Archivio per febbraio 2009

NON NOMINARE INVANO! – LA TITTIZZETTO ED I NOMI RIDICOLI…   Leave a comment

 

Ecco un nuovo brano della nostra mitica irriverente

Luciana nazionale…

Non nominare invano!

 Luciana Littizzetto

Adesso piange. La balenga. Quanto cervello sprecato…Allo spiedo li farei, con le patatine tonde… lei e suo marito, quel plantigrado. Hanno chiamato il figlio Leone e adesso che fa la prima elementare piangono perché i compagni di classe gli fanno tutto il giorno grrr grrr. Ma pensa. Lunedì giocando agli esploratori l’hanno anche catturato e chiuso nel gabinetto. E adesso piangono tutti. Mamma, papà e figlio re della foresta.

Siccome non posso sempre farmi i fatti miei, vi chiedo un piacere. Personale. Cari bandoleri stanchi e care Lady Marian. Quando decidete di unire l’utero al dilettevole, mi fate un pochino di attenzione? Potete mica chiamare la vostra creatura con un nome decente? Non è che Leone sia brutto, ma è più da papa che da scolaro di prima elementare. Io penso che il primo vero atto di responsabilità dei genitori nei confronti del figlio sia la scelta del nome. Non del nido, della culla o del ciripà. Vi prego: non infierite. La vita è già così complicata.

Non mi dite che quello che avete appioppiato al pupo è semplicemente il nome del nonno materno. Non è affatto una giustificazione. Se il povero nonno ha già avuto la sfiga di chiamarsi Sulpicio, perché vogliamo continuare a far soffrire il nipote? Il mio amico Stefano di Roma ha chiamato il figlio Manfredi Galeazzo. Che non fa rima con niente. E la sorellina? Erbaluce. Almeno fossero di Caluso.

Ma ci sono anche i genitori temerari. Che azzardano il nome storico o mitologico. Bravi. E se poi vostro figlio che avete battezzato Marcantonio vien su una mezza sega? A chi deve dire grazie? A voi due che vi chiamate Franca e Piero. Deficienti. E quelli che danno il nome della ricorrenza? Mia zia è nata a Natale e l’han chiamata Natalina. Se fosse nata a Pasqua l’avrebbero chiamata Pasqualina. Ma se fosse venuta al mondo il giorno dei morti come l’avrebbero chiamata? Mortisia o Mortalì?

Vorrei inventare una legge che permetta ai figli, raggiunta l’età della ragione, di cambiare il nome ai genitori. Così chi è stata chiamata Savana ribattezzerà sua madre Calcutta e saranno pari. Ma è inutile sognare. Qui in Italia sono anni che chiamiamo un prosciutto Gran Biscotto e nessuno fa una piega.

 

Brano tratto dal libro "La principessa sul pisello" di Luciana Littizzetto – Dal web

 

Ciao da Tony Kospan

Pubblicato 28 febbraio 2009 da tonykospan21 in FAVOLE LEGGENDE RACCONTI DI SAGGEZZA

LE CAVALLETTE – VIDEO CARINISSIMO DI BRUNO BOZZETTO   Leave a comment

 
 
Un divertentissimo minivideo del grande
illustratore…  Bozzetto
 
 
(viaggio in senso reale e figurato dalla preistoria ai giorni nostri)
 
Merita… è davvero carinissimo…
 

CIAO DALL’ORSO

Pubblicato 28 febbraio 2009 da tonykospan21 in PAESAGGI EDIFICI VIAGGI

L’ABBRACCIO… IL TEMA DI TONY KOSPAN   Leave a comment

     

 
HeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeatHeartbeat
 
Care amiche ed amici, ormai siamo quasi a marzo…
i giorni si allungano… ed anche il clima pare più dolce…
Noi andiamo avanti intanto questa nostra piccola
antologia sull’amore…
che partita dagli occhi… passando poi per il cuore…
e per il fatidico momento dell’incontro ora
passa per l’abbraccio e le prime carezze tra innamorati…
naturale spontaneo sbocco dell’amore…
quando l’incontro è positivo.
 
 
Non esistono abbracci sinceri per promettere,
per salutare,  per divertirsi. 
Nessun saluto, dalla stretta di mano al bacio,
può uguagliare l’Abbraccio.
 

Il senso vero dell’abbraccio
è il congiungersi dei sentimenti, il fondersi con l’altro, 
l’inabissarsi nell’amore.

