Archivio per 9 novembre 2011

GUILLAUME APOLLINAIRE – POETA DELLE AVANGUARDIE   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
 
APOLLINAIRE ED IL PONTE DI MIRABEAU
 
 
 
 

Eccolo qui dipinto da De Chirico

 
 
 
 
 
 
GUILLAUME APOLLINAIRE
Breve Bio e la sua nota poesia “Il ponte Mirabeau”
a cura di Tony Kospan
 
 
 
UN RICORDO NELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE
9 NOV. 1918
 
 
 
 
Guillaume Apollinaire (ma il suo vero nome era Wilhelm Apollinaire de Kostrowitsky) nacque a Roma il 26 agosto 1880 da un ufficiale italiano ed una polacca.
 
Si trasferì giovanissimo a Parigi.

Lì entrò in contatto con le avanguardie culturali dell’epoca… e frequentò personalità quali Maurice de Vlaminck, André Derain, Pablo Picasso, Georges Braque, Henri Matisse e De Chirico… divenendo anche il teorico del movimento pittorico cubista.
 
 
 
 
 

 
 
 
 
Già allora appare forte la sua curiosità verso tutto quel che è nuovo… tecnologico e moderno… e questo lo portò anche ad appoggiare il movimento che proprio del modernismo fece la sua bandiera e cioè il futurismo di Marinetti.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Nel 1910 iniziò, ormai trentenne, la sua vita letteraria con un libro di sedici racconti “L’eresiarca & C.”, e dopo altre esperienze letterarie pubblicò nel 1913 “Alcools” una raccolta di sua poesie , che ebbe gran successo ed influenzò molto tutta la letteratura francese,
ed è oggi considerata il suo capolavoro… insieme con “Calligrammes” del 1918.
 
 
 

 

 

Le poesie di “Alcools” risentono degli influssi del Simbolismo francese e mostrano un'intrinseca bella musicalità pur legate ai temi della malinconia e del sogno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo queste, tante altre furono le sue pubblicazioni…, che però si diressero pian piano sempre di più verso tematiche industriali e tecnologiche dell’epoca come l’automobile, il cinema, etc… esplorando nel contempo nuovi strumenti tecnici ed espressivi come l’eliminazione della punteggiatura, il verso libero, lo sperimentalismo grafico del calligramma.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Morì il 9 novembre 1918, in un modesto attico parigino e fu sepolto insieme ad altri grandi personaggi dell’epoca nel cimitero di Père Lachaise.
 
 
 
 
 

 
 
 
Leggiamo ora  una delle sue più belle poesie…
divenuta anche una canzone…
 
 
 
 
 
 
 
IL PONTE MIRABEAU
Guillaume Apollinaire
 
Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
E i nostri amori
Me lo devo ricordare
La gioia veniva sempre dopo il dolore
 
Venga la notte suoni l'ora
I giorni se ne vanno io rimango
 
Le mani nelle mani faccia a faccia restiamo
Mentre sotto
Il ponte delle nostre braccia passa
L'onda stanca degli eterni sguardi
 
Venga la notte suoni l'ora
I giorni se ne vanno io rimango
L'amore se ne va come
L'amore se ne va
Com'è lenta la vita
E come la Speranza è violenta
quest'acqua corrente
 
Venga la notte suoni l'ora
I giorni se ne vanno io rimango
Passano i giorni e passano le settimane
Né il tempo passato
Né gli amori ritornano
Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
Venga la notte suoni l'ora
I giorni se ne vanno io rimango
 
 

 

 

 

Ed ora ascoltiamola ora… cantata in Francese…

 

 

   

 

 

Ciao da Tony Kospan

 

 

 

POESIE?
FANTMONDOPOESIA.jpg picture by orsotony21
UN MODO DIVERSO DI VIVERLE… 
ORSO TONY

 

Pubblicato 9 novembre 2011 da tonykospan21 in RICORDI - PERSON. MITICI E COMMEMOR.

A TURNO – RYTSOS – FELICE NOTTE IN MINIPOESIA   2 comments

 
 
 
 
 
 
 
 
 
A TURNO
Ghiannis Rytsos
 
 
A turno morsichiamo
la mela più rossa
non sbucciata.

