… promesse e ancora promesse.
La cosa stupefacente è che credono davvero in ciò che promettono.
Ma dopo il matrimonio, dopo una settimana, un mese o alcuni mesi, le promesse vengono infrante una dopo l’altra.
Scoppia una guerra di potere, di manipolazione, per stabilire chi è il drogato e chi lo spacciatore. Pochi mesi dopo le nozze, il rispetto che avevano giurato di mantenere l’uno per l’altra è scomparso. Resta il risentimento, il veleno, il modo in cui si fanno male a vicenda, finché ad un certo punto, senza che se ne rendano conto, l’amore finisce.
I due restano insieme perché hanno paura di restare soli, temono i giudizi degli altri e anche i propri. Ma dov’è l’amore?
Quell’uomo sosteneva di conoscere molte coppie anziane che avevano vissuto insieme per trenta o quarant’anni, e ne erano molto fiere.
Ma quando parlavano del loro rapporto dicevano: “Siamo sopravvissuti al matrimonio”. Ciò significava che uno dei due a un certo punto si era arreso all’altro. La persona con la volontà più forte aveva vinto la guerra. Ma dov’era la fiamma che chiamavano amore? Si trattavano come una proprietà, l’uno dell’altro. “Lui è mio”. “Lei è mia”.
L’uomo spiegava senza fine tutte le ragioni per cui non credeva nell’esistenza dell’amore, e diceva: “Io ho già vissuto situazioni del genere e non permetterò più a nessuno di manipolare la mia mente, di controllare la mia vita in nome dell’amore”.
Le sue argomentazioni erano logiche e convincevano molte persone.
 
 
 
 
 

 

 
 
 
Poi un giorno, mentre quell’uomo camminava in un parco, vide una bella donna in lacrime seduta su una panchina. Si incuriosì e avvicinatosi le chiese se poteva aiutarla.
Potete immaginare la sua sorpresa quando lei rispose che piangeva perché aveva scoperto che l’amore non esiste.
L’uomo disse: “Stupefacente. Una donna che non crede nell’esistenza dell’amore”.
Naturalmente volle subito sapere qualcosa di più.
“Perché dici che l’amore non esiste?” chiese.
“E’ una lunga storia” rispose lei. “Mi sono sposata molto giovane, piena di amore e di illusioni. Credevo che avrei condiviso tutta la vita con mio marito. Ci giurammo reciprocamente fedeltà e rispetto e creammo una famiglia. Ma presto tutto cambiò. Io ero la moglie devota che si occupava della casa e dei bambini. Mio marito continuò a seguire la sua carriera. Il suo successo e la sua immagine esteriore per lui erano più importanti della famiglia. Smise di rispettarmi e io smisi di rispettare lui. Ci facemmo del male a vicenda e un giorno scoprii che non lo amavo più e che neppure lui mi amava. Ma i bambini avevano bisogno di un padre e quella fu la scusa che adottai per non lasciarlo, facendo anzi di tutto per sostenerlo.
Ora i bambini sono diventati adulti e se ne sono andati. Non ho più scuse per restare con lui. Tra noi non c’è rispetto né gentilezza. So anche che se trovassi un altro sarebbe la stessa cosa, perché l’amore non esiste. Non ha senso cercare ciò che non esiste e per questo piango”.
L’uomo la comprendeva benissimo. L’abbracciò e disse: “Hai ragione, l’amore non esiste. Lo cerchiamo, apriamo il nostro cuore, ci rendiamo vulnerabili e troviamo solo egoismo. Questo ci fa del male anche quando pensiamo di esserne usciti indenni. Non importa quante volte ci proviamo, accade sempre la stessa cosa. Perché allora continuare a cercare l’amore?”.
Erano così simili che diventarono grandi amici.
Il loro era un rapporto meraviglioso. Si rispettavano e nessuno dei due cercava di prevalere sull’altro. Ogni passo che facevano assieme li rendeva felici. Tra loro non c’era invidia né gelosia, non c’era controllo né possesso.
La relazione continuava a crescere. Amavano stare insieme, perché si divertivano molto. Quando erano soli ciascuno sentiva la mancanza dell’altro.
Un giorno, mentre l’uomo era fuori città, gli venne un’idea assurda.
“Forse ciò che sento per lei è amore”, pensò.
 
