Il dipinto è anche una testimonianza della gioia di vivere
che caratterizzava quell'epoca e quindi, se ci va,
mentre leggiamo, possiamo ascoltare questo Can Can
Questo dipinto è considerato
il capolavoro di Renoir
Renoir
LA STORIA DEL DIPINTO
Aveva vent’anni Renoir quando entrò come allievo nello studio di Gleyre; ben presto si rese conto di preferire la vita pulsante negli angoli di strada di Parigi, piuttosto che i calchi di gesso dell’atelier, e al maestro che lo rimproverò, Senza dubbio tu dipingi soltanto per divertirti, Renoir replicò: Sicuro, se non mi divertissi, non lo farei. Perché mai l’arte non dovrebbe essere piacevole? Sono già troppe le cose spiacevoli al mondo!
Fedele alle sue convinzioni, Renoir nei suoi quadri espresse sempre la joie de vivre, il sentimento gioioso della vita, amò ritrarre i propri amici e le proprie amanti, senza vergognarsi di dipingere quadri spensierati (avversato in ciò dalla critica), esaltando l’aspetto edonistico dell’esistenza, dipingendo in una stato d’animo di pura felicità, ritraendo un’umanità sorridente e felice, proprio come lo erano le sue modelle che cantavano, leggevano e ricamavano durante le pose, scegliendo sempre soggetti che risvegliassero il suo sentimento di gioia: paesaggi solari, bambini al gioco, bellezze femminili, raduni di amici.
Renoir amò molto rappresentare i divertimenti borghesi tipici delle grandi città, già espressi nella grafica francese, infatti, molti illustratori del tempo raffiguravano le attività della gente mondana, gli svaghi e i divertimenti, quotidiani e festivi, dei piccoli e medi borghesi parigini e dei bohémiens; poco svolto era, invece, il tema dello svago all’aperto, che il pittore affrontò spesso. Affascinato dall’idea di ritrarre un allegro gruppo di amici a pranzo sulla terrazza del ristorante, idea già realizzata in un precedente quadro, il Moulin de la Galette, dipingendo figure umane insieme ad un campo libero illuminato dal sole, preparato da quadri come Canottieri a Chatou e La colazione in riva al fiume, e da abbozzi, approfondì il tema con la Colazione dei canottieri, iniziando a dipingere il quadro nell’estate del 1881.
Un amico, il barone Barbier, un capitano di reggimento dal carattere estroverso che preferiva più i cavalli che i quadri, si offrì di organizzare la riunione, chiamando a raccolta tutti gli amici del pittore, artisti, giornalisti, modelle, e facendo in modo addirittura che le imbarcazioni sullo sfondo avessero una precisa posizione.
Sul posto, Renoir cominciò una serie di studi e schizzi, fino a giungere a dipingere la tavolata di giovani amici convenuti nel ristorante di Alphonse Fournaise a Chatou sulla Senna, vicino alla Grenouillére, luogo molto affollato di domenica, dove, dopo le escursioni in barca, i canottieri erano soliti incontrarsi con le loro ragazze e pranzare sulla terrazza del primo piano che affacciava sul fiume.
La composizione è nettamente delimitata ai due lati, ma la scena è suddivisa in singole figure dettagliate e in piccoli gruppi collocati al riparo di una tenda da sole, mentre la calda luce del giorno filtra attraverso la veranda. Sullo sfondo s’intravedono le barche sulla Senna che ricordano all’osservatore che l’allegra combriccola di amici, che ora riposa dopo la colazione, è appena tornata da una gita sul fiume.
I PERSONAGGI RAPPRESENTATI NEL DIPINTO
Iniziamo ad identificarli…
Sulla sinistra è raffigurato il proprietario del locale, monsieur Fournaise (2) con cappello e barba rossiccia
e sua figlia, la bella Alphonsine (3)… col cappello col cappello giallo appoggiata alla balaustra.
