Archivio per 15 dicembre 2010

IL MARE – R. BATTAGLIA – FELICE NOTTE CON MINIPOESIA   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
IL MARE
R. Battaglia
 
Il mare spesso parla con parole lontane,
dice cose che nessuno sa.
Soltanto quelli che conoscono l’amore
possono apprendere la lezione dalle onde,
che hanno il movimento del cuore.
 
 
 
 
 
 
 
 
BUONANOTTE DA TONY KOSPAN
 
 
 

Pubblicato 15 dicembre 2010 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA

LE SFERE DELL’ “IO” – BEL TEST!   Leave a comment

 

 

 

LE SFERE DELL’ ” IO “

 

– TEST –

 

 

La regione più intima di noi stessi si compone di diverse sfere.

Andiamo ora a conoscerle
per avere un immagine più vera del nostro IO.
 
 
 
 
 
 

Assegna un punteggio da 1 a 3
in base al valore che ritieni opportuno alle affermazioni
che trovi nel test…
 
 
  

 

 

COSA DICONO LE TUE… SFERE?

 

CIAOOOOOOOOOOOOOOO

ORSO TONY

 

Pubblicato 15 dicembre 2010 da tonykospan21 in Senza categoria, TEST E GIOCHI

IL SESSO DEI COMPUTERS – PER SORRIDERE   Leave a comment

 

IL SESSO DEI COMPUTERS

 

 

Che sesso hanno i computers?
 
Sono una Lei o un Lui?
 
 

La domanda è stata posta da una non precisata nota società di ricerca ad un gruppo di esperti italiani di computers di ambo i sessi;
il primo gruppo era composto da donne ed il secondo da uomini.

Ad ogni gruppo è stato chiesto di fornire almeno quattro ragioni
per le loro affermazioni, con il seguente risultato:
 
 

 

 

  

 

 

 

 

Il gruppo di donne ha risposto che i computers sono di sesso maschile
per i seguenti motivi:
 
 
1) Per avere le loro attenzioni li devi accendere.
2) Posseggono un sacco di dati ma sono scollegati tra loro.
3) Sono ritenuti in grado di aiutarti a risolvere i problemi,
ma la metà delle volte sono loro il problema.
4) Appena ne possiedi uno ti rendi conto che se solo avessi aspettato
un poco avresti ottenuto un modello migliore.
 
 

 

 
 
 
 

 

 
 

Gli uomini d’altro canto hanno concluso che i computers
sono di sesso femminile per le seguenti ragioni:

 
1) Nessun altro, eccetto il creatore, capisce la loro logica interna.
2) Il linguaggio macchina che utilizzano per comunicare
con gli altri computers è incomprensibile a chiunque altro.
3) Ogni tuo piccolo errore viene immagazzinato nella memoria di massa, al fine di poter essere richiamato quando meno te lo aspetti.
4) Appena ne riesci a possedere uno, ti trovi a spendere una fortuna in accessori, per farlo funzionare a dovere.
 

 

 
 
 
 

 

 
 
Che dire?
 
Nessuno dei due gruppi ha tutti i torti!
 
 
DAL WEB – IMPAGINAZIONE T.K.
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 

 

IN FACEBOOK LA TUA PAGINA DI SOGNO
psiche6.jpg PSICHE E SOGNO picture by orsosognante

 

Pubblicato 15 dicembre 2010 da tonykospan21 in BUONUMORE, Senza categoria

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AMANDOTI – NANNINI – CANZONE QUASI POESIA   Leave a comment

 

 
 
 
AMANDOTI
 
 
 
Ecco una canzone davvero molto bella
che per me è quasi una… poesia…
per l'originalità ed il fascino del testo…
che sposa una stupenda musica…
 
 
 
 
 
 
 
La canzone portata al successo dalla Nannini
è una creazione… dei CCCP…. gruppo musicale
composto da elementi di Reggio Emilia
 
I CCCP sono stati uno dei principali gruppi punk rock italiani
ed hanno avuto grande influenza
su diversi altri gruppi musicali negli anni 80.
 
 
 
 
Gianna Nannini
 
 
 
Ma ora eccoci alla canzone che offro quindi al nostro ascolto…
in 2 versioni video:
 
La prima perché contiene anche il testo…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
e la seconda per la bellezza
e la singolarità delle immagini
 
 
 
 
 
 
 
 
Buona lettura e felice ascolto…
 se vi fa piacere…
 
 
Orso Tony
 
 

Pubblicato 15 dicembre 2010 da tonykospan21 in CANZONI POESIE, Senza categoria

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I SIMBOLI DEL NATALE DAL PAGANESIMO AL CRISTIANESIMO   1 comment

 

 

 

I SIMBOLI DEL NATALE

DAL PAGANESIMO AL CRISTIANESIMO

 

 

La Storia come la Natura non…

“Facit saltum”…

 

 

Ecco come si dispiegano dal Paganesimo

al Cristianesimo i simboli del Natale.

