Archivio per ottobre 2010

BARCHE DI CARTA – UNA POESIA CHE… NAVIGA NEL …SOGNO   Leave a comment

BARCHE DI CARTA
della serie
GRANDI POESIE SUL SOGNO…
 
 
 
ecco una poesia che ho conosciuto
grazie ad un’amica di Psiche…
 
BARCHE DI CARTA
di Tagore…
 
 
 
 
 
 
E’ a mio parere una poesia che…
letteralmente “naviga” proprio nel sogno…
con una dolcezza ed un’intensità davvero uniche…
 
 
Per me è davvero una poesia affascinante
ed un vero e proprio inno… al Sogno…
che come saprete… anche dal titolo del mio blog…
è per me un amico fedele…
e capace, col suo aiuto, di far superare i momenti difficili…
che comunque nella vita di tutti ahimé non mancano…
come non sono mancati eccome…
e davvero tragicissimi…
nela vita di Tagore…
 
 
Nota (musica new age)
 
BARCHE DI CARTA
Tagore
 
Ogni giorno faccio galleggiare
le mie barche di carta a una a una
giù per la corrente del fiume.
Su di esse scrivo il mio nome
e il nome del villaggio dove vivo
in grandi lettere nere.
Io spero che un giorno qualcuno
in qualche paese straniero
le trovi, e sappia chi sono.
Carico le mie barchette con fiori
di shiuli, colti dal nostro giardino,
e spero che quei fiori del mattino
sian portati nel paese della notte.
Io varo le mie barchette di carta
e osservo nel cielo le nuvolette
che spiegano le loro bianche vele.
Non so quale mio compagno di giochi
su in cielo le mandi giù per l’aria
a gareggiare con le mie barchette!
Quando scende la notte affondo la faccia
nelle braccia, e comincio a sognare
che le mie barchette di carta
galleggiano sotto le stelle.
In esse viaggian le fate del sonno,
e il carico è cesti pieni di sogni.
 

 
 
 
Orso (Sognante) Tony
 
 
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Pubblicato 29 ottobre 2010 da tonykospan21 in POESIE SUBLIMI

LA LITTIZZETTO ED IL RISPARMIO ENERGETICO…   Leave a comment

 
 
 
LA LITTIZZETTO
ED IL RISPARMIO ENERGETICO…
 
 
 
 

 

Ma pensa un po’.
Il Monte Bianco è cresciuto di due metri. Beato lui.
Escludendo che sia un fatto ormonale, se no gli spuntavano anche le tette, come la mettiamo?
Dicono che sia un accumulo di ghiaccio.
Ma il pianeta non si stava surriscaldando?
Qui non si capisce più niente.
Neanche sulla temperatura della Terra riescono a mettersi d’accordo.
Però continuano a trifolarci l’anima co’ sta storia del risparmio dell’energia.
Noi facciamo di tutto: chiudiamo i rubinetti quando ci laviamo i denti e ci facciamo venire la schiuma alla bocca come i dobermann,
le lavatrici le facciamo di notte come i carbonari, mettiamo le lampadine a basso consumo, che quando le accendi,
per un quarto d’ora, ti sembra di stare in una stalla, e chiudiamo il frigo, quando ancora abbiamo mezza mano dentro,
a costo di tranciarcela via, per non lasciare il frigo aperto.
Però qualcuno mi deve spiegare, mi deve dare un motivo 1 del perchè, nelle città, si lasciano interi grattacieli di uffici tutti accesi per tutta
la notte, e nessuno dice nulla. 

Non c’è uno che fa un plissé.
Torrioni accesi a giorno. Luminarie da casinò di Las Vegas.
Con un computer ad ogni scrivania, acceso pure quello.

Ma che ci vuole a obbligare gli uffici a spegnere le luci?
 