Alphonsine ha di fronte un uomo seduto a tavola, con il cappello rotondo che è girato verso di lei. Si tratta del barone Barbier (4), che si diede da afre per radunare tutti gli amici che appaiono nel ritratto;
L’uomo col cappello a cilindro in fondo, che sta parlando con Jules Laforgue poeta simbolista, è Charles Ephroussi (5 e 8) collezionista d’arte d’origina russa finanziatorie degli impressionsiti;
La ragazza che beve è una delle modelle più care a Renoir, Angle (6), della quale si dice che, durante tutto il tempo della posa, chiacchierasse instancabilmente… ed alla sua destra s’intravede appena il volto dello scrittore Guy de Maupassant;
A sinistra, in piedi, in bombetta, c’è Lestriguez (11), detto l’ipnotizzatore, un amico del pittore affascinato dall’occultismo e dall’ipnotismo, accanto a Paul Lhote (12), un uomo miope come una talpa ma instancabile rubacuori, ed infatti è ritratto mentre amoreggia con l’attrice Jeanne Samary (13), amicissimo di Renoir;
Intorno alla tavola, sulla quale sono adagiati una bellissima natura morta, rivelatrice dell’abilità del pittore nel rendere gli effetti di luce, e bottiglie e bicchieri, che raccolgono i colori di ciò che li circonda, ci sono a destra, col cappello di paglia, a cavalcioni di una sedia, Gustave Caillebotte (9), artista di talento e ricchissimo di suo, fanatico della barca, che dialoga con l’attrice Ellen Anurie;
Alle loro spalle e chinato verso di loro c’è il giornalista Maggiolo (10), giornalista italiano che scrive per il giornale satirico Le Triboulet.
Sulla sinistra c’è una giovane donna (carinissima) in posa molto naturale (con cappellino a fiori e che stringe un cagnolino) nella quale si riconosce Aline Charigot (1), che presto sarebbe diventata la moglie di Renoir.
ANALISI DEL DIPINTO
Il quadro, uno dei più famosi di Renoir, considerato un capolavoro dell’Impressionismo, con le figure en plein air, i colori incisivi, vivaci e variati che rendono ben netta l’individuazione dei personaggi, cattura perfettamente l’atmosfera pigra di una domenica francese trascorsa fuori città, ed esprime compiutamente il senso di gioia dell’allegra brigata e dell’animo ben disposto del pittore.
La tela è ambientata sulla terrazza del ristorante La Fournaise, a Chatou, sulle rive della Senna, dove si ritrovavano abitualmente i canottieri. I parigini vi andavano per le gite domenicali, anche perché la zona era collegata con la città da una delle prime ferrovie costruite in Francia.
La Colazione dei Canottieri è un quadro di grandi dimensioni realizzato pochi anni dopo del Moulin de la Galette e ne rappresenta per molti versi una variazione sul tema. Rispetto a quest’ultimo, l’individuazione dei singoli personaggi è più netta, i colori più vari e vivaci, la struttura compositiva più chiara, gli effetti della pittura en plein air più accentuati.
La scena evoca lo stato d’animo, l’atmosfera che circonda questi giovani, tutti amici del pittore, immersi in una piacevole conversazione carica di cordiale intimità e resa ancora più accattivante dall’ambiente gradevole. Gli atteggiamenti aggraziati e vivaci, la naturalezza dei gesti, mostrano tutta l’abilità del pittore nel delineare i personaggi nel loro ambiente.
Il senso di animazione è reso sapientemente dalla prospettiva e dalla disposizione delle figure che in primo piano sfumano delicatamente verso lo sfondo, anche attraverso una sapiente utilizzazione dei rapporti cromatici.
IL COLORE
I colori del dipinto sono molto forti, caldi e lucenti. La superficie pittorica è costruita con un sofisticato alternarsi di zone lisce, da cui emerge talvolta la preparazione grigio chiaro della tela, con altre in cui si sovrappongono più strati di colore
La tovaglia bianca e le canottiere degli uomini, imprimono una nota luminosa a tutta la composizione, dando corpo alle affermazioni di quanti sostengono che l’uso del bianco fosse una diretta conseguenza del viaggio in Algeria.
LA COMPOSIZIONE
Renoir rappresenta nel dipinto una struttura di tipo classico, divisa in tre linee verticali, delimitate dalle sbarre che sorreggono il tendone non che dal limite del fogliame nell’angolo alto a destra, e da una linea orizzontale che spezza in due il dipinto evidenziando, in primo piano in basso, il tavolo con la natura morta e i due personaggi seduti attorno (Aline col cagnolino e l’uomo seduto su una sedia che la osserva attentamente), in secondo piano in alto, il resto dei personaggi. Il dipinto è, inoltre, costruito su una diagonale maggiore, delineata dalla balaustra, che parte dal basso, a sinistra, fino in alto, a destra, e da una diagonale minore, meno appariscente, che parte dall’alto, a sinistra, fino in basso, a destra. A sinistra di questa diagonale è rappresentata la natura (le piante) e in profondità si intravede un piccolo brano di paesaggio, a destra, invece, vi sono tutti i personaggi seduti attorno a un tavolo o in piedi a chiacchierare.