Come sono bianchi i tuoi denti.
Com’è rosso il sogno…
 
 
 
 
 
 
 
 
da Tony Kospan

 
 
 

 

 
 

Pubblicato 9 novembre 2011 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA, Senza categoria

VENTIDUESIMO ANNIVERSARIO DELLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO   Leave a comment

 

 

 

 

VENTIDUESIMO ANNIVERSARIO

DELLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO

 

 

muro_berlino

 

 

Il 9 novembre 1989 cadeva il Muro di Berlino

Quest'anno la tremenda crisi  economica che sconvolge l'Italia… L'Europa… ed il Mondo… ha fatto passare in secondo piano un avvenimento storico che ha segnato la storia della seconda parte del 20° secolo…

Ritengo tuttavia importante non dimenticarlo… perché quel giorno segnò il definitivo tramonto della Guerra Fredda e dei blocchi contapposti Occidente – Impero URSS.

Per 28 anni, dal 1961 al 1989, il muro di Berlino ha tagliato in due non solo una città, ma un intero paese.

Fu il simbolo delle divisione del mondo in una sfera americana e una sovietica.

Fu il simbolo più crudele della Guerra Fredda.

T. K.

 

 

 

 

 

PICCOLA STORIA DEL MURO DI BERLINO

 

 

 

 

1 – Le due Germanie


Come diretta conseguenza della seconda guerra mondiale e della guerra fredda, la Germania, nel 1949, fu divisa. Sul piano economico la Germania occidentale visse negli anni 50 un fortissimo boom, erano gli anni del cosiddetto “Wirtschaftswunder” (miracolo economico). Aiutata all'inizio dai soldi americani, la Germania Federale riuscì in breve tempo a diventare nuovamente una nazione rispettata per la sua forza economica.

 

 

Attlee, Truman e Stalin alla conferenza di Ptotsdam (1945)

 

La parte orientale faceva molto più fatica a riprendersi: era svantaggiata all'inizio per le pesanti richieste economiche fatte dall'Unione Sovietica per riparare i danni subiti nella guerra e per la mancanza di aiuti paragonabili a quelli che riceveva la parte occidentale. Inoltre la rigida struttura di pianificazione nazionale dell'economia non favorì lo stesso sviluppo come nella parte occidentale del paese. Più i due paesi si stabilivano al livello politico, più si facevano sentire le differenze per quanto riguarda lo standard di vita.

In quegli anni il confine tra est ed ovest non era ancora insuperabile e per tutti gli anni '50 centinaia di migliaia di persone fuggivano ogni anno dall'est all'ovest, per la maggior parte erano giovani con meno di 30 anni e spesso persone con una buona formazione professionale, laureati, operai specializzati e artigiani, che all'ovest si aspettavano un futuro più redditizio e più libero. Questo continuo dissanguamento stava diventando un pericolo serio per la Germania dell'est ed era un'ulteriore causa delle difficoltà economiche di questo stato.

 

 

L'erezione del muro
 
 
2 – La costruzione del muro

 

Nelle prime ore del 13 agosto del 1961 le unità armate della Germania dell'est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziavano a costruire, davanti agli occhi esterrefatti degli abitanti di tutte e due le parti, un muro insuperabile che avrebbe attraversato tutta la città, che avrebbe diviso le famiglie in due e tagliato la strada tra casa e posto di lavoro, scuola e università. Non solo a Berlino ma in tutta la Germania il confine tra est ed ovest diventò una trappola mortale. I soldati ricevettero l'ordine di sparare su tutti quelli che cercano di attraversare la zona di confine che con gli anni fu attrezzata con dei macchinari sempre più terrificanti, con mine anti-uomo, filo spinato alimentato con corrente ad alta tensione, e addirittura con degli impianti che sparavano automaticamente su tutto quello che si muoveva nella cosiddetta “striscia della morte”.

 

 

13 agosto 1961: viene eretto il muro di Berlino

 

 

Bloccato quasi completamente il dissanguamento economico dello stato, negli anni 60 e 70 la DDR visse anch'essa un boom economico. Tra gli stati dell'est diventò la nazione economicamente più forte e i tedeschi cominciarono a rassegnarsi alla divisione. Di riunificazione si parlava sempre meno e solo durante le commemorazioni e le feste nazionali.

 

 

 

 

3 – La caduta del muro

 

Quello che infine, per la grande sorpresa di tutti e nel giro di pochissimo tempo portò alla riunificazione furono due fattori: l'arrivo di Gorbaciov (vedi la foto a sinistra) come leader dell'Unione Sovietica e le crescenti difficoltà politiche ed economiche dei paesi dell'est e specialmente della DDR. Con la “Perestroika”, cioè la radicale trasformazione della politica e della economia e con la “Glasnost”, che doveva portare alla trasparenza politica, Gorbaciov cominciò a cambiare strada all'Unione Sovietica.

