Archivio per 25 novembre 2008

LA PIZZA PARLA DI NOI….E TU DI CHE PIZZA SEI?   Leave a comment

E TU… DI CHE PIZZA SEI?
 
 
Che fosse buona lo sapevamo, che fosse sana anche.
Forse però non tutti sanno che può anche rivelare molto della nostra personalità.

Come? Semplice, basta mangiare una fetta di pizza!

 
(MA TU VULIV.. A’ PIZZA)

Seduti in pizzeria, è il momento di decidere che tipo di pizza vogliamo gustare: nulla di più semplice.

Eppure in un’azione così banale si nascondono elementi rivelatori della nostra personalità.
 

Ci sono gli abitudinari, che scelgono sempre la stessa pizza, persone che anche nella vita compiono sempre le stesse scelte per paura di commettere errori;

chi cambia continuamente gusti è invece una persona curiosa, attratta dalle novità.

Vi piace la pizza sottile e croccante? Siete decisi e poco attaccati alla tradizione, al contrario di chi ama la pizza con la pasta più morbida.

Divorate al vostra pizza mangiandola con le mani dopo averla piegata in quattro?

Beh, alloro volete tutto e subito, così come chi mangia il centro lasciando i bordi, ma in questo caso denuncia anche una buna dose di pigrizia.

È un metodico chi mangia la pizza con forchetta e coltello,

preparandosi dei piccoli bocconi da gustare lentamente.
Ama i sapori e la buona tavola e ha tutte le intenzioni di goderseli fino in fondo.

Anche i tipi di pizza scelti e non solo il modo in cui mangiamo, dicono molto di noi.

La Napoletana ad esempio è scelta da chi ama i sapori forti e decisi.

Ama le sensazioni intense, è una persona serena e con molta gioia di vivere e rivela anche una certa sensualità.

La Margherita è la pizza di chi ama la semplicità e la tradizione e di chi ama le tavole piene di amici.

La Quattro stagioni e la Capricciosa, che abbinano gusti differenti,

sono per chi è un po’ sofisticato e ama assaggiare anche nella vita un po’ di tutto.

La pizza alle verdure è scelta da chi vuole rilassarsi e che è molto attento alla propria linea.

Dimostra una forte volontà di autocontrollo.

La pizza bianca è per chi non accetta compromessi e mezze misure

e non da molta importanza ai piaceri della tavola.

Infine, la cosiddetta pizza della casa, diversa a seconda della pizzeria,

dimostra in chi la sceglie un atteggiamento pieno di curiosità
e sempre alla ricerca di emozioni nuove e sempre teso verso il successo.

 
E TU… DI CHE PIZZA SEI?
 
CIAOOOOOOO
 

Pubblicato 25 novembre 2008 da tonykospan21 in TEST E GIOCHI

LIBRI… GRANDE POESIA… PER PENSARE…   Leave a comment

 

 
 

LIBRI

Hermann Hesse

Tutti i libri del mondo
non ti danno la felicità,
però in segreto
 ti rinviano a te stesso.

 Lì c’è tutto ciò di cui hai bisogno,
 sole stelle luna.
 Perché la luce che cercavi
 vive dentro di te.

 La saggezza che hai cercato
 a lungo in biblioteca
 ora brilla in ogni foglio,
 perché adesso è tua.

da
La felicità, versi e pensieri

 

Pubblicato 25 novembre 2008 da tonykospan21 in POESIE SUBLIMI

ORIGINE ED EVOLUZIONE DEL… FARO…   Leave a comment

ORIGINE ED EVOLUZIONE DEL FARO…
 
 

Un tempo le coste di notte erano oscure e raramente si poteva scorgere qualche flebile lumicino su di esse, indicazione di presenza umana a terra. Era facile allora segnalare ai naviganti la presenza di pericoli o la strada da seguire per arrivare in porto semplicemente accendendo un bel falò in una posizione conosciuta.La cosa si prestava comunque anche alla pirateria, dal momento che bastava falsare la posizione dell’indicazione per far andare in secca i vascelli da depredare, come accadde spesso lungo le coste del Mare del Nord nei secoli passati. Niente di più logico quindi che si pensasse a un opportuno e sicuro segnalamento marittimo per dirigere i naviganti in sicurezza.Nell’antichità i fari erano collocati all’entrata di porti importanti per agevolare l’approdo di notte.Erano funzionanti saltuariamente e solo quando era necessario, data la difficoltà di alimentare le fiamme con legna e pece.