L’opera riflette, nell’incisività dell’esecuzione, lo studio condotto da Renoir sulla tecnica dei dipinti a olio di Ingres, una ricerca che porta il pittore impressionista a rivalutare il ruolo del disegno.
Piena di figure, il dipinto, da un lato è una composizione d’insieme e dall’altro è uno studio delle singole forme, accuratamente strutturate.
LA PENNELLATA
La pennellata si sfrangia in tanti piccoli tocchi, fini e precisi, che anticipano il successivo periodo classico di Renoir.
F I N E
Fonti… vari siti web –
Elaborazione di molte immagini, coordinamento e impaginazione dell’Orso
La poetica di Neruda spazia dal senso di vicinanza alla natura all'impegno sociale e politico, dalla difesa del sud del mondo all'amore in ogni suo aspetto.
Negli ultimi anni si avvicinò anche alla poesia morale e di riflessione sul senso della vita.
Qui parleremo della sua poetica d'amore… che poi non è quella che apprezzava di più… essendo convinto che le sue poesie più importanti fossero quelle di natura sociale….
Invece sono proprio le poesie d'amore che lo fanno ritenere oggi uno dei più grandi poeti in assoluto ed in particolare… il più grande cantore dell'amore… .
Qui parleremo proprio della sua poetica dell'amore.
Amore che lui canta in ogni suo aspetto… e senza confini… se non quelli… umani…
L’amore da vivere in modo intenso… totale… asssoluto… per un’ora… per un giorno o per la vita…
I suoi versi non mostrano parole raffinate o sublimi nè paroloni… tantomeno contorsioni da decifrare… ma vocaboli semplici… naturali a volte perfino umili… eppure però capaci di donarci nell’armonia e musicalità dei versi e dei concetti espressi… grandiose coinvolgenti emozioni…
Tuttavia non possiamo per un attimo dare uno sguardo anche alla sua tematica poetica complessiva.
Egli appare nei suoi versi un osservatore della la vita umana nei suoi vari aspetti… con passione, intensità ed in modo quasi incantato.
Ma è proprio “cantando” la “normalità” del vivere che i suoi versi acquistano significati universali.
Infatti viene da molti definito anche… “Il profeta dell'Uomo”…
Certo l’ideale sarebbe leggere le sue poesie in originale per coglierne al massimo la musicalità… – nonostante la massima libertà metrica – ma ritengo che la lettura in italiano non la danneggi poi molto vista la vicinanza linguistica con lo spagnolo.
Tornando alla sua poetica d’amore essa è caratterizzata anche da un ritmo incalzante che ci prende… ci avvolge… ci coinvolge… ci prende l’anima… con stupore e calore.
Neruda non ha alcuna remora a mostrare, quasi denudandosi, il suo temperamento caldo e passionale.
Stupisce infine questo suo cantare l’amore in modo sempre giovanile ed emozionante nonostante le grandi e gravi vicissitudini della sua vita…
Ma passiamo dalla teoria alla … pratica… leggendo alcune sue poesie d’amore… da me scelte per questa occasione… (tralasciando in questa sede quelle di genere più erotico che saranno eventualmente oggetto di un post ad hoc) alle quali mi piacerebbe che voi ne aggiungeste altre dal suo vastissimo repertorio.