E’ dunque al tema dell’abbraccio e delle carezze…
che dedicheremo le poesie di questa domenica…

ABBRACCIAMI 

TRIONFO D’AMORE
Giorgio Boratto
Ti voglio boccare, manare e piedare,
tu che mi fai innamorare.
Io ti voglio bacciare, sellare
e vellare;
Ti voglio poi vollare
con tutte le doppie
che ci sono nelle coppie
Io ti voglio ammare solo per affare…
affare tutto con te
 

 
UNA MANO SOGNANTE
Roberto Perin
Dita
fra le dita,
emozioni incantate
da emozioni sognanti.
Gesta
di umili gesta,
il tuo viso sulle punte,
una briciola alle labbra,
una carezza tra i capelli.
Sogni,
piccoli sogni,
di una mano
sognante nella notte.
 
 
 
VIVO DI TE
Baldo Bruno
Quando sei davanti a me
i miei occhi non possono mentirti
si chiudono tra le tue labbra…appagati
per immergersi  in un oblio
…in quel desiderio di te vivo
vivono le mie mani sfiorandoti
vive il mio cuor che dell’onde raccoglie
sulla riva l’afrodisiaco canto
…quando sei con me
la mia anima cerca il tuo profumo
la mia carne s’abbandona tra le fronde dell’alba
..io ho in mano quel mare che passa sulla tua quiete
 
 
 
E STO ABBRACCIATO A TE
Pedro Salinas
"E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla
per timore che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire
con domande, con carezze,
quella solitudine immensa
d’amarti solo io. "
                    
 

Ciao da Tony Kospan

 

ART   Leave a comment

 
 

Pubblicato 28 febbraio 2009 da tonykospan21 in PAESAGGI EDIFICI VIAGGI

LA MEDITAZIONE… IN PILLOLE…   Leave a comment

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Concentrati nel cuore.
Entra profonda-mente in esso
e vai lontano,
il più lontano che puoi.
Raccogli tutti i fili sparsi
della tua coscienza,
riuniscili ed immergiti.
C’è una fiamma che brucia
nelle calme profondità
del tuo cuore.
 E’ il Divino in te,
il tuo vero essere.
Ascolta la sua voce.
Ubbidisci alle sue parole.

  

 

 

 

 

 

 

 

 

Quello del raccoglimento mentale non è un metodo facile. E’ meglio osservare i pensieri e separarsene fino a diventare consapevoli di un calmo spazio inte-riore in cui i pensieri entrano venendo dall’esterno

 
 clikka giù  musica enya

MELODIA AZUL

CIAO DA TONY KOSPAN…

 

Pubblicato 27 febbraio 2009 da tonykospan21 in RIFLESSIONI AFORISMI FILOSOFIE

Il buonumore costa meno dell’elettricita e dà più luce   Leave a comment

Il buonumore costa meno dell’elettricita
e dà più luce
 

 

Godete del  potere e della bellezza

della  vostra gioventù e maturità senza pensarci.
Oppure pensateci (tanto è lo stesso).

Se ci pensate troppo però scompaiono subito.

Bellezza e gioventù le capirete solo una volta appassite.

Dicono i saggi. Ma non vi illudete  troppo.

Tra vent’anni guarderete  le vostre vecchie  foto come dei santini:

le adorerete in ginocchio.

Quante possibilità avevate e che aspetto magnifico

Non eravate per niente grassi come vi sembrava.

Niente pance. Ma questo è il consiglio:

la pancia non esclude l’erotismo.

Guardate Socrate: pancione e grande amatore.
Non preoccupatevi del futuro,
oppure preoccupatevene, fate voi.
Non siate crudeli oppure siatelo ma solo un pochino.
Lavatevi bene i denti!
Pulite, strigliate il vostro corpo….
Non perdete tempo con l’invidia….
I Greci però l’apprezzavano
e la attribuivano anche agli Dei: quindi tenetene conto.
Guardate con terrore la ragazza/signora accanto:
un  giorno potrebbe essere vostra moglie/amante.
E voi ragazze/signore
guardate con orrore quel giovanottone/signore
 che siede accanto a voi:
un giorno potrebbe essere vostro marito/amante!
Ricordate  tutti i complimenti che ricevete.
 
Scordate gli insulti ma non tutti…
Conservate quello che vi è piaciuto di più.
Conservate  le vecchie lettere d’amore. 
Che ridere!