 
E già che ci siamo, a installare le lampadine a basso consumo?
Ci avete fatto venire due lampadari di Murano così, con le “basso consumo”, e poi?
No, perché io posso anche leggere a letto solo alla luce del lampione di sotto per risparmiare energia, ma se poi mi sta completamente acceso il grattacielo di fronte mi sento lievemente presa per il culo.
E i frigoriferi dei supermercati? Ne vogliamo parlare? Che fa un freddo che neanche in Alaska?
Che se tu passi per il corridoio degli yogurt, ti devi mettere il passamontagna e le moffole e arrivi alla cassa coi baffi pieni di brina?
Non è spreco di energia anche quello? E’ il caso di tenere le mozzarelle alla temperatura degli igloo? Mi chiedo.
Che se compri un etto di burro, poi, per cucinare devi stirarlo, altrimenti ti tocca tagliarlo con la motosega?
 
 
 
 
Ci sono frigoriferi da banco lunghi sessanta metri.
All’altezza dei salami ti comincia a colare il naso, ai latticini hai la punta delle dita blu, davanti alla pasta per le pizze cominci ad avere
la broncopleurite, quando arrivi al latte fresco e yogurt hai tutti i sintomi del congelamento, e ti butti sul girarrosto coi polli che
sfrigolano, perché ti sembra di entrare in una baita al caldo.
Ma mettete una porta a ‘sti frigo. Che consumano un lago artificiale di corrente al giorno.
E i led luminosi che noi dobbiamo spegnere, pena la distruzione del pianeta?
Quegli occhietti rossi che ci guardano dalla sala?
Noi li spegniamo, sì sì.
Poi andiamo al “super” e ci sono 42 televisioni accese che trasmettono tutte lo stesso programma.
Questi non sono sprechi di energia, cari politici miei?
I casi sono due. O cercate di risolvere in qualche modo la questione o se no dite: il risparmio energetico era una delle solite nostre
cazzate, fate pure quel che volete, usate il laser per tagliare il salmone e lavatevi i denti nella vasca da bagno!
 

 

 

 

 
 
 Luciana Littizzetto

dal web – impagin. t.k.

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Pubblicato 29 ottobre 2010 da tonykospan21 in PENSIERI E NOTIZIE SORRIDENTI, Senza categoria

OH VOCE OCCULTA – LORCA – FELICE WEEK END IN POESIA E MUSICA   Leave a comment

 

Ognuno di noi ha un paio di ali,
ma solo chi sogna impara a volare.
Jim Morrison

 

 

 

OH VOCE OCCULTA…

Garcia Lorca 
 
Oh voce occulta dell’amore oscuro!
oh belato senza lana, oh ferita,
camelia sfiorita, ago di fiele,
flusso senz’acqua, città senza mura!

Oh notte immensa di linea sicura,
monte celeste di protesa angoscia!
Cane nel cuore, oh voce inseguita!
Silenzio senza fine, iris maturo!

Voce ardente di gelo, via da me!
Non farmi perdere nella sterpaglia
dove gemono carne e cielo sterili.

Libera il duro avorio della testa,
pietà di me, spezza il mio dolore!
Perché sono natura, sono amore!

 

 

 

 

 

 
DA ORSO TONY
 

 

  

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UN DIVERSO MODO DI VIVERLA

TONY KOSPAN

NOTTURNO – JIMENEZ – MINIPOESIA DELLA NOTTE   Leave a comment

 
 
 
NOTTURNO
Juan Ramon  Jimenez
 
Ti bacerò nel buio,
senza che il mio corpo tocchi
il tuo corpo.
Abbasserò le tende,
ché neanche la nebbia entri
dal cielo.
Ché nella morte assoluta
di tutto, esista solo,
nuovo mondo, il mio bacio
 
 
 
da Tony Kospan
 
 

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TONY KOSPAN

Pubblicato 28 ottobre 2010 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA, Senza categoria

PAUL CEZANNE – IL PADRE DEI MODERNI – FORME E COLORI – II PARTE   Leave a comment

 

 

Paul Cezanne  

 

autoritratto
 
 

 

il padre dei moderni  

ovvero Forme e colori 

 

II parte 

 

Il padre di Paul Cezanne
 
 
 

Da questa sua ricerca parte proprio la più grande rivoluzione del ventesimo secolo: la pittura cubista di Picasso. Con il cubismo si perde completamente il primo termine della sintesi di Cezanne (visione-coscienza), per ricercare solo quella rappresentazione che ha la coscienza delle cose. Perdendosi il primo termine il cubismo romperà definitivamente con il naturalismo e la rappresentazione mimetica della realtà per introdurre sempre più l’arte nei territori dell’astrazione e del non figurativo.