Tony Kospan
E’ OGGI
E’ oggi: tutto l’ieri andò cadendo entro dita di luce e occhi di sogno, domani arriverà con passi verdi: nessuno arresta il fiume dell’aurora. Nessuno arresta il fiume delle tue mani, gli occhi dei tuoi sogni, beneamata, sei tremito del tempo che trascorre tra luce verticale e sole cupo, e il cielo chiude su te le sue ali portandoti, traendoti alle mie braccia con puntuale, misteriosa cortesia. Per questo canto il giorno e la luna, il mare, il tempo, tutti i pianeti, la tua voce diurna e la tua pelle notturna
IL TUO SORRISO
Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l’ aria, ma non togliermi il tuo sorriso. Non togliermi la rosa, la lancia che sgrani, l’acqua che d’ improvviso scoppia nella tua gioia, la repentina onda d’argento che ti nasce. Dura è la mia lotta e torno con gli occhi stanchi, a volte, d’ aver visto la terra che non cambia, ma entrando il tuo sorriso sale al cielo cercandomi ed apre per me tutte le porte della vita. Amore mio, nell’ ora più oscura sgrana il tuo sorriso, e se d’ improvviso vedi che il mio sangue macchina le pietre della strada, ridi, perché il tuo riso sarà per le mie mani come una spada fresca. Vicino al mare, d’autunno, il tuo riso deve innalzare la sua cascata di spuma, e in primavera, amore, voglio il tuo riso come il fiore che attendevo, il fiore azzurro, la rosa della mia patria sonora. Riditela della notte, del giorno, delle strade contorte dell’isola, riditela di questo rozzo ragazzo che ti ama, ma quando apro gli occhi e quando li richiudo, quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi, negami il pane, l’aria, la luce, la primavera, ma il tuo sorriso mai, perché io ne morrei.
XLIV SONETTO
Saprai che non t’amo e che t’amo perché la vita è in due maniere, la parola è un’ala del silenzio, il fuoco ha una metà di freddo. Io t’amo per cominciare ad amarti, per ricominciare l’infinito, per non cessare d’amarti mai: per questo non t’amo ancora. T’amo e non t’amo come se avessi nelle mie mani le chiavi della gioia e un incerto destino sventurato. Il mio amore ha due vite per amarti. Per questo t’amo quando non t’amo e per questo t’amo quando t’amo.
da Cento sonetti d’amore
XVII SONETTO
Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: t’amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l’ombra e l’anima. T’amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T’amo senza sapere come, né quando, né da dove, t’amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
da Cento sonetti d’amore
XLVIII SONETTO
Due amanti felici fanno un solo pane, una sola goccia di luna nell’erba, lascian camminando due ombre che s’unisco, lasciano un solo sole vuoto in un letto. Di tutte le verità scelsero il giorno: non s’uccisero con fili, ma con un aroma e non spezzarono la pace né le parole. E’ la felicità una torre trasparente. L’aria, il vino vanno coi due amanti, gli regala la notte i suoi petali felici, hanno diritto a tutti i garofani. Due amanti felici non hanno fine né morte, nascono e muoiono più volte vivendo, hanno l’eternità della natura.
da Cento sonetti d’amore
IL RAMO RUBATO
Nella notte entreremo a rubare un ramo fiorito. Passeremo il muro, nelle tenebre del giardino altrui, due ombre nell'ombra. Ancora non se n'è andato l'inverno, e il melo appare trasformato d'improvviso in cascata di stelle odorose. Nella notte entreremo fino al suo tremulo firmamento, e le tue piccole mani e le mie ruberanno le stelle. E cautamente nella nostra casa, nella notte e nell'ombra, entrerà con i tuoi passi il silenzioso passo del profumo e con i piedi stellati il corpo chiaro della Primavera.
SETE DI TE M’INCALZA
Sete di te m’incalza nelle notti affamate. Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita. Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa. Sete di metallo ardente, sete di radici avide. Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora. Sei piena di tutte le ombre che mi spiano. Mi segui come gli astri seguono la notte. Mia madre mi partorì pieno di domande sottili. Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci. Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo. Solco per il torbido seme del mio nome. Esista una terra mia che non copra la tua orma. Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove. Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla. Come poter non amarti se per questo devo amarti. Se questo è il legame come poterlo tagliare, come. Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa. Sete di te, sete di te, ghirlanda arroce e dolce. Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane. Gli occhi hanno sete, perchè esistono i tuoi occhi. La bocca ha sete, perchè esistono i tuoi baci. L’anima è accesa di queste braccia che ti amano. Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo. Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete. E in essa si distrugge come l’acqua nel fuoco.
