Archivio per agosto 2010

OLTRE LA COLLINA E’ MAGIA – DICKINSON – MINI DELLA BUONANOTTE   Leave a comment

 
 
 
 
OLTRE LA COLLINA E’ MAGIA
Emily Dickinson 
 

L’andare da un mondo che conosciamo
A uno di muta meraviglia
È come l’ansia di un bimbo
La cui visuale è una collina,
Oltre la collina è magia
E ogni cosa sconosciuta,
Ma il segreto compenserà
La scalata solitaria?

 
 
 
 
 
DA ORSO TONY
 

 

 
 
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ORSO TONY

 

Pubblicato 31 agosto 2010 da tonykospan21 in SALUTI VARI

LE PIU’ BELLE LETTERE D’AMORE – DA AMALIA A GUIDO – AMORE TRA POETI   Leave a comment

 
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LE PIU’ BELLE
LETTERE D’AMORE

IV

Stavolta trattiamo di una storia d’amore
tra… poeti…
 
 
Amalia Guglielminetti e Guido Gozzano
 
 
 
 
Nota
 

 

A

 DA AMALIA A GUIDO…

Martedì (24 marzo 1908)

Perché mi fate piangere, Guido, perché mi fate rimpiangere quel poco che v’ho dato di me?
Non dovevo venire con Voi quel giorno per soffrirne dopo, così,
per vedermi tolta anche la piccola dolcezza di sentirvi qualche volta vicino.
E così poca cosa la vita e così breve per negarci qualche poco della sua bellezza
per tormentarci volontariamente anche quella piccola parte di bene che ci concede?

Voi vi dite corazzato anzi insensibile ad ogni ferita. Io no, mio dolce Amico,
o vi voglio bene e soffro crudelmente di sentirvi tanto lontano.
Mi pare di trovarmi più sola in quest’ombra grigia di banalità che ci circonda,
sento d’aver smarrito qualche cosa di più leggero, di più chiaro, di più elevato,
l’amico che mi comprende, il fratello che sogna i miei sogni e gioisce della mia gioia,
la tenerezza che blandisce e riscalda il cuore.

Io non voglio che tu mi sfugga, Guido,
io non voglio che tu mi segua di lontano come un estraneo,
che tu mi riveda ancora un giorno lontano
quando forse i miei capelli non saranno più tanto bruni
e la mia bocca fresca e i miei occhi lucenti.
 
Lascia ch’io ti dica tu come un compagno,
ch’io non senta fra noi il gelo di quella parola dura.
 
Io ti sono compagna ora senza tremori e senza fremiti,
sorella della tua anima.
 

Io ti saprei baciare la fronte con un sorriso sereno come si bacia un bambino.
No, noi non abbiamo ancora sepolto nulla di noi stessi.
Io sono per te come il primo giorno che ti vidi,
non sazia, né stanca, né oppressa dalla più piccola parte di te.
Sei nuovo e fresco al mio spirito come allora che m’eri ignoto.

Ogni tua parola è come una piccola luce che ti rischiara un momento
e ch’io guardo risplendere con gioia nuova ogni volta che tu parli.

E un senso strano ch’io non so dire, ma che non ho mai sentito per altri,
una malia, quasi, che è credo, una occulta profonda fraternità, un oscuro legame spirituale
che ci unisce anche nostro malgrado. Ma tu non provi questo fascino, lo so,
poiché mi respingi dopo alcune ore di comune vita, mi allontani con un gesto
che mi pare un urto di disdegno.
Forse io non sono stata con te, quel giorno, quella della tua attesa.

 

 

       
da Tony Kospan
 
 

   

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Pubblicato 31 agosto 2010 da tonykospan21 in FAVOLE LEGGENDE RACCONTI DI SAGGEZZA

OMAGGIO A BAUDELAIRE NELL’ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE   Leave a comment

 
 
 
 
OMAGGIO A BAUDELAIRE
a cura di Tony Kospan
 
 
 
Parigi, 9 aprile 1821Parigi, 31 agosto 1867
 

 
Poeta "maledetto" davvero simbolo della difficoltà del vivere
per una continua lotta interiore tra luce e tenebre…
riuscì a cogliere in modo magistrale la complessità del proprio IO…
che poi, se davvero vogliamo guardarci dentro…,
non è poi tanto dissimile dai nostri…
 
 

 

Prestissimo orfano di padre ebbe un’infanzia difficile a causa del patrigno
e non volendo intraprendere una classica vita borghese
si rifugiò in quella "bohemienne" del Quartiere Latino.
 