 

Image:Paul Cezanne Les grandes baigneuses.jpg
Les grandes baigneuses (Le grandi bagnanti)
 

In Cezanne tutto ciò è però ancora assente. Egli non perde mai di vista la realtà e il suo aspetto visivo. Come per i pittori impressionisti, egli è del tutto indifferente ai soggetti. Li utilizza solo per condurre i suoi esperimenti sul colore. Ed i suoi soggetti sono in realtà riducibili a poche tipologie: i paesaggi, le nature morte, i ritratti a figura intera.

 

 

I paesaggi sono, tra la produzione di Cezanne, quella più emozionante e poetica. Vi dominano i colori verdi, distesi in infinite tonalità diverse, tra cui si inseriscono tenue tinte di colore diverso. Sono paesaggi che nascono da una grande sensibilità d’animo e che cercano nella natura la serenità e l’equilibrio senza tempo.

Le nature morte di Cezanne sono quasi sempre dominate dalla frutta. Inconfondibili sono le sue mele che, come perfette sfere rosse, compaiono un po’ ovunque. In questi quadri gli elementi si pongono con grande libertà, cominciando già a mostrare le prime volute rotture con la visione prospettiva. Cezanne è interessato solo ai volumi non allo spazio. Tanto che egli affermò che tutta la realtà può essere sempre riconducibile a tre solidi geometrici fondamentali: il cono, il cilindro e la sfera.

 

            

 

 

Questa sua attenzione alla geometria solida ritorna anche nei suoi ritratti a figura intera, tra cui spiccano le composizioni delle Grandi Bagnanti.

 

 

 

 
La sua tecnica pittorica è decisamente originale ed inconfondibile.
Egli sovrapponeva i colori con spalmature successive, senza mai mischiarle.
 Per far ciò, aspettava che il primo strato di colore si asciugasse per poi intersecarlo con nuove spalmature di colore. Era un metodo molto lento e meticolo, per certi versi simile a quello di Seurat e dei neoimpressionisti che accostavano infiniti e minuscoli puntini. Cezanne è, tuttavia, molto lontano dai risultati e dagli intenti dei puntinisti.
Egli non ricercava una pittura scientifica, bensì poetica.
La sua rimane però una pittura molto difficile da decifrare e spiegare.
Ma basti il giudizio di Renoir che di lui disse:
«Ma come fa? Non mette neanche due macchie di colore su una tela, senza fare una cosa eccezionale!»
 
 
 

 
M.me Cezanne
 
 

La sua ricerca fu estremamente solitaria e scevra di clamori.
Anche per il suo carattere schivo e introverso condusse una vita molto ritirata nella sua Aix-en-Provence.
La sua attività di pittore è del resto contraddistinta da una insoddisfazione perenne.
 Egli si sentiva sempre alla ricerca di qualcosa che non riusciva mai pienamente a raggiungere. La sua riscoperta e rivalutazione avvenne solo negli ultimi anni della sua vita.
 
 
 

   

 

Nel 1904, due anni prima della morte, il Salon d’Automne espose le sue opere dedicandogli una intera sala.
Dal 1906, anno della sua morte, la sua eredità venne ripresa soprattutto dai cubisti che in Cezanne videro il loro precursore.
 
 
 
 

Il ragazzo dal gilet rosso

FINE

immagini e testi da vari siti web… coordinam. e impaginazione t.k.
 