Grande figura della letteratura latino americana contemporanea…
nonché notevole esponente dell’impegno sociale e politico
ma per me e per tantissimi…
è stato, ed è, soprattutto il massimo cantore dell’amore…
I PARTE
In quell’istante ebbero termine i libri, l’amicizia, i tesori senza sosta accumulati, la casa trasparente che tu e io costruimmo: tutto cessò d’esistere, tranne i tuoi occhi. Pablo Neruda
Iniziamo questa prima parte con una sua breve
BIOGRAFIA
Nacque a Parral, col nome di Neftalì Ricardo Reyes, nel sud del Cile nel 1904 da una famiglia modesta.
Fu, dopo un mese dalla nascita, abbandonato dalla madre e la sua infanzia fu difficile per i contrasti col padre… che avversava il suo amore per la scrittura.
Ebbe però la fortuna d’aver come insegnante Gabriela Mistral che divenne Premio Nobel e che ne incoraggiò la passione letteraria.
Il suo primo articolo – ENTUSIASMO E PERSEVERANZA – scritto all’età di 13 anni fu pubblicato sul giornale locale IL DOMANI e nel 1920 ci fu la scelta dello pseudonimo in onore del poeta cecoslovacco Jan Neruda (1834-1891) cantore della povera gente….
L’anno dopo si trasferì a Santiago.
Neruda a 20 anni
Nel 1923 a 19 anni il suo primo libro “CREPUSCOLARIO” che riscosse subito consensi negli ambienti culturali cileni… al quale seguirono altri.
Ma si sa che la scrittura raramente arricchisce… per cui nel 1927 intraprese per necessità la carriera diplomatica e fu inviato in Birmania… dove sposò un’olandese Maryka Antonieta Hagenaar Vogelzang.
Nel frattempo non smetteva di scrivere poesie… e di sperimentare nuove tecniche espressive come la poesia surrealista.
Trasferito in Spagna vi incontrò Garcia Lorca (altro immenso poeta ed altro mio mito), Rafael Alberti ed altri grandi scrittori.
La morte della figlia in tenera età portò in crisi il suo matrimonio…
Ebbe allora inizio la sua storia d’amore con Delia del Carril di vent’anni più grande di lui.
La visione dei soprusi di cui era spettatore nella Spagna di Franco, soprattutto dopo l’uccisione di Garcia Lorca, lo portò ad abbracciare idee marxiste e di sinistra.
Nel 1943 visitò il Machu Picchu e rimase affascinato dalla cultura Inca.
Da ciò nacquero libri e poesie come questa:
PREGHIERA AL SOLE
Padre Viracocha, tu che dici: “E giorno sia”; tu che dici: “Che albeggi e vi sia luce”; fa’ che in pace e libero tuo figlio il Giorno inceda, affinché l’uomo, tua creatura, sia illuminato.
Padre Viracocha, così come il re del giorno splende in pace e libero, anche la Luna, posta da te nella notte, illumini. Non abbia alcun male, alcun dolore. Donale pace e libertà.
Nel 1945 fu eletto senatore del Cile e da lì visse alterne vicende di successi e delusioni… fino ad esser costretto dal voltafaccia del Presidente Videla all’esilio… in Argentina, Europa, Russia, Messico.
Fu in quest’ultima nazione che conobbe Matilde Urrutia, una cantante cilena, con cui iniziò una relazione e che anni dopo sposò.
Fu la sua ultima compagna.
Matilde Urrutia
Nel 1952 soggiornò a Capri ospite nella villa di Edwin Cerio.
A seguito del crollo della Presidenza Videla, per corruzione, tornò in Cile e riprese la sua attività politica avversata in ogni modo dalla CIA.
Nel 1956 venendo a conoscere gli orrori di Stalin cambiò molte idee e si pentì d’aver inneggiato al dittatore sovietico… ma rimase ancorato a visioni marxiste.
Visse allora tra politica e letteratura girando tra difficoltà e successi per le Americhe.
Fu anche proposto per la Presidenza del Cile.
Nel 1971 ottenne il PREMIO NOBEL e fu festeggiato alla grande nello stadio di Santiago.
Neruda al ritiro del Premio Nobel
Morì ufficialmente per malattia nel 1973 ma le circostanze non sono mai state chiarite.
Della sua opera oggi giganteggiano non tanto le opere politiche o morali ma soprattutto le poesie d’amore…
che con lui raggiungono vette incredibili… pur presentando una terminologia naturale e semplice.
Ma avremo modo di leggerle in modo approfondito… nella II PARTE.
Intanto iniziamo ad ascoltare la sua famosa poesia