I dirigenti della DDR videro questo processo prima con un certo imbarazzo e poi con crescente resistenza. Nel corso del 1989, i cambiamenti democratici, le piccole rivoluzioni nell'economia e nella politica in Polonia, in Ungheria e nell'Unione Sovietica riempivano ogni giorno i giornali in tutta l'Europa, solo nella DDR il tempo sembrava essersi fermato, ma molta gente adesso era impaziente e cominciò a protestare e manifestare apertamente.

 

 

 

 

Ogni tentativo di lasciare la DDR in direzione ovest equivaleva ancora a un suicidio, ma nell'estate del '89 la gente della DDR trovò un'altra via di fuga: erano le ambasciate della Germania Federale a Praga, Varsavia e Budapest il territorio occidentale dove si poteva arrivare molto più facilmente! Cominciò un assalto in massa a queste tre ambasciate che dovevano ospitare migliaia di persone stanche di vivere nella DDR. Ma il colpo decisivo arrivò quando l'Ungheria, il 10 settembre, aprì i suoi confini con l'Austria. Ora, la strada dalla Germania dell'est all'ovest (attraverso l'Ungheria e l'Austria) era libera! La valanga di fuga stava diventando inarrestabile.

Anche l'ultimo tentativo da parte del governo della DDR di salvare il salvabile, cioè il cambiamento dei vertici del partito comunista e del governo non servì a nulla.

 

 

 

 

Quando la sera del 9 novembre un portavoce del governo della DDR annunciò una riforma molto ampia della legge sui viaggi all'estero, la gente di Berlino est lo interpretò a modo suo: il muro doveva sparire. Migliaia di persone si riunivano all'est davanti al muro, ancora sorvegliato dai soldati, ma migliaia di persone stavano anche aspettando dall'altra parte del muro, all'ovest, con ansia e preoccupazione. Nell'incredibile confusione di quella notte, qualcuno, e ancora oggi non si sa esattamente chi sia stato, dette l'ordine ai soldati di ritirarsi e, tra lacrime ed abbracci, migliaia di persone dall'est e dall'ovest, scavalcando il muro, si incontravano per la prima volta dopo 29 anni.

 

 

 

 

STORIA DEL MURO DAL SITO – VIAGGIARE IN GERMANIA

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

Pubblicato 9 novembre 2011 da tonykospan21 in Senza categoria, STORIA... IN SENSO AMPIO

L’ELOGIO DELLA MALINCONIA NELL’ARTE – III PARTE   Leave a comment

 
 
 
 
 Arthur Hughes – Malinconia
 
 
 
ELOGIO DELLA MALINCONIA
E… L’ARTE…
 
 
 
 
 
 
III PARTE
 
 
 
Nel tempio stesso della gioia
la Malinconia velata ha il suo altare sovrano.
Keats – Ode sulla malinconia
 
 
 
 
G. De Chirico – Melanconia di un uomo politico
 
 
 
MALINCONIA E ARTE
Daniele Bollea
 
La malinconia d’una
perduta armonia
è il vento perenne
che soffia nell’arte.
Si placa nelle opere
che la vantano.
Ma poi riattacca la cicala
e si rimette al vento.
Già è altrove
l’occhio quieto del ciclone.
 
 
 
 
 
Malinconia – Marinella
 
 
 
LA MELANCONIA
E L’IMMAGINARIO ALCHEMICO
DI DURER
 
 
 
 
 
Albrecht Dürer – Melanconia
 
 

 Esiste una famosa incisione realizzata da Albrecht Dürer nel 1514 che associa in modo singolare i temi classici di raffigurazione della Malinconia a dei simboli prettamente  alchemici.
Ciò non deve stupire, infatti con la sua tradizione millenaria e il suo ricco simbolismo, l’Alchimia fornisce delle preziose indicazioni sui processi dinamici che avvengono in Natura e per analogia nell’uomo.
L’artista, che ha ben chiare la concezione medievale della Malinconia soggetta agli influssi del pianeta Saturno, pone nel filatterio, retto da un pipistrello, la parola melanconia.
Ciò che è più interessante notare è la presenza di due personaggi: in primo piano una figura grande, alata, dai tratti femminili, che impersonifica l’uomo nella sua vera essenza, quella alla quale la sua anima tende.
Il volto è scuro, accigliato, forse sta pensando a un problema che non riesce a risolvere, forse un problema di proporzioni dal momento che ha un compasso in mano, le proporzioni per uscire da una certa situazione. Il secondo personaggio è piccolo, anch’esso con le ali, seduto su una macina. è attivo, sta scrivendo, non si è fermato.
La macina sulla quale siede fa pensare che forse qualcosa è stato triturato, rotto, non c’è più nella sua forma grossolana.
 
