
Non sarò mai niente.
Non posso voler d’essere niente.
A parte questo,
ho in me tutti i sogni del mondo.

dalla fama dei suoi eteronimi cioè numerose identità alternative da Pessoa create per scrivere poesie e romanzi, – uno su tutti Álvaro de Campos – che per lui erano più reali della sua stessa vita,
e a cui ha fatto scrivere poesie e libri che “da solo” non avrebbe potuto creare?
dal suo grande interesse per l’esoterismo e la teosofia, ereditato dalla famiglia, in special modo dalla zia Anica;
dalla sua influenza sulle avanguardie portoghesi ed europee in genere,
o ancora dalla sua biografia apparentemente insignificante, in un arco di tempo (1888-1935) in cui si muove un modesto impiegato che lavora per ditte import-export, che non “è niente”, ma ha in sé “tutti i sogni del mondo”?
E l’unico modo per farlo è dare voce alle persone che più lo hanno letto nella sua lingua originale, studiato, amato con passione e diffuso nel nostro paese: parliamo della Prof. Luciana Stegagno Picchio, la più grande studiosa vivente di letteratura portoghese, e dell’infaticabile Antonio Tabucchi suo allievo.
testimone di un profondo sentire che si barcamena con inquietudine nel continuo binomio realtà-sogno, consistenza-indeterminatezza, certezza-dubbio.
Influenzato dal Romanticismo inglese e da Baudelaire, già a Città del Capo aveva iniziato a scrivere.
Poi, nel 1914, in un giorno che definì “trionfale”, arrivarono i suoi eteronimi,che lo portarono a creare i più significativi testi di prosa e poesia,
e un anno dopo, insieme al suo più caro amico Mário de Sá-Carneiro e ad altri autori,
fondò la rivista Orpheu, ispirata al futurismo e al cubismo.
Questa esperienza non durò a lungo, ma ebbe il grande merito di proporre nuovi percorsi per la poesia portoghese.
Unica pubblicazione in vita, a parte le poesie giovanili scritte in lingua inglese: Mensangem (1934), una raccolta in versi.
Tutto il resto – scritti di varia natura, che vanno dalla filosofia alla politica, dall’occultismo all’economia – fu pubblicato in quindici volumi dopo la sua morte, tra il 1942 e il 1978, grazie alla casa editrice Ática di Lisbona; quasi ignorato in vita – una vita che finì nel 1935 a causa di una crisi epatica dovuta all’abuso di alcool – fu emulato in seguito dalle generazioni successive.
La vera vita è nella fantasia, l’unico modo per essere, per esserci, nel mondo e in sé stesso, accompagnato da altre vite possibili.
Scrisse il poeta portoghese in quello che poi divenne Il libro dell’inquietudine: “Sono quasi convinto di non essere sveglio.
Non so se non sogno quando sono vivo, se non vivo quando sogno, o se il sogno e la vita formano in me un ibrido, un’intersezione dalla quale il mio essere cosciente prende fisionomia per interpenetrazione”.
È con questa domanda che vi lasciamo partire alla scoperta di Fernando Pessoa.
Se parlo della Natura non è perchè sappia cosa essa è,
ma perchè la amo, e la amo per questo,
perchè chi ama non sa mai quello che ama
nè sa perchè ama, nè cosa sia amare…
Amare è l’eterna innocenza,
e l’unica innocenza, è non pensare…

quando ti guardavo?
Posa la tua mano nella mia
e, senza guardarmi, sorridi.
poiché io solo voglio pensare
che di me esso è fatto
e che lo hai per darlo a me.
e volgi gli occhi a me…
Per chi mi hanno confuso
quando mi guardi così?

AUTOPSICOGRAFIA
Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
LONTANO, ALLA LUNA
Lontano, alla luna,
sul fiume una vela,
serena passando,
che cosa mi rivela?
Non so, ma il mio essere
mi si rese estraneo,
e io sogno senza vederli
i sogni che ho.
Che angoscia mi allaccia?
Che amore non si dispiega?
E’ la vela che passa
nella notte che resta.
FINE
Testo liberamente tratto da un articolo di Francesca Di Mattia – Tra uno e nessuno: centomila .