Per caso ho incontrato qualche anno fa…
questa poesia davvero inconsueta ed affascinante…
Fu un’amica, che ne era entusiasta, a farmela conoscere…
e l’esser maschietto non mi impedì
di cogliere nei versi la leggerezza
e nel contempo la forza dei sentimenti genuini… profondi…
di amicizia e forse (anzi senza forse)
anche e soprattutto d’amore… da parte dell’autrice…

Sentimenti che nascono da uno spirito libero,
capace di raccontarsi oltre le convenzioni formali ed i tabù
e che quindi va verso le radici del cuore…
senza se e senza ma…
e con tanta capacità di mettersi in discussione
ed in fondo di “vivere”… di amare… in pieno…
Dunque poesia di una donna… e poesia molto amata dalle donne..

Bè, oltre a quanto detto prima,
ogni volta che l’ho pubblicata ha sempre riscosso
grandi consensi da parte delle mie amiche…
nei miei vari gruppi virtuali…
Ma a parte ciò è, a mio parere, una delle poesie che meglio ci consentono
di penetrare il cuore e l’anima femminile…
Chi si avvicina al suo cuore vi trova luce… vitalità…
e corrispondenza d’amichevoli o amorosi sensi…
Davvero una poesia di profonda ma serena introspezione…
che merita d’esser letta ed apprezzata . T.K.
QUELLE COME ME…
Valeria Valentini
Quelle come me tornano indietro per riprendersi un amico
rimettendo in gioco tutto per ritrovare un sorriso,
o un semplice abbraccio
quelle come me ti guardano dritto negli occhi
ma segretamente ti contemplano
e non si stancano mai di guardarti
ammirarti
e perché no amarti!
Perché convinte che in ognuno di noi
ci sia qualcosa
di profondamente speciale
che bisogna dolcemente scovare
quelle come me lo vogliono anche urlare,
gridare al mondo intero
a volte
cosi privo di fantasia,
quelle come me timidamente ti guardano
e aspettano quella scintilla
che accende il battito del tuo cuore
quelle come me sono eterne sognatrici
che aspettano il tramonto
per gustarsi un bagno al mare
travolto
dallo splendore di quel meraviglioso pianeta
che illumina le nostre giornate e i nostri sogni
quelle come me non si accontentano mai
quelle come me si rimproverano sempre
dicendo a se stesse “puoi fare di più”
quelle come me stringono i pugni per non piangere
ma silenziosamente
si abbandonano
nell’abbraccio di un vero amico
senza paura
di mostrare il viso in lacrime,
quelle come mi si vorrebbero fidare d tutti
quelle come me si fidano di tutti
quelle come me vorrebbero un mondo
in cui amore e fantasia
ti vengano sussurrate
anche in mezzo ad una via
senza badare
alle persone che passano,
quelle come me vorrebbero il loro uomo
che per mano
le urlino ti amo
che le guardino con sicurezza
e le stringano con dolcezza.
Quelle come me vanno in bicicletta
per sentirsi vive,
per gustare
il sapore della campagna
e la freschezza
delle piogge estive sulle braccia nude
Quelle come me sorridono
e arrossiscono
se le chiami
e dici il loro nome
Quelle come me raccolgono i cocci di un vaso rotto
E con pazienza lo aggiustano
pur rischiando di ferirsi
Quelle come me
se ti fai spazio
tra la fiducia
e il cuore
ti donano
tutto l’amore.