 
 
 

Albrecht Dürer – autoritratto

 
 
Forse il problema da risolvere potrebbe essere collegato al cosiddetto quadrato di Giove, le cui cifre sommate in orizzontale verticale e obliquo danno sempre 34 (l’artista è riuscito anche a mettere uno accanto all’altro i numeri 15 e 14, così da dare l’indicazione dell’anno in cui la stampa è stata realizzata).
La non risoluzione di questo problema potrebbe indicare la difficoltà di passare definitivamente dallo stato saturnino della melanconia allo stato d’animo sotto gli influssi di Giove (diventare “gioviale”), simboleggiato dall’aurora che sta arrivando con la sua luminosità.
Questa tavola ha poi dei simboli che possono essere letti in modo alchemico: il crogiolo su un fuoco molto vivo, l’unico degli strumenti in funzione, che indica un’operazione ancora in corso, mentre gli altri strumenti sono stati abbandonati e giacciono confusamente per terra; il poliedro è una pietra, ma non ancora perfetta; il cane acciambellato che ricorda l’ourobos, il serpente che si morde la coda, simbolo dell’eterno ritorno e della natura che si rinnova incessantemente; la sfera che indica la perfezione del cosmo; la scala a sette pioli, simbolo classico dell’ascesa; la bilancia con cui si cercano e si studiano le giuste proporzioni; la clessidra simbolo del tempo, unità importante nel regno di Saturno.
 
 
 
 
 
 
 
 
C’è ancora qualcuno che crede che in occidente non ci siano abbastanza stimoli per una meditazione profonda sull’uomo e la sua essenza?
 
 
 

Testo: Elio Occhipinti – dal web – impaginazione e coordinamento Tony Kospan –
 
 
 
 
 
 
Della Melancolia di Durer e del trittico in cui è inserita l'opera
parleremo in modo più approfondito in altro post.
 
 
Ciao da Tony Kospan
 
 
FINE
 
 
 
 
PER LEGGER LA
I PARTE
corot_m_lancolie_2

 
 
 
 

 
 
 
PER LEGGER LA
II PARTE

 
 
 
 
 

 coração azulcoração azulcoração azul
POESIE
INSIEME ED IN AMICIZIA? 
  
FANTMONDOPOESIA.jpg picture by orsotony21
 
 

Pubblicato 9 novembre 2011 da tonykospan21 in ARTE, Senza categoria

INCREDIBILE… E’ STATO “RISCOPERTO” SENECA ED IL SUO “DE VITA BEATA”   Leave a comment

 
 
 
 
 
INCREDIBILE…
E' STATO RISCOPERTO SENECA
ED IL SUO “DE VITA BEATA”
a cura di Tony  Kospan

 

 

 
 
 
Sembra proprio che gli psichiatri americani più in voga… i super esperti delle felicità altrui… i massmediologi dal consiglio facile… e perfino i divulgatori di filosofie orientali… (tutti pagati profumatamente) hanno scoperto… nientepopodimeno che i classici latini li hanno preceduti… alla grande…
 
Possiamo leggere prima qualcosa riguardo ai contenuti del libro ed alle critiche che lo stesso Seneca ricevette all'epoca e poi… il primo capitolo del “DE VITA BEATA”… che appare emblematico dei motivi di questa (ri)scoperta…
 
 
 
 

 

 
DE VITA BEATA –  IL LIBRO E LE CRITICHE DELL'EPOCA
 
Ora lo stesso Seneca era stato accusato… dai critici dell’epoca… di predicare bene e razzolare male… e questo libro, che ha la forma di un dialogo apologetico, lo scrisse per difendersi dalle accuse di incoerenza che gli erano state rivolte.
Aliter loqueris, aliter vivis”, lo apostrofa l’interlocutore immaginato nel dialogo: “dici una cosa, ne fai un’altra”.
Seneca non nega le sue colpe, ma controbatte che nei suoi scritti parla in generale della virtù, non della propria vita personale.
Lui si definisce infatti un semplice aspirante alla saggezza (adsectator sapientiae): “non sum sapiens […] nec ero“, cioè “non sono un saggio, né lo sarò”;
non ritiene quindi di appartenere alla categoria dei “sapientes“, gli unici che hanno raggiunto la virtù.
Afferma inoltre che il conseguimento della virtù è uno dei mezzi per giungere alla felicità.
La virtù è dunque un valore da ricercare ed esercitare.
 
