CHI MI CONOSCE?
Barbara Gormley
Chi guarda e non vede?
Chi ascolta e non sente?
Chi non mi conosce veramente?
Dall'animo, dal cuore?
Non lo puoi indovinare?
Sei tu

by Tony Kospan

AMI IL MONDO DELLA POESIA?
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IL FARO
NASCITA STORIA ED EVOLUZIONE
L’ORIGINE DEI FARI
Un tempo le coste di notte erano oscure e raramente si poteva scorgere qualche flebile lumicino su di esse, indicazione di presenza umana a terra. Era facile allora segnalare ai naviganti la presenza di pericoli o la strada da seguire per arrivare in porto semplicemente accendendo un bel falò in una posizione conosciuta.La cosa si prestava comunque anche alla pirateria, dal momento che bastava falsare la posizione dell’indicazione per far andare in secca i vascelli da depredare, come accadde spesso lungo le coste del Mare del Nord nei secoli passati. Niente di più logico quindi che si pensasse a un opportuno e sicuro segnalamento marittimo per dirigere i naviganti in sicurezza.Nell’antichità i fari erano collocati all’entrata di porti importanti per agevolare l’approdo di notte.Erano funzionanti saltuariamente e solo quando era necessario, data la difficoltà di alimentare le fiamme con legna e pece.
IL FARO NELL’ANTICHITA’
Di essi si ricordano quello famoso di Alessandria d’Egitto (si ritiene che la prima vera e propria torre-faro, quella che ha dato a tutte le altre il nome e il modello, sia stata proprio questa).Venne costruita nel III secolo a.C. un’alta torre sulla quale un enorme braciere veniva acceso risultando visibile da molto lontano. La torre si ergeva con i suoi 120 metri proprio all’ingresso del porto su un’isoletta, il cui nome era (ed è tuttora) Pharos (da cui il nome Faro).Architetto ne fu Sostrato di Cnido, figlio di Dexifane, il quale lavorò sotto i primi due Tolomei.
La costruzione del Faro iniziò probabilmente nel 297 a.C., sebbene in epoca più tarda il cronista Eusebio, vescovo di Cesarea, che era stato prigioniero in Egitto, citi nella sua Cronaca la costruzione del faro nell’anno 283 o 282 a.C.
L’inaugurazione ebbe luogo sotto il secondo Tolomeo, Filadelfo, tra il 280 e il 279 a.C.
Il Faro era stato consacrato a favore dei navigatori agli dei salvatori, come diceva l’epigrafe dedicatoria, che poteva facilmente essere scorta da chiunque entrasse o uscisse dal porto.
La fiamma del Faro, vista isolata e alta sull’orizzonte, come una stella, sembrava ad essi l’apparizione della divinità protettrice.
Assai presto si diffuse nel mondo antico la fama della torre luminosa sorta sulla spiaggia dell’Egitto, torre che in verità era annoverata tra le più colossali costruzioni dei re greci.
La torre di Alessandria non fu la sola nell’antichità a rappresentare il primo sistema nautico inventato dall’uomo per la sicurezza sul mare. Altra analoga realizzazione fu per esempio il cosiddetto “Colosso di Rodi”, enorme costruzione di forma umana all’ingresso del porto dell’ “isola delle rose”, annoverata fra le sette meraviglie dell’antichità.
Particolare curioso del faro originale antico era la capacità del sistema di emettere anche suoni, quasi fosse un antenato dei moderni “fog horn” (corni da nebbia). Infatti un ingegnoso sistema di contenitore con acqua, riscaldata dal braciere, consentiva la fuoriuscita di getti vapore che funzionavano né più né meno come le attuali sirene delle navi. Un altro faro di grandi dimensioni, di cui ancor a metà del ’700 esistevano imponenti rovine, fu costruito sulla Manica a Boulogne dall’imperatore Caligola.I romani ne costruirono anche nell’Adriatico, uno p.es. a Brindisi, un altro in prossimità della foce del Po, di cui esiste ancor oggi il basamento di metri 7 x 7 posto su pali, un altro ad Ancona, etc. Certamente esistevano fari anche in Dalmazia se sulla colonna Traiana è riprodotto uno in prossimità dell’approdo, dove scese l’imperatore Traiano nel suo viaggio verso l’Oriente.I porti importanti erano dotati di lanterne prossime al centro abitato che quando erano in funzione bruciavano, – come nell’antichità – legna e pece. Nel Medio Evo non si costruivano fari isolati lungo le coste, non potendosene garantire permanentemente la sicurezza.
L’EVOLUZIONE DEI FARI
I segnali emessi erano in origine esclusivamente luminosi, e stabili.
L’applicazione di uno specchio (e poi di una lente) alla fonte luminosa, in modo da estendere la portata luminosa del manufatto, fu per lungo tempo la sua unica evoluzione sostanziale.
Si aggiunsero poi meccanismi di rotazione, lenti per la colorazione della luce e così via. Il salto tecnologico si ebbe con l’aggiungersi, ai fari luminosi, di altri “ausili alla navigazione“, in particolare dei c.d. “ausili radioelettrici” – radiofari e risponditori radar.
I fari italiani costituiscono una risorsa storica e culturale per il nostro patrimonio architettonico ma anche per il paesaggio costiero regionale.
Ogni faro è univoco nel contesto della sua posizione geografica, sono progettati per durare nei secoli e segnare i caratteri del luogo esaltandone i valori ambientali e naturali attraverso il loro stile e la loro natura architettonica.
Un patrimonio poco conosciuto, studiato in maniera specialistica da pochi.

