Archivio per 21 febbraio 2009

LA RUOTA DELLE LUNE   Leave a comment

 
 

 
LA RUOTA DELLE LUNE
 

  clikka qui… midi pellerossa…

 
 
Meditazioni Pellerossa per Molte Lune
 
 

Il primo calendario posseduto dagli Indiani d’America fu la corazza di tartaruga, che portava impressi i tredici mesi lunari dell’anno all’interno di una cornice che costituiva il cerchio chiamato Cerchio Sacro, o Ruota di Medicina. Questi tredici cicli lunari diedero origine alle leggende delle Tredici Madri Originali dei Clan, che rappresentano le doti e le abilità che l’umanità può sviluppare durante il suo Cammino sulla Terra. Tale è il valore di questo libro: una raccolta di lezioni e riflessioni per ogni giorno che comunicano ai lettori i modi armoniosi di cui sono impregnati i migliori stili di vita degli Indiani d’America. Le meditazioni quotidiane si basano sul ciclo della fertilità umana, femminile e maschile, di ventotto giorni, moltiplicato per le tredici lune dell’anno. Con l’ausilio di un calendario che riporti le fasi lunari, possiamo individuare la meditazione relativa a un particolare giorno dell’anno o iniziare una serie di letture per un dato periodo.Queste lezioni sullo sviluppo del potenziale umano contengono le capacità che ognuno deve apprendere per poter vivere in armonia con tutte le forme di vita, per scoprire i propri potenziali e per sviluppare l’abilità di avere relazioni appropriate, divenendo così capaci di condividere tali doni col resto della Tribù Umana. 
 

 

Pubblicato 21 febbraio 2009 da tonykospan21 in PELLEROSSA NATIVI E ALTRE CULTURE

IL VERO VOLTO DI LUCREZIA BORGIA   Leave a comment

 
 
 
IL VERO VOLTO DI LUCREZIA BORGIA
 
MUSICA DEL ‘500
 
“Un radioso sorriso, due trecce bionde, un fazzoletto bordato di perle, una pozione di veleno”. Così veniva descritta da un cronista dell’epoca Lucrezia Borgia, figura femminile tra le più discusse e controverse della storia rinascimentale. La sua intrigante figura, sulla cui condotta molto si è detto e congetturato- ma pochi fatti sono realmente documentati- ha  dato impulso alla realizzazione di tragedie, come quella liberamente ispirata di Victor Hugo, romanzi, film, destando curiosità fino ad oggi. Ma se la vera identità dell’enigmatica nobildonna, sanguinaria e vendicativa, ha  sempre stuzzicato l’immaginario collettivo -poiché non ne esistevano ritratti certi,- ora  pare che Lucrezia abbia un volto, svelato da un dipinto conservato in Australia.
Un dipinto di proprietà della National Gallery of Victoria a Melbourne nei giorni scorsi è stato infatti identificato come un ritratto, anzi il ritratto, l’unico autentico, di Lucrezia Borgia. L’olio su tela era stato acquistato a Londra nel 1965  per £ 8.000 ed era stato intitolato “Ritratto di giovene unomo”, opera attribuita ad un ignoto pittore operante nel nord-Italia. Il quadro esposto nella sede australiana, e non solo, per gli ultimi 43 anni, ha sempre istillato dubbi sul soggetto rappresentato in tutti gli esperti  che lo hanno analizzato, ed è stato ritenuto costantemente una raffigurazione di giovane uomo,  in parte  a causa del pugnale  in suo possesso.
Grazie ad una lunga analisi tecnica e di ricerca condotta dal resturatore di dipinti della NGV, Carl Villis, è emerso un incredibile risultato: la bellissima tela ovale sarebbe opera di Niccolò di Giovanni Luteri, più noto come Dosso Dossi (1486-1542)- un contemporaneo di Tiziano, Raffaello e Michelangelo- artista di cui si hanno poche  notizie documentate, ma che gli esperti concordano nel collocare a Venezia durante la formazione, periodo in cui avrebbe assorbito la lezione di cromatismo di Giorgione e Tiziano, e poi come pittore della vivace corte di Ferrara, dove avrebbe sviluppato il suo linguaggio pittorico.
 