Inizierò dunque con pubblicare il primo capitolo… tra i più significativi… e se la cosa susciterà interesse proseguirò con l’opera completa o con estratti…
 
 
 
 

 
 
DE VITA BEATA
 
Seneca
 

 
1 – Tutti, o fratello Gallione, vogliono vivere felici, ma quando poi si tratta di riconoscere cos’è che rende felice la vita, ecco che ti vanno a tentoni; a tal punto è così poco facile nella vita raggiungere la felicità, che uno, quanto più affannosamente la cerca, tanto più se ne allontana, per poco che esca di strada; che se poi si va in senso opposto, allora più si corre veloci e più aumenta la distanza.
Perciò dobbiamo prima chiederci che cosa desideriamo; poi considerare per quale strada possiamo pervenirvi nel tempo più breve, e renderci conto, durante il cammino, sempre che sia quello giusto, di quanto ogni giorno ne abbiamo compiuto e di quanto ci stiamo sempre più avvicinando a ciò verso cui il nostro naturale istinto ci spinge.
Finché vaghiamo a caso, senza seguire una guida ma solo lo strepito e il clamore discorde di chi ci chiama da tutte le parti, la nostra vita si consumerà in un continuo andirivieni e sarà breve anche se noi ci daremo giorno e notte da fare con le migliori intenzioni.
Si stabilisca dunque dove vogliamo arrivare e per quale strada, non senza una guida cui sia noto il cammino che abbiamo intrapreso, perché qui non si tratta delle solite circostanze cui si va incontro in tutti gli altri viaggi; in quelli, per non sbagliare, basta seguire la strada o chiedere alla gente del luogo, qui, invece, sono proprio le strade più frequentate e più conosciute a trarre maggiormente in inganno. Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno.
E niente ci tira addosso i mali peggiori come l’andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione.
Di qui tutta questa caterva di uomini che crollano gli unì sugli altri.
Quello che accade in una gran folla di persone, quando la gente si schiaccia a vicenda (nessuno cade, infatti, senza trascinare con sé qualche altro, e i primi provocano la caduta di quelli che stan dietro), capita nella vita: nessuno sbaglia solo per sé, ma è la causa e l’origine degli errori degli altri; infatti è uno sbaglio attaccarsi a quelli che ci precedono, e poiché ognuno preferisce credere, piuttosto che giudicare, mai si esprime un giudizio sulla vita, ma ci si limita a credere: così l’errore, passato di mano in mano, ci travolge e ci fa precipitare.
Gli esempi altrui sono quelli che ci rovinano; noi invece staremo bene appena ci staccheremo dalla folla.
Ora, in verità, il popolo, contro la ragione, si fa difensore del proprio male.
E succede come nei comizi quando, mutato che sia il volubile favore popolare, a meravigliarsi dell’elezione dei pretori sono proprio quelli che li hanno eletti: approviamo e nello stesso tempo disapproviamo le medesime cose; è questo il risultato di ogni giudizio che si dà secondo quel che dicono i più.

 

 

 

 

Ciao da Tony Kospan

 

 

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Pubblicato 9 novembre 2011 da tonykospan21 in RACCONTI E TESTI SUBLIMI, Senza categoria

RONDINI – ANDRADE – FELICE MERCOLEDI’ IN POESIA E…   Leave a comment

 
 
 
 
Hughes –  Midsummer Eve
 
 
 
 
 
 

 
 
 
L’amore è un concetto estensibile
che va dal cielo all’inferno,
riunisce in sé il bene e il male,
il sublime e l’infinito.
Carl Gustav Jung

 

 

 

Arthur Hughes – Kissed by an Angel

 

 

RONDINI

Jorge Carrera Andrade

 
 
Che mi cerchino domani.
Oggi ho appuntamento con le rondini.
Nelle piume bagnate dalla prima pioggia
giunge il messaggio fresco dei nidi celesti.
La luce va cercando un nascondiglio.
Le finestre voltano folgoranti pagine
che si spengono improvvise in vaghe profezie.
Fu un paese fecondo ieri la coscienza.
Oggi campo di rocce.
Mi rassegno al silenzio
ma comprendo il grido degli uccelli
il grido grigio d’angoscia
di fronte alla luce soffocata dalla prima pioggia.
 
 
 

Arthur Hughes – Afternoon sleep
 
 
 
 
 
 
 
 
da Tony Kospan
 
 
 
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