Non sentitevi in colpa se non sapete cosa fare della vostra vita.
E’ normale… !!!!
 

Forse vi sposerete, forse no.
Ma se non vi sposerete non potrete divorziare: pensateci…
anche questa è una fortuna. 
Ballate!
Anche se il solo posto che avete per farlo
è il soggiorno di casa vostra.
Almeno vi tenete in forma.
Leggete “Così parlò Zarathustra”
ma tappategli prima la bocca.
Anche lui dà consigli.
O lui o me! Decidete!

Leggete ogni genere  di istruzioni ma… non  eseguitele.
Fatelo anche con i medicinali: 
prima buttate le istruzioni
poi i medicinali.
Datevi  da fare per colmare le distanze geografiche
e gli stili di vita.
Siate cauti nell’accettare consigli,
e pazienti con chi li dispensa.
Accettate  quest’ultimo consiglio:
non accettate mai consigli!!!!

 


dal web/rielaborazione by Tony Kospan A bocca aperta

Pubblicato 27 febbraio 2009 da tonykospan21 in INTRATTENIM. UMORISMO

FUTURISMO IL CENTENARIO – 2   Leave a comment

 

Prima di passare all’analisi delle varie forme artistiche nelle quali si espresse in futurismo ecco un ulteriore contributo alla comprensione della sua genesi, dei suoi tanti manifesti e dell’assoluto mito della velocità e della modermità. – Nota di Tony Kospan
 
Ecco innanzitutto l’idea di Marinetti dell’artista futurista:
 


«Chi pensa e si esprime con originalità, forza, vivacità, entusiasmo, chiarezza, semplicità, agilità e sintesi. Chi odia i ruderi, i musei, i cimiteri, le biblioteche, il culturismo, il professoralismo, l’accademismo, l’imitazione del passato, il purismo, le lungaggini e le meticolosità. Chi vuole svecchiare, rinvigorire e rallegrare l’arte italiana, liberandola dalle imitazioni del passato, dal tradizionalismo e dall’accademismo e incoraggiando tutte le creazioni audaci dei giovani».

 

GENESI

Il fenomeno del futurismo ha quindi una spiegazione genetica molto chiara. La cultura dell’Ottocento era stata troppo condizionata dai modelli storici. Il passato, specie in Italia, era divenuto un vincolo dal quale sembrava impossibile affrancarsi. Oltre ciò, la tarda cultura ottocentesca si era anche caratterizzata per quel decadentismo che proponeva un’arte fatta di estasi pensose quale fuga dalla realtà nel mondo dei sogni. Contro tutto ciò insorse il futurismo, cercando un’arte che esprimesse vitalità e ottimismo per costruire un mondo nuovo basato su una nuova estetica. L’adesione al futurismo coinvolse molte delle giovani leve di artisti, tra cui numerosi pittori che crearono nel giro di pochi anni uno stile futurista ben chiaro e preciso. Tra essi, il maggior protagonista fu Umberto Boccioni al quale si affiancarono Giacomo Balla, Gino Severini, Luigi Russolo e Carlo Carrà. Il movimento ebbe due fasi, separate dalla prima guerra mondiale. Lo scoppio della guerra disperse molti degli artisti protagonisti della prima fase del futurismo. Boccioni morì nel 1916 in guerra. Carrà, dopo aver incontrato De Chirico, si rivolse alla pittura metafisica e come lui, altri giovani pittori, quali Mario Sironi e Giorgio Morandi, i cui esordi erano stati da pittori futuristi. Nel dopoguerra il carattere di virile forza di questo movimento finì per farlo integrare nell’ideologia del fascismo, esaurendo così la sua spinta rinnovatrice e finire paradossalmente assorbito negli schemi di una cultura ufficiale e reazionaria. Questa sua adesione al fascismo ne ha molto limitato la critica riscoperta da parte della cultura italiana che ha sempre visto questo movimento come qualcosa di folkloristico e provinciale. La sua rivalutazione sta avvenendo solo da pochi anni e solo dopo che soprattutto la storiografia inglese ha storicamente rivalutato questo fenomeno artistico. Il futurismo, tuttavia, nonostante il suo limite di essere un movimento solo italiano, e non internazionale, ha esercitato notevole influenza nel dibattito artistico di quegli anni, contribuendo in maniera determinante alla nascita delle avanguardie russe, quali il Cubofuturismo, il Suprematismo e il Costruttivismo.