 

L'articolo che riporto di seguito è dell'Avvenire,

giornale cattolico.

 

 
 
 

Le feste natalizie, sono costellate di cerimonie ed usanze di cui non tutti conoscono il significato profondo, l'origine e l'evoluzione.

Alcune di esse derivano da tradizioni pagane cristianizzate.

Questa commistione di usanze di ispirazione evangelica con altre precristiane, è dovuta alla collocazione calendariale del Natale che, diversamente dalla Pasqua, è errata storicamente.

 

 

 

 

Nel vangelo di Luca, si narra soltanto che nel periodo in cui nacque Gesù, c'erano a Betlemme dei pastori che vegliavano di notte, facendo la guardia al gregge. Siccome sappiamo che i pastori ebrei partivano per i pascoli all'inizio della primavera, in occasione della loro Pasqua, e tornavano in autunno, è evidente che il Cristo nacque tra la fine di marzo e il primo autunno; tant'è vero che fino alla fine del III secolo il Natale, era festeggiato, secondo i luoghi, in date differenti: il 28 marzo, il 18 aprile o il 29 maggio.

 

 

 

 

Nella seconda metà del secolo III si affermò nella Roma pagana il culto del sole, di cui l'astro non era, se non una manifestazione sensibile. In suo onore l'imperatore Aureliano aveva istituito una festa al 25 dicembre, il Natalis Solis Invicti, il Natale del Sole Invitto, durante il quale si celebrava il nuovo sole “rinato” dopo il solstizio invernale. Molti cristiani erano attirati da quelle cerimonie spettacolari; sicché la Chiesa romana, preoccupata per la nuova religione che poteva ostacolare la diffusione del cristianesimo più delle persecuzioni, pensò bene di celebrare nello stesso giorno il Natale di Cristo. La festa, già documentata a Roma nei primi decenni del IV secolo, si estese a poco a poco al resto della cristianità.

 

 

 

 

La coincidenza con il solstizio d'inverno, fece sì che molte usanze solstiziali, non incompatibili con il cristianesimo, venissero recepite nella tradizione popolare.

D'altronde non si trattava di una sovrapposizione infondata, perché fin dall'Antico Testamento, Gesù era preannunciato dai profeti come Luce e Sole. Malachia lo chiamava addirittura “Sole di giustizia”.

 

 

 

 

Per questi motivi, già nei primi secoli, l'accostamento del sole al Cristo, era abituale, come testimonia Tertulliano:

Altri ritengono che il Dio cristiano sia il sole perché è un fatto notorio che noi preghiamo orientati verso il sole che sorge e nel giorno del sole ci diamo alla gioia, a dire il vero per un motivo del tutto diverso dall'adorazione del sole“.

 

 

 

 

Collegata a questo simbolismo di luce, è l'usanza di adornare l'uscio di casa con piantine come il pungitopo o l'agrifoglio dalle bacche rosse, mentre quella del vischio è una tradizione celtica cristianizzata. Si considerava, come una pianta donata dagli dei, poiché non aveva radici e cresceva come parassita sul ramo di un'altra. Si favoleggiava che spuntasse là dov'era caduta una folgore: simbolo di una discesa della divinità, e dunque d’immortalità e di rigenerazione. La natura celeste del vischio, la sua nascita dal Cielo e il legame con i solstizi, non potevano, non ispirare successivamente ai cristiani, il simbolo di Cristo: come la pianticella è ospite di un albero, così il Cristo, si dice, è ospite dell'umanità, un albero che non fu generato nello stesso modo con cui si generano gli uomini.

 

 

 

 

Alla luce delle antiche feste solstiziali, si seguivano alcune usanze, come ad esempio quella di accendere fuochi e falò, che hanno, si dice, la funzione simbolica di “bruciare” le disgrazie ed i peccati dell'anno morente, di purificare, ma anche di ricevere dal sole, composto di fuoco, nuova energia, fertilità e fecondità: sole che altro non è, se non il simbolo di Cristo, come si è già detto.

 

 

 

Ma torniamo alla notte di Natale quando, una volta e ancora adesso in qualche famiglia toscana o emiliana, si accendeva dopo la cena di magro un ceppo, che rappresenta simbolicamente l'Albero della Vita, il Cristo, dicendo: “Si rallegri il ceppo, domani è il giorno del pane; ogni grazia di Dio entri in questa casa, le donne facciano figlioli, le capre capretti, le pecore agnelletti, abbondino il grano e la farina e si riempia la conca di vino” – “Il giorno del pane”, lo chiamavano: per questo motivo si mangiavano, come oggi d'altronde, dolci a base di farina, che hanno nomi diversi secondo le regioni: pangiallo, pane certosino, pandolce, panforte, pampepato e panettone.

 

 

 

 

Perché mai il pan dolce?

L'usanza di consumare quest’alimento nei periodi solstiziali potrebbe risalire agli antichi Romani, perché Plinio il Vecchio, riferisce che alla festa del Natalis Solis Invicti si confezionavano le sacre e antiche frittelle natalizie di farinata.