 
 
 
La sua vita fu intensa e tempestosa…
tra tentativi di suicidio… amori sregolati… alcool e droghe
ma insieme attiva negli ambienti culturali parigini
dove ebbe modo di confrontarsi con altri grandi letterati dell’epoca …
 
Il suo libro di poesie più famoso ed in un certo senso "rivoluzionario"
è I fiori del male del 1857 (per il quale subì condanna  e censura). 
 
 
 
 
Scrisse anche libri di critiche d’arte
Curiosità estetiche del 1868 e L’arte romantica, 1868 -1870
 in cui manifestò il suo pensiero sull’arte.
 
La sua stella cometa era il romanticismo… ma i contenuti della sua poesia
nascevano da qualsiasi aspetto della vita reale
(ad esempio le industrie  con l’immagine di «fiumi di carbone salgono in cielo»).
 
Con la sua ultima opera – Spleen di Parigi  – sperimentò anche la poesia in prosa.
 
 
 
 
Morì nel 1867 a soli 46 anni dopo una paralisi ed un tremenda agonia.
 
Fu sepolto in forma anonima nella tomba di famiglia…
e solo nel 1949 la Corte di Cassazione Francese
ha riabilitato le sue opere e la sua memoria. 
 
Certo la sua opera che ancor oggi risplende di grande luce propria è
I FIORI DEL MALE.
 
Opera talmente bella che Carlo Dossi, dopo averla letta,
si convinse a non scriver più poesie.
 
 
 
 
Ascoltiamo ora in questo video la poesia Albatros,
per me tra le sue più belle…,
in cui simbolicamente è tratteggiata la figura del Poeta
spesso schernita dalla Società…
che non ne comprende la grandezza…
 
 
   
 
 
 
Ed ora, se ci va, leggiamola anche…
per coglierne
forse meglio ogni sfumatura…
 
 
 
 
 
L’ALBATRO
 
Spesso, per divertirsi, le ciurme
Catturano degli albatri, grandi uccelli marini,
che seguono, compagni di viaggio pigri,
il veliero che scivola sugli amari abissi.
E li hanno appena deposti sul ponte,
che questi re dell’azzurro, impotenti e vergognosi,
abbandonano malinconicamente le grandi ali candide
come remi ai loro fianchi.
Questo alato viaggiatore, com’è goffo e leggero!
Lui, poco fa così bello, com’è comico e brutto!
Qualcuno gli stuzzica il becco con la pipa,
un altro scimmiotta, zoppicando, l’infermo che volava!
Il poeta è come il principe delle nuvole
Che abituato alla tempesta ride dell’arciere;
esiliato sulla terra fra gli scherni,
non riesce a camminare per le sue ali di gigante.
 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 

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Pubblicato 31 agosto 2010 da tonykospan21 in POESIE SUBLIMI

LA VITA – SORPRENDENTE (MA NON TROPPO) POESIA/RIFLESSIONE   Leave a comment

 
          
 
LA VITA
 
– SORPRENDENTE (MA NON TROPPO) POESIA/RIFLESSIONE-
 
 
 
 
 
     
Questa poesia o prosa poetica…
è di carattere meditativo-filosofico
 
L’autore è uno scrittore-psicologo brasiliano…
e ci rende il suo pensiero in modo davvero originale…
spontaneo… incisivo… diretto… sorprendente…
 
Ora leggiamola…
penso che almeno un pò ci farà riflettere…   
 
 
(Notanew age)
   
LA VITA
  Roberto Shinyeshiki
 
Non mangiare la vita con la forchetta e con il coltello,
ma sporcati la faccia…. 

Molti risparmiano la vita per il futuro… 
La vita, anche se in frigorifero, se non la vivi,  deperirà! 
Per questo  certe persone si sentono ammuffite
già nella mezz’età….! 
Esse mettono la vita da parte
e non si dedicano all’amore o al lavoro….
 
