CANTO
Olav H. Hauge
Canto, cammina adagio sul mio cuore,
cammina adagio come erica sull’acquitrino,
come uccello su ghiaccio vecchio d’una notte.
Se spezzi la crosta del dolore
annegherai, canto.
by Orso Tony
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LE LACRIME DI MAGO MAGONE…
BELLA FAVOLA DI SAGGEZZA
Il Mago Magone era sempre tanto triste; bastava che una nuvola oscurasse il sole e cominciava a piangere e se gli si slacciava una stringa della scarpa gli venivano i lustrini agli occhi; piangeva perfino ogni volta che starnutiva, gli veniva il mestolino qualunque notizia sentisse alla radio e si affliggeva terribilmente quando guardava tramontare il sole.
Insomma: non gli andava mai bene niente, sia che avesse la pancia piena oppure vuota.

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Finché un giorno si accorse di aver finito le lacrime, ma ciò non lo fece piangere: lo preoccupò talmente che perse anche l’uso della parola. Allora si diede a correre in lungo e in largo per il suo enorme castello; era disperato e guardò in tutti i cassetti in cerca di una preoccupazione, dentro tutti gli armadi per trovare un dispiacere, sotto tutti i letti per scovare un mal di pancia, ma niente da fare; mise a soqquadro la casa, ma dentro ai cassetti trovò solo chili di salute, negli armadi tonnellate di lavoro e sotto i letti monete d’oro a non finire.
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La cosa brutta era che non poteva chiedere aiuto a nessuno visto che era diventato muto, e comunque, a forza di piangere, col tempo la gente lo aveva lasciato solo, quindi doveva risolvere questo problema per conto suo. Si sedette davanti al camino e, a forza di fissare quelle fiamme che guizzavano allegramente, assicurandogli che in fondo la vita è bella anche se brucia, giunse in breve alla conclusione che prima di parlare bisogna pensare (cosa che lui non aveva mai fatto) e a forza di pensare riuscì, dopo qualche giorno, a dire delle cose sensate.
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Per la prima volta in vita sua, il Mago Magone era contento! Non lo preoccupava più il fatto di aver finito le lacrime così, non sapendo che fare, si recò al fossato, ai piedi del castello e il coccodrillo, appena vide il Mago Magone che correva a gambe levate verso di lui, incominciò a piangere; aveva appena mangiato un’anatra e gli dispiaceva molto (del resto in quel castello piangevano tutti, e spesso non sapevano neppure perché, così piangevano anche per questo).
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Il Mago Magone – che era un mago vero – si affrettò a raccogliere le lacrime del coccodrillo (il quale probabilmente pensava invece che avrebbe ricevuto un sonoro rimprovero), in una boccettina di vetro, e le portò in cima alla torre più alta, nel suo laboratorio; non si era mai domandato di che cosa fossero fatte le lacrime.
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Lui pensava che fossero senz’altro costituite più d’acqua salata che di buon vino bianco, ma fu proprio in quella strana circostanza che gli venne la curiosità di accertarsene; lui non ne possedeva più neanche una goccia, perciò depositò sotto la lente del microscopio (s’inizia sempre così) quel prezioso campione.
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Ma cosa vide!
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Vide che cos’erano la fame, la malattia e la sofferenza; vide la guerra, l’odio e la morte; vide madri disperate piangere per i loro bambini e bambini piangere per le loro paure. I vecchi piangevano per i loro rimpianti e i giovani per i loro rimorsi.
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Poi guardò in faccia l’invidia e la gelosia mentre danzavano, ridendo fino alle lacrime, intorno al mondo.
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Vide che anche molti animali piangevano, specialmente quelli chiusi in prigione; piangevano i fiori recisi, i pesci nel mare sporco, e anche le montagne quando venivano scavate con le trivelle fin nel loro cuore.
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L’aria stessa lacrimava a causa del fumo degli incendi che facevano piangere i boschi. Vide infine piangere gli occhi di Gesù e quelli di Buddha.
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Scoprì così che esistono diverse specie di lacrime: molte sono causate dal dolore, altre dalla compassione, alcune perfino dalla gioia oppure dal sollievo.
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Certe, come quelle che sgorgavano fino a qualche tempo prima dai suoi propri occhi, addirittura sembrava non avessero una causa apparente, e invece erano pur’esse lacrime di sofferenza: perché anche il vuoto è dolore; forse, quel dolore, è persino più acuto perché non si sa come spiegarlo a sé stessi o agli altri.
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Il Mago Magone capì che le lacrime di tutte le creature contengono queste cose poiché esse non sono affatto semplice acqua salata oppure buon vino bianco; sono il sangue dell’anima ferita.
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Mentre pensava a ciò non si accorse – tanto era immerso in quelle visioni – che due lacrimoni gli rigavano le guance, scorrevano lungo la sua folta barba bianca e cadevano ai suoi piedi, trasformandosi in due enormi diamanti.
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Perché fu in quel tormento che il suo cuore si aprì per far sbocciare il fiore dell’amore.
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Quando se ne accorse si vergognò molto per tutto il tempo che aveva perduto a piangere per niente, anche se quel niente lo aveva spinto a farsi queste stupefacenti domande.

