Archivio per 2 dicembre 2008

RICORDATE QUESTA FOTO?   Leave a comment

 

QUESTA FOTO L’AVRETE CERTAMENTE GIA’ VISTA…

ESSA CON IL BACIO DI EDITH SHAIN AL MARINAIO…

RAPPRESENTO’ UNA DELLE IMMAGINI PIU’ EMBLEMATICHE DELLA FINE SELLA SECONDA GUERRA MONDIALE…

ECCO ORA, 63 ANNI DOPO, A E’ NEW YORK LA DONNA DI QUEL BACIO ORMAI DIVENUTO STORICO

 

NEW YORK (10 novembre) – Il 15 agosto 1945 fu fotografata in piena Times Square tra le braccia di un marinaio che la baciava appassionatamente per festeggiare la vittoria sul Giappone. Quella foto scattata da Alfred Eisenstaedt divenne il simbolo della fine della Seconda Guerra mondiale, ma per anni i due personaggi rimasero sconosciuti al grande pubblico, nonostante i ripetuti appelli della rivista Life, per la quale lavorava "Eisie", così soprannominato perché si faceva amare da tutti. Poi, all’inizio degli anni Ottanta l’infermiera si fece avanti: si chiamava Edith Shain e raccontò che quel «marinaio mi prese, mi baciò e poi ognuno se ne andò per la sua strada, davvero non potrei sapere chi fosse».


Oggi, dopo 63 anni Edith Shain, ormai novantenne, torna a New York per presenziare alla messa in scena del musical South Pacific, ispirato proprio a quei giorni, al Vivian Beaumont Theater. Shain è volata nella Grande Mela, da Los Angeles, per assistere allo spettacolo in attesa della parata dei veterani della seconda guerra mondiale di martedì a cui parteciperà in prima fila, ricevendo gli onori del caso. Perché, ancora oggi, tiene a specificare il significato vero di quella foto: «Dice molte cose: speranza, amore, pace e futuro. La fine della guerra è stata una esperienza stupenda e quello scatto racchiude tutto questo».

Pubblicato 2 dicembre 2008 da tonykospan21 in PAESAGGI EDIFICI VIAGGI

NESSUNO POTRA’…   Leave a comment

 
                        
 

 
Questa antica piccola poesia di una poeta giapponese
è a mio parere una vera piccola… grande gemma…
(ma le poesie non si calcolano a km)

 

Essa anche in in relazione all’epoca in cui fu scritta…,
è di grande profondità  nonché densa di significati…
direi davvero modernissimi e che, chi ama il sogno…,
non può non tenere tra le più care…

(immagine e musica giapponese)

NESSUNO POTRA’

Kakinomoto No Hitomaro

(660 ca. – 708 ca.)

Nessuno potrà vedermi

né chiedermi qualcosa.

In sogno

verrò da te stanotte;

non chiudere la porta al sogno.

 

     
 
Ciao daTony Kospan
 

Pubblicato 2 dicembre 2008 da tonykospan21 in POESIE SUBLIMI

ILARIA DEL CARRETTO ERA UNA DONNA SPECIALE   5 comments

 
 
 
ILARIA DEL CARRETTO ERA UNA DONNA SPECIALE 

Ella ha lasciato questo nostro mondo parecchi secoli fa ed ora le sue ceneri riposano tranquille  in un grande sarcofago di marmo posto nella sacrestia del duomo di San Martino in  una delle più belle città medievali della Toscana.


Si tratta  di una  giovane donna che è morta (1405) dopo aver  dato alla luce la sua bambina.
Ilaria Del Carretto  non era  una qualunque, ma   la seconda moglie di Paolo Guinigi, signore di Lucca e apparteneva  ad una delle famiglie  più nobili della città.
 

ILARIAPRIMOPIANO.JPG (27302 byte)

Sopra il sarcofago c’è la statua con la sua immagine, che pur nella tranquillità  del sonno perenne, esprime una dolce sofferenza di madre che non ha potuto vedere crescere la propria creatura bambina  ma  nello stesso tempo mostra tanta serenità per averle donato la vita in cambio della sua.
La guardi attentamente e ti affascina non solo per la bellezza del suo viso, per l’armonia del suo corpo modellato dal vestito, ma anche e soprattutto per quella  nobiltà d’animo e quel senso di maternità  che  trasuda da quella pietra marmorea che racchiude la grande donna del passato.