Non hanno osato, non sono andati avanti
ma poi arriva il momento che se ne accorgono. 
"Accidenti, ho avuto fame
ma per risparmiare queste patate si sono marcite". 
 
E allora non lasciare che la vita diventi troppo seria
e vivila come se fosse un gioco,
assapora tutto quello che riesci ad ottenere
sia le sconfitte che le vittorie,
la forza dell’alba e la poesia dell’imbrunire… 

 

 

 
  
Ciao da Tony Kospan  
 
 

 

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Pubblicato 31 agosto 2010 da tonykospan21 in POESIE SUBLIMI

I PESCI VOLANO? EBBENE… SI’ – IL VOLO RECORD DEL PESCE VOLANTE…   Leave a comment

 
 
I PESCI VOLANO?
 
EBBENE… SI'
 
 
 
 
 
ECCO… IL VOLO RECORD… DEL
PESCE… VOLANTE…
 
 
Giappone: ripreso da una videocamera
il balzo più lungo mai filmato di questa specie acrobatica
 
 
 
 
 
 
Caratteristiche generali
del pesce… volante…
 
 
volante
 
 
 
Questa specie,
comune nel Mediterraneo meridionale e nell'Atlantico tropicale,
è palagica, ossia vive nel mare aperto a distanza delle coste.
 
 
Le sue carni sono discrete.
 
 
La notorietà che circonda questo tipo di pesci
è dovuta al fatto che essi sono capaci di “volare“.
 
 
(WEB)
 
 
 
 
 
 
 
 
Il fenomeno, ovviamente,
ha colpito le fantasie delle popolazioni marinare
fin dai tempi più antichi.
 
 

Ciao da Orso Tony
 
 

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FELICE MARTEDI’ IN POESIA E MUSICA   1 comment

 

Il vero attributo dell’anima
è il sentimento dell’infinito.
Madame De Stael

 
 
 
  

RIOTTOSA AD OGNI TIPO D’AMORE
Alda Merini
 
Riottosa a ogni tipo di amore
sei entrato tu a invadere il mio silenzio
e non so dove tu abbia visto le mie carni
per desiderarle tanto.
E non so perché tu abbia avuto il mio corpo
per poi andartene
con il grido dell’ultima morte.
Se mi avessi strappato il cuore
o tolto l’unico arto che mi fa male
o scollato le mie giunture
non avrei sofferto tanto

 

 
 
By Orso Tony
 

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Pubblicato 30 agosto 2010 da tonykospan21 in SALUTI VARI

IL NOSTRO GIARDINO – T. COCOLO – MINI DELLA BUONANOTTE…   Leave a comment

 
 
IL NOSTRO GIARDINO
Tiziana Cocolo
 
Mi fermo a respirare nel giardino
della tua mente,
dove coltiviamo le nostre passioni
irrigate di dolcezza.
Dove la rugiada mattutina
ci apre alla luce,
dove il sole partecipa al nostro calore
prosciugandoci dal desiderio,
dove tutti i frutti raccolti
sono il nutrimento
del nostro essere insieme
e dove l’erboso manto
ci avvolgerà  nella sua quiete.

 

 

 
 
PAR TONY KOSPAN
 
 
 
 

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Pubblicato 30 agosto 2010 da tonykospan21 in SALUTI VARI

IL GRANDE TINTORETTO E L’AMATA FIGLIA MARIETTA   Leave a comment

 

 

 

 TINTORETTO E MARIETTA

– I RIMORSI DEL GRANDE ARTISTA –

Grazie all’opera di Melania Mazzucco – LA LUNGA ATTESA DELL’ANGELO –
svelato il segreto di Marietta insieme ad un profilo inedito dell’artista

 

        

 

Il nuovo romanzo di Melania Mazzucco, dopo i successi di Vita e di Un giorno perfetto, si può definire a tutti gli effetti un romanzo storico: un genere che la scrittrice ha già ampiamente frequentato.

I moltissimi personaggi che vi compaiono hanno una loro attendibilità verificata sui documenti, così come gli ambienti interni e gli scenari aperti in cui essi si muovono.