 

 

I MANIFESTI

Uno dei tratti più tipici del futurismo è proprio la grande produzione di manifesti. Attraverso questi scritti gli artisti dichiaravano i propri obiettivi e gli strumenti per ottenerli. Essi risultano, quindi, molto importanti per la comprensione del futurismo. Da essi è possibile non solo valutare le intenzioni degli artisti, ma anche in che misura le intenzioni si sono attuate nella loro produzione reale. Il primo manifesto sulla pittura futurista risale al 1910. A firmarlo furono Boccioni, Carrà, Russolo, Severini e Balla. In esso non si va molto oltre della semplici enunciazioni di principi che ricalcano gli obiettivi fondamentali del movimento. Si ribadisce il rifiuto del passato, dell’accademismo, delle convenzioni e delle imitazioni. Molto più interessante appare il secondo manifesto che gli stessi artisti redassero l’anno successivo, e datato 11 febbraio 1911. In esso – La pittura futurista. Manifesto tecnico – si legge:
 

Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale.
Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza delle immagini nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono.
Così un cavallo da corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari.

In questo passo si coglie già uno dei principali fondamenti della pittura futurista: l’intenzione di rappresentare non degli oggetti statici ma degli oggetti in continuo movimento. E cercando soprattutto di rappresentarli conservando l’immagine visiva del loro dinamismo. La sensazione dinamica doveva ricercarsi moltiplicando le immagini, scomponendole e ricomponendole secondo le direzioni del loro movimento. Più oltre segue un passo che ci fornisce un altro dei parametri fondamentali della pittura futurista.

Lo spazio non esiste più; una strada bagnata dalla pioggia e illuminata da globi elettrici s’inabissa fino al centro della terra. Il Sole dista da noi migliaia di chilometri; ma la casa che ci sta davanti non ci appare forse incastronata nel disco solare? […] Le sedici persone che avete intorno a voi in un tram che corre sono una, dieci, quattro tre: stanno ferme e si muovo; vanno e vengono, rimbalzano sulla strada, divorate da una zona di sole, indi tornano a sedersi, simboli persistenti della vibrazione universale. E, talvolta, sulla guancia della persona con cui parliamo nella via noi vediamo il cavallo che passa oltre. I nostri corpi entrano nei divani su cui ci sediamo, e i divani entrano in noi, così che il tram che passa entra nelle case, le quali alla loro volta si scaraventano sul tram e con esso si amalgamano.

«I nostri corpi entrano nei divani, e i divani entrano in noi» : la frase esprime con estrema chiarezza uno dei tratti più tipici del futurismo: la scelta di intersercare le immagini, arrivando ad una rappresentazione di sintesi dove tutte le cose si compenetrano tra loro creando un nuovo tipo di spazialità. Parte del manifesto è ovviamente dedicata allo stile, affermando che la nuova pittura deve basarsi sulla scomposizione del colore già attuata dai divisionisti. Ma il divisionismo deve essere solo uno strumento, non un fine della rappresentazione. La scomposizione dei colori (che loro definiscono «complementarismo congenito»), non solo deve esaltare la sensazione di dinamicità, ma deve contribuire a quella nuova spazialità dove è proprio la luce, insieme al moto, a far compenetrare gli oggetti tra loro. Il manifesto si conclude con una sintesi finale espressa in quattro punti:

NOI PROCLAMIAMO:

  • Che il complementarismo congenito è una necessità assoluta nella pittura, come il verso libero nella poesia e come la polifonia nella musica;
  • Che il dinamismo universale deve essere reso come sensazione dinamica;
  • Che nell’interpretazione della Natura occorre sincerità e verginità;
  • Che il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi.

