Questa poesia del mitico Garcia Lorca…
quando, alcuni anni fa, la lessi per la prima volta,
era quasi del tutto sconosciuta
e faticai molto a trovarne traccia in internet.

ROMANZA DELLA LUNA – LUNA
FEDERICO GARCIA LORCA

M’era stata segnalata e richiesta
da un’amica del mio gruppo di poesia di fb
ma poi l’ho vista sempre più spesso in giro.
Non fu facile allora trovarla in italiano
e ci stavo rinunciando
ma alla fine, per puro caso, la trovai
e, per colmo di fortuna,
pure in una traduzione… d’autore!

La poesia mi appare come un lunare dipinto fantasy
o, se si preferisce,
un fantastico omaggio in movimento al bianco lume.
Il poeta si lascia andare infatti a disegnare
momenti e movimenti quasi musicali… e danzanti
di bambini e gitani…
insieme all’astro che illumina le nostre notti…
Ma ora leggiamola…

ROMANZA DELLA LUNA – LUNA
Garcia Lorca
La luna venne alla fucina
col suo sellino di nardi.
Il bambino la guarda, guarda.
Il bambino la sta guardando.
col suo sellino di nardi.
Il bambino la guarda, guarda.
Il bambino la sta guardando.
Nell’aria commossa
la luna muove le sue braccia
e mostra, lubrica e pura,
i suoi seni di stagno duro.
Fuggi luna, luna, luna.
Se venissero i gitani
farebbero col tuo cuore
collane e bianchi anelli.
Bambino, lasciami ballare.
Quando verranno i gitani,
ti troveranno nell’incudine
con gli occhietti chiusi.
Fuggi, luna, luna, luna
che già sento i loro cavalli.
Bambino lasciami, non calpestare
il mio biancore inamidato.
Il cavaliere s’avvicina
suonando il tamburo del piano.
nella fucina il bambino
ha gli occhi chiusi.
Per l’uliveto venivano,
bronzo e sogno, i gitani.
le teste alzate
e gli occhi socchiusi.
Come canta il gufo,
ah, come canta sull’albero!
Nel cielo va luna
con un bimbo per mano.
Nella fucina piangono,
gridano, i gitani.
Il vento la veglia, veglia.
Il vento la sta vegliando.
A Conchita García Lorca
1924
da “Romancero gitano”
Traduzione di Carlo Bo
Con questa componimento Lorca esprime perfettamente la sua base Surrealista, troviamo numerose parole che si ripetono quasi a voler creare una ninna nanna che incanta il bambino e lo trascina via con la luna. La luna stessa viene rappresentata come una presenza negativa ma prosperosa. Il grido dei “gitani” trasuda di misticità andalusa. Tutto il testo è intriso di mistero , il bambino si fa un tutt’uno con la natura che lo circonda, riesce ad entrare in contatto con il suo subconscio.
La poesia incarna perfettamente la poetica di Lorca, il quale descriveva il popolo Gitano come in grado di ricevere gli impulsi misteriosi che la terra inviava.
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Complimenti Sebastiano per il tuo interessante commento… che in futuro potrei anche utilizzare (citando la fonte).
Ciao
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peccato che la traduzione peggiori troppo il testo. ne conosco una versione cantata incantevole.
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Beh se la conosci un traduzione migliore (cmq da verificare) volentieri sostituisco il testo.
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Ha d’oro Garcia e il suo meraviglioso magico inno alla casta diva………..
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