La lunga attesa dell’angelo racconta la vita di Jacomo Robusti, detto il Tintoretto: una vita, che percorre buona parte del Cinquecento, narrata da lui stesso, immobile a letto nei suoi ultimi quindici giorni di febbre e di insonnia (tra il 17 e il 31 maggio 1594), con una visionarietà spesso allucinata che prende la forma di una lunga confessione al Signore («Signore» è invocazione ricorrente).

 

 

 

«Ho lavorato a questa storia per cinque anni, dice Melania Mazzucco, e anche l’ultimo barcaiolo di cui parlo è esistito davvero». La folla dei personaggi è sterminata: nobili, cortigiane, gioiellieri, medici, gondolieri, monache e frati, camerlenghi, attori, girovaghi, venditori ambulanti, ambasciatori, nani, ladri, pittori geniali e imbrattatele. Anonime comparse e protagonisti celebrati dalla storia. Come il duca di Mantova, Michelangelo e Tiziano, il grande rivale di Tintoretto. Prima di essere un romanzo storico, La lunga attesa dell’angelo è però un romanzo sulla paternità, perché la dorsale della narrazione è il rapporto d’amore tra un padre e una figlia (illegittima): tra l’artista e Marietta (che diverrà artista a sua volta), concepita con la giovane tedesca Cornelia, una passione segreta e infelice.

Anzi, si tratta di un romanzo su tante paternità quanti sono i figli del protagonista: quattro femmine (oltre a Marietta) e quattro maschi. Rispetto ai quali Tintoretto stabilisce una rete di relazioni diverse come sono diversissime le loro personalità e i loro caratteri.

 

 

«Una ventina d’anni fa mi sono imbattuta nella Presentazione della Vergine al Tempio, che si trova alla Madonna dell’Orto di Venezia.

 

Presentazione della Vergine al Tempio
 
 
Rimasi turbata dalla bambina di spalle che si trova ai piedi della scala
e alla quale sua madre indica Maria, in alto.
Quel quadro lo chiamano l’architettura che cammina, perché è come se si mettesse in movimento».
Intanto ha messo in movimento, in Melania Mazzucco, l’idea di un libro su Tintoretto: «Non sapevo nulla di Tintoretto e tanto meno di sua figlia Marietta. Un paio d’anni dopo ho avuto tra le mani una biografia di lei e ho scoperto che era diventato un mito, specie nell’Ottocento, e che il mito fu creato da suo padre». Marietta, a sua volta, coltiva il mito del padre, che è suo maestro di pittura e di vita, idolo vivente, con tutte le sue contraddizioni, al cui amore finirà per sacrificare la propria esistenza di donna socialmente anticonvenzionale e scandalosa: sarà Tintoretto a decidere per lei il marito, le passioni, la casa in cui abitare, persino il luogo in cui morire.
Il padre possiede la vita della figlia, non per antico uso patriarcale ma per una spontanea e reciproca adesione elettiva: perché è vero che Marietta dipende intimamente da Tintoretto fino ad annullarsi in lui, ma è anche vero il contrario.
La più amata è lei, la figlia illegittima, indomabile da tutti tranne che dal padre, che la vestiva da maschietto per permetterle di aggirare i divieti imposti alle donne. «È un amore totale, assoluto, dice Melania Mazzucco, come se l’uno volesse vivere per far felice l’altro».
 

 

 

La più amata è lei, fino a suscitare nel lettore un lieve sospetto di sensualità incestuosa: «Anima mia, tu sei il mio capolavoro», le dirà Tintoretto.

Poi vengono gli altri, che incarnano aspetti vari di Tintoretto, emanazioni ed enfasi di singoli aspetti del suo carattere inafferrabile, burbero, canagliesco, orgoglioso, ribelle e fedele insieme, furbo e ingenuo, dolce e amaro, impetuoso e calcolatore, eccessivo e temperato, contemplativo e materialista, ambizioso e monomaniaco (pittura, nient’altro che pittura, oltre a Marietta, certo…).

Il figlio perfetto, o quasi, è Dominico, ubbidiente fino all’autofrustrazione. Sarà lui, talentuoso quanto basta, l’erede di Tintoretto, sarà lui a dirigere lo studio, ormai avviato alla grande e centro di commissioni prestigiose.

 Il figlio odiato e recuperato in extremis è Marco, fannullone, arrogante, oppiomane, incapace.