 
 
 
 

 

 
 
 
“Ma è così diverso da ciò che ho provato in passato. Non è ciò che dicono i poeti, o la religione, perché io non mi sento responsabile per lei. Non le chiedo nulla e non ho bisogno che si occupi di me. Non sento la necessità di incolparla dei miei problemi. Insieme stiamo bene e ci divertiamo. Io rispetto il suo modo di pensare e lei non mi mette mai in imbarazzo. Non mi sento geloso quando è con altri e non invidio i suoi successi. Forse l’amore esiste davvero, alla fine, ma non è ciò che tutti credono che sia”.
Non vedeva l’ora di tornare a casa e parlare con la donna, per raccontarle dei suoi strani pensieri. Appena cominciarono a parlare, lei disse: “So esattamente a cosa ti riferisci. Forse dopotutto l’amore esiste, ma non è ciò che pensavamo che fosse”.
I due decisero di diventare amanti e di vivere insieme, e sorprendentemente le cose tra loro non cambiarono. Continuavano a rispettarsi e a sostenersi e l’amore cresceva sempre di più.
Anche le cose più semplici li facevano gioire, perché si amavano ed erano felici. Il cuore dell’uomo era così pieno d’amore che una notte accadde un grande miracolo. Era intento a guardare le stelle e ne vide una bellissima. Il suo amore era così forte che la stella scese dal cielo e finì nelle sue mani. Quindi accadde un altro miracolo e la sua anima si fuse con la stella.
La sua felicità era intensa, e andò subito dalla donna per mettere la stella nelle sue mani. Non appena lo fece, lei ebbe un momento di dubbio: quell’amore era troppo forte. Non appena quel pensiero le attraversò la mente, la stella le cadde di mano e si ruppe in un milione di pezzi.
Ora c’è un vecchio che gira per il mondo giurando che l’amore non esiste.
E in una casa c’è una donna anziana che aspetta un uomo, versando lacrime amare per il paradiso che aveva tenuto tra le mani, perdendolo in un momento di dubbio.
Questa è la storia dell’uomo che non credeva nell’amore.
Di chi fu l’errore? Cosa non funzionò?
 
 
 
 
 

 

 
Fu l’uomo a sbagliare, pensando di poter dare alla donna la sua felicità. La sua felicità era la stella e l’errore fu quello di mettere la stella nelle mani della donna. La felicità non viene mai dal di fuori.
L’uomo era felice per tutto l’amore che proveniva da se stesso. La donna era felice per tutto l’amore che proveniva da lei.
Ma appena lui la rese responsabile della propria felicità, lei ruppe la stella, perché non poteva farsi carico della felicità di un altro essere.
Indipendentemente da quanto lo amasse, non avrebbe potuto renderlo felice, perché non poteva sapere ciò che lui aveva in mente, non poteva conoscere le sue aspettative, i suoi sogni.
Se prendete la vostra felicità e la mettete nelle mani di un’altra persona, prima o poi quella persona la distruggerà.
Se la felicità invece vive dentro di voi, siete voi ad esserne responsabili.
Non possiamo rendere nessuno responsabile della nostra felicità, ma quando andiamo in chiesa e ci sposiamo, la prima cosa che facciamo è quella di scambiarci gli anelli. Mettiamo la nostra stella nelle mani dell’altro, sperando che ci renda felici e che noi renderemo felici lui, o lei.
Ma indipendentemente da quanto amate un’altra persona, non sarete mai ciò che quella persona vuole che siate. Questo è l’errore che quasi tutti facciamo fin dall’inizio. Basiamo la nostra felicità sul partner.
Trovate la vostra stella e tenetela nel cuore… sarà la sua luce a trasmettere l’amore… perché…
 
 
L’AMORE ESISTE!
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao da Tony Kospan
 
 
 
 
 

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Pubblicato 18 dicembre 2011 da tonykospan21 in AMORE AMICIZIA

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