Con l'avvento del cristianesimo si modificò l'interpretazione riferendosi alle parole di Gesù: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete; io sono il pane della vita”.

Il Pane della Vita s'incarnò proprio a Betlemme, che nell'ebraico Bet Lehem significava Casa del Pane, nome dovuto probabilmente al fatto, che proprio in quella cittadina vi era un immenso granaio, essendo circondata da campi di frumento.

 

 

 

Quanto al ceppo, non è il solo simbolo arboreo natalizio: lo è anche l'abete che fin dall'epoca arcaica tu considerato un albero cosmico, che si erge al centro dell'universo e lo nutre.

Fu facile ai cristiani del nord assumerlo come simbolo del Cristo.

Nei paesi latini l'usanza si diffuse molto tardi, a partire dal 1840, quando la principessa Elena di Maclenburg, che aveva sposato il duca di Orléans, figlio di Luigi Filippo, lo introdusse alle Tuileries, suscitando la sorpresa generale della corte.

Persino i suoi addobbi sono stati interpretati cristianamente: i lumini simboleggiano la Luce che Gesù dispensa all'umanità, i frutti dorati insieme con i regalini e i dolciumi appesi ai suoi rami o raccolti ai suoi piedi, sono rispettivamente il simbolo della Vita spirituale e dell'Amore che Egli ci offre.

 

 

 

 

Anche l'usanza della tombola, nel pomeriggio del Natale, ha una derivazione pagana:

durante i Saturnali, che precedevano il solstizio e sui quali regnava Saturno, il mitico dio dell'Età dell'Oro, si permetteva eccezionalmente il gioco d'azzardo, proibito nel resto dell'anno: esso era in stretta connessione con la funzione rinnovatrice di Saturno, il quale distribuiva le sorti agli uomini per il nuovo anno; sicché la fortuna del giocatore, non era dovuta al caso, ma al volere della divinità.

 

 

 

 

Nella Roma antica, in occasione dell'inizio dell'anno, si usava anche donare delle strenae che arcaicamente erano rametti di una pianta propizia, che si staccavano da un boschetto sulla via Sacra, consacrato a una dea di origine sabina, Strenia, apportatrice di fortuna e felicità. Poi a poco a poco si chiamarono strenae anche doni di vario genere, come succede ancora oggi.
 
 
 

 

 

É invece soltanto cristiana l'usanza del Presepe.

Il primo, vivente, con il bue e l'asino nella mangiatoia, risale al 1223 a Greccio, un paese vicino a Rieti: lo ideò san Francesco d'Assisi ispirandosi a una tradizione liturgica sorta nel secolo IX, quando in molti Paesi europei, si formarono dall'ufficio quotidiano delle ore, i cosiddetti uffici drammatici a rievocare le principali scene evangeliche con brevi dialoghi. Successivamente quei primi esperimenti si ampliarono in strutture più vaste e complesse, sicché il tema della Natività, ispirò nel monastero di Benedikburen un vero e proprio dramma, al cui centro campeggiava quella del presepe.

 

 

 

 

Ispirandosi a quelle sacre rappresentazioni, Francesco volle rievocare la scena della Natività, con un bue e un asino in carne ed ossa. “L'uomo di Dio”, scrisse san Bonaventura da Bagnoregio, “stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime, traboccante di gioia”. Ancora oggi a Greccio, si celebra il presepe vivente da cui sono derivati quelli inanimati. La mangiatoia era vuota ma il cavaliere Giovanni di Greccio, molto legato a Francesco, affermò di avere veduto un bellissimo fanciullino addormentato, che il beato Francesco, stringendolo con entrambe le braccia, sembrava destare dal sonno.

Alfredo Cattabiani

 

 
Tratto da Avvenire del 2 marzo 2003 – Impaginazione T.K.
 
 
 
 

A TUTTI

DA TONY KOSPAN

 

 

Barres ...

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IL VERO AMORE NON LASCIA TRACCE – COHEN – FELICE MERCOLEDI’ IN POESIA E MUSICA   3 comments

 

 

 

Bisogna somigliarsi per comprendersi,

ma bisogna essere diversi per amarsi.

Paul Bourget

 

 

 

 

 

 

 

 

IL VERO AMORE NON LASCIA TRACCE

Leonard Cohen

 

Come la bruma non lascia sfregi

sul verde cupo della collina

così il mio corpo non lascia sfregi

su di te e non lo farà mai

Oltre le finestre nel buio

i bambini vengono, i bambini vanno

come frecce senza bersaglio

come manette fatte di neve

Il vero amore non lascia tracce

Se tu e io siamo una cosa sola

si perde nei nostri abbracci

come stelle contro il sole

come una foglia cadente può restare

un momento nell'aria

Così come la tua testa sul mio petto

così la mia mano sui tuoi capelli

E molte notti resistono

senza una luna, senza una stella

così resisteremo noi

quando uno dei due sarà via, lontano .

 

 

 

 

 
 
 
da Orso Tony
 

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