FINE
DAL WEB – IMPAGINAZIONE ORSO TONY
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(El Puerto de Santa María, 16 dicembre 1902 – Cadice, 28 ottobre 1999)
Rafael Alberti Merello è stato un poeta spagnolo
di notevole spessore.
La città in cui nacque è in Andalusia…
ed il suo cognome rivela la sua lontana origine italiana
essendo stato suo nonno un garibaldino toscano.
I suoi inizi artistici furono nel campo della pittura
e partecipò anche ad una mostra.
Ma ben presto prevalse il suo amore per la poesia.

Fu amico di Federico Garcia Lorca, Buñuel, Salvador Dalì e Pablo Picasso.
Ebbe una parte importante sia in ambito giornalistico che concreto
nella guerra civile spagnola in cui combatté il Franchismo.

Nel 1939 alla fine della guerra civile
riparò a Roma con la compagna Maria Teresa Leon.
Qui frequentò circoli culturali progressisti
e si dedicò ad una multiforme attività letteraria
di cui è riconosciuta la grande qualità.

Nel 1977 tornò in Spagna…
Poco dopo si separò dalla moglie compagna da una vita
per unirsi ad una giovane intellettuale italiana
che l'assistette fino alla sua morte nel 1999.


UN RICORDO IN… POESIA…
Ricordiamolo con 3 poesie, 2 da leggere ed 1 in video
La 2° è quella che amo di più…

I BAMBINI DELL'ESTREMADURA
I bambini dell'Estremadura
vanno scalzi
chi ha rubato loro le scarpe?
Li feriscono il caldo e il freddo
chi ha rotto loro i vestiti?
La pioggia
bagna loro il sonno e il letto
chi ha distrutto loro la casa?
Non sanno
i nomi delle stelle
Chi ha chiuso loro le scuole?
I bambini dell'Estremadura
sono seri
Chi è il ladro dei loro giochi?


SECONDO RICORDO
Anche prima,
molto prima della rivolta delle ombre,
e che nel mondo cadessero piume incendiate
e un uccello potesse essere ucciso da un giglio.
Prima,
prima che tu mi domandassi
il numero e il sito del mio corpo.
Assai prima del corpo.
Nell'epoca dell'anima.
Quando tu apristi nella fronte non coronata, del cielo,
la prima dinastia del sogno.
Allorché,
contemplandomi nel nulla,
inventasti la prima parola.
Allora,
il nostro incontro.

BALLATA DI CIO' CHE DISSE IL VENTO

CIAO DA TONY KOSPAN




LA POESIA IN TUTTE LE SUE FORME…
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UN DIVERSO MODO DI VIVERLA…
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ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO…
By Tony Kospan
Anche stavolta la canzone e l’atmosfera
non sono proprio lontanissime dai nostri giorni…
Eppure son passati 42 anni in cui sono successe davvero
grandi trasformazioni epocali…
La dolcissima canzone di Francoise Hardy
giunse in Italia nel 1967
Il titolo originale è “ET MEME”
e gli autori sono Pallavicini e la stessa cantante…
La canzone fu presentata su RAI 1 ed ebbe gran successo…
Personalmente rimasi molto colpito dalla bellezza della voce
della cantante francese e da quella del testo.
Prima di ascoltarla in 2 versioni, una solo audio ma con testo,
e l’altra in video dell’epoca…
immergiamoci nel clima di quell’anno…
con alcune immagini degli accadimenti più importanti.
ATMOSFERA DEL 1967
Viene ucciso Che Guevara
Il dr Barnard esegue il primo trapianto di cuore
Gimondi vince il Giro d’Italia
Infuria la guerra in Vietnam
Pablo Neruda vince il primo Premio Viareggio
LA CANZONE
Ma ora veniamo alla canzone
che possiamo ascoltare qui
leggendo anche il testo…
e poi, se ci va, qui in questo video…


Ciao da Tony Kospan

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Arte musica poesia etc…
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