Poi ci sono le donne avviate alla vita monastica, c’è Giovanni che farà una brutta fine, eccetera: figli lasciati per lo più alle cure, più affidabili, della moglie Faustina.

Quella di Tintoretto è una paternità modernissima, venata di ambiguità e corrosa dai sensi di colpa e dalla consapevolezza postuma di essere stato un genitore assente, troppo proiettato sulla carriera e sulle curiosità di un’esistenza piena di (poche) gioie e di (molti) tormenti (bellissime le pagine strazianti che rievocano la morte dell’unico nipote).

 

 

Ma leggiamo di Marietta cosa scrive Bartolomeo Gamba in
Alcuni ritratti di donne illustri delle province veneziane
(Nota di Tony Kospan)

 

 

Marietta Tintoretto
Veneziana
 
Marietta Tintoretto
 
 
CARA delizia di Iacopo Tintoretto suo padre, illustre capo-scuola nella pittura, da lui medesimo apprese l’arte del disegnare e del colorire. A quella del suono addestrolla Giulio Zacchino, maestro eccellente napolitano che dimorava in Venezia. Il talento che le diè appresso fama è stato, quello di effigiare ritratti, che nell’accordo, nel colorito, nella somiglianza si trovavano pregiabilissimi in un tempo che Venezia era assuefatta ad averli di mano di Tiziano, di Leandro Bassano, di Paolo. Narra il Ridolfi che lavorò anche in opere d’invenzione e che alcune ne trasse dal padre, ma non è ben noto se queste tuttavia sussistano. Avendo Marietta avuto occasione di ritrarre Iacopo Strada, celebre letterato ed antiquario dell’imperatore Massimiliano, così bene vi riescì, che, vedutasi l’opera da quell’Augusto, egli desiderò tosto di avere la pittrice alla sua corte; desiderio che mostrò poi anche Filippo II re delle Spagne.
 
 
Nè all’uno nè all’altro volle il padre che consentisse, non sofferondogli il cuore che stesse da sè lontana una figlia che con isviscerato affetto egli amava. Fu più presto contento di darla in isposa a certo Mario Augusta, gioielliere veneziano, il quale, siccome buono e discreto marito, niente curavasi ch’essa effigiasse o principi o personaggi di nominanza, e più volentieri vedeala occupata a ritrarre altri gioiellieri e uomini di bassa condizione suoi amici. Vivea Marietta in quella pace che godesi fra le tranquille virtù dimestiche, quando nell’età più fiorita, quasi colta da folgore, videsi per improvviso morbo tratta al sepolcro di soli trent’anni, nel 1590. Il misero vecchio suo padre per questa perdita passò in continua ambascia i pochi anni che a lei sopravvisse, nè bastarono a rasciugarli le lagrime Domenico e Marco altri due suoi valenti figliuoli.
Anche l’affettuoso marito volle tributare questa giovane di rispettosa mercede, spendendo il rimanente de’ suoi giorni nella vedovanza e nel lutto.
 

 

«Mi sono innamorata di questa storia», dice Melania Mazzucco. Al punto che mentre lavorava al romanzo, si è dedicata in parallelo a un «libro gemello», una biografia familiare, la cui uscita è prevista in primavera: «Spesso le opere di Tintoretto sono doppie: per esempio, accanto a un quadro esposto esternamente sulle portelle di un organo c’è un secondo quadro segreto nascosto all’interno.

Diciamo che il romanzo è lo sportello visibile della storia di Tintoretto, la monografia sarà l’altra faccia del dittico: da un lato c’è la visione e l’interpretazione libera dei fatti, dall’altra la ricerca di una verità storica». La verità storica attraversa un secolo nel romanzo, quasi due secoli nella biografia familiare, dove vengono seguite anche le vite dei discendenti.

Intanto, però, già qui appare la ricostruzione, a volte grandiosa, di ampi squarci storici saldamente tenuti sotto controllo nella narrazione: Melania Mazzucco è molto brava nel narrare le scene di massa, come il Carnevale o la Festa dei Tori a San Felice, dove Tintoretto incontra Cornelia, tra scoppi di petardi, clamore di tamburi, palchi rovesciati e boati di paura.