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Il dipinto è stato realizzato tra il 1515 e il 1520, proprio il periodo in cui Dossi lavorava alla corte estense, dove Lucrezia Borgia viveva. Ciò che avvalorerebbe l’ipotesi del Dossi come autore risiede nella forma del dipinto, l’ovale, molto utilizzato dall’artsita e poco diffuso a quell’epoca.
Già così la scoperta sarebbe stata rilevante, un’attribuzione artistica rimasta in sospeso per anni che ha finalmente un autore, il Dossi, ma la vera rivelazione riguarda il soggetto ritratto e il modo in cui è stato descritto. Ci sono diversi indizi che inducono a pensare che si tratti di una figura femminile, a partire dallo sfondo decorato con mirto e fiori. Solo pochissime donne all’epoca potevano essere così importanti da avere l’onore di essere ritratte e Lucrezia Borgia era senz’altro una di loro. Certo quest’immagine sembra stemperare o addiruttura smentire la reputazione di questa donna, tramandata nei secoli, e forse anche immeritata, demonizzata dalla discutibile condotta della sua famiglia. Figlia di Rodrigo Borgia- il potente di Valencia che divenne Papa Alessandro VI dal 1492 al 1503- e della sua amante, Vanozza Cattanei, Lucrezia fu sposa di Giovanni Sforza, Alfonso d’Aragona, ucciso dal feroce fratello Cesare(il duca di Valentino), e Alfonso d’Este, morì a soli 39 anni etichettata come donna di facili costumi e malvagità inudita.
La nuova scoperta pittorica in effetti lascia interdetti su questa attribuzione, dato che siamo piuttosto lontani dal ritratto- seppur di fantasiosa invenzione- realizzato da Bartolomeo Veneziano, in cui  Lucrezia appariva come un’astuta seduttrice. Nell’opera del Dossi sembra essere smentita l’esistenza corrotta e intrigante della nobildonna, che qui appare composta, gentile, compassata, con i capelli ordinatamente raccolti, serrata in lineamenti fini ed aggraziati, chiusa in un serioso ed elegante abito nero.  Il pugnale pare possa essere un rimando ad una precedente Lucrezia, che si sarebbe tolta la vita dopo aver subito una violenza.
Quando si è diffusa la notizia,  curatori ed esperti da tutto il mondo si sono interessati alla scoperta di Villis ma, nonostante gli occhi puntati addosso, il museo australiano ha rifiutato di speculare sul valore del dipinto.  Anzi Gerald Vaughan, il direttore del polo espositivo,  a malapena è riuscito a contenere il suo entusiasmo durante l’annuncio a Melbourne. Egli ha affermato: “Quello che  è stato precedentemente considerato il ritratto di uno sconosciuto realizzato da un artista non identificato sembra ormai rischiare di essere uno dei più significativi ritratti superstiti del Rinascimento, creato per mano di uno dei più grandi pittori del nord-Italia”.
Il Signor Villis, ha dichiarato: “Se confermerà di essere ciò che crediamo sarà molto importante, perché estremamente raro. Riteniamo che questo sia l’unico ritratto dipinto formale di Lucrezia Borgia”.
Un allarme di prudenza in ogni caso è necessario, dato un imbarazzante errore che è venuto alla luce l’anno scorso, in cui la NGV ha erroneamente attribuito un dipinto di Vincent Van Gogh.
Tuttavia Villis è apparso fiducioso e rassicurante ribadendo che il ritratto dallo stile idiosincratico e di forma ovale conferma il lavoro del Dossi, che ha lavorato per la famiglia di Ferrara quando Lucrezia Borgia era duchessa. “E ’stato molto emozionante  svelare i segreti di questa bella ed enigmatica tela”, ha continuato Villis, “generazioni di storici dell’arte hanno cercato di identificare i ritratti di Lucrezia Borgia, ma questo sembra essere l’unico che contiene riferimenti personali diretti a questa intrigante figura storica”.
 
A quanto pare l’unica affidabile somiglianza della sua figura a disposizione sarebbe un ritratto in una medaglia di bronzo, eseguito nel 1502 . A riguardo ha dichiarato il museo di Melbourne: “Il profilo del viso sulla medaglia porta una sorprendente somiglianza proprio con il nostro ritratto”.

DAL WEB – IMPAGINAZIONE TONY KOSPAN

Pubblicato 21 febbraio 2009 da tonykospan21 in ARTE

PIANEFFORTE ‘E NOTTE E VOCE ‘E NOTTE…   Leave a comment

Pianefforte ‘e notte
 

Ecco una delle poesie napoletane più belle di tutti i tempi…
ed anche tra le più famose in tutto il mondo…
di una dolcezza e di un tale malinconico trasporto…
che va oltre il tempo e lo spazio… 
 
Leggiamola…
 
 
Pianefforte ‘e notte
Salvatore di Giacomo

Nu pianefforte ‘e notte
sona luntanamente,
e ‘a museca se sente
pe ll’aria suspirà.

È ll’una: dorme ‘o vico
ncopp’ a nonna nonna
‘e nu mutivo antico
‘e tanto tiempo fa.

Dio, quanta stelle ‘n cielo!
Che luna! e c’aria doce!
Quanto na della voce
vurria sentì cantà!
Ma sulitario e lento
more ‘o mutivo antico;
se fa cchiù cupo ‘o vico
dint’a ll’oscurità..

Ll’anema mia surtanto
rummane a sta fenesta.
Aspetta ancora. E resta,
ncantannese, a pensà.

 

ma possiamo anche ascoltarla letta da Carlo Aurucci…

 

 
e se ci va… ascoltiamo
questa canzone napoletana antica
altrettanto dolcissima…
 
VOCE E’ NOTTE…
 
che si mantiene in tema… notturno…
 
Ciao da Orso Tony

Pubblicato 21 febbraio 2009 da tonykospan21 in CANZONI DI UN TEMPO...

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