Un labirinto tutto da scoprire, una città tutta da esplorare, un tesoro storico-archeologico.
Avventura, ignoto, magia, esoterismo e gioielli in uno degli insediamenti templari più importanti della regione
È notte. In lontananza brilla la luce di una candela. E’ quella di una giovane fanciulla che si aggira tra i sotterranei del suo palazzo. Lentamente e in silenzio. Da un’altra galleria proviene il rumore dei passi di qualcuno che si avvicina. Trascorrono i minuti ed ecco l’incontro tra i due innamorati, lontano da occhi e da orecchie indiscrete. In passato la trama di un intreccio clandestino si sviluppava tra il dedalo di cunicoli che collegavano tra di loro molte importanti residenze del salotto cittadino di Osimo. Fantasie? Eppure addentrandosi in questa fitta rete di grotte scavate nell’arenaria (che si estende per chilometri e chilometri al di sotto della cittadina marchigiana) viene quasi immediato pensare che questo "labirinto" sia stato anche il luogo per passioni fugaci.
Gli "ingredienti" ci sono tutti: i passaggi non controllati da una dimora all’altra (molti erano collegati fino all’esterno del paese), la poca luce, la profondità che garantiva segretezza (diversi i livelli che vanno dai meno 3 metri, ai meno 6 fino ai meno 15), la sovrapposizione su più piani, messi in comunicazione fra loro da pozzi con pedarole (tacche scavate nella pietra che permettevano di percorrere il serbatoio, alto fino a 20 metri, verticalmente a contrasto). Persino le "serrine", le sedute, ovvero gli spazi creati tra le cavità, che potevano servire come giacigli e l’incisione di un bassorilievo a forma di cuore, quasi una sigla di due amanti. Gran parte di questi elementi di segretezza hanno fatto sì che questo labirinto venisse utilizzato come magazzino in varie epoche; nel Medioevo come difesa dagli attacchi del mare (i predoni turchi attraccavano a Numana e risalivano l’entroterra per saccheggiare i paesi e rapire le donne per i loro harem); durante le guerre mondiali come rifugio antiaereo. Ed ancora con funzione di granaio per le scorte alimentari e luogo per riti e culti.
Una vera e propria città da esplorare: attualmente si conoscono i tracciati di un centinaio di ipogei (con un’altezza media di 2,5 metri), in gran parte collegati alle abitazioni private, ma non mancano quelli uniti agli edifici pubblici. Molte di queste gallerie sono tornate visitabili (con cadenza settimanale ad opera dell’Associazione Osimo Sotterranea) ed il Comune sta lavorando ad un nuovo progetto (che si inaugurerà in primavera) di un itinerario "tra sotto e sopra terra".
Un tesoro storico-archeologico che, nel tempo, ha restituito tegoloni e laterizi romani, vasetti di profumo di stile etrusco, coppe in ceramica. Ovunque un movimento di chiarori ed ombre rimanda ad uno spazio infinito e i segni di un vissuto intatto sono un po’ dappertutto. Le grotte appaiono ben rifinite con le pareti levigate e le volte arrotondate, alcune hanno dei caratteristici camini comunicanti con l’esterno. Altre hanno disegni incisi come la rappresentazione grafica che ricorda il simbolo antico della "triplice cinta" (ovvero il Tempio di Gerusalemme), o la croce dei cavalieri di Malta. Non mancano soggetti religiosi come un sacerdote, forse un predicatore, o le figure di alcuni monaci a grandezza naturale mentre pregano. E c’è anche una stranezza: uno dei frati ha una mano con solamente quattro dita. Tra gli altri simboli religiosi si ritrovano l’"IHS" inciso e l’IHS rovesciato (SHI). Quest’ultimo, negli ipogei di casa Buglioni, testimonia come queste grotte fossero frequentate anche da gruppi eretici. Di certo le cavità suscitano fantasie e incidono nell’immaginario di chi le visita.
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