Jacopo della Quercia, autore di quest’opera commissionata dal marito, è stato veramente grande non solo nel ricostruire  l’aspetto fisico , ma soprattutto nel dare a questo freddo marmo un’anima, da cui traspare tutta la subliminità di un profondo sentimento materno che è quanto di più possa desiderare una donna.


C’è da dire , però, che ancora una volta gli uomini che si sono succeduti nelle varie epoche, hanno  disturbato  il suo  riposo spostando più volte il monumento  da una parte all’altra della città per cui non si sa più quale fosse quello originario.
Perché? Nessuno mi ha dato una risposta esauriente.
La tragica storia d’Ilaria ha un seguito. L’ultima,  in ordine di tempo, si deve al suo restauro avvenuto alla fine del sec. scorso che, secondo, un noto esperto d’arte americano,  James Beck, docente di storia dell’arte alla Columbia University di New York, è stato giudicato non perfetto perché ha tolto i segni del tempo. Ed è’subito  polemica che, in un modo o nell’altro, ha  coinvolto Ilaria e ha violato  il suo dolce riposo.
Non entro nel merito della polemica perché non ho le competenze per farlo e perché in questa sede non mi sembra neanche il caso, ma posso dirvi che avrei preferito rivedere quel velo un po’ grigio che pietosamente e delicatamente  il tempo aveva steso sul volto  e sul corpo di questa affascinante donna così come la ricordavo. In lei avrei immaginato di vedere quelle  rughe che segnano ogni corpo umano e avrei potuto scorgere le puntine , piccolissimi  spazi neri , segni  inesorabili dell’azione corrosiva del tempo che  agisce, seppur più lentamente,  anche su una fredda pietra quale il marmo.
Avrei voluto accarezzare il suo naso, scalfito dalle mani di chi nel tempo l’ha sfiorato, così come si vede nell’immagine riportata sotto , prima del restauro ,perché si dice che porti fortuna in amore, ma quel sentimento di sacralità che emana la statua  me l’ha impedito. Non so se il paragone sia pertinente ma è un po’ come guardare un mimo, uno di quelli che s’incontrano per le piazze più famose di Parigi o d’altre città, e senza mai perdere quel senso di stupore, lo fissi intensamente per raccogliere un pur sì lieve movimento che possa  darti la certezza che dentro a questa apparente e immobile figura statuaria ci sia un cuore umano.Basta posare una moneta ai piedi e, ringraziarti , si muove leggermente.
Là, dentro il sarcofago, al di là del suo grande  valore storico-artistico, non  vedo più  la  statua marmorea, ma dei  resti umani di una giovane donna  realmente vissuta. Resti che parlano di gioia  e di dolore, d’amore e di sofferenza,di vita e di morte.
Mi soffermo quanto basta per… 
odorar  il sospiro che dal tumulo a noi manda Natura”
Sol chi non lascia eredità d’affetti
poca gioia ha dell’urna”,
scriverà più tardi Foscolo.
 Ilaria credo che  sia felice nella sua urna perché ha lasciato in eredità un gran sentimento d’amorosi sensi: la maternità.
 Aggiungo una nota più frivola e moderna: si dice in giro  che  Ilaria sia stata la prima donna amata veramente da  Vittorio Sgarbi e mi chiedo che se  fosse vissuta  nel nostro tempo,  l’avrebbe ricambiato?
 Poi vedo ai piedi del sarcofago un cane  e penso che sia  stato posto lì perchè simbolo della fedeltà.
 

 
Esco dal Duomo e vado alla ricerca di altri segreti che sono gelosamente custoditi fra le stradine silenziose  di questa città e fra le vecchie e ingiallite pagine di libri e antiche stampe che si  trovano  nelle bancarelle sistemate  nei pressi di una piazzetta poco distante dalla chiesa di San Michele.
 Una lunga passeggiata lungo le antiche e maestose mura della città, sotto l’ombra degli alberi secolari ci  fanno  respirare  un’autentica  aria medievale.
Triste sarà, poi,  il ritorno al frastuono della civiltà tecnologica dell’era contemporanea…
 
POST – RACCONTO DI ARIANNA… IMPAGINAZIONE TONY KOSPAN
 

Pubblicato 2 dicembre 2008 da tonykospan21 in STORIA... IN SENSO AMPIO

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