 
 
Di essi si ricordano quello famoso di Alessandria d’Egitto (si ritiene che la prima vera e propria torre-faro, quella che ha dato a tutte le altre il nome e il modello, sia stata proprio questa).Venne  costruita nel III secolo a.C. un’alta torre sulla quale un enorme braciere veniva acceso risultando visibile da molto lontano. La torre si ergeva con i suoi 120 metri proprio all’ingresso del porto su un’isoletta, il cui nome era (ed è tuttora) Pharos (da cui il nome Faro).Architetto ne fu Sostrato di Cnido, figlio di Dexifane, il quale lavorò sotto i primi due Tolomei.
La costruzione del Faro iniziò probabilmente nel 297 a.C., sebbene in epoca più tarda il cronista Eusebio, vescovo di Cesarea, che era stato prigioniero in Egitto, citi nella sua Cronaca la costruzione del faro nell’anno 283 o 282 a.C.
L’inaugurazione ebbe luogo sotto il secondo Tolomeo, Filadelfo, tra il 280 e il 279 a.C.
Il Faro era stato consacrato a favore dei navigatori agli dei salvatori, come diceva l’epigrafe dedicatoria, che poteva facilmente essere scorta da chiunque entrasse o uscisse dal porto.
La fiamma del Faro, vista isolata e alta sull’orizzonte, come una stella, sembrava ad essi l’apparizione della divinità protettrice.
Assai presto si diffuse nel mondo antico la fama della torre luminosa sorta sulla spiaggia dell’Egitto, torre che in verità era annoverata tra le più colossali costruzioni dei re greci.
La torre di Alessandria non fu la sola nell’antichità a rappresentare il primo sistema nautico inventato dall’uomo per la sicurezza sul mare. Altra analoga realizzazione fu per esempio il cosiddetto "Colosso di Rodi", enorme costruzione di forma umana all’ingresso del porto dell’ "isola delle rose", annoverata fra le sette meraviglie dell’antichità.

 

Particolare curioso del faro originale antico era la capacità del sistema di emettere anche suoni, quasi fosse un antenato dei moderni "fog horn" (corni da nebbia). Infatti un ingegnoso sistema di contenitore con acqua, riscaldata dal braciere, consentiva la fuoriuscita di getti vapore che funzionavano né più né meno come le attuali sirene delle navi.  Un altro faro di grandi dimensioni, di cui ancor a metà del ‘700 esistevano imponenti rovine, fu costruito sulla Manica a Boulogne dall’imperatore Caligola.I romani ne costruirono anche nell’Adriatico, uno p.es. a Brindisi, un altro in prossimità della foce del Po, di cui esiste ancor oggi il basamento di metri 7 x 7 posto su pali, un altro ad Ancona, etc. Certamente esistevano fari anche in Dalmazia se sulla colonna Traiana è riprodotto uno in prossimità dell’approdo, dove scese l’imperatore Traiano nel suo viaggio verso l’Oriente.I porti importanti erano dotati di lanterne prossime al centro abitato che quando erano in funzione bruciavano, – come nell’antichità – legna e pece. Nel Medio Evo non si costruivano fari isolati lungo le coste, non potendosene garantire permanentemente la sicurezza.

Evoluzione dei fari
 
 
I segnali emessi erano in origine esclusivamente luminosi, e stabili.
L’applicazione di uno specchio (e poi di una lente) alla fonte luminosa, in modo da estendere la portata luminosa del manufatto, fu per lungo tempo la sua unica evoluzione sostanziale.
Si aggiunsero poi meccanismi di rotazione, lenti per la colorazione della luce e così via. Il salto tecnologico si ebbe con l’aggiungersi, ai fari luminosi, di altri "ausili alla navigazione", in particolare dei c.d. "ausili radioelettrici" – radiofari e risponditori radar.
I fari italiani costituiscono una risorsa storica e culturale per il nostro patrimonio architettonico ma anche per il paesaggio costiero regionale.
Ogni faro è univoco nel contesto della sua posizione geografica, sono progettati per durare nei secoli e segnare i caratteri del luogo esaltandone i valori ambientali e naturali attraverso il loro stile e la loro natura architettonica. 
Un patrimonio poco conosciuto, studiato in maniera specialistica da pochi.
 
