
contro di me.
Lesbia mi ama mi ama mi ama.
Ne ho la prova:
io faccio come lei.
La copro d’insulti
e sono pazzo di lei

Nu pianefforte ‘e notte
sona luntanamente,
e ‘a museca se sente
pe ll’aria suspirà.
è ll’una: dorme ‘o vico
ncopp’ a nonna nonna
‘e nu mutivo antico
‘e tanto tiempo fa.
Dio, quanta stelle ‘n cielo!
Che luna! e c’aria doce!
Quanto na della voce
vurria sentì cantà!
Ma sulitario e lento
more ‘o mutivo antico;
se fa cchiù cupo ‘o vico
dint’a ll’oscurità..
Ll’anema mia surtanto
rummane a sta fenesta.
Aspetta ancora. E resta,
ncantannese, a pensà.
Usare, come stiamo facendo, un calendario artificiale e diseguale, irregolare ed irrazionale, ha prodotto un modo di vivere altrettanto irregolare, artificiale ed irrazionale….
Misurare il tempo per il popolo Maya voleva dire alzare gli occhi al cielo per osservare le fasi lunari, i movimenti delle stelle e dei pianeti, gli equinozi, le eclissi. I fenomeni naturali, la loro registrazione ed elaborazione, permisero loro di mettere a punto "Tzolkin" il calendario sacro, tutt’oggi il sistema più accurato ed omnicomprensivo mai realizzato, e che è conosciuto come "Calendario delle 13 lune". Questo modo di misurare il tempo integra i cicli della terra con quelli della luna e del sole, in modo armonioso.
Vi sono due diversi cicli lunari: il sinodico che intercorre tra una luna piena e l’altra, ed il siderale che misura il tempo impiegato dalla luna a ritornare nello stesso punto nel cielo. Il numero intero medio fra questi due cicli è 28. 28 giorni è la durata media del ciclo mestruale femminile, del bioritmo fisico e delle maree. 28 ha perciò assunto un significato simbolico di numero lunare, e corrisponde all’aspetto femminile del tempo.
Dividendo l’anno solare per il ciclo di 28 giorni si ottengono 13 lune, più un giorno "fuori dal tempo" che si celebra nell’ultimo giorno dell’anno Maya, e che corrisponde al 25 luglio del calendario Gregoriano. Questa giornata fuori dal tempo, è diventata simbolo di revisione di quanto è stato fatto, di completamento e perdono, di celebrazione della vita e dell’esistenza ed è divenuto festività civile in diverse nazioni come il Brasile ed il Giappone.
Il calendario delle 13 lune dei Maya, è un metodo semplice e naturale che sincronizza terra sole e luna, e si distingue per la sua facilità e naturalezza da quello Gregoriano formato da mesi irregolari e diseguali. Usare, come stiamo facendo, un calendario artificiale e diseguale, irregolare ed irrazionale, ha prodotto un modo di vivere altrettanto irregolare, artificiale ed irrazionale.
Questo si riflette nei nostri automatismi, nella mancanza di attenzione e di amore per l’ambiente, e in una cultura meccanicistica e tecnologica che sta sfociando in una crisi globale. O cambiamo il nostro comportamente a livello di specie umana, o continuamo a fare danno, e rischiamo l’estinzione. Il calendario delle13 lune corregge questa deviazione dalla natura e e si misura in modo armonioso e regolare con i cicli del tempo.
Il tempo non è denaro… il tempo è arte
Autore Marni – Web
NON NOMINARE INVANO!
Adesso piange. La balenga. Quanto cervello sprecato…Allo spiedo li farei, con le patatine tonde… lei e suo marito, quel plantigrado. Hanno chiamato il figlio Leone e adesso che fa la prima elementare piangono perché i compagni di classe gli fanno tutto il giorno grrr grrr. Ma pensa. Lunedì giocando agli esploratori l’hanno anche catturato e chiuso nel gabinetto. E adesso piangono tutti. Mamma, papà e figlio re della foresta.
Siccome non posso sempre farmi i fatti miei, vi chiedo un piacere. Personale. Cari bandoleri stanchi e care Lady Marian. Quando decidete di unire l’utero al dilettevole, mi fate un pochino di attenzione? Potete mica chiamare la vostra creatura con un nome decente? Non è che Leone sia brutto, ma è più da papa che da scolaro di prima elementare. Io penso che il primo vero atto di responsabilità dei genitori nei confronti del figlio sia la scelta del nome. Non del nido, della culla o del ciripà. Vi prego: non infierite. La vita è già così complicata.
Non mi dite che quello che avete appioppiato al pupo è semplicemente il nome del nonno materno. Non è affatto una giustificazione. Se il povero nonno ha già avuto la sfiga di chiamarsi Sulpicio, perché vogliamo continuare a far soffrire il nipote? Il mio amico Stefano di Roma ha chiamato il figlio Manfredi Galeazzo. Che non fa rima con niente. E la sorellina? Erbaluce. Almeno fossero di Caluso.
Ma ci sono anche i genitori temerari. Che azzardano il nome storico o mitologico. Bravi. E se poi vostro figlio che avete battezzato Marcantonio vien su una mezza sega? A chi deve dire grazie? A voi due che vi chiamate Franca e Piero. Deficienti. E quelli che danno il nome della ricorrenza? Mia zia è nata a Natale e l’han chiamata Natalina. Se fosse nata a Pasqua l’avrebbero chiamata Pasqualina. Ma se fosse venuta al mondo il giorno dei morti come l’avrebbero chiamata? Mortisia o Mortalì?
Vorrei inventare una legge che permetta ai figli, raggiunta l’età della ragione, di cambiare il nome ai genitori. Così chi è stata chiamata Savana ribattezzerà sua madre Calcutta e saranno pari. Ma è inutile sognare. Qui in Italia sono anni che chiamiamo un prosciutto Gran Biscotto e nessuno fa una piega.
Brano tratto dal libro "La principessa sul pisello" di Luciana Littizzetto
CIAO DA TONY KOSPAN
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