Ciao da Tony Kospan

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Pubblicato 28 ottobre 2010 da tonykospan21 in ARTE, Senza categoria

NOME NON HA – ALERAMO – FELICE GIOVEDI’ IN POESIA E MUSICA   Leave a comment

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Il flirt è l'acquerello dell'amore.
Bouerget
 
 

 

 

 

NOME NON HA…

~ Sibilla Aleramo ~

 

Nome non ha,

amore non voglio chiamarlo

questo che provo per te,

non voglio tu irrida al cuor mio

com'altri a' miei canti,

ma, guarda,

se amore non è

pur vero è

che di tutto quanto al mondo vive

nulla m'importa come di te,

de' tuoi occhi, de' tuoi occhi

donde di rado mi sorridi,

della tua sorte che non m'affidi,

del bene che mi vuoi e non mi dici,

oh poco e povero sia,

ma nulla al mondo più caro m'è,

e anch'esso,

e anch'esso quel tuo bene

nome non ha.

 

 

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par Ours Antoine 

 

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TONY KOSPAN

LE LACRIME DI MAGO MAGONE… – FAVOLA DI SAGGEZZA   Leave a comment

 
LE LACRIME DI MAGO MAGONE…
BELLA FAVOLA DI SAGGEZZA
 
 
 
 

Il Mago Magone era sempre tanto triste; bastava che una nuvola oscurasse il sole e cominciava a piangere e se gli si slacciava una stringa della scarpa gli venivano i lustrini agli occhi; piangeva perfino ogni volta che starnutiva, gli veniva il mestolino qualunque notizia sentisse alla radio e si affliggeva terribilmente quando guardava tramontare il sole.
Insomma: non gli andava mai bene niente, sia che avesse la pancia piena oppure vuota.

 

 

Finché un giorno si accorse di aver finito le lacrime, ma ciò non lo fece piangere: lo preoccupò talmente che perse anche l’uso della parola. Allora si diede a correre in lungo e in largo per il suo enorme castello; era disperato e guardò in tutti i cassetti in cerca di una preoccupazione, dentro tutti gli armadi per trovare un dispiacere, sotto tutti i letti per scovare un mal di pancia, ma niente da fare; mise a soqquadro la casa, ma dentro ai cassetti trovò solo chili di salute, negli armadi tonnellate di lavoro e sotto i letti monete d’oro a non finire.
La cosa brutta era che non poteva chiedere aiuto a nessuno visto che era diventato muto, e comunque, a forza di piangere, col tempo la gente lo aveva lasciato solo, quindi doveva risolvere questo problema per conto suo. Si sedette davanti al camino e, a forza di fissare quelle fiamme che guizzavano allegramente, assicurandogli che in fondo la vita è bella anche se brucia, giunse in breve alla conclusione che prima di parlare bisogna pensare (cosa che lui non aveva mai fatto) e a forza di pensare riuscì, dopo qualche giorno, a dire delle cose sensate.
Per la prima volta in vita sua, il Mago Magone era contento! Non lo preoccupava più il fatto di aver finito le lacrime così, non sapendo che fare, si recò al fossato, ai piedi del castello e il coccodrillo, appena vide il Mago Magone che correva a gambe levate verso di lui, incominciò a piangere; aveva appena mangiato un’anatra e gli dispiaceva molto (del resto in quel castello piangevano tutti, e spesso non sapevano neppure perché, così piangevano anche per questo). Il Mago Magone – che era un mago vero – si affrettò a raccogliere le lacrime del coccodrillo (il quale probabilmente pensava invece che avrebbe ricevuto un sonoro rimprovero), in una boccettina di vetro, e le portò in cima alla torre più alta, nel suo laboratorio; non si era mai domandato di che cosa fossero fatte le lacrime. Lui pensava che fossero senz’altro costituite più d’acqua salata che di buon vino bianco, ma fu proprio in quella strana circostanza che gli venne la curiosità di accertarsene; lui non ne possedeva più neanche una goccia, perciò depositò sotto la lente del microscopio (s’inizia sempre così) quel prezioso campione. Ma cosa vide!
Vide che cos’erano la fame, la malattia e la sofferenza; vide la guerra, l’odio e la morte; vide madri disperate piangere per i loro bambini e bambini piangere per le loro paure. I vecchi piangevano per i loro rimpianti e i giovani per i loro rimorsi. Poi guardò in faccia l’invidia e la gelosia mentre danzavano, ridendo fino alle lacrime, intorno al mondo. Vide che anche molti animali piangevano, specialmente quelli chiusi in prigione; piangevano i fiori recisi, i pesci nel mare sporco, e anche le montagne quando venivano scavate con le trivelle fin nel loro cuore. L’aria stessa lacrimava a causa del fumo degli incendi che facevano piangere i boschi. Vide infine piangere gli occhi di Gesù e quelli di Buddha. Scoprì così che esistono diverse specie di lacrime: molte sono causate dal dolore, altre dalla compassione, alcune perfino dalla gioia oppure dal sollievo. Certe, come quelle che sgorgavano fino a qualche tempo prima dai suoi propri occhi, addirittura sembrava non avessero una causa apparente, e invece erano pur’esse lacrime di sofferenza: perché anche il vuoto è dolore; forse, quel dolore, è persino più acuto perché non si sa come spiegarlo a sé stessi o agli altri.
Il Mago Magone capì che le lacrime di tutte le creature contengono queste cose poiché esse non sono affatto semplice acqua salata oppure buon vino bianco; sono il sangue dell’anima ferita.
Mentre pensava a ciò non si accorse – tanto era immerso in quelle visioni – che due lacrimoni gli rigavano le guance, scorrevano lungo la sua folta barba bianca e cadevano ai suoi piedi, trasformandosi in due enormi diamanti.
Perché fu in quel tormento che il suo cuore si aprì per far sbocciare il fiore dell’amore.
 