DAL WEB
CIAO DA TONY KOSPAN
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Charleville 20 10 1854 – Marsiglia 10 11 1891
BREVE BIOGRAFIA
Arhur Rimbaud il più maledetto dei poeti maledetti…
nacque a Charleville nel 1854 in una buona famiglia borghese
ma restò presto senza padre (scappato) e con una madre durissima.
Ebbe la classica educazione ma ben presto,
già a 10 iniziò a scriver poesie
ed a 16 si rivoltò contro le forme tradizionali
della buona società iniziando a vagabondare per la città
e vivendo esperienze di ogni tipo
comprese quelle della droga, delcool e del carcere
ma anche leggendo di tutto.
L'incontro con Paul Verlaine, di cui divenne amico,
rapresentò per lui un momento decisivo di consapevolezza
delle sue capacità poetiche e letterarie.
Nel 1870 fu ospitato a Parigi da Verlaine a casa sua
dove viveva con la moglie.
Verlaine l'introdusse negli ambienti letterari parigini
(circolo di poeti parnassiani)
ed ecco come lo definì tal Léon Valade
«poeta terrificante e selvaggio più che timido».
In pratica il poeta dalla faccia di bambino
affascinava e sconvolgeva il circolo
per le sue capacità artistiche e per la sua depravazione.
Henri Fantin Latour – I poeti maledetti – (Verlaine e Rimbaud a sinistra)
Proprio dal '70 e per 5 anni scrisse tutte le sue opere letteriarie
frequentando Verlaine, con cui fece dei viaggi a Londra e Bruxelles,
fino al 1873 quando l'amico poeta mise fine alla loro relazione
sparandogli un colpo di pistola e ferendolo.
Dopo di ciò abbandonò la poesia ed addirittura distrusse tutti i suoi scritti
iniziando una vita di avventure e peripezie… in giro per il mondo.
Fece l'insegnante, lo scaricatore di porto, il mercenario,
il capomastro etc… ed infine il commerciante in Abissinia
Intanto Verlaine pubblicava le sue “Illuminazioni” nel 1886.
Tornato in Francia per curar un tumore al ginocchio vi mori a 32 anni.
LA SUA RIVOLUZIONARIA POETICA
Oscillando tra Victor Hugo ed i parnassiani ma soprattutto
volendo cambiare tutti i canoni preesistenti
perfino quelli degli innovatori prima di lui come Baudelaire
giunse ad una poesia detta della sensazione
ovvero delle emozioni totali senza filtri nè controlli.
Nei suoi versi si uniscono pensieri odori musiche colori…
in modo talmente libero da farlo considerare assolutamente unico
e l'iniziatore dell'audacia assoluta in poesia…
ALCUNE SUE POESIE
SOGNATO PER L’INVERNO
Andremo, d’inverno, in un vagoncino rosa
con tanti cuscini blu.
Sarà dolce. Un nido di baci folli
posa nei cantucci molli.
Tu chiuderai gli occhi,
per non vedere dai vetri
smorfiare l’ombre delle sere,
la plebaglia di demoni e di lupi tetri,
mostruosità arcigne e nere.
Poi la tua guancia graffiare si sentirà…
un piccolo bacio, un ragno matto,
ti correrà sul collo…
Intanto tu mi dirai:
“Cerca!”, chinando a me la testa
prenderemo tempo a scovare quella bestia
che viaggia così tanto…

PRIMA SERATA
Ella era ben poco vestita
E degli alberi grandi e indiscreti
Flettevano i rami sui vetri
Con malizia, vicino, vicino…
Seduta sul mio seggiolone,
Seminuda, giungeva le mani.
Al suolo fremevano lieti
i suoi piccolissimi piedi.
Io guardavo, colore di cera,
un piccolo raggio di luce
sfarfallare nel suo sorriso
e sul suo seno, mosca al rosaio.
Le baciai le caviglie sottili.
Ebbe un ridere dolce e brutale
Che si sciolse in un limpido trillo,
Un ridere grazioso di cristallo.
I suoi piedini sotto la camicia
Si salvarono: “Beh, vuoi finirla?”.
La prima audacia era stata permessa,
Ma ridendo fingeva di punirla!
Baciai, palpitanti al mio labbro,
I suoi timidissimi occhi;
Lei ritrasse la sua testolina
Esclamando: “Ma questo è ancor meglio!…
Signore, ho qualcosa da dirvi…”
Tutto il resto gettai sul suo seno
In un bacio, del quale ella rise
D’un riso che fu generoso…
Ella era ben poco vestita
E degli alberi grandi e indiscreti
Flettevano i rami sui vetri
Con malizia, vicino, vicino…

Donna Schuster – In The Garden – 1917
SENSAZIONE
Nelle azzurre sere d'estate, andrò per i sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l'erba tenera:
trasognato sentirò la frescura sotto i piedi
e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.
Io non parlerò, non penserò più a nulla:
ma l'amore infinito mi salirà nell'anima,
e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro,
nella Natura, lieto come con una donna.
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