 

MODERNITA’ E VELOCITA’

La pittura futurista ha molte analogie con il cubismo e qualche notevole differenza. Il cubismo scomponeva l’oggetto in varie immagini e poi le ricomponeva in una nuova rappresentazione. Il futurismo non intersecava diverse immagini della stessa cosa ma interseca direttamente diverse cose tra loro. Il risultato stilistico a cui si giungeva era, però, molto simile ed affine. Del resto, non bisogna dimenticare che gli artisti futuristi erano ben a conoscenza di ciò che il cubismo faceva in Francia. Non solo perché il futurismo nacque, di fatto, a Parigi con Marinetti, ma anche perché uno di loro, Gino Severini, viveva ed operava nella capitale francese. Ciò che invece distingue principalmente i due movimenti fu soprattutto il diverso valore dato al tempo. Come detto, la dimensione temporale era già stata introdotta nella pittura dal cubismo. Ma si trattava di un tempo lento, fatto di osservazione, riflessione e meditazione. Il futurismo ha invece il culto del tempo veloce. Del dinamismo che agita tutto e deforma l’immagine delle cose. È proprio la velocità il parametro estetico della modernità. Del resto il mito della velocità per il futurismo ha degli impeti quasi religiosi. Disse Marinetti in un suo scritto: «Se pregare vuol dire comunicare con la divinità, correre a grande velocità è una preghiera». Nei quadri futuristi, la velocità si traduceva in linee di forza rette che davano l’idea della scia che lasciava un oggetto che correva a grande velocità. Mentre in altri quadri, soprattutto di Balla, la sensazione dinamica era ricercata come moltiplicazione di immagini messe in sequenza tra loro. Così che le innumerevoli gambe che compaiono su un suo quadro non appartengono a più persone, ma sempre alla stessa bambina vista nell’atto di correre («Bambina che corre sul balcone»).
 

Bambina che corre sul balcone

fonte di questo post:www.francescomorante.it – impaginazione tony kospan

Continua

Pubblicato 26 febbraio 2009 da tonykospan21 in ARTE

ILARIA DEL CARRETTO – LA BELLEZZA TRAMANDATA NEL MARMO   Leave a comment

 
ILARIA DEL CARRETTO
LA BELLEZZA TRAMANDATA NEL MARMO
GRAZIE A 
IACOPO DELLA QUERCIA

 

La sua è una figura quasi leggendaria, un simbolo di gioventù e bellezza tramandatoci dal mirabile sarcofago in marmo scolpito nel Quattrocento da Jacopo della Quercia.
La sua vicenda si muove su uno sfondo quasi fiabesco, dal finale malinconico. Quella di Ilaria, giovanissima sposa del nobile lucchese Paolo Guinigi, è infatti una stagione breve e intensa.
Nata in terra di Liguria, figlia del marchese di Savona, Ilaria nel 1403 giunge a Lucca. La città l’accoglie con entusiasmo.

 

E’ lei la giovane prescelta dal signore di Lucca, rimasto vedovo per la morte di Maria Caterina degli Antelminelli, deceduta all’età di dieci anni subito dopo il contratto matrimoniale.
Il 3 febbraio del 1403 nella chiesa di S. Romano, al centro della Cittadella fortificata, si celebrano le nozze in pompa magna tra Paolo Guinigi e Ilaria del Carretto e tutti restano affascinati da questa donna. Il banchetto nuziale durò tre giorni e tre notti. Dopo aver messo al mondo Ladislao nel 1404 e aver allietato la città che attendeva con ansia l’erede, Ilaria resta incinta una seconda volta.
Nel novembre 1405 la giovane e bellissima signora di Lucca dà alla luce la Ilaria "minor", ma pochi giorni dopo, l’8 dicembre, muore a soli 26 anni. Paolo, sconvolto dal dolore, fa scolpire da Jacopo della Quercia uno splendido sarcofago in marmo, che conservi per sempre l’effigie di quel volto adorato.
 
 
L’OPERA
 
La scultura è delicatissima e la giovane donna sembra dormire dolcemente,sul suo doppio cuscinetto con nappine laterali.I particolari sono molto curati,ci si accosta quasi con timore reverenziale.
 

Il sarcofago porta lo stemma Guinigi – Del Carretto in uno dei lati corti, mentre tutto intorno è circondato mirabilmente da putti che sorreggono pesanti festoni. Il volto, raffigurante la nobile Ilaria, reso liscio e trasparente dalla fine lastra di marmo, è adornato con un’acconciatura del periodo, mentre il corpo è modellato da un vestito , che segue linee morbide e mosse verso il basso. Si può notare il passaggio dei piani del marmo dalla testa all’acconciatura, ai cuscini. In fondo, ai piedi, è collocato un cane che è il simbolo della fedeltà.