 
 
 
 
Quando se ne accorse si vergognò molto per tutto il tempo che aveva perduto a piangere per niente, anche se quel niente lo aveva spinto a farsi queste stupefacenti domande.

 

FINE

DAL WEB – IMPAGINAZIONE ORSO TONY

 

 

   
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IO SONO UNA ROCCIA – SAGGIA POESIA PELLEROSSA   4 comments

 
 
 
 
Ecco un’altra bella e profonda poesia
che ci rivela in modo chiaro
la grande saggezza
degli Indiani d’America…
 
 
 
 
 
 
IO SONO UNA ROCCIA
Penna d’Aquila Danzante

Io sono una roccia
ho visto la vita e la morte,
ho conosciuto la fortuna, la preoccupazione e il dolore.
Io vivo una vita da roccia.
Sono una parte di nostra Madre, La Terra.
Ho sentito battere il suo cuore sul mio,
ho sentito i suoi dolori e la sua gioia.
Io vivo una vita da roccia.
Sono una parte di nostro Padre, il Grande Mistero.
Ho sentito le sue preoccupazioni e la sua saggezza.
Ho visto le sue creature, i miei fratelli,
gli animali,gli uccelli, i fiumi e i venti parlanti, gli alberi,
tutto quello che è sulla Terra
e tutto quello che nell’Universo è.
Io sono parente delle stelle.
Io posso parlare, quando conversi con me
e ti ascolterò, quando parlerai.
Io ti posso aiutare, quando hai bisogno di aiuto.
Ma non mi ferire, perchè io posso sentire, come te.
Io ho la forza di guarire, eppure all’inizio tu dovrai cercarla.
Forse tu pensi che io sia solo una roccia,
che giace nel silenzio, sull’umido suolo.
Ma io non sono questo.
Io sono una parte della vita,
io vivo, io aiuto coloro che mi rispettano.

 

 
 
 
 
 
Cosa ne pensate?
 
Ciaoooooooooo
 
Orso Tony
 

   
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IL CORALLO – STORIA… NATURA… ED… ARTE   Leave a comment

 

 

 

 

 

IL CORALLO

 

 

 

MITO STORIA NATURA ARTE

 

 

 

 

IL MITO

 

L’origine del corallo è stata per secoli avvolta nella leggenda:
Ovidio nelle “Metamorfosi” e Plinio il vecchio nella “Naturalis historia” riconoscono al corallo la stessa genesi mitica;

Il sangue che continuò a gocciolare dalla testa recisa della gorgone Medusa, si trasformò in corallo.

 

 

NATURA

 

Il suo colore caldo e vivo, l’origine marina, la sua natura ambigua devono aver fortemente impressionato i primi popoli del bacino del Mediterraneo che hanno così iniziato a lavorarlo e a farlo conoscere in tutto il mondo.