Da un post di Bellastatuina – Impaginaz. Tony Kospan
CIAO DA TONY KOSPAN
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LA STATUA VIVENTE…
(OLTRE CHE UNA BARZELLETTA UNA BELLA STORIELLA)

Una donna è a letto col suo amante quando sente il marito che apre la porta di casa.
“Sbrigati!!!” dice lei,”Mettiti lì in piedi nell’angolo!”.
Lo spalma con una crema per bambini e in fretta e furia gli spruzza tonnellate di borotalco addosso.
“Non ti muovere finché non te lo dico io… fingi di essere una statua!!!”
Il marito come entra nella stanza e chiede “Che cos’è quella amore?”
“Oh, è solo una statua,” gli dice con indifferenza” gli Smith ne hanno comprata una per la loro camera da letto, mi è piaciuta così tanto che ne ho presa una anche per noi!”.
Non si parlò più della statua nemmeno quando la sera si coricarono per dormire.
Intorno alle 2 di mattina il marito si alza, va in cucina e torna alcuni minuti dopo con un panino e una birra.
“Tieni,” dice alla statua, “mangia qualcosa. Sono stato fermo a far la statua come un idiota dagli Smith per tre giorni e nessuno mi ha dato nemmeno un bicchiere d’acqua!”

E ricordate… se vi capita di trovare una statua vivente,,,
maschile o femminile, in camera da letto,
non lasciatela morire di fame o di sete…
Pensate che potreste esser voi quella statua eh eh…
Scappooooooooooooooo 
CIAOOOOOOOOOOOOO
ORSO TONY
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Mark Twain (Florida, 30 novembre 1835 – Redding, 21 aprile 1910)
MARK TWAIN
GRANDE SCRITTORE AMERICANO
RICORDO AFORISMI E VIDEO
Mark Twain è in realtà lo pseudonimo
di Samuel Langhorne Clemens.
UN RICORDO
E' stato un grande umorista e scrittore statunitense…
ma anche tipografo (da giovanissimo) e poi pilota di battelli sul Mississipi,
cercatore d'oro etc… tutte attività che gli consentirono
di conoscere il vero cuore dell'America profonda.
Celeberrimo ancor oggi per libri come
Le avventure di Tom Sawyer, Le avventure di Huckleberry Finn,
Le avventure di Tom Sawyer, Il principe e il povero,
Un americano alla corte di re Artù e Vita sul Mississippi
viene considerato come uno dei primi grandi protagonisti
della letteratura americana.
Dai suoli libri sono nati dei film e delle serie di cartoni animati…
Ricordiamolo anche noi
con alcuni suoi originali graffianti e divertenti aforismi
ed un video tratto da un film girato da un suo famoso libro.
AFORISMI DI MARK TWAIN
Non ho mai lasciato che la scuola interferisse con la mia educazione.
Il paradiso lo preferisco per il clima, l'inferno per la compagnia…
Che privilegio aveva Adamo!
Quando diceva qualcosa di buono,
sapeva che nessuno l'aveva detta prima
Ognuno di noi è una luna:
ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro
Non è vero che i mariti, appena vedono una bella donna,
dimenticano di essere sposati.
Al contrario: proprio in quei momenti
se lo ricordano dolorosamente
Mai rimandare a domani ciò che puoi fare benissimo dopodomani
L'umanità senza la donna sarebbe scarsa.
Terribilmente scarsa.
Tra tutti gli animali l'uomo è il più crudele.
è l'unico a infliggere dolore per il piacere di farlo.
La cosa più facile che io abbia mai fatto in vita mia
è smettere di fumare:
dovrei ben saperlo,
perché l'ho fatto un migliaio di volte
Non sapevano che fosse impossibile, allora l'hanno fatto
L'umorismo è una gran cosa, è quello che ci salva.
Non appena spunta, tutte le nostre irritazioni,
tutti i nostri risentimenti scivolano via,
e al posto loro sorge uno spirito solare
Cerchiamo di non essere troppo esigenti:
è meglio possedere diamanti di seconda scelta
che non possederne affatto
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo,
mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.
Il letto è il posto più pericoloso del mondo:
vi muore l'80% della gente
L'uomo è l'unico animale che arrossisce.
O che ne abbia bisogno
BREVE VIDEO DA
LE AVVENTURE DI TON SAWYER
E' una scena tratta dal film del 1938
Ciao da Tony Kospan
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UNA CHIESA RINASCIMENTALE A NAPOLI
Santa Caterina a Formiello
Proprio a ridosso delle mura aragonesi, accanto alla Porta Capuana, si trova una delle più belle chiese rinascimentali di Napoli: la chiesa di Santa Caterina a Formiello, dedicata alla Santa martire e vergine d’Alessandria.