ILARIAPRIMOPIANO.JPG (27302 byte)

Questo monumento è stato trasferito più volte nel tempo e non si sa quale fosse stato il posto originario. Esso è stato ripulito nel 1980. Oggi , mentre il viso della statua è molto liscio, invece il naso è rovinato, perché era tradizione che il toccarlo portasse fortuna in amore. La lastra di marmo segue l’andamento della figura. Questa, essendo di sottile spessore, offre nel suo insieme lo splendore e la trasparenza dell’ alabastro.

DA VARI SITI WEB – IMPAGINAZIONE TONY KOSPAN

Pubblicato 26 febbraio 2009 da tonykospan21 in ARTE

NEI GIARDINI CHE NESSUNO SA… – MOLTO… MOLTO DI PIU’ DI UNA CANZONE   1 comment

 

 
 
 
Non è una canzone…
non è una poesia… è molto di più…
 
 

E’ un messaggio che intende farci meditare…
in un’epoca in cui il mordi e fuggi…
ci fa sempre più sentire lontani
da chi accanto a noi…
è in difficoltà… e
chede almeno
una parola
una…
Tony Kospan 

  
 
 
 Nei Giardini Che Nessuno Sa
Renato Zero 
 
 
  

Senti quella pelle ruvida
Un gran freddo dentro l’anima
Fa fatica anche una lacrima a scendere giù
Troppe attese dietro l’angolo
Gioie che non ti appartengono
Questo tempo inconciliabile gioca contro di te
Ecco come si finisce poi
Inchiodati a una finestra noi
Spettatori malinconici di felicità impossibili
Tanti viaggi rimandati e già
Valigie vuote da un’eternità
Quel dolore che non sai cos’è
Solo lui non ti abbandonerà… mai, oh mai
È un rifugio quel malessere
Troppa fretta in quel tuo crescere
Non si fanno più miracoli
Adesso non più
Non dar retta a quelle bambole
Non toccare quelle pillole
Quella suora ha un bel carattere
Ci sa fare con le anime
Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi
L’energia, l’allegria per strapparti ancora sorrisi
Dirti sì, sempre sì e riuscire a farti volare
Dove vuoi, dove sai senza più quel peso sul cuore
Nasconderti le nuove, quell’inverno che ti fa male
Curarti le ferite e poi qualche dente in più per mangiare
E poi vederti ridere e poi vederti correre ancora
Dimentica, c’è chi dimentica distrattamente un fiore
una domenica
E poi silenzi
E poi silenzi
silenzi

 

 

 

CIAO DA ORSO TONY 

Pubblicato 26 febbraio 2009 da tonykospan21 in CANZONI DELL'ESTATE

Vendetta Femminile – Buonumore   Leave a comment

Vendetta Femminile

Dopo una lunga malattia, una donna muore ed arriva ai portoni del Cielo.

Mentre aspetta San Pietro,  vede attraverso le grate   

suo padre ,  gli amici 

e tutti quelli che erano partiti  prima di lei,

seduti  ad un tavolo, apprezzando un banchetto meraviglioso.

Quando San Pietro arriva,  lei commenta:    

"Che posto tanto carino! Come faccio ad entrare"?

E S. Pietro…
"Io ti dico una parola.

Se lei la sillaba correttamente la prima volta, entra;

se la sbaglia, va direttamente all’…"

 
 
"OK, bene qual’ è la parola"?

 "AMORE"  

Ella la sillabò correttamente e passò per i tutti portoni ed entrò in Paradiso.

Un anno dopo, San Pietro le chiese
la cortesia se per quel giorno poteva vigilare i portoni.

Lei allora si mise a alla porta per sostituire S. Pietro…

Per sua sorpresa, apparve suo marito.

"Ciao! Che sorpresa"! Dice lei. "Come stai?"
"Ah!,  sono stato molto bene da quando tu sei morta.
Mi sposai con quella bella infermiera  che ti curò,

guadagnai alla lotteria e diventai milionario.

Vendetti la casa dove vivevamo
   
e comprai un castello.


 



Viaggiai con mia moglie per tutto il mondo.

    
Eravamo giustamente in ferie quando decisi di andare a pescare.

la barca … ahimé si ruppe e sono annegato ora sto qui .

Come faccio a entrare"?


"Io ti dico una parola. Se la sillabi la prima volta correttamente puoi entrare, se no, vai direttamente all’inferno."

"OK, quale è la parola"?


"SCHWARZENEGGER"

dal web… rielab. dell’Orso

Pubblicato 25 febbraio 2009 da tonykospan21 in INTRATTENIM. UMORISMO

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