Da un posti di Bellastatuina in Psiche -Impaginaz. Tony Kospan

Pubblicato 25 novembre 2008 da tonykospan21 in STORIA... IN SENSO AMPIO

PAUL CEZANNE – IL PADRE DEI MODERNI – II PARTE-   Leave a comment

 

Paul Cezanne

il padre dei moderni

ovvero Forme e colori

II parte

Il padre di Paul Cezanne

Da questa sua ricerca parte proprio la più grande rivoluzione del ventesimo secolo: la pittura cubista di Picasso. Con il cubismo si perde completamente il primo termine della sintesi di Cezanne (visione-coscienza), per ricercare solo quella rappresentazione che ha la coscienza delle cose. Perdendosi il primo termine il cubismo romperà definitivamente con il naturalismo e la rappresentazione mimetica della realtà per introdurre sempre più l’arte nei territori dell’astrazione e del non figurativo.

Image:Paul Cezanne Les grandes baigneuses.jpg

Les grandes baigneuses (Le grandi bagnanti)

In Cezanne tutto ciò è però ancora assente. Egli non perde mai di vista la realtà e il suo aspetto visivo. Come per i pittori impressionisti, egli è del tutto indifferente ai soggetti. Li utilizza solo per condurre i suoi esperimenti sul colore. Ed i suoi soggetti sono in realtà riducibili a poche tipologie: i paesaggi, le nature morte, i ritratti a figura intera.

I paesaggi sono, tra la produzione di Cezanne, quella più emozionante e poetica. Vi dominano i colori verdi, distesi in infinite tonalità diverse, tra cui si inseriscono tenue tinte di colore diverso. Sono paesaggi che nascono da una grande sensibilità d’animo e che cercano nella natura la serenità e l’equilibrio senza tempo.

Le nature morte di Cezanne sono quasi sempre dominate dalla frutta. Inconfondibili sono le sue mele che, come perfette sfere rosse, compaiono un po’ ovunque. In questi quadri gli elementi si pongono con grande libertà, cominciando già a mostrare le prime volute rotture con la visione prospettiva. Cezanne è interessato solo ai volumi non allo spazio. Tanto che egli affermò che tutta la realtà può essere sempre riconducibile a tre solidi geometrici fondamentali: il cono, il cilindro e la sfera.

            

Questa sua attenzione alla geometria solida ritorna anche nei suoi ritratti a figura intera, tra cui spiccano le composizioni delle Grandi Bagnanti.

La sua tecnica pittorica è decisamente originale ed inconfondibile. Egli sovrapponeva i colori con spalmature successive, senza mai mischiarle. Per far ciò, aspettava che il primo strato di colore si asciugasse per poi intersecarlo con nuove spalmature di colore. Era un metodo molto lento e meticolo, per certi versi simile a quello di Seurat e dei neoimpressionisti che accostavano infiniti e minuscoli puntini. Cezanne è, tuttavia, molto lontano dai risultati e dagli intenti dei puntinisti. Egli non ricercava una pittura scientifica, bensì poetica. La sua rimane però una pittura molto difficile da decifrare e spiegare.

Ma basti il giudizio di Renoir che di lui disse: «Ma come fa? Non mette neanche due macchie di colore su una tela, senza fare una cosa eccezionale!»

M.me Cezanne

La sua ricerca fu estremamente solitaria e scevra di clamori. Anche per il suo carattere schivo e introverso condusse una vita molto ritirata nella sua Aix-en-Provence. La sua attività di pittore è del resto contraddistinta da una insoddisfazione perenne. Egli si sentiva sempre alla ricerca di qualcosa che non riusciva mai pienamente a raggiungere. La sua riscoperta e rivalutazione avvenne solo negli ultimi anni della sua vita.

    

 

Nel 1904, due anni prima della morte, il Salon d’Automne espose le sue opere dedicandogli una intera sala. Dal 1906, anno della sua morte, la sua eredità venne ripresa soprattutto dai cubisti che in Cezanne videro il loro precursore.

FINE

immagini e testi da vari siti web… impaginazione dell’Orso..
 

Pubblicato 25 novembre 2008 da tonykospan21 in ARTE

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