
Eduardo Mitre
Prateria
in cui brucano
Fonte
fa il bagno
tutta nuda.

Liriche d’amore dall'Antico Egitto
STANZA TERZA (donna)
*(è il nome dell'innamorato, ma anche quello di una divinità che protegge gli amanti, ndtk)
Per invalidare la tesi secondo la quale aspettarsi il peggio sarebbe meglio, i ricercatori hanno sottoposto 80 studenti universitari ad una serie di test. In primo luogo hanno sottoposto loro un questionario per verificare il loro stato d’animo nei confronti della vita, se erano persone entusiaste e positive oppure cupe e pessimiste. Dopodiché gli studenti hanno eseguito una serie di puzzle di media difficoltà al computer. Basandosi sul questionario e sui risultati ottenuti dal primo set di puzzle si è stabilito come si aspettavano di riuscire con un secondo set di puzzle.
A questo punto i ricercatori hanno sottoposto ad una metà degli studenti una serie di puzzle più semplici rispetto al primo test e all’altra metà dei puzzle più complicati. Questo ha permesso loro di assicurarsi che alcuni studenti sarebbero andati oltre le loro previsioni e altri al di sotto. Dopo l’esercizio è stato chiesto ai partecipanti di compilare un nuovo questionario, riguardante il loro stato d’animo alla fine delle prove.
Secondo i risultati, gli studenti che si aspettavano di andare male effettivamente si sentivano peggio dopo aver fallito il test rispetto agli altri che, pur aspettandosi di andar bene, avevano sbagliato anche loro. Secondo i ricercatori, un’aspettativa negativa può esacerbare la sensazione di frustrazione che segue un mancato successo, e l’aspettativa è spesso determinata dall’atteggiamento con cui si affronta la vita.
Secondo Brown è difficile per una persona che ha un carattere cupo riuscire a cambiare temperamento.
Ma tentar non nuoce e forse cercare di ottenere il meglio dalla vita potrebbe essere la chiave per affrontare ogni sfida con un atteggiamento vincente ricordandosi che in caso di sconfitta ci sono sempre cose come la cioccolata, che rendono tutto più bello.
dal web parecchio tempo fa… – impaginazione dell’Orso…
Concordo con il risultato di questo studio…, anche se però ci sono anche studi che sostengono l'esatto contrario…, indipendentemente dalla sua scientificità assoluta… o meno… per dei semplici motivi che vengo ad elencare…
Nella vita ci sono prima o poi momenti davvero difficili per tutti… e da essi non possiamo certo scappare… ma perché poi prendersela ogni giorno per cose senza alcuna vera importanza?
La vita non ha attimi infiniti ma finiti… e dunque viviamoli, per quanto possibile, non con il lamento… il broncio… ma col sorriso… e dunque… “en rose”.
Se ci va ascoltiamo infine la mitica canzone…
Ciao da Tony Kospan con un… sorriso…
NEW YORK – Un nuovo studio sembra suggerire che una buona cura dei denti (usare lo spazzolino dopo ogni pasto, visitare il dentista regolarmente), può aiutare gli adulti a mantenere intatte le loro abilità mentali.
Un gruppo di ricerca americano ha infatti scoperto che gli adulti di più di 60 anni con i livelli più alti del patogeno Porphyromonas gingivalis avevano tre volte più probabilità di non riuscire a tenere a mente una sequenza di tre parole rispetto agli adulti con i livelli più bassi dello stesso patogeno. Il Porphyromonas gingivalis è un microbo che causa infezioni e parodontiti.
Il dottor James M. Noble del Columbia College of Physicians and Surgeons di New York City e i colleghi hanno anche scoperto che gli adulti con i più alti livelli di questo patogeno avevano il doppio delle probabilità di sbagliare delle sottrazioni complesse. Questi risultati, pubblicati dalla rivista Journal of Neurology, Neurosurgery, and Psychiatry, si basano su oltre 2.300 uomini e donne sottoposti a test per vedere se soffrivano di periodontite e a cui è stato chiesto di completare una serie di prove che misurano le abilità mentali. I soggetti prendevano parte al più vasto studio chiamato National Health and Nutrition Examination Survey III, che ha avuto luogo tra il 1991 e il 1994. Nel complesso, il 5,7% degli adulti aveva problemi a completare alcuni test di memoria e il 6,5% non è riuscito nelle sottrazioni complesse.
I risultati a questi test erano scarsi soprattutto nelle persone con i più alti livelli di patogeni nella bocca. Già altre ricerche hanno stabilito una forte associazione tra la salute orale e le malattie di cuore, l’ictus e il diabete, nonché l’Alzheimer. La malattia gengivale potrebbe influire sulla buona funzionalità del cervello tramite diversi meccanismi, secondo l’equipe del dottor Noble; per esempio, scatenando uno stato di infiammazione in tutto il corpo.
In un commento che accompagna la pubblicazione dello studio, il dottor Robert Stewart, del King’s College London, afferma che «questa ricerca si unisce alle prove sempre più numerose che collegano la salute della bocca e dei denti alla funzionalità cerebrale».
da LASTAMPA.IT – impaginaz. t.k.
CIAO DA TONY KOSPAN
John William Godward – Dolce far niente