Il che dà il senso della visione ampia di un’epoca e di un contesto fisico e mentale: la Venezia postridentina, diffidente e violenta, centro cosmopolita del commercio e dell’arte, intrico di canali, con le sue fondamenta nebbiose, le piogge puzzolenti, le sagome di palazzi nobiliari e fatiscenti, la ragnatela delle calli.

 

L’Annunciazione
 
 

A proposito di arte, va detto che nel romanzo corre il filo tenace dell’autoriflessione estetica, perché Tintoretto ci racconta il farsi delle sue opere, in modo tale che il lettore le possa osservare appena abbozzate e poi via via portate a compimento. «Ho voluto raccontare il rapporto con ciò che si crea. Leggendo le teorie estetiche del tempo, ho tratto parecchi insegnamenti: invenzione è dare una luce, «destacare», separare gli oggetti dallo sfondo, decidere da che distanza guardarli.

 

Leda e il cigno
 
 

Tintoretto è un maestro dell’inquadratura, ha un modo folgorante di guardare da molto vicino. Infatti qualcuno gli rimprovera che guardando da troppo vicino i personaggi importanti che ritrae finisce per mettere a nudo i loro difetti: sono questioni che toccano anche la letteratura». Dunque, La lunga attesa dell’angelo è un romanzo che intreccia a una delicata storia intima (d’amore, si direbbe) e familiare, motivi storici e sociali (le cruente zuffe da taverna, la piaga della peste che invade la città, la prostituzione…), pensieri sull’ossessivo e mai risolto rapporto con Dio, teorie sull’arte: il tutto dosando puntualissime nozioni di vita materiale (esemplare la precisione con cui viene reso il lavoro negli studi pittorici del tempo) e impennate metaforiche, sentenziose o filosofico-edificanti. Senza dimenticare che i molteplici piani narrativi, nel riflettere a regola d’arte l’alternarsi di delirio e lucidità nella mente del narratore, producono un continuo e vertiginoso slittamento del passato nel presente e viceversa. Il che mette quasi il lettore nelle stesse condizioni febbricitanti di chi narra. Resta da dire qualcosa sullo stile, molto sostenuto (per via di metafore) nella cornice (Exitus) e nei capitoli iniziali, e poi via via più fluido con la sobria immissione di parole locali o gergali, e anche qua e là icasticamente cruento nelle zone più aspre (e molto efficaci) del racconto. È il linguaggio ondeggiante dell’animo, troppo libero e insieme troppo disperato, di un uomo che spegnendosi, dopo aver compiuto a ritroso un percorso forzato nella memoria, trova il suo angelo. Quale che sia.

 

Venere, Vulcano ed Amore
 
 

Paolo Di Stefano per il Corriere della Sera  –  Impaginazione e ricerche Tony Kospan

Ciao da Tony Kospan

 

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Pubblicato 30 agosto 2010 da tonykospan21 in ARTE

BUON POMERIGGIO E FELICE SETTIMANA IN POESIA E MUSICA…   2 comments

 
 
 

 

   Hour Glass   Hour Glass

 
 
 
 
Le note dell’amore fanno l’amore più grande.
John Keats
 
 
 Nota
 
 

SOGNO D’ESTATE
Alfonso Gatto

Trapeli un po’ di verde
Il limone, il sifone,
il piccolo
portone
della pensione,
trapeli il blu,
anche tu
vestita col tuo nudo rosa,
ogni cosa amorosa.
Amore è amore
Liscio alla tua foce.
Un’alpe zuccherina,
l’amore è brina.
Che sogno averti vicina
notturna, fresca, sottovoce.
 
 
 

 
  ○●MAX●○         ○●MAX●○  

 
 
 
DA TONY KOSPAN
 
 

 
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Pubblicato 30 agosto 2010 da tonykospan21 in SALUTI VARI

IL MARE – VALERY – MINI DELLA BUONANOTTE   Leave a comment

 
 

 
 
IL MARE
Paul Valéry
 
 
Che puro gioco di lampi sottili
consuma ogni diamante
d’impalpabile schiuma,
e quanta pace che sia nata sembra
quando sopra l’abisso un sole posa,
opere schiette d’una causa eterna,
scintilla il tempo
e il sogno è conoscenza
.

 

 
par Tony Kospan
 
  
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Pubblicato 29 agosto 2010 da tonykospan21 in SALUTI VARI

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