Non si conosce la data precisa della sua fondazione, sappiamo però che prima apparteneva ai frati Celestini e che nella seconda metà del 400 fu acquistata da Alfonso d’Aragona passando successivamente all’ordine dei Domenicani.
Essa sorgeva originariamente in una zona paludosa, in vicinanza delle due grandiose ville aragonesi:
la villa di Poggioreale e la villa della Duchesca, ambedue immerse nel verde e nei boschi, zona di caccia e di amenità dei re aragonesi.
La chiesa si trova accanto alla porta Capuana, una delle principali porte di accesso alla città di Napoli ed era situata tra la cinta delle mura aragonesi: è’ detta “a Formiello” in quanto vicina agli antichi formali (canali) che alimentavano la città.
Nel 400 i grandiosi acquedotti costruiti dai
romani erano in rovina e Napoli veniva rifornita d’acqua dalle numerose sorgenti e dalle acque del fiume Sebeto.
L’antica fontana del Formiello è ancora esistente, ma in cattivo stato e necessiterebbe restauro. Le ville di Poggioreale e della Duchesca furono edificate alla fine del 400 da Alfonso duca di Calabria; colpiva lo splendore leggendario dei parchi lussureggianti ispirati ai giardini di stampo ispano mussulmano.
Pochi anni dopo la loro costruzione furono abbandonate e ben presto decaddero mentre la progressiva edificazione della zona ha inghiottito completamente i boschi e le costruzioni che li arricchivano.
Tornando alla chiesa, si nota subito la grande ricchezza dei decori e gli stili di secoli che si sovrappongono gli uni sugli altri con un risultato fastoso.
L’interno ha pianta a croce latina a navata unica coperta da una volta a botte con cinque cappelle per lato.
Ai lati dell’altare si trovano sei sfarzosi monumenti funebri, infatti il prebisterio funge da enorme cappella gentilizia della famiglia Spinelli con ricchi sarcofaghi sormontati da stemmi araldici e statue di cavalieri rivestiti di armature, tutti a grandezza naturale eseguiti nel secondo cinquecento dagli scultori Annibale e Salvatore Caccavello.

Nell’abside uno splendido coro ligneo e ornati del 1566.
Nella quarta cappella a destra pavimento maiolicato di fattura napoletana a cellule ottagonali del primo cinquecento.
Nella sacrestia decorazione ed affresco del 700, struttura ed armadi rinascimentali.Francesco Picchiatti esegue nel 1659 il portale in pietra con statua di S. Caterina.
Ritornati all’interno e alzando lo sguardo verso la cupola ora restaurata colpisce l’effetto scenografico della volta dipinta da Paolo de Matteis, con affreschi della Madonna e storie di S. Caterina.
Nel 700 l’appalto per la decorazione della cupola fu vinto da Francesco Solimena, artista affermato, il quale, oltre al compenso, esigeva per sé e per le sue maestranze anche il vitto giornaliero: ciò non garbò ai Domenicani i quali annullarono il contratto ed assegnarono il lavoro a Paolo de Matteis, brillante allievo del Giordano che già operava con successo sulla scena artistica napoletana.
L’effetto scenografico della volta ad effetto sfondato è dovuto all’artista Luigi Garzi. Purtroppo sono andate perdute la copiosa biblioteca, la raccolta d’arte e le curiosità naturali conservate nel convento domenicano. Il grande monastero ed i chiostri annessi alla chiesa, nel corso dell’ottocento furono adibiti a Lanificio militare. L’aggiunta di nuove strutture e la modifica di quelle originarie creano un singolare monumento di archeologia industriale nel cuore del centro storico di Napoli.
F I N E

Il testo è di un'amica
già collega d’Università per… giovani
nella facoltà d’Arte e nostra affettuosa lettrice…
Mia è solo l’impaginazione…
Tony Kospan
IL SALOTTO CULTURALE DI FB
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