Il corallo propriamente detto è un celenterato ottocorallo dell’ordine dei gorgonacei, caratterizzato da uno scheletro calcareo ramificato, colorato più o meno intensamente di rosso, per la presenza di sali di ferro, e ricoperto da uno strato di tessuto molle denominato sarcosoma.

 

 

 

 

Nel sarcosoma si osservano molti polipi provvisti di otto tentacoli ramificati e contrattili,
molte piccole spicole calcaree, rosse e un fitto reticolo di canali che collegano i singoli
polipi.

I coralli si riproducono per mezzo di piccole larve ciliate, natanti e vermiformi che, trascinate dalle correnti, si fissano alle pietre, dove ciascuna dà origine ai un primo individuo (oozoite), che per gemmazione da origine a una colonia.

 

 

 

 

STORIA

 

Il corallo sembra aver esercitato il proprio fascino sui popoli sin dai tempi più remoti:
i ritrovamenti d’età preistorica ne confermano un utilizzo per la produzione di oggetti ornamentali o comunque dei beni di lusso.

Il mondo romano, che fa ampio uso del corallo, preferisce al prodotto lavorato destinato ad ornamenti e realizzazioni complesse, manufatti più semplici. Il mondo medievale adotta invece il corallo con grande ampiezza e varietà, non soltanto in contesti artistici, ma anche economici e spirituali.

Difatti, nel medioevo, il corallo appare legato a due principali sfere d’uso:
una religiosa ed una alchemico-farmacologica.

Il Rinascimento registra il radicarsi di una lavorazione del corallo in senso plastico e figurativo, legata in modo particolare alla realizzazione di soggetti sacri. A partire dagli ultimi decenni di questo secolo, Napoli e poi soprattutto Torre del Greco assumono il ruolo di guida sia nella pesca che nella realizzazione di prodotti in corallo.

 

 

 

 

A partire dal 1870 Torre del Greco si afferma come il maggior centro produttivo mondiale nel settore del corallo. Dopo la prima guerra mondiale, grazie ad una nuova concezione di gioiello, il corallo entra a pieno titolo nell’altissima gioielleria;

 

 

 

 

dopo il secondo conflitto mondiale, si registra una ripresa dei flussi commerciali legati al corallo, e le aziende di Torre del Greco, altamente specializzate, tornano a dominare il panorama mondiale.

 

 

LA CAPITALE DEL CORALLO

 

 

 

Torre del Greco è unanimemente riconosciuta come tale.

La pesca del corallo è stata esercitata dai Torresi da tempi remoti ed i I loro guadagni erano tali che che Ferdinando IV di Borbone chiamò la città “spugna d’oro” del suo regno.

 

 

 

 

Del ‘500 i Torresi si spinsero nel mare della Corsica e della Sardegna e nel '600 avevano una flotta di centinaia di barche ed alla fine del '700 si spinsero verso le coste africane.

La città ospita due musei dedicati al corallo: uno storico all'interno dell' “Istituto d'arte di stato” e l'altro più piccolo

 

 

 

 

L'arte del corallo viene insegnata e tramandata dall'antica Scuola d'incisione e lavorazione del corallo annessa all'omonimo Museo.

Nel suo territorio sono tantissime le aziende di ogni dimensione che lo lavorano e l'esportano in ogni parte d'Italia e del mondo.

 

 

 

 

TONY KOSPAN

 

 

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Pubblicato 27 ottobre 2010 da tonykospan21 in Senza categoria, STORIA... IN SENSO AMPIO

DIARI DI RICORDI – DE LEO – MINIPOESIA DELLA NOTTE   Leave a comment

 
 
 
DIARI DI RICORDI
Angela de Leo

Uno smemorare di pensieri
il caminetto acceso
Bruciano scintille
d’antiche stagioni
(tra le tue mani e i tuoi occhi
diari di ricordi)
 
 
 
 
 
 
 
 
da Tony Kospan
 

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Accomodati… è casa tua… 

 

Pubblicato 27 ottobre 2010 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA, Senza categoria

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